PRIEBKE, COME AI TEMPI DI DREYFUS (La Stanza di Montanelli del 6 giugno 1996)


Alfred Dreyfus
PRIEBKE, COME AI TEMPI DI DREYFUS (La Stanza di Montanelli del 6 giugno 1996):
Caro Montanelli, Vedo con piacere che ha rinunziato ad interloquire sul processo Priebke. Credo pero' che per correttezza professionale e lealta' verso i lettori, lei dovrebbe riconoscere l' infondatezza delle sue tesi innocentiste. A cominciare da quella dello stato di costrizione in cui il capitano avrebbe agito, ora che la Corte ha acquisito la testimonianza di un ufficiale della Marina tedesca secondo cui ci furono centinaia di ufficiali delle SS che si rifiutarono di eseguire ordini perche' contrari alla Legge. Capisco che dopo un simile sbugiardamento e' difficile riprendere la parola... Antonio Varisco, Milano
Caro signore, Mi dispiace deluderla, ma i motivi del mio silenzio sul caso Priebke non sono affatto quelli che lei ipotizza. Taccio perche' quando una parola spesa a discarico di un imputato viene gabellata come apologia, od almeno come scusante del delitto e come scherno delle vittime e di coloro che oggi agiscono e parlano in loro nome; quando tutti o quasi tutti i mezzi d' informazione si schierano conformisticamente coi fondamentalisti del castigo (come successe anche al tempo di un certo Dreyfus, ma non disturbiamo le grandi ombre); quando avviene tutto questo, alle persone ragionevoli, o che cercano di comportarsi come tali, non resta che il silenzio. Ci sono pero' , in questo processo, due "bufale" di fronte a cui non riesco a trattenere la mia indignazione. La prima e' quella accampata da un certo tenente Schreiber, secondo il quale Priebke poteva benissimo rifiutare l' ordine di esecuzione in quanto contrario alle leggi dell' onorato esercito tedesco. Questo tenentino gioca sull' equivoco. Casi di disobbedienza effettivamente ce ne furono: il comandante della piazza di Parigi si rifiuto' , quando dovette abbandonarla, di dare alle fiamme la citta' . Cosi' come, piu' modestamente ma non meno meritoriamente, un colonnello, a Firenze, si rifiuto' di far saltare Ponte Vecchio. Ma erano alti ufficiali della Wehrmacht che agivano nel momento in cui tutto si disfaceva, anche i plotoni di esecuzione. Priebke era un capitano delle SS, cioe' della milizia piu' rigorosamente selezionata per l' esecuzione di qualsiasi ordine, anche il piu' efferato. Se negando questa verita' solare il tenente Schreiber crede di difendere l' onore della Wehrmacht si sbaglia di grosso: la Wehrmacht ebbe poco a che fare con le SS e anzi ne fu essa stessa il bersaglio. L' altra bufala e' il tentativo di mescolare Priebke alla vicenda di Mafalda di Savoia. Conosco questa storia dall' a alla z perche' e' stato suo figlio Enrico, mio carissimo amico, a raccontarmela. Puo' anche darsi che sia stato Priebke ad eseguire l' ordine di arresto ed a scortarla fino all' aeroporto e magari fino a Berlino. Ma l' ordine parti' da Hitler in persona seguito da quello d' internamento a Buchenwald dove non la "trucidarono" come ho letto sui giornali . sempre in sottinteso riferimento a Priebke ., ma fu gravemente ferita in un bombardamento alleato e mori' sotto i ferri del chirurgo. Sembra che tutto questo . sia detto tra parentesi . in Italia lo si scopra ora. Siccome Mafalda era una Savoia, e fu soltanto perche' tale che Hitler la perseguito' , di lei non era opportuno parlare: poteva sembrare apologia monarchica. Ecco, caro signore. Visto che lei mi ha indotto a tornare sull' argomento, lo faccio per dirle soltanto questo: che di tutto cio' che ho scritto, non ritratto nemmeno una virgola.
Pagina 41
(6 giugno 1996) - Corriere della Sera
http://archiviostorico.corriere.it/1996/giugno/06/Priebke_come_tempi_Dreyfus_co_0_9606069059.shtml