Quei bambini sopravvissuti ad Auschwitz

La copertina dell'edizione italiana del Kalendarium di Auschwitz

BAMBINI SOPRAVVISSUTI AD AUSCHWITZ

Di Jean-Marie Boisdefeu, 2000[1]

Nel giugno del 1998 ha avuto luogo a Bruxelles il “Troisième Rencontre Internationale sur le témoignage audiovisuel des survivants des camps de concentration et d’extermination nazis” [Terzo incontro internazionale sulla testimonianza audiovisiva dei sopravvissuti dei campi di concentramento e di sterminio nazisti”]. Secondo il resoconto pubblicato dalla Fondation Auschwitz[2], durante la discussione seguita a questo Incontro, Marie Lipstadt, membro del consiglio d’amministrazione della Fondation Auschwitz, ha interpellato Anita Tarsi, ricercatrice israeliana che lavora in particolare per gli archivi Fortunoff, su un argomento da lei trattato, e cioè la sorte di un gruppo di bambini nati tra il 1927 e il 1938 (che avevano dunque tra i 6 e i 17 anni) che vennero inviati da Dachau a Birkenau ma che non vennero “selezionati” (per essere gasati) al loro arrivo; e le ha espresso il proprio sbalordimento: “Secondo la mia esperienza, sotto i 15-16 anni venivano inviati tutti alla camera a gas”. Anita Tarsi le ha risposto che anche lei è rimasta sbalordita nell’apprendere che dei bambini arrivati ad Auschwitz nel 1944 non erano stati gasati ma che la cosa è esatta: fine luglio/inizio agosto 1944, due gruppi di bambini erano arrivati a Birkenau, l’uno proveniente da Majdanek e l’altro da Dachau e non erano stati gasati (almeno non subito, certi – ma non tutti – erano stati selezionati [per il gas] qualche settimana più tardi); tuttavia, la signora Tarsi non poteva fornire la ragione di questa clemenza delle SS: può darsi che questi bambini, azzardava, non erano attesi e che le SS non sapevano cosa fare; o meglio, forse ciò era dovuto al fatto che a quell’epoca, gli ebrei ungheresi arrivavano in masse compatte (la signora Tarsi sembra suggerire che le SS erano forse prostrate e disorganizzate).

Un certo Salomon R., interviene durante la discussione per dare ragione alla signora Tarsi. Egli, precisa, ha conosciuto a Monowitz, un commando composto da 25-30 bambini di meno di 12 anni. Poi, quando è tornato in Belgio nel 1945, ha incontrato 5 bambini che erano sopravvissuti alla loro deportazione ad Auschwitz. (Si noterà di passaggio che questo secondo intervenuto avrebbe potuto essere un certo Salomon R, nato il 4/3/26, deportato da Malines a Birkenau con il convoglio III del 15 agosto 1942 all’età di 16 anni e mezzo e contato come morto dagli storici).

Questi scambi di opinione sono veramente sbalorditivi e persino sconcertanti:

·         I ricercatori ufficiali di oggi riscoprono un fatto conosciuto e facilmente verificabile (sul quale, è vero, gli storici di ieri non si sono messi d’accordo e che hanno addirittura occultato, il che spiega probabilmente l’ignoranza e lo sbalordimento dei loro successori): dei bambini isolati e persino dei gruppi di bambini deportati a Auschwitz sono stati risparmiati. Questa riscoperta è senza dubbio dovuta al fatto che la testimonianza audiovisiva è di moda e che, necessariamente, più di mezzo secolo dopo la guerra, i ricercatori possono interrogare quasi soltanto dei superstiti che erano bambini durante la loro deportazione.

