Walendy, Ball, Mattogno (e Carancini) contro Schindler's List



A proposito del celeberrimo film di Steven Spielberg Schindler’s List[1], mi sembra che valga la pena di tradurre le osservazioni[2] fatte a suo tempo dal revisionista tedesco Udo Walendy:

“Lungometraggi come Holocaust, Shoah, e Schindler’s List, appartengono ad una categoria totalmente differente. Naturalmente, non hanno alcun valore documentario, ma il loro impatto psicologico sulle masse è enorme e potente. Anche se il giudizio degli storici dell’establishment sul film Holocaust – vale a dire che da un punto di vista fattuale è insostenibile – si applica egualmente agli altri film, questi vengono nondimeno accolti calorosamente per l’effetto favorevole che esercitano sul “governo dell’istruzione pubblica e dell’opinione”! Sarà sufficiente un esempio a mostrare il carattere storicamente inaccettabile di tali film.
 
“L’illustrazione 19 mostra una scena tratta da Schindler’s List in cui Göth, il Comandante del campo, posizionato sul balcone della propria casa, spara a casaccio contro i detenuti del campo di Plaszow. Le foto aeree dell’epoca, tuttavia, rivelano che la casa del Comandante era ubicata ai piedi di una collina, mentre il campo era in realtà sulla cima della detta collina (illustrazione 21). La scena mostrata nel film, che avrebbe richiesto una configurazione della casa e del campo come quella mostrata nell’illustrazione 20, era perciò impossibile, se non altro per ragioni geografiche. E questa non è certamente la sola falsificazione di Steven Spielberg.

L'illustrazione 19 del testo di Walendy

Le illustrazioni 20 e 21 del testo di Walendy (il disegno è di John Ball)

Schindler’s List, che è basato su un romanzo che si rifà ad eventi storici, è stato deliberatamente filmato in bianco e nero e con riprese instabili per indurre nel pubblico la falsa impressione che il film sia un documentario; i finanziatori del film hanno liberamente ammesso tutto ciò. Questo mostra chiaramente le intenzioni degli autori e di coloro che portano classi scolastiche e persino intere scuole a vedere questo film, e non solo in Germania e in Austria. Ciò che di questo film è particolarmente odioso è che ogni volta che dei soldati tedeschi o delle SS danno ordini, urlano, gridano e praticano ogni sorta di violenza, tutto ciò non viene espresso mediante la lingua inglese o mediante le altre lingue in cui il film è stato doppiato, ma in tedesco. In tal modo, tutto il mondo è indotto a percepire che quella tedesca è la lingua di crudeli subumani. E il pubblico tedesco è il solo a non notarlo, perché in Germania Schindler’s List è stato doppiato interamente in tedesco. In tal modo, ci si avvale di subdoli imbrogli psicologici per istigare i popoli del mondo contro i tedeschi, contro la loro lingua e la loro cultura, e i tedeschi non si rendono mai neppure conto di ciò che avviene.

“Oltre a ciò, Spielberg nasconde il fatto che il comandante del campo di Plaszow venne processato dalle SS (Affidavit SS-65 del giudice delle SS Konrad Morgen, IMT[3], vol. 42, p. 556):

“Atti criminali individuali – in questi casi aventi ampie implicazioni – includevano: l’assunzione, da parte di comandanti e dei loro sottoposti, di una licenza di uccidere, occultata mediante la falsificazione di certificati di morte.
Comportamenti arbitrari, imbrogli, punizioni corporali illegali, atti di brutalità e sadismo, liquidazione di complici non più utili, affarismo mediante ruberie e mercato nero.
Tutti questi reati vennero commessi, sia da prigionieri soltanto, che da personale delle SS, la maggior parte tuttavia [vennero commessi]in combutta tra personale delle SS con i kapo (guardie ebraiche dei campi di concentramento).
L’intervento della giurisdizione delle SS nei campi di concentramento cominciò con l’inizio delle mie indagini nel luglio 1943 e durò fino alla conclusione della guerra. Non sarebbe potuto cominciare prima , perché non vi erano sospetti a questo riguardo.
Ad essere arrestati furono i comandanti di Buchenwald, Lublino, Warschau, Herzogenbosch e Krakau-Plaszow”.

