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Herschel Grynzpan, il sicario che provocò l'inizio della Notte dei Cristalli |
1938, LA NOTTE DEI
CRISTALLI: IL GRANDE SPETTACOLO ANTI-TEDESCO
Di: Ingrid Weckert
Tratto da: The
Journal of Historical Review, Estate 1985 (Vol. 6, N° 2), pag.
183-206. Questo studio è stato presentato per la prima volta alla Sesta
Conferenza dell’IHR, Febbraio 1985, a Anaheim, California.
NOTE SULL’AUTRICE:
Ingrid Weckert è l’autrice di un’indagine dettagliata sulla “Notte dei Cristalli”
e dei rapporti ebraico-tedeschi durante gli anni 30 che fu pubblicata in un
libro in Germania, nel 1981, col titolo “ Feuerzeichen “, e negli USA, nel 1991,
col titolo “ Flashpoint “. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la Weckert
era un’adolescente nella Berlino devastata. Dopo il diploma di ginnasio studiò
teologia, inclusi studi giudaici, in Svizzera. Ha approfondito la sua
conoscenza della storia e del carattere del popolo ebraico durante numerose
visite in Israele. La Sig.ra Weckert ha vissuto per anni a Monaco dove ha
lavorato come bibliotecaria e ha dedicato molto tempo alla ricerca storica e a
scrivere.
***
“La Notte dei Cristalli” è il nome che venne dato alla
notte fra il 9 e 10 Novembre 1938. In quasi tutte le grosse città tedesche e in
alcune più piccole, in quella notte, vetrine di negozi di ebrei furono
infrante, case e appartamenti di ebrei furono distrutti e furono demolite e
incendiate sinagoghe. Molti ebrei furono arrestati ed alcuni furono addirittura
uccisi. La “Notte dei Cristalli del Reich” (Reichskristallnacht) fu uno dei più
vergognosi eventi della Germania Nazionalsocialista. Sebbene gli ebrei ne
soffrirono all’inizio, il danno maggiore alla fine fu arrecato alla Germania e
al popolo tedesco.
Persino le persone che simpatizzano per il
Nazionalsocialismo non si spiegano come ciò sia potuto accadere. Julius
Streicher, il così detto “tormentatore numero uno di ebrei” (nota 1), ad
esempio, fu sconvolto quando apprese delle dimostrazioni e delle distruzioni il
mattino seguente.
La domanda più importante è: chi fu responsabile
dell’incidente? Viene generalmente riconosciuto, specialmente da storici
contemporanei, che i Nazisti hanno organizzato e effettuato il pogrom e che il
principale istigatore era il Ministro della Propaganda Dr. Joseph Goebbels. La
verità è che Adolf Hitler era così disgustato dall’incidente che proibì
chiunque dal parlarne in sua presenza. Il Dr. Goebbels si lamentava che adesso
avrebbe dovuto spiegare questa terribile vicenda al popolo tedesco e al mondo e
che non sapeva che tipo di spiegazione credibile dare. Se invece fosse stato
responsabile della Notte dei Cristalli avrebbe avuto sicuramente una
spiegazione ben congegnata. La spiegazione che diede il mattino del 10 Novembre
non era assolutamente convincente e in genere non fu creduta dal pubblico
tedesco. Durante lo studio sull’argomento, reperibile nel mio libro sulla Notte
dei Cristalli “ Feuerzeichen “, trovai molti fatti che non corrispondono alla
tesi generalmente accettata. Anzi, le prove da me trovate danno un quadro
completamente diverso.
LA STORIA CHE VIENE
RACCONTATA
La sequenza di avvenimenti generalmente considerata, secondo
la maggior parte di coloro che scrivono sull’argomento, è questa.
Nell’Ottobre del 1938 il governo polacco comunicò che tutti
i passaporti polacchi sarebbero scaduti alla fine del mese a meno che non
avessero ricevuto un timbro speciale, disponibile solo in Polonia. Questa
decisione mirava in effetti a sbarazzare
la Polonia da tutti gli ebrei polacchi residenti in paesi stranieri, la maggior
parte dei quali era in Germania. Molti dei circa 70.000 ebrei polacchi che
vivevano nel Reich in quel periodo, erano arrivati dopo la Prima Guerra
Mondiale. Il governo tedesco ora temeva di doversi tenere in modo permanente
questi 70.000 ebrei. La Germania tentò di negoziare la cosa con i polacchi i
quali rifiutarono seccamente.
