Libertà per la storia: un appello contro il reato di negazionismo



Invito i lettori di questo blog a firmare la petizione:
Libertà per la storia. Un appello contro il reato di negazionismo
https://secure.avaaz.org/it/petition/Liberta_per_la_storia_Un_appello_contro_il_reato_di_negazionismo/?dCudxfb&pv=0
Il testo che accompagna la petizione è il seguente:
««La storia non è una religione»: lo storico non accetta alcun dogma. «La storia non è la morale»: lo storico non premia né condanna, ma spiega. «La storia non è un oggetto giuridico»: in uno Stato libero, definire la verità storica non appartiene a un Parlamento né a un tribunale. Così dicevano alcuni fra i maggiori storici francesi nel 2005, nell'appello "Liberté pour l’Histoire". Oggi, dall’Italia, noi ci uniamo a loro nel chiedere: libertà per la storia. Così come noi ci uniamo a loro, chiediamo a voi di unirvi a noi. Abbiamo bisogno del vostro aiuto!».
Io l’ho firmato con la seguente motivazione:
Perché da anni diffondo e sostengo le tesi dei revisionisti dell'olocausto: le giudico infatti tutt'altro che aberranti. Associarle all'estremismo politico e ai gruppi di estrema destra è uno dei capisaldi della guerra politica (che è anche guerra cognitiva e culturale)[1] tuttora in corso.
http://andreacarancini.blogspot.it/  

Il libro del prof. Giannuli che parla della guerra cognitiva e culturale ...
 


[1] Sui concetti di “guerra cognitiva” e di “guerra culturale” si leggano i paragrafi 4, 6 e 7 (pp. 206-208 e 209-213) del capitolo 8 (“Fare guerra con le informazioni”) di Come funzionano i servizi segreti, di Aldo Giannuli.