Parafrasando un vecchio detto:
“You can take a man out of a sect but you can’t take the sect out of the
man.“
Ognuno è come è: mi sono resa conto, in questa storia, che il mondo è pieno
di gente che si difende attaccando. Personalmente, tendo a difendermi cercando
di capire cosa diamine succeda.
Lo spettacolo di Miguel Martinez
che, in quei giorni, comincia a dichiarare che “conosce bene questa vicenda
dall’inizio” (eppure io e lui, come ho sempre scritto, non ci eravamo mai
sentiti, mentre si svolgeva), che “le cose non sono come sembrano” e
che “non vorrebbe parlarne”, mentre ci fa unaseriedi
post in successione, più vari commenti ammiccanti su blog altrui, mi
riempie di assoluto stupore.
Quando leggo il post
in cui sostiene la Valent attribuendomi però delle “attenuanti” – da un mio
presunto “disagio psicologico” al bisogno di denaro – tutte
le mie energie sono impegnate nello sforzo di razionalizzare gli eventi, onde
evitare di essere travolta da una situazione che definire destabilizzante è
poco.
Io non l’avevo mai vista in vita mia, gente di questo genere.
E’ stato tornare dall’Egitto e trovarmene un club intero, porca miseria: ma
erano infiniti o cosa? Perché Miguel stava facendo insinuazioni di ogni tipo in
un momento tanto delicato?
Dovevo capire, e non avrei trovato pace finché non avessi capito.
E, per capire, dovevo evitare di farmi risucchiare dalle parole e dovevo
concentrarmi sui fatti.
Del chiedere – invano – a Martinez cosa diamine andasse insinuando
Se una non capisce, domanda. Che è esattamente quello che ho fatto:
“Senti: se hai qualcosa da dirmi, è necessario che mi parli chiaro. Altrimenti non capisco. E sono anche stufa di tutto quello che è stato messo in piedi e che è falso
come la peggiore patacca che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Ti ho chiesto mille volte di dirmi che cavolo di informazioni avessi che ti
davano tante sicurezze. E non me lo dici. E non capisci che io non le ho. Io non li capisco, i linguaggi trasversali. Per cortesia, e te lo dico davvero, spiegami da cosa trai le tue certezze,
i tuoi giudizi e le tue posizioni. Per me è ostrogoto, non capisco. Io so quello che ho vissuto io, che ero al centro di questa storia. E che sto tacendo non per me ma per altri, mentre va in scena il peggio
della falsità universale.”
E ancora: “Continuo a non capire per quale motivo dici di sapere tutto
di questa storia quando io e te non ci siamo mai sentiti per
tutta la sua durata. E’ una domanda vera, davvero non lo capisco.”
Chiedo formalmente al Martinez il permesso di pubblicare
tutto il nostro scambio di email di quei giorni, qualora volesse smentire anche
solo una virgola di quello che dico.
Se non me lo darà, ovviamente non le pubblicherò.
Raccontare quale era la sua posizione autentica – posizione che io conosco
attraverso quelle email, per forza – mi pare però doveroso,
dopo essere stata da lui dipinta come una squilibrata a caccia di soldi.
Chiedendogli il permesso di pubblicare quelle email, offro a Martinez la
possibilità di farsi sentire attraverso la sua voce, non attraverso il
mio racconto.
Provo, intanto, a fare un riassunto puro, con il minor numero possibile di
commenti da parte mia.
Alla mia prima richiesta di spiegazioni (“Hai intenzione di colpirmi da
qualche parte pure tu?“) Martinez risponde ricordandomi (eh, sì…) una
lite che io ebbi con Lisa Maccari, sua moglie, più di un anno prima.
La lite, peraltro assolutamente puerile, è questa: http://www.ilcircolo.net/lia/000925.php
a cui seguì questo: http://paniscus.splinder.com/1131846125#6275936
e questo: http://paniscus.splinder.com/1132526931#6351357
E mi ricorda che, a un certo punto di quella sciocchissima lite, io gli
avevo detto che “mettevo i miei sentimenti anche al di sopra dell’amicizia”,
rivelandomi di avere basato i suoi rapporti con me, da quel momento in poi, sulla
base di questa mia affermazione.
