
Qualcuno ricorderà che su questo blog si è discusso in più occasioni dell’appello Gaza Vivrà.
Per meglio dire: io ho spiegato che avevo ritirato la mia firma dall’appello dopo avere visto chi ne era promotore, ed ho sollevato la questione della commistione tra questi promotori, appunto, (ovvero il Campo Anti Imperialista) e la Destra Radicale.
Ne sono seguite alcune polemiche in cui, sostanzialmente, il sottobosco di provenienza dell’appello negava o al massimo minimizzava tale commistione.
Molto attivo, in proposito, tale Outis che ha protagonizzato questo post e diversi commenti manifestandosi assai enfaticamente di sinistra. E, a giudicare dall’entusiasmo con cui ha chiesto e ottenuto da Il Manifesto la pubblicazione di una lettera relativa all’appello, una gli darebbe pure retta.
Solo che a me continua a non sembrare sinistra, questa.
E continuo a pensare che, dietro l’impostazione apparentemente umanitaria dell’appello, ci sia un discorso politico poco chiaro nonché orientato più a regalare rispettabilità a sinistra ai sottoboschi in questione che a fare il bene della Palestina.
Di seguito, un “fior da fiore” (i grassetti sono miei) che mi auguro spieghi il motivo per cui io ritengo che la causa palestinese dovrebbe guardarsi dal farsi strumentalizzare presso certi ambienti.
Outis: “Questa è la lettera che oggi abbiamo inviato al Manifesto sulla delegazione per Gaza.
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alla redazione de Il Manifesto
con richiesta di pubblicazione nella rubrica delle lettere” […]
Outis (link): “Ah, per correttezza, ricordo che io sono un ex appartenente alla Comunità Politica di Avanguardia, nonché “fascista di sinistra“, se è plausibile usare questo termine nel 2006 (non credo…).”
Outis (link): “Porgo alla vostra attenzione questa scheda libraria… Qualora foste interessati all’acquisto diretto del libro, contattatemi in pvt…
Sieg Heil!
Riccardo
“Non sul corame della tua soletta tu dovresti affilare quel coltello, ma su quello più duro del tuo cuore, spietato ebreo ; non v’è alcun metallo, no , nemmeno la scure del carnefice, che sia nemmeno metà affilato e tagliente rispetto all’odio tuo.”
( William Shakespeare,da “Il Mercante di Venezia”)
Edoardo Longo
IL COLTELLO DI SHYLOCK
Vicende di ordinaria repressione giudaica”
Recensione allo stesso libro riportata da Outis (link): “3)” Una rasoiata in faccia all’ebraismo internazionale, una testa di porco lanciata in sinagoga, ottantotto punti di sutura sulla piaga sionista : questo è il coltello di Shylock. Probabile prossimo candidato ad un posto di rilievo sul sito del monitoraggio sull’”antirazzismo”..
(Alessandro Mereu, Avanguardia, luglio, 2002)”
Il Comunitarista e la cura del corpo (link): “Car* Compagn*, vorrei iniziare a discutere con voi in merito alla preparazione del Comunitarista. […] vorrei capire quale posto c’è, nella vostra vita, per la cura e l’educazione del corpo.[…] Come sa chi mi conosce, io sono un istruttore di Wing Tjun […]”
Pronti a tutte le evenienze (link): “che posto occupa, secondo te, questo studio di un’arte marziale votata all’uso della potenza e della resistenza nell’ambito della preparazione della milizia rivoluzionaria? La consiglieresti ai compagni per la preparazione fisica al combattimento?”
Maschio cameratismo (link): “La cosa bellissima è che nel corpo a corpo a terra si testano le proprie capacità di resistenza, il fiato, la tecnica, l’agilità… Si suda uno addosso all’altro… Insomma, si crea quel legame fraterno che solo due lottatori possono instaurare…”
Internazionalismi (link): “Sai che in Spagna ho trovato dei giovani di Leon….che da Terracciano e Orion son finiti su Preve, anche traducendolo ? è stato bellissimo.”
E così via, ché il campionario è realmente inesauribile.
Ora, dico io: a me era parso che il Manifesto avesse le idee chiare, su questo mondicello.
Mi spiace che adesso accetti di fargli da cassa da risonanza, sia pure nella rubrica delle Lettere.
Due parole di spiegazione, forse, sarebbe il caso di chiedergliele.
Per me, la questione continua ad essere semplice: io sono dalla parte di Gaza e – poi – del suo governo eletto perché, appunto, è un governo eletto. Stop.
Sostenere Hamas in quanto tale, per il suo progetto di società – compreso di polizia della morale etc. – al di là della resistenza all’occupazione, mi pare una cosa diversa e, come minimo, da ragionare con la massima trasparenza.
