Ieri, 8 Marzo, i giudici del tribunale di Barcellona hanno emesso la sentenza del processo al proprietario della Libreria Europa Pedro Varela, processo che si era svolto il 29 Gennaio scorso[1]: Varela è stato condannato a 2 anni e 9 mesi di prigione[2], a un’ammenda di 2.880 euro e alla confisca di tutti i libri e oggetti che riguardano l’oggetto della condanna. Quest’ultima si compone come segue:
· Un anno e tre mesi per “giustificazione” del genocidio nazista (ricordiamo che in Spagna si ha il diritto di “negare” ma non di “giustificare” il detto genocidio);
· Un anno e mezzo per istigazione all’odio razziale e offesa ai diritti fondamentali e alle libertà pubbliche garantite dalla Costituzione;
Il Procuratore aveva chiesto 4 anni di prigione.
La sentenza potrà essere appellata presso l’Alta Corte di giustizia di Barcellona ma la giudice Estela Pérez Franco ha detto fin d’ora che i libri e gli oggetti confiscati non saranno restituiti.
Mio commento: pur non avendo simpatia per l’ideologia di Varela, è evidente la tendenziosità della sentenza in questione (Varela non ha mai “giustificato” il – presunto – genocidio) che costituisce una scappatoia alla decisione della Corte Costituzionale spagnola del 2007[3] e che, nel merito, arriva a condannare il libraio perché… non rispetta il pluralismo[4]! Un libraio è obbligato al “pluralismo”?
[1] http://andreacarancini.blogspot.com/2010/02/spagna-pedro-varela-davanti-ai-giudici.html
[2] http://www.elpais.com/articulo/espana/anos/nueves/meses/carcel/neonazi/Pedro/Varela/elpepuesp/20100308elpepunac_19/Tes
[3] http://www.tribunalconstitucional.es/ES/JURISPRUDENCIA/RESTRAD/Paginas/JCC2352007en.aspx
[4] Secondo la sentenza i libri di Varela sono “unidireccionales en cuanto a su contenido, con una absoluta falta de pluralidad”: vedi il link della nota 2.