PRIEBKE LO CONSIDERO UN POVER'UOMO (La Stanza di Montanelli del 22 gennaio 1997)



PRIEBKE LO CONSIDERO UN POVER’UOMO (La Stanza di Montanelli del 22 gennaio 1997):
Priebke lo considero un pover'uomo
Caro Montanelli, Mi aspettavo che lei riprendesse la parola sul caso Priebke prima che non solo il suo caso, ma addirittura il suo nome venga dimenticato dalla pubblica opinione. E' quello, ne sono sicuro, su cui conta la giustizia italiana per evitare di assumersi le responsabilita' di un giudizio. Anche lei non puo' non averlo capito. E perche' tace? Dieter Ratzinger, Roma
Caro Ratzinger, Glielo dico subito. Taccio perche' ora il patronato di Priebke e' stato assunto da un gruppo di persone che pretenderebbero fare di lui una specie di Eroe del Dovere e delle Ardeatine un encomiabile episodio di giusta Giustizia. Con queste persone io non intendo mescolarmi perche' con esse non ho nulla in comune. Secondo me, la strage delle Ardeatine fu, e resta, un'infamia, purtroppo legittimata da un costume di guerra che tutti gli eserciti, compreso il nostro, applicano (e che, sempre secondo me, avrebbe dovuto essere il vero imputato del processo Priebke, se gli si voleva dare un senso). Quanto a lui, Priebke, non lo considero affatto un eroe, ma un pover'uomo che, avendo commesso da giovanissimo l'errore (non considerato tuttavia delitto da nessun tribunale) di arruolarsi in una Milizia che non concedeva nessuna scappatoia all'esecuzione anche degli ordini piu' efferati, ebbe poi la disgrazia di ricevere, e quindi di dover eseguire, uno di questi ordini. Ecco in cosa consiste, secondo me, il caso Priebke. Ed ecco in cosa esso consistette agli occhi del tribunale che 50 anni fa giudico' e assolse tutti i Priebke che avevano eseguito l'ordine della strage condannando soltanto chi aveva dato quell'ordine. Ai forsennati non della giustizia, ma della vendetta (fra i quali mi dispiace dover annoverare la comunita' israelitica romana che cerca di appropriarsi delle Ardeatine facendole passare per un episodio del genocidio quale non e': anche gli ostaggi ebrei furono uccisi come ostaggi, non come ebrei); ai forsennati della vendetta, dicevo, che hanno voluto riesumare questo caso, ora si oppongono questi altri forsennati che vorrebbero iscriverlo addirittura nell'albo d'oro delle glorie nazi - fasciste. Ecco, caro signore, perche' taccio, come sempre faccio quando la parola passa ai forsennati, coi quali non voglio avere nulla in comune. Una sola cosa mi sento di dire, e la ringrazio di avermene offerto il destro: che tutto questo non sarebbe successo se i magistrati cui il caso era stato affidato avessero avuto il coraggio di risolverlo nell'unico modo in cui risolverlo si poteva: con un non luogo a procedere, sia perche' gia' passato in giudicato con sentenza definitiva, sia perche' riferito a un episodio di oltre mezzo secolo fa, e quindi considerato prescritto da tutte le leggi del mondo. Invece, hanno preferito lasciare, con dei marchingegni procedurali, Priebke nel limbo, evidentemente sperando che, data l'eta' (ha 84 anni), provveda madre natura a chiudere gli occhi a lui e togliere d'imbarazzo loro. Contro questo operato, o meglio inoperato, ne' il Consiglio superiore della magistratura ne' il ministro della Giustizia hanno mosso un dito. E dire che questa parola Giustizia noi sentiamo ancora il dovere di scriverla con la G maiuscola!
Montanelli Indro
Pagina 31
(22 gennaio 1997) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/1997/gennaio/22/Priebke_considero_pover_uomo_co_0_9701221969.shtml