Gheddafi, Pio IX e il rispetto della parola data


Massimo Fini
Giorni fa, Massimo Fini ha scritto qualcosa che mi è rimasto impresso:

“Degli afgani, e in generale dei cosiddetti “popoli tradizionali”, io apprezzo alcuni valori prepolitici che sono venuti completamente meno in Occidente: coraggio, fisico e morale, dignità, lealtà, rispetto della parola data…”[1].

Tutto ciò mi ha fatto venire in mente che il parallelismo, da me fatto l’altro ieri tra i “tiranni” Borbone e il “tiranno” Gheddafi[2] può essere esteso a Pio IX. 

Giacinto De Sivo
Gheddafi e Pio IX: si possono immaginare due personalità  – per religione, cultura e umanità – più diverse e lontane tra loro? Eppure, c’è qualcosa che le accomuna: il valore evidentemente attribuito alla parola data. Invito il lettore a confrontare due brani: il primo è di Giacinto De Sivo, e riguarda l’amnistia concessa da Pio IX nel 1846, all’esordio del suo pontificato. Il secondo è dell’analista politico americano Christopher Boucek (già da me in parte tradotto nel post Davvero Gheddafi è un dittatore sanguinario?[3]) e riguarda l’amnistia decisa da Gheddafi per i fondamentalisti islamici del suo paese.

Giacinto De Sivo: “Pio IX e l’amnistia”[4]

Pio IX firma l'amnistia
Preparatissima a commovimenti era l’Italia, quando per morte di Gregorio, saliva alla cattedra di S. Pietro, a 16 giugno 1846, Giovanni Maria Mastai Ferretti, nato a Sinigaglia nel 1792, il quale prese il nome Pio IX. Se negli altri principi s’odiava la potestà, nel Papa s’odiava la potestà e la Fede. Lo stato della chiesa all’uscita de’ Francesi nel 1814, vietato l’introdotto codice Napoleone, riprese sue leggi, sino a Gregorio XVI, che die’ altro codice. Per questo e per l’amministrazione de’ preti si faceva rumore, quasi i preti non fossero uomini; eppure nel 1846 lo stato papale aveva 5282 uffiziali pubblici, de’ quali n’eran laici 5049; sicchè prelati eran soli 233; nondimeno era motto d’ordine il gridar contro il pretume. Appunto per la mansuetudine del governare, s’eran fatti moti ribelli nel 1831, nel 43, e nel 45; e quando morto Gregorio i cardinali stavano in conclave, le Romagne mandàr petizioni chiedendo riforme; ma i deputati arrivarono che già s’era eletto il papa. Pio IX sin da’ primi dì messo l’animo ad appagare le dimande giuste, unì in segreto concistoro il Sacro Collegio, per parere, sur un perdono generale di colpe di stato. È fama la maggioranza avvisasse pel no, notando i pericoli della concessione in quei concitamenti di animi; ma ei sollecitato dal cuor suo, die’ a 17 luglio il decreto d’amnistia, a patto i perdonati giurassero sull’onore che in nessun modo e in niun tempo abuserebbero della grazia tornando a fellonia. Tutti, salvo Terenzio Mamiani, giurarono. E ritornarono in Italia due o tre mila sitibondi faziosi.

Christopher Boucek: “Gheddafi ha rilasciato centinaia di terrosti islamici incarcerati”[5]

Islamisti graziati da Gheddafi nel 2010
A causa della mia ricerca sui terroristi e sugli sforzi di disimpegno in Yemen e in Arabia Saudita,l’anno scorso venni invitato dalla Fondazione Gheddafi a visitare la Libia insieme a un gruppo di giornalisti e altri ricercatori per conoscere il cosiddetto programma di riabilitazione dei terroristi del paese. Era un concetto relativamente semplice. I combattenti islamisti imprigionati potevano ottenere la libertà in cambio del riconoscimento del governo e della rinuuncia alla violenza. Ero presente nella famigerata prigione di Abu Salim, a Tripoli, il giorno in cui più di 200 detenuti vennero rilasciati. Era un colpo d’occhio caotico vedere come i prigionieri uscivano semplicemente di prigione ognuno per la sua strada per unirsi alle loro famiglie. Non era prevista nessuna prassi per preparare i prigionieri al rilascio, né per aiutarli a reintegrarsi nella società, né strumento alcuno per monitorare le loro attività future o per assicurarsi che non avrebbero partecipato ad attività terroristiche. Si trattava essenzialmente di una scelta politica per smobilitare ex combattenti – non per la loro riabilitazione o reintegrazione. Lo scopo era solo quello di far cessare la violenza contro lo stato, e non di ridurre la probabilità di una futura militanza. C’erano pochi segnali che molti ex detenuti avevano rinunciato davvero alle loro precedenti convinzioni”.

Gangsters...
Ora, per tornare a quei “valori prepolitici che sono completamente venuti meno in Occidente”, di cui parlava Massimo Fini, mi domando: qual è la scala di valori dell’”Occidente”? A quale categoria appartengono personaggi – come i nostri leader UE-NATO – per i quali la generosità e la lealtà sono una colpa e il tradimento è un pregio?

Evidentemente, a quella dei gangster, e della peggiore specie.

Gheddafi col Presidente del Sudafrica
E, per riprendere in forma di domanda retorica un’osservazione di Giancarlo Chetoni[6], che effetti, politici e commerciali, possono produrre nei rapporti politici e diplomatici tra l’Italia e i paesi d’Africa, Vicino Oriente, America Indiolatina e Asia comportamenti ampiamente criminali come quelli espressi dal governo Berlusconi?


[4] Giacinto De Sivo, STORIA DELLE DUE SICILIE dal 1847 al 1861, Roma, 1862, Volume primo, p. 145.
[5] In Islamist Terrorists are running loose in Libya. Why isn’t the US paying attention?[I terroristi islamici scorazzano liberi in Libia. Perché gli Stati Uniti non vi prestano attenzione?]: http://www.csmonitor.com/layout/set/print/content/view/print/383056