Non sto raccontando questo per divagare, ma perché è importante per capire
la storia: credo ci passi il confine tra individualismo e settarismo,
attraverso questo bizzarro problema tra me e Kelebek.
Perché io, quella mia frase, la ribadisco serenamente: ci passa anche il
rispetto di sé, a mio parere, in quello che gli dissi.
Pare che ‘sta frase mi abbia causato dei guai a scoppio ritardato, però.
Reato di insubordinazione:
Lo scambio di email tra me e lui va avanti per un pezzo su discorsi
assolutamente teorici: se anche io avessi avuto ragione nel merito della mia
querelle con Piccardo, dice lui affermando che lo pensa persino, non avrei mai
dovuto portare la questione sul mio blog. Nemmeno in forma anonima, come avevo
fatto, perché siamo tutti “osservati” in una “guerra globale che non si
gioca solo a Guantanamo”, e si capiva perfettamente di chi parlavo.
“Quest’uomo mi sta punendo per il reato di insubordinazione”, penso
io, mentre mi vengono alla memoria le scene della Guerra Civile spagnola e le
epurazioni dei miliziani “incontrolados“.
E’ persino buffo.
Non capisco perché non me lo abbia detto prima, però, che non era d’accordo
con ciò che facevo.
E’ la prima volta che me ne informa, e pensa che momento ha scelto.
Allo stesso tempo, però, mi svela un lato laico di se stesso che, persa nel
dichiarato filoislamismo che ci accomunava, io non avevo mai neanche
sospettato.
E qui – che a Miguel piaccia o no – lo devo citare, in una considerazione che
non è per nulla personale ma assolutamente politica: “L’Islam considera le donne come minori sotto tutela,
che devono girare solo con il mahram e quant’altro, ma che proprio per questo
devono essere *tutelate*. La grintosa single autosufficiente a capelli scoperti, che la sera si beve
il suo bicchiere di vino, non è prevista dal diritto islamico.
E quindi è ovvio che il diritto islamico prevede forme di tutela che diventano
semplicemente ridicole in questo caso.”
Oh, benissimo: apriamo una parentesi sull’islam che, tra l’altro, è l’unica
cosa di cui io abbia veramente voluto parlare lungo tutta questa vicenda.
Lasciando perdere lo sciocco riferimento al vino, che in una “donna del
Libro” è perfettamente lecito senza che, per questo, il Corano le consideri
meritevoli di essere private dei propri diritti all’interno del matrimonio
islamico, rimane la questione fondamentale: i principi di fondo del
Corano sono ancora applicabili, oggi, qui e con donne capaci di farsi valere
(che peraltro esistevano anche ai tempi del Profeta)?
In termini generali, questa è esattamente la questione che io ho posto a
Piccardo.
E infatti, checché Magdi Allam ne dica, io non gli ho mai detto che se
io e lui non fossimo arrivati a un accordo io avrei fatto il suo nome.
Io gli ho detto e scritto – nella famosa email, e molto chiaramente – che avrei
portato la questione davanti alle organizzazioni islamiche italiane.
Le quali potevano anche dare ragione a lui, per carità!
Però, a quel punto, un bel po’ di islam europeo – dall’Ucoii a Tariq Ramadan –
avrebbe fatto meglio a riformulare il suo discorso e, soprattutto, la sua
proposta – e la sua propaganda – nei confronti delle donne, e ad esplicitare
chiaramente la giustezza di un diverso trattamento delle donne di oggi
rispetto allo stereotipo di cui parla Martinez. O delle cristiane rispetto alle musulmane.
Per esempio.
Trattamento che, peraltro, l’islam propone in termini di rispetto, più che di
tutela.
Questo, se Hamza Piccardo era rappresentativo di qualcosa.
Se invece – come diceva il Martinez – era solo “un editore di Imperia con la
pancia”, interrogarsi sulla sua coerenza come portavoce era lecito.
Sennò posso farla pure io, a quel punto, la portavoce in Italia dell’islam
europeo, e con il mio bicchiere di vino serale.
“Filoislamico a chi?”