Il 28 Ottobre, due giorni prima del termine di scadenza, la
polizia tedesca circondò dai 15 ai 17.000 ebrei polacchi, per lo più maschi
adulti, in varie zone del Reich e li trasportò al confino germano-polacco. I
deportati viaggiarono in normali treni passeggeri tedeschi con tutto lo spazio
necessario. Al contrario di certe affermazioni, non furono pigiati dentro a
carri bestiame. Essi ricevettero cibo e assistenza medica. Dottori e personale
della Croce Rossa li accompagnarono sui treni. (nota 2).
I funzionari polacchi di confine furono stupiti quando
arrivarono i primi treni alla frontiera e lasciarono entrare gli ebrei in
Polonia. Quasi contemporaneamente il governo polacco deportava gli ebrei
tedeschi verso la Germania. Il giorno successivo, il 29 Ottobre, i governi
tedesco e polacco improvvisamente concordarono di fermare le reciproche
deportazioni delle loro rispettive popolazioni ebraiche. Le deportazioni furono
completamente sospese quella stessa notte.
Fra gli ebrei polacchi deportati c’era la famiglia di
Herschel Feibel Grynszpan (Gruenspan), un diciassettenne che viveva allora a
Parigi. Ciò che è successo dopo viene generalmente raccontato in modo non
corretto e con giudizio di parte. Il 7 Novembre Grynszpan si recò
all’ambasciata tedesca a Parigi e sparò al Segretario di Ambasciata Ernst vom Rath. Si dice che Grynszpan lo fece
perché era furioso per via della deportazione della sua famiglia. La verità
sulla vera motivazione è ben diversa. Si dice anche che, la popolazione tedesca
indignata dalla notizia della morte di vom Rath, organizzò delle dimostrazioni
anti-ebraiche, distrusse negozi di ebrei, demolì e incendiò tutte le sinagoghe
in Germania. Le dimostrazioni e le distruzioni avvennero realmente ma la verità
è che non furono organizzate dal popolo tedesco e non riguardarono la maggior
parte delle sinagoghe del Reich. Infine si sostiene che la Notte dei Cristalli
fu l’inizio dello sterminio degli ebrei in Germania. Ciò è completamente falso.
I RAPPORTI
GERMANO-EBRAICI PRIMA DELLA NOTTE DEI CRISTALLI
Prima di spiegare come gli avvenimenti che circondano la
Notte dei Cristalli differiscono da ciò che viene in genere creduto, devo prima
dare alcune informazioni di fondo circa gli anni di pace che seguirono la
salita al potere di Hitler nel 1933. Chiunque sia consapevole della vera
situazione in Germania durante il terzo Reich, riconosce che l’episodio della
Notte dei Cristalli è alquanto eccezionale. Fu un’aberrazione radicale che
usciva dal normale modello di vita quotidiana. L’evento non aveva nulla a che
vedere con la politica ebraica ufficiale dei Nazionalsocialisti e neppure col
generale atteggiamento tedesco nei confronti degli ebrei. I tedeschi non erano
più antisemiti di qualsiasi altro popolo. Gli ebrei che dovettero andarsene da
altri paesi europei preferivano la Germania come luogo dove vivere e lavorare.
Nell’ambito del Partito Nazionalsocialista stesso vi erano
due distinte correnti anti-semite. Una era accademica e l’altra grossolana. La
corrente accademica era centrata attorno all’Istituto per gli Studi della
Questione Ebraica. Pubblicò vari giornali e fece conferenze a gruppi civili e
politici. Le sue attività prevedevano una politica di pacifica rimozione degli
ebrei dalla Germania per reinsediarli altrove. Le SS si dedicavano a tempo pieno a questa politica
e rifiutavano ogni concetto di anti-semitismo volgare. La corrente grossolana
antisemita cercò di influenzare il sentimento popolare. L’esponente
principale di questo tipo di approccio era Julius Streicher che pubblicava il
mensile non ufficiale “Der Stuermer”. Utilizzava rozze caricature per ritrarre
gli ebrei nel modo più orribile cercando di convincere i lettori che gli ebrei
era cattivi quanto Satana. Per anni il motto “gli ebrei sono la nostra sfortuna” appariva sulla prima pagine di
ogni edizione. Il giornale Der Stuermer usò spesso mezzi impropri e non
dignitosi per fare il punto.
