L'Apocalisse di Giovanni nell'esegesi di Claude Tresmontant




INCHIESTA SULL’APOCALISSE DI CLAUDE TRESMONTANT[1]

Chi ha ancora paura dell’Apocalisse? Uccello del malaugurio, il Giovanni della Rivelazione di Patmos ha consegnato la sua rivelazione in un testo chiave della Bibbia per un gran numero di amatori dell’esoterismo e dell’escatologia: la fine del mondo, come se voi foste lì! Da cui elucubrazioni varie e innumerevoli che fanno la fortuna dei millenaristi e di altri guru. Ma per Tresmontant, l’Apocalisse non va temuta, al contrario, poiché essa sarebbe già terminata, conclusa e questo sin dal 70 dopo Cristo, data della presa di Gerusalemme!

Idea folle? Tradimento del testo? Come arriva Tresmontant a una tale conclusione? In Enquête sur l’Apocalypse, il nostro teologo si intrattiene a confrontare Storia e Rivelazione. Armato dei testi di Flavio Giuseppe e di Filone di Alessandria, egli mette in relazione il destino di Gerusalemme con il re Erode e i terribili Cesari, e con la sua ribellione, seguita dall’assedio condotto dai Romani che portò alla sua morte. In realtà, dimostra Tresmontant, l’Apocalisse descrive in forma criptata avvenimenti contemporanei perfettamente chiari per le comunità cristiane dell’epoca. In forma criptata perché queste stesse comunità sono perseguitate dai Giudei (una tribù uscita dal Popolo Ebraico e che non ingloba la totalità degli Ebrei) e dai Romani.

Voi l’avrete capito, Tresmontant milita per l’idea che l’Apocalisse non è stata scritta tardivamente come gli specialisti pretendono ma piuttosto verso il 56 dopo Cristo. Questo cavallo di battaglia, egli l’ha spiegato a lungo in Le Christ hébreu e lo ha costantemente sviluppato nel corso delle sue altre opere. I suoi argomenti sono d’altronde probanti o in ogni caso pertinenti: con l’aiuto di numerosi esempi tratti dai Vangeli, tra cui quello di Giovanni, egli sottolinea che vi sono dei misteri, degli avvenimenti poco chiari e che questi elementi taciuti (come il nome della persona nella cui casa Gesù e i suoi discepoli consumano il loro ultimo pasto) si spiegano unicamente con il fatto che i Vangeli sono stati scritti per la comunità cristiana a distanza ravvicinata dagli avvenimenti e che essa doveva tacere la verità, per paura che i cristiani cadessero nelle mani della polizia di Cesare. In questo, Tresmontant si rivela molto agguerrito, anche se, in realtà, i suoi argomenti possono facilmente essere contestati. Così, tanto per cominciare, l’autore non spiega mai perché gli esegeti forniscono una datazione tardiva dei testi. Poi, egli spiega che se un nome viene taciuto o un luogo nascosto, è perché la rivelazione di questi elementi doveva restare nascosta. Ma si potrebbe anche pensare che la tradizione orale ha perso l’informazione durante la redazione [del testo] o ritenere l’informazione poco importante per i redattori dell’epoca. Tresmontant ha dunque la tendenza a voler troppo spiegare, razionalizzare, dei fatti su cui è impossibile pronunciarsi.

Parimenti, quando egli si interessa alla Storia. Se i suoi riferimenti sono molto utili alla comprensione dell’Apocalisse, perché l’autore non parla mai degli storici che hanno criticato Filone e Flavio? Tresmontant scrive il suo libro come se si potessero accettare queste testimonianze senza batter ciglio. Ma non è così che funziona quando si fa della Storia: si tratta di interrogare la fonte, di confrontarla con altre, di testare la sua affidabilità ecc. Qui, ancora, Tresmontant crede che più una fonte è antica più sarebbe affidabile. Tutto ciò non ha niente di sicuro!

Nondimeno, al di là di queste critiche che gli vanno rivolte, bisogna riconoscere che il cuore della sua analisi si rivela impressionante. Così, come non ammettere con lui che il Giovanni che ha scritto il Quarto Vangelo e l’Apocalisse non è il Giovanni figlio di Zebedeo ma il Giovanni il grande sacerdote del Tempio? Basandosi anche qui su una antica fonte storica che menziona questo fatto, Tresmontant dimostra nel leggere i sacri testi che Giovanni non poteva non essere una personalità in vista e conosciuta del Tempio (altrimenti, nel Quarto Vangelo, non avrebbe mai potuto impartire degli ordini alla inserviente del Tempio dopo l’arresto di Gesù). Allo stesso modo, si vede che egli conosceva perfettamente il sancta sanctorum del Tempio poiché un certo numero di elementi si ritrovano nell’Apocalisse. Infine, l’elemento decisivo sta senza dubbio nel fatto che, nel Vangelo di Giovanni, Gesù celebra la Pasqua un giorno prima di quella dei Vangeli sinottici. Un mistero spiegato brillantemente da Tresmontant.

Confrontando l’Apocalisse ai Libri di Daniele e dei Maccabei, il nostro teologo fornisce un’interpretazione interessante del testo conclusivo della Bibbia mostrando che Giovanni annuncia la presa e la distruzione di Gerusalemme allorquando egli scrive intorno all’anno 56. No, non si tratta della fine del mondo, egli sostiene, ma di una speranza in corso di realizzazione: la nuova Gerusalemme è la Chiesa dei Cristiani, annunciata sin dal Libro di Isaia quando il profeta denuncia le sue prostituzioni per poi lodare il ritorno alla sua verginità … Se si resta davvero impressionati dalla sua analisi, ci si rammarica tuttavia che non tutta l’Apocalisse sia stata analizzata. Perché, che significa allora la lotta degli Angeli presente nel testo? Futuro del Mondo, o racconto delle Origini? E poi, i quattro cavalieri, questi famosi quattro cavalieri, perché non parlarne? Senza dubbio, Tresmontant ha trattato di tutto questo nella sua traduzione completa dell’Apocalisse (sempre presso FX di Guibert).

In conclusione, che dire? Questo libro, a differenza delle precedenti cronache su questo blog, si rivela molto difficile da leggere: lo stile – che non è il forte dell’autore – è pesante. La prima parte, quella storica, si rivela estremamente lunga e le numerose citazioni tratte da Flavio e da Filone non sempre sono indispensabili alla lettura. Inoltre, il metodo dell’autore si rivela spesso discutibile. Nondimeno, si deve riconoscere una grande qualità a queste opere: egli rasserena. Finite le divagazioni sulla fine del mondo, sul giudizio finale, sulla distruzione della terra, e così via. La felicità promessa non va attesa nell’aldilà ma comincia da adesso: la Chiesa rappresenta la nuova Gerusalemme, l’embrione della nuova umanità futura, quella che vedrà l’alleanza del carnale e dello spirituale, dell’Uomo e di Dio. Bisognava che Tresmontant rivelasse ciò che doveva essere detto. Alla maniera di René Girard, Claude Tresmontant impedisce alla paura o all’angoscia di propagarsi e rivela le verità nascoste, magnifiche, che stanno dietro parole scioccanti. Si raccomanda dunque vivamente la lettura di questo arduo saggio, per smettere di temere e cominciare, sin da ora, a sperare.   
    
L'evangelista Giovanni scrive il Libro dell'Apocalisse, quadro di Hieronymus Bosch




[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://menon.canalblog.com/archives/2008/02/19/8015613.html