Sta di fatto che, nel momento in cui avviene questo scambio di email tra me
e Miguel, mi hanno già dato ragione tutti: dal presidente dell’Ucoii allo
sheikh di Piccardo, dalla docente di diritto islamico da me consultata fino a
Piccardo stesso. Il quale sta semplicemente combattendo per darli a me,
i suoi soldini, e non alla Caritas come io gli chiedo di fare.
Rimane una sola persona a darmi torto, ed è Miguel Martinez.
Perché Miguel è un laico – apprendo in quel momento – e considera alcuni
aspetti fondamentali dell’islam – l’articolo 20 della
Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo nell’Islam, per esempio, documento
peraltro tradotto da Piccardo – come modi per mantenere le donne come “minori
sotto tutela”.
Ma che senso hanno per lui, a quel punto, tutti i miei post dall’Egitto su
velo e affini che Miguel stesso ha fatto circolare e messo in linea sul suo
sito?
Pensava che stessi facendo un lavoro di propaganda politico-terzomondista
sostanzialmente insincero, fingendo di entusiasmarmi per cose in cui non
credevo?
Pensava che scrivessi cazzate manipolatorie ad uso dei miei lettori e su cui,
in privato, io e lui avremmo potuto strizzarci l’occhio?
Eh, bella domanda.
Forse lo pensava anche Piccardo, dopotutto.
Be': si sbagliavano.
La discussione teorica tra me e Martinez va avanti per diverse email e, devo
dirlo, non è entusiasmante.
Io gliel’ho anche chiesto, a Miguel, perché non me le avesse fatte sul suo
blog, le sue obiezioni “politiche”. Rispetto alle sue insinuazioni sui miei
“squilibri mentali” e sulle mie “seti di denaro”, le avrei preferite di gran
lunga.
Mi rispose che il blog è “il posto dove offrire il meglio di sé”, non dove
litigare. Pensa te.
Piuttosto, io sono certa che lui sapesse che, di fronte all’ambiguità di una
serie di sue insinuazioni vaghe e squisitamente personali, io, in quel
preciso momento, non potevo replicare.
Mi aveva anche sondato, prima di iniziare a farle, con un paio di telefonate
pseudo-amichevoli.
Mi voleva colpire, lo trovo evidente. Per farlo sceglie, assieme alla
Valent, tutte le tecniche che, da quando esiste il mondo, vengono usate contro
le donne: dal tirarne in ballo la sessualità allo svilirne il discorso
attribuendolo non già alla razionalità, ma a non meglio precisati “disagi
psicologici”, difficoltà economiche, incontrollati sentimenti in libertà e
quant’altro.
Il tutto, in nome della presunta difesa di un islam che, visto da lui, è
una specie di gruppo politico – la Brigata Islamica
dei Compagni Antimperialisti, direi ad occhio e croce – in cui l’essere
musulmani è una posizione squisitamente antisistema e totalmente priva di una
sostanza propria e di una coerenza rispetto alla sua stessa propaganda.
E complimenti vivissimi, che vuoi che ti dica…
Potevate dirmelo prima.
Riusciamo comunque a uscire dalla teoria, con qualche difficoltà, anche
perché io ho intanto deciso di starmene attaccata ai fatti come una
patella su uno scoglio, e manco le teorizzazioni del Martinez riescono
più a distrarmi.
Un po’ connivente, l’amico:
E così (ormai si è fatto febbraio, tra una email e l’altra)
il Martinez mi rivela serenamente che a lui risulta che sia stato l’amico di
Dacia, a girare la mia email al Corriere.
Mi dice pure in che modo: per fax.
Bello, esserne finalmente informata.
Ecco cosa intendeva dire, quando andava a insinuare in giro per il web
che lui “conosceva i fatti”.
E parla dello stesso amico che Dacia difendeva a spada tratta, mentre mi
gettava addosso tutto il fango che poteva, e con il divertito sostegno di
Miguel stesso.