Il Nazionalsocialismo tedesco considerava gli ebrei fondamentalmente
come stranieri non tedeschi che si erano dimostrati essere distruttivi per
qualsiasi nazione aveva loro permesso di comandare. Quindi, l’unico modo per
prevenire ulteriori problemi era quello di separare gli ebrei dai tedeschi. In
altre parole: dovevano emigrare. Su questo punto i Nazionalsocialisti e i
Sionisti concordavano in pieno. Sebbene gli ebrei rappresentavano meno dell’1%
della popolazione totale tedesca nel 1933, essi avevano potere e influenza
nella finanza, negli affari, nelle vicende culturali e nella vita scientifica
in modo sproporzionato rispetto al loro
numero. L’influenza ebraica era ampiamente considerata dannosa alla ripresa
tedesca dopo la Prima Guerra Mondiale. Non venne presa alcuna misura legale nei
confronti degli ebrei in Germania fino alla “Dichiarazione di Guerra” ebraica
internazionale contro la nazione tedesca, come annunciata, ad esempio, sulla
prima pagina del quotidiano londinese DAILY EXPRESS del 24 Marzo 1933. Questa
“dichiarazione” assunse la forma di un boicottaggio mondiale delle merci
tedesche. Una settimana dopo ci fu un boicottaggio, ufficialmente approvato,
dei negozi e degli empori ebraici in tutta la Germania. Questa azione era la
risposta diretta al boicottaggio internazionale ebraico dei prodotti tedeschi
già in vigore. La reazione tedesca, comunque, fu una vicenda ridicola e venne
limitata ad un solo giorno, il 1° di Aprile 1933. Hitler e Goebbels riconobbero
che il contro-boicottaggio tedesco fu un fallimento e avrebbe messo la gente
contro il nuovo governo. Inoltre, questa reazione di un solo giorno, avvenne di
sabato, il sabato ebraico. Gli ebrei osservanti si compiacevano malignamente
dello sconforto di quegli ebrei che normalmente tenevano aperti i loro negozi
al sabato e ora erano di fatto obbligati dal governo ad obbedire alla legge
ebraica che vietava il lavoro di sabato. Il regime Nazionalsocialista in
seguito cercò di ridurre l’influenza ed il potere ebraico con severi mezzi
legali. La prima legge tedesca che poteva essere considerata anti-ebraica era
datata 7 Aprile 1933. Nonostante la personalità giuridica degli ebrei veniva
limitata, ogni singolo ebreo sapeva quali erano i suoi diritti legali e ciò a
cui aveva ancora diritto. Non ci furono misura extra-giudiziarie o segrete
contro gli ebrei.
Ironicamente, fu proprio la politica discriminatoria
ufficiale contro gli ebrei che ridusse quasi a zero l’efficacia della
propaganda antisemita. I tedeschi sono in genere un popolo equanime. Quando i
tedeschi videro i loro vicini ebrei venire trattati ingiustamente,
consideravano che ciò fosse ben peggio dei pericoli che gli ebrei
presumibilmente rappresentavano semplicemente perché erano tali. Inoltre, gli
esempi di criminalità e perversione ebraica descritti nel giornale Der Stuermer
venivano ampiamente considerati eccezioni rispetto al normale comportamento
ebraico. Il tedesco medio era convinto che gli ebrei che lui conosceva
personalmente fossero totalmente estranei allo stereotipo criminale a volte
descritto sui giornali. Nella mia città natale di Berlino la maggior parte dei
medici e avvocati erano ancora ebrei. E persino l’ufficiale sanitario pubblico
per l’infanzia nel distretto di Berlino, dove viveva la mia famiglia, era un
ebreo che mantenne questo lavoro per tutta la durata della guerra. Ricordo
ancora un giorno in cui mia madre tornò a casa dopo essere stata dal suo medico
ebreo. Mi disse che non potè vederlo perché non c’era più. Era stato preso e
portato via la notte precedente. Mia madre era sconvolta. Una folla di persone
si era radunata fuori dalla casa del medico. Erano tutti colpiti e parlarono
apertamente dell’ingiustizia di questo provvedimento. I miei genitori parlarono
più tardi di ciò che era successo e concordarono che il dottore non aveva mai
fatto niente di male. La loro reazione fu tipica. Alcuni giorni dopo il
pediatra della nostra famiglia, anche lui ebreo, fu portato via nello stesso
modo.