·         Il fatto preciso segnalato dalla signora Tarsi è d’altronde accennato dal Kalendarium[3], che è costretto (ne vedremo più avanti il perché) a riferire alla data del 1 agosto 1944 l’arrivo e l’immatricolazione di 129 bambini dagli 8 ai 14 anni venuti dal ghetto di Kaunas via Dachau. Le loro madri e sorelle erano state inviate al campo di Stutthof (dove, dicono gli storici ufficiali, non vi furono mai camere a gas); quanto ai loro padri e ai loro fratelli maggiori, erano stati inviati a Stettino. A Dachau, dei detenuti avevano affermato ai suoi poveri piccoli che Auschwitz era un campo di sterminio e che alcuni di loro si erano salvati durante il viaggio. Al loro arrivo a Auschwitz, erano stati inviati nel campo di quarantena, il che significa chiaramente che le SS non avevano nessuna intenzione di gasarli (senza che, d’altronde, il Kalendarium ci spieghi il perché).

·         Lo sbalordimento di Marie Lipstadt è esso stesso sbalorditivo: in effetti, ella venne deportata ad Auschwitz a 13 anni e mezzo e, arrivata l’indomani del giorno in cui erano arrivati i bambini di Kaunas/Dachau, cioè il 2 agosto 1944, nemmeno lei venne gasata. Certo, il Kalendarium dice il contrario ma ha torto; in effetti, vi erano nel convoglio di Marie Lipstadt (il ventiseiesimo convoglio partito da Malines-Bruxelles) 47 bambini (tra cui la stessa Marie Lipstadt); 202 deportati del convoglio non vennero selezionati (per il lavoro) e, afferma il Kalendarium, essi vennero dunque subito gasati: “Le altre 202 persone, tra cui i 47 bambini, vennero uccise nella camera a gas”. Ora, è incontestabile che Marie Lipstadt, benché bambina, è stata immatricolata al suo arrivo e non è stata gasata. Si rileverà anche il fatto che Marie Lipstadt non è un caso isolato poiché altri bambini del suo convoglio sono parimenti tornati.

 In realtà, quando il numero di bambini di un convoglio è inferiore al numero dei non immatricolati, è possibile al Kalendarium di affermare in modo dogmatico che i bambini fanno parte di questi non immatricolati e che sono stati gasati. Ma quando il numero dei bambini supera il numero delle persone risparmiate, non si può avere nessuna illusione ottica; certo, il Kalendarium se la può cavare non segnalando la presenza dei bambini (abbiamo visto, nel numero 5, ottobre 1999, della rivista Akribeia, a p. 142[4], che è ciò che si è fatto nel caso del convoglio di ebrei olandesi arrivato da Vught il 3 giugno 1944); questa scappatoia tuttavia non c’è quando il convoglio è interamente composto da bambini come nel caso di questo convoglio venuto da Dachau: in questo caso, deve riconoscere un fatto imbarazzante ma talmente evidente da essere ineludibile.

In realtà, i partecipanti a questo Incontro, tutti ricercatori professionisti o militanti conosciuti, sembrano ignorare che si trova la traccia di numerosi bambini sopravvissuti nella documentazione disponibile; vi sono certo le numerose testimonianze di quelli che hanno visto arrivare nei campi dell’ovest, nel 1944/45, delle folle di donne e di bambini ebrei ungheresi ma ciò a cui facciamo riferimento sono dei documenti (se possibile di stato civile) che fanno uscire questi sfortunati bambini dall’anonimato e che forniscono dei casi precisi (citeremo solo i bambini che avevano meno di 15 anni e, beninteso, non li citeremo tutti).

·         Si troverà anche il nome e la data di nascita di moltissimi bambini ungheresi in una lista compilata nel settembre 1945 da un’organizzazione sionista nell’ex campo di Bergen Belsen (tra cui alcuni nati in cattività). Tutti questi bambini, affermano gli storici (d’altronde a torto in un certo numero di casi) erano passati per Auschwitz nel corso della primavera e dell’estate 1944. Citiamo per esempio:

Ø  Estera B., 8 anni e mezzo

Ø  Sari B., 13 anni

Ø  Gizela B., 14 anni

Ø  Cili B., 13 anni

Ø  Marysia B., 14 anni

Ø  Eszter B., 12 anni e mezzo.