Le cose concrete che emergono dal mio scambio con Miguel Martinez, alla
fine, sono queste: 1. Che lui sapeva, da ben prima
dell’articolo, che questo amico di Dacia aveva una copia di quell’email. Cosa
che io invece non sapevo e che apprendo in quel momento. E che se ne
era stato zitto con me perché, fidandosi della sola parola della
Valent, riteneva che lui ce l’avesse con il mio assenso. 2. Che gli era stato detto da subito che
questa persona chiedeva alla Valent gli header della mia email e
che lui si era applicato a convincerla a non darglieli. 3. Che non aveva ritenuto di dovermi informare in
tempo di questa manovra che mirava a fare uno scandalo alle mie spalle
e contro la mia volontà (se non fosse così, questo tizio avrebbe potuto
benissimo chiederli a me, gli header…).
Non solo: non aveva nemmeno
ritenuto di dovere informare Piccardo, ovvero la principale vittima finale
di questa operazione.
Aveva mantenuto il segreto tra lui e Dacia o, forse, lo aveva
condiviso con altri, ma non con le due persone colpite dallo scandalo. 4. A
scandalo esploso, viene a sapere che quella email è arrivata al Corriere per
fax: dal che si deduce che, chiunque glielo avesse detto, o l’aveva mandata
personalmente oppure era in rapporti abbastanza amichevoli con
chi l’aveva mandata da farsi dire persino con quali mezzi l’avesse
fatto pervenire – illegalmente, sottolineo- a Magdi Allam. Personalmente, vengo
a conoscenza di questo particolare da Miguel Martinez, e solo il 1
febbraio. 5. Che lo scopo delle sue pubbliche esternazioni a sostegno
di Dacia Valent era quello di evitare attacchi di Dacia a lui stesso e
di bloccare ipotetiche risposte mie a quanto scritto dalla Valent, che
avrebbero teoricamente potuto aumentare il livello di ostilità tra me e lei e
finire col coinvolgere lui.
E così, il suo intervento nella vicenda, unito a quanto scritto da Dacia,
ottiene lo scopo di
gettare ombre sul mio ruolo – inesistente, e lui lo sapeva – nella
pubblicazione dell’articolo del Corriere.
La mia posizione ne esce dunque indebolita, e ciò avviene, oltretutto,
nell’esatto momento in cui io sono anche l’unica in condizione di protestare
per la scorrettezza globale dell’articolo del Corriere.
Dovendomi ritrarre dal fango che viene sparso giusto nei giorni di maggiore
attenzione attorno alla vicenda, non ho modo di fare rimbalzare la mia protesta
come avrei potuto.
Direi che si perde una buona occasione per mettere in discussione la
correttezza di Allam. O
no?
Be: Miguel Martinez preferisce portare avanti la tesi della correttezza
della Valent, in tanto frangente.
E, soprattutto, gli pare un ottimo momento per ricordarsi della mia
lite con sua moglie e per fare del suo meglio per demolire, a mo’ di
ripicca a scoppio ritardato, la mia credibilità, e mentre mi scaglio contro
Allam stesso.
Un Allam che, in tutta la blogosfera, era stato difeso solo da Dacia Valent.
Prego i miei lettori di alzarsi in piedi, a questo punto, e di tributare un
sentito applauso a Miguel Martinez.
Un’analisi più approfondita e generale del ruolo “politico” che il
Martinez sembra perseguire nella blogosfera, la rimando a un post successivo.
Nel prossimo, facciamo un po’ il punto della situazione. Aggiornamento: Leggo che Martinez scrive chiedendomi
quanto segue:
“Il chiarimento in proposito delle “ulteriori” corrispondenze da lei
scambiate con il giornalista in questione, a cui fa riferimento lo stralcio
della sentenza del Garante, da lei pubblicato;”
Invito Martinez a leggere meglio.
Lo stralcio dice
testualmente che la
RCS Quotidiani dichiara che:
“Presso la propria banca dati “non esiste alcuna ulteriore
corrispondenza intercorsa tra l’autrice dell’email del 7 ottobre e il
ricorrente“.
Il ricorrente (ovvero colui che fa il ricorso) è
Piccardo, non Allam.
E viene definito “ricorrente” lungo tutta la sentenza, a partire da qui.
Quindi, la RCS
Quotidiani ha semplicemente dichiarato di non
possedere altra corrispondenza tra me e Piccardo.
