Haramlik, Magdi Allam e i rossobruni 7 (Miguel Martinez, la Valent e due cose che avevo ancora da dire)



Intrigo blog (VI): Miguel Martinez, la Valent e due cose che avevo ancora da dire

Di lia | Pubblicato: 5 luglio 2007


Puntate precedenti:
1. Haramlik vs.Corriere: caccia alla “Talpa”
2. Intrigo blog (I): le sinergie più sorprendenti del mondo
3. Intrigo blog (II): il caso di Miguel “Gossip” Martinez
4. Intrigo blog (III): intermezzo riassuntivo
5. Intrigo blog (IV): del “ci sono” o “ci fanno”
6. Intrigo blog (V): qui ci vuole una puntualizzazione

Riannodiamo e terminiamo il racconto di quei giorni dello scandalone, che è l’unico modo per arrivare al dunque.
Al centro della mia attenzione ci sono quindi, in quel momento: 1) Il censurabile comportamento di Magdi Allam. 2) La necessità di soffocare uno scandalo bieco e strumentale. 3) Qualche umano sentimento di preoccupazione per delle persone, anche.
E poi ho da un lato Dacia Valent che è l’unica persona di mia conoscenza che desiderasse uno scandalo come quello che è esploso e che, nel contempo, aveva gli strumenti per farlo scoppiare. E che invece – tra una balla e l’altra – insinua che sia io, la mandante occulta dell’invio della email ad Allam.
Dall’altro ho Miguel Martinez che, in pubblico, dà man forte alla Valent facendo credere di essere a conoscenza di cose turpi da me commesse – e che mi sono del tutto ignote – e dipingendomi come una disturbata a caccia di soldi, e in privato mi spiega che in Italia “siamo in guerra” anche se non c’è Guantanamo e che il mio blog avrebbe rappresentato un pericolo per la bandiera e la patria (nonché per il buon umore di sua moglie a novembre del 2005).
Ma, tra una teorizzazione e l’altra, mi comunica anche che sarebbe stato l’amico della Valent a inviare per fax la mia email al Corriere.
Quando arriva addiruttura a parlarmi delle sue conversazioni con la Valent sull’opportunità o meno di far pervenire a costui anche gli header della mia email, io ho solo la forza di boccheggiare: “Ma ti rendi conto che avresti dovuto avvisare per tempo almeno Piccardo, se non volevi avvisare me?
E’ l’ultima frase che gli scrivo.
Poi, non gli rispondo più.
Perché a quel punto, giuro, mi spavento.
Non è che io sia un tipo pauroso, credo.
Fino a quel momento, i miei sentimenti erano stati di sbigottimento, incazzatura, cose così.
Lo scambio di email con Martinez, invece, riesce a farmi questo effetto assolutamente inedito: mi sento alle prese con gente che ragiona in termini che mi risultano del tutto sconosciuti e totalmente imprevedibili, e che non ha nessuno dei comportamenti che mi sembrerebbe normale avere in una situazione del genere.
Come essere finiti sul set di Shining.
Ed era una sensazione che provavo con lui, non certo con la Valent.
Perché la Valent mi appariva fuori di zucca, sostanzialmente, ma lui no.
L’effetto era molto più inquietante.
Era davvero incongruente, quello che mi ritrovavo ad affrontare.
Cerco di spiegare perché.
C’è una mobilitazione spontanea in rete contro il comportamento di Magdi Allam, in quel momento, come non ne avevo mai viste prima. Questa mobilitazione non era dovuta – con buona pace delle ossessioni di ‘sta gente sulla sottoscritta – al fatto che io fossi più o meno amata. Era dovuta al fatto che era stato possibile vedere, in rete, la diretta di una scorrettezza mediatica di notevole portata e risonanza.
Non succede spesso.
Ora: non c’è alcun bisogno di amarla, una blogger, per capire che certe scorrettezze riguardano tutti. E’ però necessario crederle, quando dice che lei non c’entra nulla con la pubblicazione di un’email del genere.
Qua succede, invece, che proprio chi dovrebbe essere “avversario storico” di Magdi Allam si mette a gettare ombre sulla mia trasparenza in proposito, in un momento tanto delicato, e dicendomi pure in privato che, in realtà, sa benissimo che l’email è stata mandata da altri.
Come se colpire me, per Martinez, fosse persino più importante che prendersela con Magdi Allam e, anzi, meritasse pure il siluramento di una mobilitazione contro di lui.
Ché poi sarebbe pure “dalla parte di Piccardo”, Miguel. Lo scrive, lo dice, afferma di difenderlo.
Come fa, contemporaneamente, a sostenere una Valent che era su Libero a cavalcare la vicenda, e dopo avere discettato con lei sul dare o non dare in giro gli header della mia email?
Non lo capisco.
Ma devo capirlo per forza, sennò mi viene un accidenti.
In quel momento mi sento come una che, per un anno di fila, ha vissuto in una specie di teatro popolato di maschere. Cambiavano le situazioni, le modalità e i personaggi, ma il risultato era sempre quello: una specie di finzione universale, e il grottesco malinteso per cui le maschere danno per scontato che io lo sappia già, che di teatro si tratta.
Ed io, invece, non ne ho idea.
Ragionano tutti come se ci fosse sempre stato una specie di accordo implicito di accettazione di convenzioni comuni. Solo che, per quanto mi riguarda, c’è un errore: mi manca, questa premessa implicita, e mi manca del tutto.
Questa storia è sempre stata grottesca, dal giorno in cui è nata.
E lo è stata perché ha sempre rivestito di parole molto grandi delle realtà molto piccole.
Solo che il grottesco fa ridere da un lato ma dall’altro cattura, assorbe, è qualcosa che vorresti decodificare. Svelare.
Per il tuo stesso equilibrio, per il tuo stesso desiderio di logica.
Solo che non c’è verso: è un continuo oscillare dal piccolo al grande, una sorta di improbabile zuppa in cui ti scappa da ridere mentre vanno in frantumi cose che, tuttavia, tu consideri preziose.
Dice Miguel Martinez di avere capito, a novembre del 2005, che io ero una donna estremamente pericolosa perché mi ero lamentata sul mio blog, due mesi dopo il rientro in Italia, perché ero stata apostrofata come “sudafricana bianca”.
In un mondo normale, tu magari sei antipatica, per questo.
O ipersensibile, villana, chennesò.
Nel mondo di cui parlo, invece, diventi “estremamente pericolosa”.
E te lo dice uno che ha più di 50 anni, che io sappia. Non 13.
Solo che non c’è niente da ridere: va in onda Shining.
E’ vero: sono una donna estremamente pericolosa.
In una cosca mafiosa non durerei due giorni.
In una setta, mi sacrificherebbero al demonio di turno nel giro di un quarto d’ora.
Non so manco cosa sia, l’omertà: adesso ho imparato che, chessò, se non esistessero gli omertosi non ci sarebbero manco gli spioni, ma è un dato culturale come un altro.
Trovo più interessante, in fondo, la ricetta della Vichisoisse.

Settarismo e business: l’operazione “IADL” 