·         Si può anche citare la testimonianza di cui abbiamo già parlato in Akribeia, n°4, marzo 1999, p. 226[5], quella di una giovane ungherese passata per Auschwitz senza esservi stata gasata: Sara Gottliner-Atzmon (11 anni), arrivata nell’estate del 1944 con un fratello (ancora più giovane) e un nipote (lui veramente in tenera età), tutti e due ugualmente risparmiati.

·         Si trovano anche dei bambini risparmiati nei convogli venuti dalla Cecoslovacchia (Theresienstadt), ad esempio la piccola viennese Ruth K., arrivata [al campo] nell’estate 1944 all’età di 12 anni.

·         Gli ebrei di Corfù arrivarono ad Auschwitz il 30 giugno 1944 e gli inabili, cioè i tre quarti del convoglio, ci dice il Kalendarium, vennero gasati subito. E allora come si può spiegare la presenza a Bergen Belsen nel settembre 1945 del piccolo Gabriel B. (13 anni e mezzo al momento della sua deportazione)?

·         Per ciò che concerne i convogli venuti dall’Olanda, si è letto nel suddetto numero di Akribeia che 17 bambini di meno di 15 anni arrivati il 3 giugno 1944 erano stati risparmiati e immatricolati, di cui un certo numero erano addirittura tornati in Olanda, in particolare:

Ø  Jack S., 11 anni

Ø  Jack V., 6 anni

Ø  Hans N., 9 anni e mezzo

Ø  Henie J., 8 anni e mezzo.

·         Ancora più probante per noi francofoni, è il caso di numerosi bambini deportati dalla Francia e dal Belgio poiché, di solito, erano nati da noi, avevano la nostra nazionalità, parlavano la nostra lingua, avevano dei nomi che ci sono familiari, abitavano nelle nostre città e nelle nostre vie; questi bambini fanno tuttavia parte dei gruppi gasati in blocco all’arrivo; si possono citare per esempio:

Ø  Jacqueline F., 9 anni e mezzo, arrivata nel marzo 1944 (convoglio francese 69)

Ø  Jean P., 13 anni e mezzo, arrivato nel marzo 1944 (convoglio francese 70)

Ø  Jeannette G., 13 anni e mezzo, arrivata nell’aprile 1944 (convoglio francese 71). Si noterà che Jeannette aveva 15 mesi meno del più grande dei 34 bambini di Izieu che facevano parte dello stesso convoglio (Fritz L., 15 anni) e che, afferma il Kalendarium, sono tutti stati gasati; di questo stesso convoglio almeno altri cinque bambini più giovani di Fritz sono tornati in Francia.

Ø  Fryma W., 7 anni, arrivata nell’aprile 1944 (convoglio francese 72)

Ø  Claude M., 13 anni, arrivato nel maggio 1944 (convoglio francese 74)

Ø  Friedel R., 9 anni, arrivata nel maggio 1944 (convoglio belga XXV). Durante la selezione, ella venne inviata nella “fila di sinistra” composta da donne inabili (donne anziane e donne accompagnate da bambine) che, secondo il Kalendarium e certi testimoni (degni di fede, beninteso), vennero immediatamente gasate. In realtà, Friedel venne inviata al Familienlager e, in seguito, immatricolata A5241 (vedi Akribeia n°4, marzo 1999, p. 218[6])

Ø  Simy K., 13 anni e mezzo, arrivata nel giugno 1944 (convoglio francese 76). Si tratta in realtà della famosa Simone Lagrange.

Ø  Janine L., 12 anni, arrivata nel luglio 1944 (convoglio francese 77)

Ø  Charles Z., 11 anni e mezzo, arrivato nell’agosto 1944 (convoglio francese 78). Arrivato l’11 agosto 1944, Charles venne inviato al Durchgangslager e poi, secondo il Kalendarium, gasato il 5 settembre; in realtà, venne immatricolato B9733 il 7 settembre e, come tutti i bambini suddetti, è tornato a casa.