Vedo che abbiamo un po’ di problemi con la comprensione di alcune parole, da
DESTINATARIO a RICORRENTE.
Per uno che di mestiere fa il traduttore, suppongo che ricorrere a un buon
dizionario non sia difficile. (Continua…)
Questa te la copio. Comunque, a margine, ricordi
di quando ti chiedevi se ti fossero rimasti ancora commentatori “laici” (in
senso lato)? Credo che alcuni abbiano aspettato con fiducia il momento in cui
ti saresti guardata attorno… altri no, ma pazienza!
Lia, mi sto facendo un coso così a difenderti sul
blog di Miguel. La sagra dei luoghi comuni si è scatenata, vomitevoli
definizioni che infangano per primo il blog di Martinez. Se sul mio blog avessi
commentatori di quel livello l’avrei già chiuso, e dire che ne ho di pazzoidi.
Non so se hai ragione o no o cosa, ma non tollero che si usino simili luoghi
comuni da Costanzo Show nei confronti di una compagna.
Sarò pure 77ina, ma cazzo.
Un bacio
la timida donzella (che preferisce rimanere
anonima qui e dal Martinez)
Scusa se vado fuori tema, ma tra la tua campagna
sul divorzio islamico e quella pro-fumatori (diversa da pro-fumo…e che non ha a
che vedere con gente che va in giro a profumare l’aria visto che si parla di
puzza!) di cui ho appreso solo ora, mi e’ piaciuta molto di piu’ quest’ultima,
sei stata grande nel difendere la dignita’ dei fumatori che sono stigmatizzati
solo in quanto tali. A me da’ un gran fastidio la puzza di alcol e il vedere le
persone ubriache senza controllo, oltre a farmi paura, che facciamo? Si
potrebbero ghettizzare anche quelli no? E che dire di quelli che si mettono le
dita nel naso? Mi danno un fastidio che mi fa star male, mi vien la nausea,
guarda, non potremmo imporre loro il burqa cosi’ almeno si possono fare le
cosine loro dietro la tenda senza essere visibili? Perche’ in fondo e’ questo
che si chiede ai fumatori no? Di essere invisibili che solo la vista sembra
provocare danni irreparabili e scompensi ormonali.
Comunque anche sul divorzio islamico e tutto quel che ne e’ seguito ti stai
difendendo bene, brava. Potresti darmi qualche consiglio su come potrei fare
per provocarmi i tuoi stessi disagi psicologici cosi’ da poter scrivere tanto
divinamente? Ed anche su come fai a trovare tanto tempo per occuparti di un
blog di lusso mentre sei disperatamente bisognosa di soldi?
Grazie
C’è una cosa che io evito di fare fino allo
spasimo, se solo mi è possibile: applicarmi nel seguire certi commenti e certe
sarabande prevedibili quanto inutilmente sgradevoli. A un certo punto, chiudo e
non seguo più, se non per rispondere su un piano concreto.
Vado dritta per la mia strada, quindi, e che dicano quel che gli pare.
Grazie, comunque. :)
;) ..ho letto il testo a tre firme sul blog di
martinez, firme grondanti orgoglio offeso, voglia di guelfi e ghibellini in
eterna parata è l’immagine che ne riporto. mi domando solo a che pro – ti
chiedano altrettanta liberatoria.. mi par ridicolo! ma anche ben altro.. sul
resto hai già notato tu la loro lettura abbastanza “distratta”.
Hahaha, cara mia tu attiri perché – sotto, sotto
– pensano che ti hanno ‘in pugno’ visto quello che scrivi.. ‘inguaribile brava
ragazza’, ‘blogger intima’.. invece ti dimostri peggio di una leonessa appena
ci provano.. allora la ‘brigata Islamica dei compagni antimperialisti’ si
dimentica delle cause e della solidarietà e, panicati sono diventati un manico
di adulti affetti da ADHD.. per motivi diversissimi hanno fatto branco e non si
verrà ma i capo, non saprai mai (da loro) chi è stato il/la
traditore/traditrice. Non te la prendere, pensa alle vacanze, un bacio.