“Spielberg di certo voleva occultare queste indagini e queste punizioni dei perpetratori al suo pubblico di creduloni, poiché non era e non è interessato ad un film storicamente esatto, bensì a plasmare l’opinione pubblica in modo da farle accettare l’ideologia dell’Olocausto sostenuta dell’establishment. Il pubblico può essere credulone e stupido, ma Spielberg è un ingannatore e un negazionista della realtà storica”.
FINE DEL TESTO DI UDO WALENDY.

Il revisionista canadese John Ball, da parte sua, ha realizzato due interessanti disegni, tratti dalle suddette foto aeree, anch’essi meritevoli di attenzione.

Il primo[4] è una pianta del campo di Plaszow, che Ball ha desunto dalle foto aeree del maggio 1944.


Il secondo[5] è un confronto tra la topografia del campo mostrata nel film di Spieberg e quella che risulta invece dalle foto aeree: corrisponde alle illustrazioni 20 e 21 dell'articolo di Walendy.

Traduco le didascalie delle due topografie.

Topografia n°1:

Il campo nel film, ricostruito in base alle descrizioni dei presunti testimoni oculari, è cinto da un ripido colle in modo da non essere visibile dall’esterno, campo in cui i detenuti vengono colpiti dal Comandante Goeth dal balcone dirimpetto della propria casa, su una collina sopra le baracche”.

Nella prima topografia vi sono poi cinque frecce esplicative cui corrispondono altrettante diciture, che vado a tradurre , da sinistra a destra:

N°1:
“Campo cinto dal pendio di un colle che impediva agli estranei di vedere i detenuti”.

N°2:
“Le baracche per dormire dei detenuti”

N°3:
“Rete metallica di recinzione e cancello”.

N°4:
“Gradini che conducono alla cima del pendio”.

N°5:
“Balcone prospiciente la casa del Comandante Goeth, da cui lo si vede sparare contro i detenuti che lavorano e che si rilassano vicino alle baracche, nel campo dei detenuti”. 

Topografia n°2:

Le foto aeree del 1944 mostrano che il campo era visibile, attraverso la rete metallica, da tre 3 villaggi, e che Goeth non poteva sparare ai detenuti dal balcone della propria casa, poiché la casa era ubicata in fondo al pendio e lui non poteva vedere al di là del pendio, o vicino ad esso, nel campo dei detenuti”.

Nella seconda topografia vi sono inoltre sei frecce esplicative le cui diciture, da sinistra a destra, vado parimenti a tradurre.

N°1:
“Balcone sul retro della casa del Comandante Goeth, da cui non poteva vedere o sparare nel campo dei detenuti (mappa # 15)”.

N°2:
“Pendio”.

N°3:
“Canile, (mappa # 16)”.

N°4:
“Rete metallica che separava le guardie dal settore dei detenuti”.

N°5:
“Il campo era ubicato vicino alla città di Cracovia, vicino ad una strada maestra, ed era visibile da centinaia di case dei 3 villaggi circostanti”.

N°6:
“Le baracche per dormire dei detenuti”.

A questo punto, ho chiesto a Carlo Mattogno di commentare l’attendibilità della ricostruzione di Ball ed ecco la sua risposta:

Tre osservazioni su Schindler's List di Steven Spielberg 

Non ho la voglia né la curiosità di visionare i polpettoni hollywoodiani sull'Olocausto. Vidi per caso Schindler's List anni fa e, tra le varie assurdità che presenta, due mi sono rimaste particolarmente impresse nella memoria.