Bisogna dunque constatare questo fatto: si trovano dei bambini sopravvissuti in tutti i convogli del periodo studiato (quello che segue la perdita dell’Ucraina da parte dei tedeschi nella primavera 1944); notiamo di passaggio che, se si disponesse dei registri mortuari dell’anno 1944, ci si accorgerebbe senza dubbio che vi figurerebbero numerosi bambini ebrei mentre non se ne trova neanche uno nei registri degli anni 1942 e 1943, e questa può essere la ragione per cui i detti registri non sono stati ancora ritrovati. In effetti, di fronte a queste evidenze, gli storici non potrebbero più eludere questa questione essenziale: perché si trovano le tracce di bambini sopravvissuti o morti tra i deportati dopo la perdita dell’Ucraina da parte dei tedeschi e perché non si trovano prima di questo periodo? Ma, torniamo ai bambini sopravvissuti: forse ci verrà detto (sono cose che talvolta si leggono): il tale bambino sembrava più grande della sua età; il talaltro si è nascosto sotto le gonne della madre; per un terzo, non c’era più gas; un quarto è arrivato quando le camere a gas erano ferme. E per gli altri? Ebbene, non si sa; non si trova nulla a loro riguardo nel Kalendarium se non che sono stati gasati, il che è inesatto; il loro ritorno costituisce dunque uno strappo inspiegabile al dogma secondo cui tutti i bambini venivano, salvo rare eccezioni, gasati al loro arrivo ad Auschwitz; bisogna dunque far prova di umiltà e ammettere senza vergogna il fatto che il ritorno di questi bambini costituisce un mistero, vale a dire una verità di fede inaccessibile alla nostra povera ragione. La sola spiegazione razionale che si potrebbe forse avanzare è che, nella materia, l’eccezione alla regola è divenuta la regola e che, come è stato enunciato da Pierre Vidal-Naquet a proposito dei “coefficienti moltiplicatori” di Jean-Claude Pressac, si tratta di una “conquista scientifica che faremmo molto male a snobbare”. Forse.

Simone Lagrange (Simy), giunta tredicenne, nel giugno 1944, ad Auschwitz



[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://vho.org/F/j/Akribeia/6/Boisdefeu94-99.html
[2] Bullettin de la Fondation Auschwitz, n°63, aprile-giugno 1999, essenzialmente costituito dal Cahier International sur le témoignage audiovisuel  [Quaderno internazionale sulla testimonianza audiovisiva], n°3, giugno 1999. In rete:  http://www.auschwitz.be/index.php?option=com_content&view=article&id=82 
[3] Disponibile in rete in edizione italiana all’indirizzo: http://www.deportati.it/librionline/Kalendarium.html
[4] Mais pourquoi donc les enfants juifs déportés de Vught (Pays-Bas) à Auschwitz le 3 juin 1944 n’ont pas été gazés?: http://www.vho.org/F/j/Akribeia/5/Boisdefeu141-143.html . Da me tradotto qui: http://andreacarancini.blogspot.com/2011/11/jean-marie-boisdefeu-perche-i-bambini.html
[5] Mais pourquoi donc Sara (11 ans), son petit frère et son (tout) petit neveu n’ont-ils pas été gazés?: http://www.vho.org/F/j/Akribeia/4/Boisdefeu226.html . Da me tradotto qui: http://andreacarancini.blogspot.com/2011/11/jean-marie-boisdefeu-ma-perche-dunque.html
[6] Auschwitz-Birkenau: Sélection des aptes pour le travail («file de droite») et des inaptes pour le crématoire («file de gauche»). Exemple: le convoi belge n° XXV arrivé le 21 mai 1944: http://www.vho.org/F/j/Akribeia/4/Boisdefeu217f.html . Da me tradotto qui: http://andreacarancini.blogspot.com/2011/11/jean-marie-boisdefeu-la-selezione-ad.html