A quell’epoca non sapevo cosa significasse essere portati
via. Fu solo molti anni dopo la guerra, quando iniziai a leggere la letteratura
olocaustica, che appresi di presumere di credere che essere portati via
significasse la deportazione in un campo di concentramento e la probabile
morte. Ma come molte migliaia di altre, le due famiglie dei due medici non
furono sterminate. Un giorno d’estate nel 1973, mentre stavo camminando per le
strade del quartiere tedesco di Tel Aviv, mi imbattei nelle insegne riportanti
i nomi dei due medici sulle porte di due case. Cercai subito di fare loro
visita e scoprii che entrambe le famiglie erano emigrate in Palestina nel 1939.
Sebbene uno di loro nel frattempo era morto in Israele, riuscii a parlare
all’altro. Si ricordava molto bene di mio padre e mi spiegò che quando lui e la
sua famiglia furono arrestati, furono portati in un campo dove fu loro data la
scelta se firmare un documento dichiarante la loro intenzione di emigrare dalla
Germania oppure essere portati in un campo di lavoro. Lui e la sua famiglia
scelsero di emigrare. Infatti la maggior parte degli ebrei tedeschi sopravvisse
bene alle disposizioni antisemite. Ciò non significa che quelle disposizioni
non fossero inique per i singoli ebrei, ma riuscirono normalmente a conviverci.
L’ACCORDO “HAAVARA”
Come già affermato, l’obiettivo principale della politica
ebraica tedesca era quello di incoraggiare gli ebrei ad emigrare. Dopo l’inizio
del boicottaggio internazionale ebraico contro le merci tedeschi nel Marzo
1933, la comunità ebraica in Palestina prese contatto col governo tedesco ed
offrì una tregua nel boicottaggio per quanto riguarda la Palestina a condizione
che ciò avvenisse in combinazione con l’emigrazione ebraica dalla Germania. Di
conseguenza il patto “Haavara” o “Trasferimento” fu firmato dai tedeschi e dagli ebrei nel
Maggio del 1933 (nota 3). La comunità ebraica concluse così un accordo
estremamente vantaggioso col governo Nazionalsocialista soltanto pochi mesi
dopo la sua salita al potere. Questo accordo fu una fase cruciale nella
creazione dello Stato di Israele. Quando feci questa osservazione nel mio libro
“Feuerzeichen”, pubblicato nel 1981,
alcuni lettore la ritenevano scandalosa (nota 4). Ma poi la stessa osservazione
fu fatta in “ The Transfer Agreement” (l’accordo di trasferimento), un libro di
Edwin Black pubblicato nel 1984. Il paragrafo finale del suo libro si conclude
con l’affermazione che la continuativa relazione economica fra la comunità
ebraica in Palestina e la Germania Nazionalsocialista fu “un fattore indispensabile nella creazione dello Stato di Israele”
(nota 5).
Questo accordo rendeva possibile a qualsiasi ebreo di
emigrare dalla Germania con praticamente tutti i suoi averi e la ricchezza
personale a condizione che gli ebrei depositassero tutti i loro averi in una
delle due banche tedesche di proprietà ebraica che avevano filiali a Tel Aviv e
a Gerusalemme. Al loro arrivo in Palestina potevano ritirare i loro averi
secondo i termini dell’accordo. Il capitale tedesco di questi due istituti
bancari ebraici era garantito dal governo tedesco. Persino dopo la guerra
questi averi erano disponibili per i proprietari ebrei o ai loro
rappresentanti. Se un ebreo non voleva emigrare subito, poteva trasferire tutti
i suoi averi personali in Palestina dove sarebbero stati salvaguardati da un
fiduciario mentre restava in Germania per un periodo indefinito e sempre con l’emigrazione
come suo eventuale obiettivo. Intanto la sua fortuna personale sarebbe stata al
sicuro fuori dalla Germania.
