Marco Travaglio: il più pericoloso dei “gatekeeper”.
Gatekeeper: letteralmente, "guardiano della soglia" (da cui, "portiere", "portinaio").
Nel senso metaforico designa ormai, soprattutto, quei giornalisti che, apparentemente, informano più degli altri ma che, solerti custodi del sistema, le cose non le dicono mai fino in fondo.
Perché Marco Travaglio, tra costoro, è il più pericoloso? Perché, se è vero che in questo
tipo di giornalismo “le verità servono a garantire le menzogne”,
nessuno riesce come Travaglio a mimetizzare le proprie in una folla di
fatti elencati con un’acribia degna davvero di miglior causa.
Prendiamo ad esempio l’editoriale, uscito venerdì scorso sul
“Fatto Quotidiano”, intitolato Memento
Mori, in cui si prende di mira Luciano Violante.
Tutto vero, tranne il passaggio seguente:
“… Luciano Violante, infallibile segugio e indefesso
scopritore di trame golpiste (leggendaria la sua inchiesta su Edgardo Sogno, uno che non sarebbe
riuscito a rovesciare neanche la moglie, arrestato da Violante e naturalmente
assolto)”.
Edgardo Sogno, uno che
non sarebbe riuscito a rovesciare neanche la moglie?
|
Edgardo Sogno Rata del Vallino |
Per capire la portata dell’ (intenzionale) fandonia
propalata da Travaglio, leggiamo come si esprime sul personaggio in questione
un esperto di antiterrorismo di chiara fama come il generale Nicolò Bozzo (negli anni ’70, fu il
principale collaboratore del generale Dalla Chiesa).
Il brano è tratto dal libro intervista firmato nel 2006 da Michele Ruggiero:
“Ora possiamo chiudere il cerchio su Edgardo
Sogno, argomento sfiorato ma mai approfondito, perché?
“Per
spiegarglielo comincio dal fondo, dalla frase che mi disse Dalla Chiesa uscendo
da un colloquio riservato con l’ex ambasciatore, in una villetta di Roma: “Lascia
perdere le indagini su di lui, sulla sua attività partigiana, sulle trame
golpiste. È una storia più grande di noi che ha collegamenti internazionali da
cui saremmo tagliati fuori …”. L’episodio, che ho già raccontato a Sabina
Rossa, interessata a comprendere la contiguità non solo ideologica tra Brigate
rosse e Resistenza, ha preso spunto da alcune vicende sinistre della guerra
civile, dal ruolo di alcuni capi partigiani in chiave anticomunista, in un
turbinio di singolari amicizie e intrighi degno di un racconto di
fantapolitica. Al centro della trama c’è la “Franchi”, l’organizzazione creata
da Sogno durante la Resistenza, “sponsorizzata dai servizi segreti
angloamericani, fortemente preoccupati dall’influenza e dalla forza militare
delle formazioni partigiane di sinistra, nella prospettiva di scontro estremo
tra Occidente e comunismo sovietico. Il braccio armato di questo disegno
sarebbe stata appunto la “Franchi”. Conferme mi arrivarono dalla testimonianza
di un ex combattente delle Brigate Garibaldi, tal Borraine, non ho mai saputo
il nome di battesimo. Ero andato a trovarlo nel vercellese, su indicazione di
Dalla Chiesa, interessato ad approfondire la personalità di Sogno e verificare
l’autenticità di quel presunto coinvolgimento del magistrato Beria d’Argentine
nell’organigramma delle Br, di cui si è parlato nelle pagine precedenti. Il vecchio
partigiano aveva ribadito due punti fermi nel lungo racconto: 1) l’infiltrazione
aveva come unico scopo l’annientamento delle formazioni partigiane social
comuniste, le Brigate Garibaldi e Matteotti e il mezzo consisteva nella
delazione ai nazifascisti, Brigate nere e reparti delle SS impegnate nei
rastrellamenti; 2) quel gruppo “segreto” non si era mai sciolto e dall’immediato
dopoguerra aveva operato con fini diversificati, dalla repressione
anticomunista nelle fabbriche all’ipotesi di golpe diretto da settori della
vita politica e delle Forze Armate”.