Ci sono situazioni da cui non c’è verso di uscire incolumi.
Io ho ringraziato il cielo per tutto quello che mi era capitato a Gennaio, a un certo punto, perché almeno mi risparmiavo l’assurdo imbarazzo di ciò che poi ho visto capitare in rete.
Nel senso che, quando ho letto in un paio di blog che la Mezzaluna d’Oro della IADL veniva annunciata dalla seguente frase:
Siamo lieti di informarla che i 2.000 grandi elettori appartenenti alle diverse associazioni e comunità musulmane in Italia l’hanno eletta etc. etc….
mi sono detta: “Ma ti prego…” e, più che ridere, ho riflettuto sulle insidie della vita.
In che situazione del cavolo mi sarei trovata, se non avessi già litigato con ‘sta gente?
Che avrei fatto, come ne uscivo?
Poi dice che una è “estremamente pericolosa”.
Ma per forza.
Questa gente ha degli interessi comuni, altrimenti questo delirio non si spiega.
Per quanto riguarda Dacia, il suo interesse è pompare la visibilità della IADL, direi.
Non è facile da capire cosa cavolo sia la IADL, esattamente
Nel senso che non se ne sa niente, non si sa nemmeno da chi sia composta.
Dacia firma comunicati con nomi farlocchi e prende iniziative più o meno situazioniste, come la taglia di 10.000 euro a chi tirerà una torta in faccia a un leghista.
Però esistono le persone premiate dalla IADL, e capita persino che siano nomi di un certo rilievo.
Quindi, la IADL appare in giro come l’organizzazione che ha premiato il Sindaco di Firenze, il giudice Imposimato, il tale onorevole o la tale istituzione, e magari pure Kilombo.
Tutti costoro si trasformano nella dimostrazione vivente dell’esistenza della IADL, e ne diventano pure soci onorari. Questi stessi nomi, diffusi grazie a un’instancabile attività di comunicati stampa, spingono i giornali a parlare del premio stesso.
Se tu, quindi, vuoi sapere chi è la IADL, scopri sostanzialmente che è l’organizzazione che ha premiato Tizio e Caio.
Sono referenze di cui ci si fida, direi.
Per un’organizzazione che dichiara un impegno politico a favore del quale possono essere rivolte donazioni o finanziamenti, è un bel fiore all’occhiello.
Credo che questi giochini siano anche diffusi, in questo creativo paese nostro.
Quello che mi colpisce è che vengano portati avanti in assoluto spregio all’altrui intelligenza.
Ma è che il clima di questo paese è talmente imbevuto di teatro, di finzioni implicitamente accettate per vere, che l’intelligenza si trasforma in qualcosa di assolutamente speculativo e la realtà, semplicemente, non si vede più.
Ma chi diavolo può pensare, santo cielo, che in Italia esistano 2000 grandi elettori musulmani “delle diverse organizzazioni o comunità islamiche che vanno in giro a premiare Kilombo, o Imposimato???
Già è tanto se ci sono 2000 musulmani in rete che sanno cosa sia un blog e che abbiano sentito parlare del giudice ultra-ottantenne.
Figuriamoci se si mettono a seguire “il metablog delle sinistre” per premiarlo a nome della IADL.
E il bello è che, invece di porsi questo problema, la sinistra dei blog si scanna e si spacca perché divisa sull’opportunità di chiedere all’ente premiatore di “prendere le distanze dall’antisemitismo“.
Io credo che solo in Italia, possano succedere queste cose.
E a modo suo è persino divertente, la cosa.
Situazionista, di sicuro.
Solo che è anche tragica, e non poco.
Perché questo è un paese del cavolo e non mi pare un caso.

Martinez premiatore occulto della IADL? 

Domanda: tu, Miguel, lo sai che è impossibile che questi 2000 “grandi elettori musulmani” possano esistere?
O ci credi pure tu?
A me Dacia disse che li decidevate tu e lei al telefono, i premi della IADL.
E’ vero o mi mentiva? O magari ho capito male io?
Ma che gusto si prova, a sparare balle di questa portata, e per giunta inutili?
Il gusto di vedere la gente che ci casca, suppongo.
E, in effetti, è buffo.
Con buona pace, per quanto riguarda noi della blogopalla, di tutti i discorsi sulle capacità critiche dei blog e compagnia bella.
E quindi una vorrebbe ridere, da una parte.
Perché è buffo davvero, grottesco davvero.
Poi no, però.
Perché ti mancava solo quello, dopo avere visto trasformato in microscopica idiozia l’islam e tante altre cose che ti avevano emozionato, e per un mucchio di tempo.
Pure la blogosfera, ci voleva.
Duemila grandi elettori musulmani.
Vabbe’.
E questi che sono capaci di cercare di farti la pelle due anni dopo, se ci ridi sopra o dici: “Ma siete matti?”
Perché diventi “estremamente pericolosa”, appunto.

La IADL e i contratti telefonici 

Ché poi fossero interessi grandi, dico io…
Almeno avrebbe una sua connotazione eroica, la cosa.
Qui stiamo parlando di stronzate, davvero.
Di cosa viva Dacia Valent, credo che sia il problema.
Ogni tanto trova dei soldi, che io sappia, o dei ‘business‘.
A volte, generosamente, ‘sti ‘business’ li condivide, come quando si mise a regalare telefonini a un po’ di gente, diversi mesi fa, con tanto di linea telefonica gratis e di numeri uguali che finivano in 00, 01, 02, 03 etc.
Io, ‘sto telefonino non lo volli (credo di essere stata l’unica a rifiutarlo tra quelli a cui venne offerto, tra l’altro), e tantomeno mi parve opportuno mettermi a telefonare gratis e senza sapere chi avrebbe pagato la mia bolletta.
Ero stupita dall’offerta, non capivo e non capivo nemmeno come mai gli altri la accettassero. Doveva esserci qualche spiegazione che nessuno mi raccontava.
A spizzichi e bocconi, nei mesi successivi, ricostruii che Dacia (o la IADL, boh) aveva fatto un accordo con una compagnia telefonica che, in cambio della promessa di chissà quale cifra di abbonamenti – raccolti nella comunità islamica, direi – aveva accettato di fornire questi telefonini e queste linee gratis, appunto.
Gli abbonamenti non arrivarono mai, ovviamente: la compagnia protestò, poi staccò le linee, poi le riattaccò, infine le staccò definitivamente. Intanto, un po’ di persone avevano telefonato gratis per mesi e mesi.
Ecco: io ero molto felice di averlo rifiutato, a suo tempo, il mio telefonino.
Martinez ne rimase stupito quando glielo dissi: “Ma che problema c’è, scusa? Io so solo che era un telefono gratis, e tanto mi basta.”
Beato lui.
Forse è per questo, che io ho i problemi economici ricordati su Kelebek: mi ponevo il problema.
Però, guarda: se allora lo avessi accettato, quel telefonino, ora sarei ricattabile, per esempio.
Chissà quanta gente lo è.
D’altra parte, fare ‘business’ a nome di un’organizzazione – tramite cui promettere a vuoto migliaia di abbonamenti a linee di cellulari, per esempio – è più facile che farli come singole persone.
Ma sono belle anche per tanti altri motivi, le organizzazioni: servono a ottenere visibilità, status, un ruolo. Se uno è un po’ settario, anche un caldo senso di appartenenza.
Questa mia vicenda sarebbe stata un modo per tenerla parecchio sui giornali, la IADL.
Ci credo, che la mia testardaggine nel non volere uno scandalo ispirasse una certa voglia di strozzarmi, qua e là.

Famo la setta nella blogosfera”  

