I giudei: nemici giurati della società aperta

Nel corso degli ultimi mesi ho dedicato svariati post al tema “La società aperta e i suoi nemici”. Eccone alcuni:

La società aperta e i suoi nemici: i poliziotti del pensiero del CDEC:
http://andreacarancini.blogspot.com/2010/12/la-societa-aperta-e-i-suoi-nemici-i.html
La società aperta e i suoi nemici: il B’nai B’rith Canada:
http://andreacarancini.blogspot.com/2011/02/la-societa-aperta-e-i-suoi-nemici-il.html
La società aperta e i suoi nemici: Centrum Informatie en Documentatie Israel (CIDI):
http://andreacarancini.blogspot.com/2011/02/la-societa-aperta-e-i-suoi-nemici.html
La società aperta e i suoi nemici: Observatorio Web, Argentina:
http://andreacarancini.blogspot.com/2011/05/la-societa-aperta-e-i-suoi-nemici.html

Naturalmente, sono solo alcune gocce nel mare di articoli dedicati da questo blog alla Polizia (giudaica) del pensiero. Penso che sia arrivato il momento di rispondere alla domanda: come mai i giudei sono così ferocemente ostili alla libertà di espressione?

Israel Shahak
Una risposta possibile la troviamo in un memorabile libro di Israel Shahak, pubblicato in italiano nel 1997: STORIA EBRAICA E GIUDAISMOIl peso di tre millenni[1]. Il brano che ci interessa si trova alle pagine 30-31:

Non deve sembrare strano se c’è chi analizza la politica israeliana con le categorie platoniche. È stato fatto da numerosi studiosi, primo fra tutti Moses Hadas, il quale sosteneva che i fondamenti del “giudaismo classico”, cioè del giudaismo così come fu istituzionalizzato dalla sapienza rabbinica, sono il frutto di profondi influssi platonici e specialmente dell’immagine della città di Sparta come viene presentata da Platone.
Secondo Hadas, principio fondamentale del sistema politico platonico, adottato dal giudaismo già nel periodo dei Maccabei (142-143 a. C.) era che “ciascuna fase dei comportamenti umani dev’essere soggetta a sanzioni religiose che in realtà vengono manipolate da chi ha il dominio”.
Non c’è miglior definizione di questa platonica del “giudaismo classico” e dei modi in cui i rabbini l’hanno manipolata nel corso del tempo. In particolare, Hadas precisa che il giudaismo adotta “quegli obbiettivi” che Platone stesso aveva riassunto nel famoso passo di Leggi (942 ab): «La cosa fondamentale è che a nessuno, uomo o donna, sia permesso di sottrarsi al controllo di qualcuno sopra di lui e che nessuno entri nell’ordine di idee di prendere una decisione, per il bene o per il male, assumendosene individualmente le responsabilità. In pace come in guerra, ciascuno deve tener fisso lo sguardo sul suo superiore…in una parola, deve abituare la mente a non prendere neppure in considerazione l’agire individuale o imparare a farlo».
Se si sostituisce la parola “rabbino” a quella di “superiore” si ha l’immagine perfetta del “giudaismo classico” che anche oggi ha una profonda influenza sulla società ebreo-israeliana ed è determinante per la politica di Israele.
Quel passo platonico fu scelto da Karl Popper come emblematico per definire l’essenza stessa della società chiusa. Il giudaismo storico e i suoi due successori, l’ortodossia ebraica e il sionismo, sono nemici giurati del concetto di “società aperta”. 


[1] A cura del Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia.