Haramlik, Magdi Allam e i rossobruni 16 (L'Haramlik, Herr Sturmtruppen e le parole ormai passé, tipo "nazista")


L’Haramlik, Herr Sturmtruppen e le parole ormai passé, tipo “nazista”

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Siccome qui non si finisce mai di imparare, mi ha scritto questo signor Harm Wulf, attivo sostenitore dell’ appello “Gaza Vivrà” nonché severo fustigatore della sottoscritta, di cui avevo già parlato in questo post.
E mi dice, tra le altre cose:
Per sua informazione e per togliermi la qualifica di “un certo Harm” le invio, se avrà voglia e pazienza di leggere, l’archivio dei miei scritti:
http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Autori/wulfframe.htm

Personalmente, a costo di darle un dispiacere, anche se ho scritto di artisti e protagonisti del Nazionalsocialismo non mi riconosco nell’etichetta “nazista”.
E’ una parola che viene usata come arma retorica per togliere dignità umana e possibilità di argomentare alla persona a cui si rivolge e ha perso il suo connotato specifico storico e politico.
“Evvabbe’, santa pazienza…”, penso io, e vado a guardare l’archivio di questo signore con l’intenzione di capire in quale modo lo si debba definire, un personaggio simile.
E rimango particolarmente colpita da questo:
– i popoli esistono, non sono un’invenzione dei pensatori völkisch. Essi sono il prodotto di sangue, suolo (trasmessi dagli antenati) e cultura (trasmessa dalla Tradizione “sapere delle generazioni” passate e dall’innovazione che produce il presente e la tecnica.
– per nostro destino siamo europei ma questo non toglie che tutti i popoli che conservano la loro identità abbiano la stessa dignità e gli stessi diritti. Non è una questione cromatica (personalmente ritengo assai più degno un indios amazzonico o un guerriero Ogala che un degenerato e massificato cittadino americano biondo di crine e ceruleo d’occhi).
– i popoli hanno delle loro caratteristiche peculiari che sono poi le cose che ci colpiscono quando viaggiamo (se arrivi in Svezia o in Euskadi o altrove capisci dall’osservazione generale di popolo e terra che queste caratteristiche ci sono e sono plurali). Gestione del territorio, modo di costruire ed abitare, abitudini alimentari, tradizioni musicali, particolarità del linguaggio e tutte le altre cose che ci meravigliano.
– cantare la Tzara e la Neam la terra e la stirpe come fecero in modo eccelso poeti del calibro di Mihail Eminescu e George Cosbuc o gli uomini della Legione dell’Arcangelo Michele non è becero razzismo ma amore per la propria terra. Pamîntul stramosesc, la terra degli avi, come si intitolava il giornale legionario (vedi Corneliu Zelea Codreanu “Guardia di Ferro” Ed. Ar, Padova, 1973, www.libreriaar.it ), doveva essere onorata e difesa dalle invasioni esterne .
Massì, dai, abbiamo capito.
La parola “nazista”, secondo voi, è un po’ come “spazzino”, che adesso si deve dire “operatore ecologico” e sennò pare un insulto.
Quindi voi non vi occupate di nazismo, ma di Nazionalsocialismo, per esteso, e siete nazion-etnici, ché oggi dire “etnico” fa pensare a cose belle come le collanine e il pollo con le banane e magari uno si confonde e gli pare bello tutto, nella vostra macedonia di autodeterminazione dei popoli intesi come espressione di peculiari “anime profonde” (e saranno due anni, che continuate a raccontarmi questa storia e io mi sgolo a scrivere che son cazzate), con la solita vostra reiterata e insultante associazione tra la Palestina e Euskadi e, immagino, il Popolo Padano alla Blondet, ché ci mancava giusto quello.
Io ripeto quello che ho già detto, sul mondicello dell’arlecchinosa compagnia di giro, come lo definisce Mazzetta, dei filopalestinesi immaginari nostrani: che la Palestina avrebbe bisogno del sostegno di persone serie, non di questo sistema tipo scatole cinesi di microsettari in cerca di visibilità.
Quanto a voi, “compagnia di giro”: smettetela di prendere in giro la gente, con il vostro “Non sono nazista, non sono questo e non sono quello” e ditelo, una buona volta, cosa proponete esattamente.
Uscite da dietro quel dito.
Un po’ di sano coraggio delle vostre idee, perdiana.
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Comments Closed