Un cancro tra i blog, siete.
Ed io ho fatto la mia parte nello sponsorizzarvi: non si può avere idea di quanto sia pentita.
In fin dei conti, credo di avere fondamentalmente desiderato di salvare gli argomenti di cui mi piaceva parlare, in tutta questa storia.
Li ho visti sprofondare tutti, uno dietro l’altro.
Siete persone a cui è impossibile persino pensare di potere dire le stesse cose sia in pubblico che in privato.
Tutto un nascondersi, tutto un cambiare linguaggio a secondo del mezzo, dell’interlocutore.
E’ da quando “conosco” Martinez, che mi sento dire: “Perché non l’hai detto in privato?”
Persino per avere criticato un’intervista, mi sentii dire che avrei dovuto “contattare l’intervistatrice in privato”.
Ma voi siete pazzi, santo cielo.
Io non ho mai voluto entrare in una setta, fare parte di un club, sposare un gruppuscolo di allucinati opportunisti: io ho un blog.
E basta.
Credo di essermi messa nei guai quando ero ancora in Egitto, tutto sommato.
La volta in cui ero lì a litigare con Battistini del Corriere (corsi e ricorsi…) a proposito di Miguel, e arrivò un commento molto personale, molto pesante, molto sopra le righe e molto anonimo, contro Battistini.
Ed io mi accorsi che era di Miguel.
Feci finta di non accorgermene: gli scrissi dicendogli: “Sai, ho censurato un commento che ti difendeva a spada tratta ma era troppo anonimo per quello che diceva…” e sperai che lui recepisse il messaggio.
Suppongo che lo recepì anche troppo: mi rispose impeccabilmente, ma dovetti cominciare a sembrargli un pelicchio pericolosa fin da allora.
C’è gente preoccupata: mi dicono in molti che, a partire da adesso, dovrò stare molto attenta a “questi sono dei veri professionisti della parola e della mistificazione“, e ovviamente è già spuntata gente che promette (e a nome della “Lega Antidiffamazione Islamica”, a proposito di cose grottesche) le solite campagne internet da feccia.
Massì: “Battitene un belin in sci scoggi“, mi diceva un saggio commentatore l’altro giorno.
Appunto.
Mi preoccupava la scuola, certo.
Poi però ho pensato che la posso usare persino in modo positivo, questa cosa: un modulo sui pericoli di internet non glielo toglie nessuno, ai miei Peppi.
E ‘fanculo.
La Brigata Pseudoislamica dei Compagni Antimperialisti non ha dato una grande prova di sé, devo dire.
Al di là del comportamento da feccia tra i commenti del Compagno Martinez (e poi osano pure dire che io avrei scritto il nome dell’ex, nei miei post, quando da Miguel si disquisisce sull’incredibile, moglie compresa, e qui non mi pare che sia mai avvenuto) c’è da dire che il loro comunicato congiunto, con cui rispondono alla mia richiesta di rilasciare una liberatoria a Magdi Allam affinché si senta libero di smascherare la “talpa”, non è stato il loro post meglio riuscito.
Perde pezzi, quel post.
Ha perso la vignetta, visto che a nessuno di loro era venuto in mente di chiedere il permesso a Biani, prima di mettersi a rimaneggiare i suoi disegni per i loro cavoli.
Ha perso il punto in cui fingevano di confondere la parola “ricorrente” con “giornalista” per insinuare che io avessi avuto comunicazioni con Allam.
Tra un po’ gli rimane giusto la richiesta di francobolli, direi.
Oh, no: gli rimane anche la richiesta di una mia ricevuta di versamenti alla Caritas, ovviamente.
Perché hanno un’intelligenza versatile, loro: sono perfettamente capaci di capire un discorso e, un mese dopo, fingere di capirne uno tutto diverso.