I motivi per cui una certa destra ha fatto sua questa causa, quindi, mi allarmano abbastanza e credo che andrebbero chiariti.
Mi sembra paradossale dovere specificare che non ho nulla contro l’islam, dopo tanti anni e tante parole spese.
Però mi convinco sempre di più che una società “islamica” nel senso alto del termine (parlo di etica, di giustizia e di onestà, non di etichette) può derivare solo dalla libera crescita individuale delle singole persone, e che questa crescita sia e debba essere rigorosamente personale, non ideologica e/o di gruppo, ovvero semplificata, caricaturizzata, ridotta a parole d’ordine di massa.
Altrimenti genera mostri, l’islam.
E società mostruose.
A questa crescita individuale, peraltro, non è detto che sia sempre indispensabile dare un nome, a mio personalissimo parere, e tantomeno il nome “Islam”.
Un amico sufi mi diceva, tempo fa, che la maggior parte della gente fa solo danni a se stessa e agli altri, gettandosi di testa in una religiosità più malintesa che altro.
“Se costoro lasciassero perdere la religione e si ponessero il semplice obiettivo di essere persone perbene, sarebbe molto meglio, più importante e lodevole. E sarebbe più islamico.”
Io credo che si sia capito: vederli vampirizzare così, i concetti di Islam o Palestina, mi dà un fastidio profondo.
Qua si gioca a nascondino dietro ai concetti e alle etichette, e non mi pare che lo si faccia con nobilissimi intenti.
8 Commenti
Voi che siete dentro al mondo islamico o lo affiancate da vicino.
Se ho ben capito esistono due forze propulsive che si affiancano nella crescita: una moderata e progressista, l’altra radicale e oscurantista.
Non è più o meno quello che sta accadendo al nostro occidente, o trattasi di cosa completamente diversa?
Stiamo viaggiando appiaiati o i due mondi vivono una realtà totalmente diversa?
Se questa rinascita islamica -sia in occidente fra i convertiti sia nei paesi d’origine- fosse davvero sinonimo di crescita individuale, assisteremmo al fiorire di individui bellissimi, fluidi e rilassati, sereni e in armonia con sè stessi e con il mondo, portatori di energie nuove. Invece siamo davanti all’imbarbarimento e allo svuotamento del messaggio religioso, che rimane solo forma, solo slogan. e crea società schizofreniche e malate.
A proposito di sinistra e questione palestinese, l’altra sera in TV c’era il nostro ministro degli esteri (si lui, il Migliore) appena tornato da Annapolis: il video
Credo che il problema stia nella manipolazione della religione come strumento di consenso e di potere o, semplicemente, come contenitore di nevrosi e simili.
Nella religione usata per finalità che la tradiscono, insomma.
Esistono islamici “moderati” che sanno essere pessimi tanto quanto gli oscurantisti, e “radicali” che, di radicale, hanno innanzitutto l’onestà e la severità con se stessi.
La gente è quello che è: le religioni ridotte a ideologia lo mostrano con una certa spietatezza.
Ma è che i mostri, visti da vicino, mi hanno sempre affascinato. Da quando ero piccola.
Perché una pensa sempre che non capita tutti i giorni, di poterli osservare.
E’ un mio problema storico, lo so.
Io da piccolo coi mostri ci facevo amicizia in sogno, li addomesticavo e mi facevo accettare, niente che non si potesse risolvere con una buona chiacchierata. Forse è per quello che anche in fatto di mostri sono abbastanza esigente.
Il fascino di stare dietro a chi sta ai limiti è che ti può offrire uno spaccato molto più nitido, decifrabile e non diluito di quello che si agita nel ventre della società tutta, visto che funziona a vasi comunicanti e tutto si trasmette (e anche tra società diverse come annota Lizaveta).
Lo svantaggio, bhe è che pur sempre un campione e per di più non mediano, insomma si rischia di prender cantonate. Tra l’altro questo fascino è parente di quello che spinge altri a ricercare un arruolamento su qualche fronte in conflitto per sentirsi più vero, più vivo e più cazzuto di quanto la placida quotidianità possa giustificare.
Il punto è un po’ che bisognerebbe immergersi e identificarsi e appassionarsi e studiare e raccontare le situazioni che ci toccano, avendo la consapevolezza della distanza prospettica da cui le si guarda. Schiacciarla la prospettiva significa alimentare giudizi distorti sia su ciò che si racconta, sia sul proprio punto di vista (che viene dissimulato o cui si rinuncia).
La palestina sarà ancora lì da capo con le sue vicissitudini pure domani (anche hamas) ignara di Outis e dei nostri arrovellamenti.