Il 29 Gennaio ha avuto luogo, davanti al tribunale di Barcellona, il processo al revisionista spagnolo Pedro Varela, proprietario della Libreria Europa, ubicata nella medesima città. Non disponiamo, ahimé, di nostre informazioni su questo processo, a parte gli articoli di giornale – tra gli altri, l’articolo seguente del 30/1 del quotidiano “El Pais” che titola “Il neonazista Pedro Varela dice alla giudice che l’Olocausto è un mito”, con il seguente sottotitolo: “’Non giudichiamo le idee ma la diffusione dell’odio’, afferma il procuratore”:
http://www.elpais.com/articulo/cataluna/neonazi/Pedro/Varela/dice/juez/Holocausto/fue/mito/elpepiespcat/20100130elpcat_8/Tes
Riassumiamo quello che riteniamo di aver capito, fino ad oggi:
Pedro Varela è alle prese con la giustizia fin dal 1996. Nel 1998, viene condannato a 5 anni di prigione per diffusione di opere neganti l’Olocausto o di ispirazione nazionalsocialista. Poiché la Corte Costituzionale di Madrid ha deciso, nel 2007, che è condannabile solo la giustificazione dell’Olocausto ma non la sua contestazione, la condanna di Varela a 5 anni di prigione è stata ridotta a 7 mesi di prigione, ma il sequestro di 20.900 opere della sua libreria e i danni-interessi sono stati confermati.
Questo 29 Gennaio, dunque, il pubblico ministero e la comunità israeliana di Barcellona hanno perseguito P. Varela per vendita di opere giustificanti (sic) il genocidio nazista e istiganti all’odio razziale. L’udienza è durata 5 ore. Il pubblico ministero ha chiesto 4 anni di prigione. “Oratore brillante”, Varela ha tenuto il punto e si è presentato come vittima di un sistema che perseguita le opinioni fuori del comune.
Nessuno degli articoli che abbiamo consultato indica la data del verdetto.