L’Haramlik, Piccardo e la Caritas

Io non credo che questo blog abbia fama di essere particolarmente cattolico.
Credevo fosse filoislamico.
E quindi credevo che le personcine intelligenti lo avessero capito perfettamente, il mio discorso pro-Caritas.
Perché, insomma: uno degli argomenti forti con cui l’islam si difende dai suoi detrattori è il malinteso sul “rispetto verso le donne”, giusto?
Ed è un discorso in cui credo, tra l’altro: sono riuscita a litigarci persino oggi con una collega, quindi figurati con che testardaggine ci credo.
Solo che poi la prassi è un po’ diversa, al di là delle splendide (lo dico senza ironia) dichiarazioni di principio.
E quindi, nel momento in cui apprendo cha a Torino, per esempio, c’è una situazione in cui un po’ di immigrate musulmane si ritroverebbero sui marciapiedi, dopo il divorzio, se non ci fosse la Caritas ad aiutarle, il mio istinto non è quello di correre ad essere grata alla Caritas.
Il mio istinto è quello di chiedermi come mai la comunità islamica nazionale deleghi alla Caritas una simile incombenza.
E me lo chiedo talmente tanto da dire a qualche leader islamico nazionale che, guarda, ci sono dei soldi che dovresti dare a me, giusto?
Ecco: non me li dare.
Dalli alla Caritas, piuttosto.
Perché così riflettete.
Perché così ve lo chiedete, come mai la Caritas le aiuti, queste donne della comunità, e voi no.
Mi pareva che il punto fosse questo.
Non mi pareva che il punto fosse una mia improvvisa fregola di beneficenza cattolicheggiante.
E mi pareva che fosse proprio questo, il motivo per cui era così difficile trovare un accordo su questo punto con il mio ex: per il significato simbolico della cosa, con tutta l’assunzione di responsabilità che questo simbolismo comportava.
E invece no: la Valent, il Martinez e compagnia erano molto compresi nella beneficenza alla Caritas in sé, scopro adesso.
Ero io che dovevo versare dei soldi alle suorine, apprendo.
Non era un leader nazionale islamico a doverlo fare, e per giunta con soldi a cui io rinunciavo.
No: il punto era che le suorine avessero ‘sti soldi, non importa da chi.
Be': io ho tolto un problema all’ex, invece, quando gli ho detto: “Ok, lasciamo perdere”.
E, a quel punto, ho deciso di guadagnarmelo sul serio, il paradiso: mica dando due lire alle suore, però. Denunciando Magdi Allam. Affrontando ‘sta feccia di compagni.
Ognuno si guadagna il paradiso come vuole.
E, per inciso, alle Bahamas ci vado un altro giorno.
Con i quattrini di qualche nuovo ex marito, spero: noi “tardone sfatte” combiniamo pur sempre un sacco di casini, a questi livelli, che vuoi che ti dica: più di quanti ne combinino le morigerate signorine che si sono esibite – e senza manco l’alzata d’orgoglio di farsi vedere in foto – nel famoso blog di compagni del Compagno Martinez.
Se penso alle questioni che volevo sollevare, e poi guardo i compagni di strada che mi ero scelta, non so davvero se ridere o piangere.
Come dicevo, qui non si sfugge dal grottesco.
Però, insomma, mi è successo e me lo vivo.
Semplicemente.

E quindi, concludendo:


1.
La RCS Quotidiani dichiara che Magdi Allam ha ricevuto la mia email da uno dei suoi destinatari, di cui ho reso pubblici i nomi.
Torno a chiedere a queste persone di sollevare pubblicamente Allam da ogni eventuale obbligo di riservatezza nei loro confronti, a salvaguardia del loro stesso buon nome e per evitare che sospetti infamanti ricadano su chi, tra questi destinatari, è innocente.
2. Chiedo a Dacia Valent e company di autorizzarmi a mettere a disposizione il file audio da noi registrato il 4 dicembre scorso, dal quale emergono in modo chiaro e netto le mie posizioni anti-scandalo sulla nota vicenda e, incidentalmente, anche la rottura in diretta telefonica tra la Valent e l’UCOII che, successivamente, condurrà quest’ultima alla “caccia al poligamo dell’Ucoii” che tanti problemi ha dato a tutti noi.
3. Chiedo a Miguel Martinez di autorizzarmi a pubblicare le email che ci siamo scambiati nel periodo in cui lui affermava su internet che “lui sapeva come era andata la vicenda”, che “le cose non erano come sembravano” e che io avevo “disagi psicologici e necessità di denaro”.
4. Chiedo a tutta ‘sta gente di documentarla, l’esistenza dei “2000 grandi elettori musulmani”, ché altrimenti rischiano di dovermi dare ragione e di tenersi tanta balla a mo’ di simbolo di una più generica mancanza di trasparenza (la chiamiamo così?) che, per la sottoscritta, non fa altro che rappresentare un problema da oltre un anno della sua vita.
5. Infine: scusate, ragazzi, ma sui blog si usano i link, se posso ricordarvelo.
Avete scritto un comunicato congiunto che si riferisce a me.
Vi dispiace linkarlo almeno a questo post, giusto perché i vostri lettori possano capire di cosa diavolo parlate?
Alla fine, io posso solo dirmi: “Tu pensa in che ambiente sono finita, per avere scritto un po’ di post carini dall’Egitto…
Evvabbe’.
E pensa che lo rifarei persino.
Togliendo l’ambiente in questione, ovviamente.
Tenendomi solo il piacere di raccontare quello che vedevo allora.
Infine: tu, Dacia, mi hai pubblicamente minacciato di venire a Genova a fare chissà che sfaceli.
Pensaci bene.
Perché querelarti, come sai, è inutile e non porta a nulla.
Ma se mi capitasse di vedermi sfiorare anche solo mezzo capello, guarda, io giuro su Dio che qualcuno di voi ce lo mando, in galera.
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Comments Closed

