Berlusconi: il vaso di coccio del South Stream

Ieri, ho avuto l’onore di essere citato per nome e cognome su “Repubblica”[1] dall’ormai tristemente noto Marco Pasqua. Più d’uno, tra i miei amici e corrispondenti, ha argutamente osservato: “Andrea? C'è il Grande Fratello: sei stato nominato!”.

E adesso che succederà? Avrò anch’io i miei 15 minuti di celebrità? Ma io non voglio diventare famoso per 15 minuti!
Battute a parte, come commentare quest’improvvisa – e minacciosa - gara di servilismo[2] scatenatasi ieri tra i politicanti italiani nei confronti di Riccardo Pacifici, noto apologeta dei crimini di guerra israeliani[3], che si straccia le vesti[4] per l’assenza in Italia di una legge antirevisionista?

Le prese di posizione di Pacifici al riguardo non sono certo una novità ma finora non avevano mai suscitato un consenso così compatto da parte dei suddetti politicanti. Forse, c’è qualcosa che va al di là della paura per il professore universitario che parla liberamente di certi argomenti in ambito accademico. Forse, stiamo assistendo a un riposizionamento della cosiddetta classe dirigente, che sente avvicinarsi la fine di Berlusconi e vuole segnalarsi ai padroni di sempre, gli americani.

È risaputo infatti che l’Olocausto è uno dei parametri ideologici dell’”Occidente”, del mondo unipolare che fa capo a Washington e, da questo punto di vista, gli ebrei come Pacifici sono, in Italia, le sentinelle del blocco Nato-UE: il loro richiamo all’ordine va al di là della mera questione olocaustica e prelude alla probabile spallata (un’altra rivoluzione colorata?) per riportare l’Italia nella sua tradizionale cuccia atlantica, rispetto alle velleità eurasiatiche di Berlusconi. Di fatto, le comunità ebraiche italiane stanno lavorando per togliere di mezzo il presidente del Consiglio e, dichiarazioni di rito a parte[5], forse se ne è reso conto anche il diretto interessato.

Il momento è delicato: gli Stati Uniti stanno perdendo la quarta guerra mondiale, quella dei gasdotti, giocata contro le potenze emergenti del 21° secolo (Brasile, Russia, India, Cina…). La partita decisiva è quella del South Stream e, grazie all’abilità dei russi, sembra quasi fatta[6]. Quasi, perché il punto critico del progetto in questione è dato proprio dalla debolezza politica di Berlusconi, vaso di coccio tra i vasi di ferro nel Grande Gioco dell’energia. Per salvarsi (e salvare l'Italia da coloro che ne vogliono la rovina finale) avrebbe bisogno di ben altro consenso sociale (che è cosa diversa dal consenso meramente elettorale di cui ancora dispone). Dovrebbe prendere esempio da leader come Chavez e Ahmadinejad, che hanno sventato i rispettivi tentativi di rivoluzione colorata made in Usa grazie alla solidità delle proprie politiche sociali. Altro che la mezza truffa – tremontiana – della social card!
[1] http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/15/news/la_shoah_una_fandonia_un_complotto_viaggio_nel_negazionismo_via_internet-8071892/
[2] http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/15/news/shoa_letta_risponde_a_pacifici-8074517/?ref=HREA-1
[3] http://www.pressante.com/politica-e-ordine-mondiale/1268-riccardo-pacifici-i-massacri-di-gaza-e-il-trucco-mediatico-degli-qaiutiq.html
[4] http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/15/news/finito_il_tempo_delle_ipocrisie-8070581/?ref=HRER2-1
[5] http://www.ilpopolodellaliberta.it/notizie/arc_18921.htm
[6] http://www.sofiaoggi.com/Home-page/Primo-piano-Bulgaria/la-societa-bulgaro-russa-del-south-stream-sara-costituita-entro-un-mese.html