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1 ottobre 1946: le sentenze al processo di Norimberga |
CASO
PRIEBKE: CHIUDERE I CONTI CON IL PASSATO (La Stanza di Montanelli del 10 marzo
1998):
Caro
Montanelli, Mi riferisco alla "Stanza" del 22 gennaio su una
Norimberga in nome del popolo tedesco. Il filosofo Karl Jaspers nel 1947
("La questione della colpa tedesca") scrive: "Che i vincitori ci
condannino e' un fatto politico che ha grandi conseguenze sulle nostre vite ma
non ci aiuta nel punto decisivo: la nostra rigenerazione "interiore".
E piu' avanti: "Non c'e' altra via verso la verita' per il tedesco che la
purificazione, partendo dalla profonda coscienza della colpa... e senza
purificazione dell'anima non c'e' liberta' politica" (mie libere
traduzioni). Non occorrono tribunali e processi, perche' ognuno lavora su di
se', e in fondo lo fa per tutta l'umanita'. Lo stesso Jaspers altrove diceva che
se cambio io non cambia il mondo, ma qualcosa cambia. I tedeschi hanno
ascoltato Jaspers? Alcuni senza dubbio, forse troppo pochi e fra questi certo
non ci sono i Priebke. Allora meno male che almeno c'e' stata Norimberga.
Franco Ottolenghi, Milano
Caro Ottolenghi, Fu proprio nei miei
colloqui con Jaspers che maturo' la mia convinzione della inefficacia di
Norimberga sulla coscienza tedesca. Inflitto da un tribunale dei vincitori,
quel castigo fu sentito da tutta la Germania (io c'ero) come una vendetta, e non
poteva essere altrimenti. Ben altra sarebbe stata la reazione se la condanna
fosse stata pronunciata dagli stessi tedeschi, costretti a frugare in quel
deposito di orrori che era stato il nazismo e a metterli sotto gli occhi di
tutti. Prevedo la sua obiezione: ma i tedeschi lo avrebbero fatto? Secondo
Jaspers, si'. Io ne ho qualche dubbio, vista l'estrema difficolta' di
circoscrivere solo a un piccolo gruppo di dirigenti la responsabilita'
dell'accaduto. E tuttavia rimango della mia opinione: che soltanto un tribunale
tedesco avrebbe potuto costringere i tedeschi a guardare in fondo a se stessi e
a renderli consapevoli delle mostruosita' che in loro nome erano state commesse
e di cui erano stati piu' o meno volontariamente complici. Questo era anche il
convincimento del capo del collegio di difesa degl'imputati, il grande avvocato
Schlabrendorf, unico partecipante all'attentato di Stauffenberg,
miracolosamente scampato al castigo. "I tedeschi - mi disse in un
intervallo delle udienze - non saranno mai abbastanza grati agli alleati del
favore che gli fanno esentandoli dal rovistare nei propri misfatti". E
come si faceva e si fa a dargli torto quando si pensi che a firmare la condanna
c'erano i rappresentanti della Giustizia sovietica? Ma c'e' un punto della sua
lettera che proprio non capisco e sul quale e' tempo d'intenderci. Lei dice che
almeno un merito Norimberga lo ebbe: quello di condannare, o almeno di mettere
fuori legge i Priebke distinguendoli dai tedeschi buoni, cioe' da quelli
pentiti. Non e' vero. Priebke ebbe la sua Norimberga: il tribunale alleato che
subito dopo la liberazione celebro' il processo contro i responsabili delle
Fosse Ardeatine e fra gli applausi dei familiari delle vittime condanno'
all'ergastolo Kappler, ma assolse i Priebke che ne avevano eseguito gli ordini
riconoscendo che non potevano sottrarvisi. Ora il tribunale militare italiano
ha rovesciato quel verdetto irrogando un ergastolo inapplicabile a un uomo di
ottantacinque anni. Come ce la caveremo, non lo so. Certamente con una di
quelle acrobazie di cui noi italiani siamo maestri. Ma mi pongo e le pongo una
domanda: valeva la pena riesumare un caso gia' passato in giudicato piu' di
cinquant'anni fa, e sulle cui responsabilita' (lei sa benissimo a chi e a cosa
alludo) forse sarebbe meglio non riaprire il discorso? I conti col passato, si
capisce, bisogna farli. Ma a un certo punto bisogna chiuderli. Perche' nella
Storia non ce n'e' mai stato uno che, protratto all'infinito, non ne abbia
innescato un altro.
Montanelli Indro
Pagina 41
(10 marzo 1998) - Corriere della Sera