57 Commenti

  1. Carlo
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 07:35 | Permalink
Ecco la risposta della Valent a chi chiedeva il perche’ del rifiuto di far conoscere le registrazioni ed i testi delle email relative a Martinez etc
“Perché siamo crudeli e ci stan sulle balle quelle come lei. Ah, anche quelli come te. Ora che ci fai?”(post n 67 )
Che ad una domanda seria si risponda con una ” spiritosaggine ” la dice lunga su parecchie cose
  1. Lettrice della Valent
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 08:04 | Permalink
Quale signora hai qualificato? Quella che si è indignata perchè il log di una chat risalante a tre mesi prima è stata forwardata presumibilmente a Piccardo (Dacia Valent) o quella che inoltra le sue cose private per infamare gli altri (Lia)?
  1. PaoloB
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 09:55 | Permalink
Leggo solo ora di essere stato “censurato” dal blog di Miguel, per la seguente frase:
“Fra di voi c’è qualcuno che ha passato una lettera ad Allam”
Frase che ho postato in uno dei miei precedenti interventi.
Mi permetto di dare una risposta lunga, considerato che sarà l’ultima che pubblicherò su questo blog per un bel po’ di tempo. Inoltre, chiederò a Lia di ospitare questa risposta, in modo che resti disponibile, qualora Miguel la trovasse insoddisfacente e decidesse di cancellarla. Penso che Lia mi debba questo favore, considerato che sono stato più volte indicato come il suo difensore ufficiale.
Ma non divaghiamo. Per quelli che, come me, hanno poca pazienza a leggere, faccio un riassunto: non intendo chiedere scusa, e non ho piacere a discutere in casa di chi mi accusa di dire “oscenità” e “menzogne ributtanti”.
La frase incriminata riflette ESATTAMENTE il mio pensiero. E certo non posso scusarmi per il fatto di esprimere i miei pensieri: posso solo spiegare il filo dei miei ragionamenti. E i ragionamenti che faccio, da quando questa vicenda è iniziata, è che trovo singolare la straordinaria mancanza di interesse, fra i tre firmatari del comunicato e fra i tanti lettori del blog, nel portare alla luce chi, all’interno della comunità ha passato la mail di Lia ad Allam. E lo trovo singolare perchè questa persona è un traditore: e ogni comunità che voglia sopravvivere deve identificare ed isolare i propri traditori.
I ragionamenti che faccio mi dicono che nessuno, fra le persone coinvolte ha mai negato che sia stato una della vostra comunità a passare la mail ad Allam. Non lo ha detto Lia, che accusa la Valent; non lo ha detto la Valent, che accusa Lia; non lo ha detto il giornalista del Manifesto, che non nomino per rispetto della sua volontà di non essere coinvolto, ma che si è espresso in termini non espliciti ma comunque piuttosto chiari.
La Valent ha addirittura asserito che sia stata la stessa Lia a rivelarle il passaggio della lettera, e di avere le prove di questa rivelazione. Prove che tuttavia, ad oggi, non ci sono state ancora mostrate. Le uniche cose che restano agli atti sono le affermazioni di Allam, che ha detto di aver ricevuto la mail da uno dei destinatari.
Qual è la “menzogna ributtante” che ho pronunciato? Le frasi dei protagonisti coinvolti che ho ripostato?