6 Commenti

  1.  ste
    Pubblicato il 12 novembre 2007 alle 19:12 | Permalink
    Beh, le osservazioni per i popoli sono giusti: la terra, la lingua, il temperamento, il sangue forse è il meno importante. Una delle mie figlie con DNA tedesca-svizzera è diventata un italiana a forza di stare qui. Pure la fisiognomia.
    Il problema è cosa uno/a fa dopo, con queste osservazioni. Se vuole trarne motivazioni per un nazionalismo arriva un buon secolo troppo tardi. (Questo era importante sotto Gabriele, lo zeitgeist di ora è Michele e le cose giuste ai loro tempi ora fanno solo danno. E i nazisti hanno rovinato e contaminato completamente l’esoterismo nordico. Chiuso parentesi esoterico.)
  2.  salaam
    Pubblicato il 13 novembre 2007 alle 11:29 | Permalink
    quello che mi stupisce sempre di questo tipo di movimenti nazional-ideologici, è l’assoluta mancanza di autoanalisi. Citano indios amazzonici,guerrieri Ogala, baschi, svedesi, e chi più ne ha più ne metta, ma a parte queste etichette, cosa rimane dell’UOMO, dell’ESSERE UMANO, quale riflessione se ne trae dell’interiorità di questi pensatori? credo che se iniziassero a mettere sè stessi al centro, a parlare delle loro ansie e nevrosi che li spingono a rifugiarsi nell’arcadia identitaria, allora si potrebbe anche instaurare un dialogo. ma invece di esprimerlo nascondono il loro “male di vivere”, riducendo il tutto alla divisione del mondo in razze (come certi musulmani riducono il tutto a una divisione fra kufr e credenti). Lo schema è sempre quello: più il presente ti confonde e ti spaventa, più ti rifugi dietro il paravento di verità assolute, identità fai-da-te, ridicoli richiami al passato (gli uomini della Legione dell’Arcangelo Michele ??!). In questo Lia ha ragione, certi ambienti esoterico-nazional-identitari sono molto vicini a un certo islam, non tanto per i contenuti, quanto per il meccanismo mentale che ci sta dietro. In entrambi io ci vedo un forte disagio inespresso, e una grande lontananza da Dio, inteso come Amore.
  3.  lia
    Pubblicato il 13 novembre 2007 alle 11:36 | Permalink
    E’ questo il punto, Salaam.
    Ed è su questo che vorrei vederci più chiaro, esplicitare il discorso.
    Questa cosa esiste e penetra come una lama nel burro, di questi tempi, attorno a istanze politiche che pure sono sacrosante e, ahimè, almeno apparentemente prive di sponde più tranquillizzanti.
    Sono convinta che tutto questo debba essere chiarito e ragionato il più possibile…
  4.  linus bonnekamp
    Pubblicato il 13 novembre 2007 alle 12:12 | Permalink
    Ste: Beh, le osservazioni per i popoli sono giusti: la terra, la lingua, il temperamento
    Linus: Se il presupposto è il rapporto tra sangue e terra, e la conservazione della propria identità come prerequisito per il rispetto, nel mondo di oggi la conseguenza di quest’ottica è un orgia di pulizia etnica e di guerre civili.
    Ste: Una delle mie figlie con DNA tedesca-svizzera è diventata un italiana a forza di stare qui.
    Linus: appunto. per questo signore tua figlia, perdendo la sua identità “naturale”, ovvero quell’identità che sorge spontanea dal rapporto dell’uomo con la terra, non è affatto degna di rispetto e di considerazione. E insieme a lei, i romeni, i magrebini, e chiunque esca da quella rigida relazione identitaria.
    Un tempo erano ebrei e zingari, nel loro nomadismo gli insetti da eliminare: proprio perchè privi di quel singolare rapporto con la terra. Oggi sono tutti ebrei e zingari, ma i nazisti invece sono rimasti quelli di sempre.
  5.  salaam
    Pubblicato il 13 novembre 2007 alle 13:19 | Permalink
    Tu dici istanze politiche, ma secondo me sono soprattutto istanze esistenziali, mascherate da istanze politiche. Il malessere spirituale, esistenziale esiste a tutti i livelli della società, ma la cosa grave è che invece di esplicitarlo (che è il primo passo per poterlo affrontare), in alcuni contesti lo si nasconde dietro istanze politiche/religiose. C’è in atto nella società italiana una crisi identitaria, spirituale, sociale; chi siamo? cosa stiamo diventando? cos’è la felicità? invece di parlare della loro infelicità privata, certi personaggi preferiscono sublimarla in qualcosa di pubblico, una bella causa a cui aderire. E’ un meccanismo vecchio, solo con dei nuovi nomi.
  6.  lia
    Pubblicato il 13 novembre 2007 alle 19:55 | Permalink
    Verissimo, Salaam.
    Sono dei bei contenitori per i disturbi della personalità, certe cose, e tolgono l’incombenza di lavorare su stessi.
    Ma se questi contesti fossero privati o, al più, in buona fede sia pur nella difficoltà esistenziale, evvabbe’. Quando però evolvono in movimenti di picchiatelli manipolati dai più furbi tra di loro, chi ha a cuore certe cause – vedi Palestina, santo cielo – non può limitarsi a scuotere la testa stando zitto.
    Il disagio personale, lo capisco.
    La manipolazione della Palestina per fare arrivare a microscopiche posizioni di potere coloro che pascolano in questi disagi, mi causa malessere.
    E’ in questo senso, che io vedo un problema politico da analizzare come tale.
    E poi – e non va dimenticato – questi sono dei furbetti infidi e un bel pochetto pericolosi, se appena possono e se si gratta un po’ oltre al malessere.
    Tu lo sai di tuo, e chissà da quanto tempo hai imparato a difendertene.
    E chi non lo sa?
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