Zyklon B: l'enormità di James Roth e di Franco Rotondi

È giusto sparare sulla Croce Rossa? Mi sono posto la domanda leggendo (lettura trasversale) l’indegno libercolo di Francesco Rotondi LUNA DI MIELE AD AUSCHWITZ – Riflessioni sul negazionismo della Shoah.[1] Il libercolo in questione ha già infatti ricevuto una dettagliatissima stroncatura da parte di uno dei diretti interessati, e cioè Carlo Mattogno:  http://www.aaargh.codoh.info/fran/livres7/CMluna.pdf .

Rotondi, da quella stroncatura ne è uscito decisamente malconcio, e ha smesso da tempo di scrivere di revisionismo eppure, ciononostante, è opportuno a mio parere ritornare sull’argomento: primo perché Mattogno ha risposto solo per le cose che lo riguardavano e, secondo, perché certe bugie è giusto smentirle comunque, perché altrimenti possono continuare a fare danni. Perciò, dedicherò qualche post – ogni tanto, senza fretta, si capisce – all’annosa pratica Rotondi, per quanto polverosa e modesta essa sia.

Oggi mi accontento di smentire una, tra le tante, delle bugie di Rotondi riguardanti il Rapporto Leuchter, la nota indagine forense sulle “camere a gas” di Auschwitz e Birkenau compiuta da Fred Leuchter nel 1988. Il capitolo del libretto in questione è il quinto: Il negazionismo tecnico (pp. 67 e seguenti).

La bugia è consistita nel riprodurre, presentandola come vera, l’enormità proferita nel 1999 dal dr. James Roth -- il tecnico responsabile dell’Alpha Analytical Laboratories che a suo tempo aveva analizzato per conto di Leuchter i campioni di muratura prelevati ad Auschwitz – sulla presunta (in)capacità dell’acido cianidrico di penetrare i muri. La dichiarazione è la seguente (pp. 69-70):

«Non ritengo significativi i risultati dell’indagine di Leuchter. Non c’è nessuna prova che aiuti a stabilire con certezza se quelle superfici fossero state esposte o meno [allo Zyklon B] (…). Ora che sappiamo di cosa si tratta possiamo affermare che il tipo di test a cui sono stati sottoposti i campioni non era quello più adatto. L. [Leuchter] arrivò in laboratorio con campioni di materiale pietroso di dimensioni variabili da quella di un dito a quella di un pugno. Li frantumammo in un matraccio e aggiungemmo acido solforico concentrato. In tal modo si verificò una reazione che produsse una reazione rossastra. Dall’intensità di questo colore era possibile stabilire la concentrazione di cianuro nei materiali analizzati. Per analizzare correttamente i risultati bisogna considerare il decorso della reazione chimica del cianuro sulle pareti. Dove va a finire il cianuro? Per quanto tempo resta in profondità? Il cianuro reagisce solo in superficie. Generalmente penetra nelle pareti per non più di 10 micron; il diametro medio di un capello è di 100 micron: dividetelo per 10. Bene, ho diluito i campioni di Leuchter per 10, 100.000 volte. Se si cercano tracce di cianuro si analizza la superficie del materiale, non c’è nessun bisogno di guardare in profondità perché di sicuro lì non se ne trovano…».

La questione dello scolorimento dei muri delle camere a gas di disinfestazione di Auschwitz è stata trattata a fondo nel capitolo 8 del Rapporto Rudolf: Evaluation of Chemichal Analyses (  http://www.vho.org/GB/Books/trr/8.html ). All’enormità proferita da Roth, da Rudolf definita “outrageous nonsense” (vergognosa assurdità), il chimico tedesco muove quattro ordini di obiezioni (vedi: 8.4.3. The Memory Hole). Limitiamoci all’ultima:

“Infine, il massiccio scolorimento dei muri esterni delle camere di disinfestazione di Birkenau e di Stutthof, come mostrato in questo rapporto peritale, costituisce chiaramente la prova visibile e definitiva del fatto di quanto facilmente il cianuro di idrogeno e i suoi derivati solubili possano penetrare tali muri”.

E poi vi sono le immagini che, mai come in questo caso, valgono più delle parole: altro che 10 micron, lo Zyklon B è in grado di penetrare i muri da parte a parte!

Come ha scritto Germar Rudolf, “il prof. Roth può essersi sentito obbligato ad attaccare Leuchter per evitare di diventare egli stesso un bersaglio di certi gruppi di pressione che erano già riusciti a distruggere la carriera di Leuchter”.

La bugia di Roth aveva quindi un suo perché. Ma a Rotondi, chi glielo ha fatto fare!!!???


[1] Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2005, pp. 172.