Miguel, ti sei già indignato, in precedenza, di essere indicato come “il traditore”. Hai portato a tua discolpa le battaglie e le cause contro il Corriere e contro Allam. “Come osate pensare che possa essere stato io? Come osate chiedermi di discolparmi?”, chiedi.
Io, pirsonalmente di pirsona, non ti chiedo assolutamente nulla. Fino ad oggi, questa mi sembrava la tua guerra, non la mia.
Mi pareva infatti di aver capito che tu stessi combattendo una guerra contro l’Imperialismo. E non credevo che l’orgoglio personale tuo, della Valent o dell’innominabile giornalista del Manifesto fossero così più importanti di mettere nell’angolo Allam, o di scovare il traditore: ossia, della possibilità di vincere una piccola battaglia.
Perchè a voi tre può non interessare nulla di Lia. Ma dovrebbe interessarvi Allam. E se aveste avuto la pazienza di leggere fino in fondo gli articoli di legge che avete citato nel vostro comunicato, avreste scoperto a proposito del segreto professionale dei giornalisti che:
“Tuttavia se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata solo attraverso l’identificazione della fonte della notizia, il giudice ordina al giornalista di indicare le fonti delle sue informazioni”
Ossia che non si tratta del segreto bancario svizzero. Che può essere violato, su ordine di un giudice, per provare un reato.
Ed è esattamente per questo che è RIDICOLO il vostro giochetto a porre condizioni nel mandare la liberatoria richiesta da Lia. Perchè voi tre potete anche ritenere Lia una poco di buono, e quindi immeritevole di un favore.
Ma voi, puri e perfetti, “non dovreste mai perdere di vista l’obiettivo”.
Paolo Bizzarri (che era PaoloB, ma tanto per chiarire che non era un fake di Lia).
  1. CloseTheDoor
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 15:03 | Permalink
Lia, torno in questo blog dopo pochi mesi e da blog privatissimo di un’italiana al Cairo ti ritrovo coinvolta in un intrigo nazionale e internazionale! Gli e’ che purtroppo, come diceva il proverbio cinese, stiamo vivendo tempi interessanti….
CloseTheDoor
  1. rocco
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 15:58 | Permalink
una guerra contro l’imperialismo ?
forse si sta perdendo il senso delle proporzioni
  1. silviu'
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 16:03 | Permalink
In primis il servizio gratuito contacommenti ha vinto, savasandir, la sua scommessa. Si è aperto il terzo round ma ormai il soufflé si sta sgonfiando. Stremato da una quattro giorni infernale:
# Lia, nessuna sorpresa, naturalmente vale quanto detto a suo tempo, piccola reprimenda compresa!
#L.M. come ti ho scritto un giorno dal Miguel mi piace quello e come scrivi: però ti supplico, non tornare in Italia. Questo paese (minuscolo voluto) l’hai visto specchiato paro paro nei commenti su Kebelek. E poi mi piacerebbe avere il seguito della storia del M.16, magari postato qui da Lia ;-)
N.B. Nei commenti di cui sopra sono arrivato a rivalutare Ritvan. Basta questo?
  1. Carlo
Pubblicato il 10 luglio 2007 alle 17:45 | Permalink
Martinez ha vietato pubblicamente che siano diffusi i contenuti delle email inviate a Lia .
Istruttivo , vero ?
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