FINE DELLA CITAZIONE TRATTA DAL LIBRO DI MICHELE RUGGIERO.
Di recente, due libri hanno fornito approfonditi riscontri
documentari alle parole del generale Bozzo, dimostrando in modo più che eloquente che quella del Golpe bianco era ben altro che una mera "ipotesi". Si tratta de IL GOLPE INGLESE,
di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, e de CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?
, di Silvano De Prospo e Rosario Priore (da notare che il primo
è edito da Chiarelettere, gruppo editoriale che è pure azionista del “Fatto
Quotidiano”,
in cui Travaglio figura come vice-direttore!).
In particolare, il libro di Cereghino e Fasanella è basato sui
documenti desecretati che i due
autori hanno consultato negli archivi londinesi di Kew Garden.
Riguardo all’effettiva caratura – e pericolosità – di Sogno (sia
durante la guerra che nel dopoguerra) sarà sufficiente citarne due brevi
passaggi.
Il primo:
“… poco dopo la «cattura»
di Sogno, dal quartier generale delle Forze alleate a Caserta, il 19 febbraio
1945, il generale Harold Alexander scrive al War Office di Londra chiedendo di
fare tutto il possibile per ottenerne la liberazione in cambio di concessioni
ai nazifascisti:
Sogno è uno dei più affidabili agenti del Som [lo «Special
Operations Mediterranean, nda]”.
Il secondo (che riguarda proprio l’inchiesta di Violante del 1974):
Intorno a Sogno
scatta immediatamente una rete protettiva per bloccare l’inchiesta di Violante
e Pochettino. Se i due magistrati andassero fino in fondo, scoprirebbero verità di
cui, nel clima imperante della guerra fredda tra i blocchi, l’opinione pubblica
non deve essere messa al corrente per nessun motivo. A cominciare dal ruolo
degli inglesi in Italia e dalla presenza di loro quinte colonne segrete nella
politica, nell’economia, nei sindacati, nell’informazione, nella cultura, negli
apparati dello Stato, nella diplomazia e persino nelle alte gerarchie della
Chiesa.
Verità che,
a quanto pare, per Travaglio devono continuare a rimanere tabù …
|
Sogno con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan |
Ed è appunto quello di non essere andato fino in
fondo, non certo di essersela presa con uno sprovveduto, il rimprovero mosso da
Vincenzo Vinciguerra a Violante:
“Il partigiano Edgardo Sogno gode
dell'appoggio degli ufficiali provenienti dalle file del movimento partigiano,
tanto che il 23 marzo 1971, a Milano, nello studio di un notaio, deposita il
giuramento sottoscritto da una ventina di ufficiali superiori con il quale
costoro s'impegnano a "compiere personalmente l'esecuzione capitale degli
esponenti politici dei partiti democratici responsabili di collaborazionismo
con i nemici della democrazia e di tradimento verso le libere istituzioni. La
scomparsa del giuramento con le loro firme autografe dalle carte processuali del
giudice istruttore Luciano Violante, ripagato per tanta sfortuna con una
fortunata carriera politica, non ha consentito di registrare, sul pianostorico, i nomi
degli ufficiali superiori delle Forze armate che lo avevano sottoscritto, ma
questa omissione nulla toglie alla verità storica che vede le gerarchie
militari impegnate in quegli anni in una sordida lotta politica per supplire
all'incapacità dei democristiani e mantenere, ad ogni costo, l'Italia
all'interno del blocco occidentale, a disposizione degli Stati uniti d'America”
(http://andreacarancini.blogspot.it/2011/12/vincenzo-vinciguerra-nemici-della_26.html
).