Una riguarda il fatto che un comandate di un campo di concentramento potesse sparare impunemente a un detenuto come se fosse un piccione. Credenza infondata creata nell'immediato dopoguerra da una certa memorialistica vendicativa come parte del leggendario “sadismo” delle SS. Come ho documentato nello studio Auschwitz: assistenza sanitaria, “selezione” e “Sonderbehandlung” dei detenuti immatricolati (Effepi, Genova, 2010, p. 27), nella rete concentrazionaria, sulla  vita e sulla morte di qualunque detenuto, poteva decidere solo Hitler e “qualunque uccisione di un detenuto in un campo di concentramento richiede l'autorizzazione personale del Reichsführer-SS [Himmler]”. Se Amon Goeth, il comandante del campo di Plaszow, si fosse comportato in tal modo, sarebbe  finito davanti a un Tribunale delle SS e probabilmente sarebbe stato fucilato come accadde al comandante di Buchenwald, Karl Otto Koch.

La seconda si riferisce alla scena del  mercanteggio di detenuti come si fosse trattato di patate tra, se ben ricordo, Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e Schindler. Se un comandante di campo di concentramento avesse agito così, sarebbe diventato  inevitabilmente un altro candidato per il Tribunale delle SS. Lo spostamento di ogni singolo detento da un campo ad un altro era infatti disposto dalla sezione DII-1 (Häftlingseinsatz /Impiego lavorativo dei detenuti) dell'SS-Wirtschafts-Verwaltungshauptamt. Il comandante del campo non poteva trasferire detenuti, tantomeno cederli o venderli a chiunque.

La scena del “tiro al detenuto” è la più plateale.  Nell'articolo che commento, John Ball dice che questa scena è topograficamente falsa, perché la casa del comandante di Plaszow si trovava alla base della collina sulla quale era insediato il campo. Egli si fonda sulla elaborazione di  una fotografia aerea del 3 maggio 1944 (documento 1) (http://www.air-photo.com/english/plaspic3.html) nella quale però la casa di Goeth non è identificabile, come non lo è nelle piante del campo disponibili. Si sa tuttavia che questa casa (documento 2) si trovava al numero 22 di Heltmana ulica (via Heltman) (http://www.krakow-poland.com/News/Amon-Goeth-S-Villa-For-Sale,hac), sicché non è difficile rintracciare la sua posizione con Google Earth. Il documento 3 mostra il punto in cui si trova (a destra, contraddistinta dalla scritta “Wiktora Heltmana, 22”); lo spazio aperto a sinistra è la collina in cui sorgeva il campo. La strada è a quota 216, la cima della collina, l' esagono al centro dell'immagine, in basso, si trova a 235 metri.

All'interno di questo esagono c'è un monumento (ben visibile nel documento 4) che fotografai nel 1997 (documento 5). La fotografia mostra la sommità della collina; a destra, visibilmente più in basso, c'è  via  Heltman, con la casa in cui abitò Goeth. L'analisi di Ball è dunque corretta.

Carlo Mattogno.

Documento 1

Documento 2

Documento 3

Documento 4

Documento 5

Aggiornamento del 28.08.2013:

Ho scoperto qualche giorno fa, su Youtube, un’interessantissima intervista (in inglese) – in tre parti – di Ernst Zündel a John Ball riguardante proprio Schindler’s List. Riproduco quindi a seguire i tre video in questione. Buona visione!
 
Ernst Zundel and John Ball re: Schindler’s List part 1 of 3

 
Ernst Zundel and John Ball re: Schindler’s List part 2 of 3

 
Ernst Zundel and John Ball re: Schindler’s List part 3 of 3

 


[1] Ne ho trattato diffusamente nel post Lettera aperta a Micaela Ricciardi, preside del Liceo Giulio Cesare di Roma, sul carattere fittizio dei film sulla Shoah:  http://andreacarancini.blogspot.com/2012/02/lettera-aperta-micaela-ricciardi.html
[2] Tratte dalle pagine 258-260 del libro DISSECTING THE HOLOCAUST – The Growing Critique of ‘Truth’ and ‘Memory’, curato da Germar Rudolf, Theses  & Dissertation Press, Chicago, 2003. In rete, il libro è disponibile all’indirizzo seguente: http://vho.org/GB/Books/dth/
[3] Acronimo che sta per International Military Tribunal, Tribunale Militare Internazionale.
[4] http://www.air-photo.com/english/plaszow.html
[5] http://www.air-photo.com/english/plaspic21.html