Persino gli ebrei più poveri che non arrivavano a possedere
1.000 Sterline Inglesi poterono emigrare in Palestina grazie a crediti erogati
in base al Trattato. Le autorità britanniche in genere richiedevano una somma
minima di 1.000 Sterline per ogni immigrante in Palestina nel caso non avesse
avuto il diritto a possedere un cosi detto certificato di lavoratore. Solo un
numero limitato di questi certificati era disponibile e venivano rilasciati
solo a persone con particolari specializzazioni lavorative. Inoltre, gli ebrei
che emigravano in Palestina erano esentati dalla cosi detta “tassa aerea del
Reich” che tutti gli emigranti tedeschi dovevano di norma pagare. Tuttavia le
ditte ebraiche che si occupavano dei traslochi facevano pagare una percentuale
fissa sui loro totali averi. Questo accordo rimase operativo fino alla fine del
1941 quando gli Stati Uniti entrarono in guerra.
GLI STANDARD ETICI
NAZIONALSOCIALISTI
Rimango sempre stupita ogni volta che leggo dei libri sul
Terzo Reich pubblicati dopo la guerra. La maggior parte danno una descrizione
della realtà del Terzo Reich quasi totalmente falsa. La Germania di Adolf
Hitler non era la Germania descritta da questi libri. Era ben diversa. Io sono
stata cresciuta durante il Terzo Reich. Assieme alla mia generazione ricevetti
un’educazione con i più alti standard etici. Ci veniva insegnato ad amare e a
rispettare il nostro paese e il nostro popolo. Ci insegnavano ad essere
orgogliosi della sua grande storia. Gli eroi del passato tedesco
rappresentavano i nostri grandi ideali. Ci spronavano all’onestà e alla
responsabilità durante la nostra vita. Sono dell’opinione che la gioventù della
Germania di Adolf Hitler era la migliore di tutta Europa e forse di tutto il
mondo.
Gli stessi standard etici venivano applicati alle SS e alle
SA. I reparti di assalto SA non erano uomini raffinati. Preferivano in genere
usare i pugni prima del cervello ma essi agivano secondo gli ideali che erano
stati loro insegnati, come onore, fedeltà, onestà e devozione al loro popolo e
al loro paese. Non erano quelle bestie sadiche rappresentate dai cosi detti
storici. Fu la loro fedeltà e il loro coraggio che salvarono la Germania dal
caos e dal comunismo. E’ pura stupidità descrivere gli uomini delle SA come
assassini assetati di sangue, come spesso avviene oggi. Sebbene qualche singolo
appartenente alle SA possa aver commesso atti di brutalità, non ha senso
accusare l’intera organizzazione o l’intero popolo tedesco e il suo governo per
questo comportamento. Singoli appartenenti alle SA furono invece coinvolti
nell’incidente della Notte dei Cristalli. Ma coloro che vi parteciparono furono
molti di meno di quello che è stato asserito. Dei 28 gruppi di SA che
esistevano in Germania all’epoca, le prove disponibili ne identificano solo tre
ad aver ricevuto ordini di unirsi alla dimostrazione anti-abraica.
COSA SUCCESSE
VERAMENTE DURANTE LA NOTTE DEI CRISTALLI
Vediamo ora che cosa realmente avvenne durante quella notte
fatale.
Dopo il 1945 tutto il male fatto a qualsiasi ebreo nella
Germania Nazionalsocialista è stato descritto con grandi dettagli in molte
pubblicazioni ed assieme ad altre storie dando cifre esagerate che sono poi
diventate la cosi detta “verità storica”. Com’è possibile allora che nonostante
siano trascorsi più di quarant’anni nessuno abbia stabilito la vera dimensione
del danno fatto agli ebrei durante la Notte dei Cristalli? Tutto ciò che si
apprende dagli scrittori di storia è che “tutte” le sinagoghe furono demolite e
che “tutte” le vetrine dei negozi furono distrutte. A parte questa vaga
descrizione, non viene dato alcun dettaglio.
Sulla base della cosi detta “verità storica” sulla Notte dei
Cristalli, il Presidente del Congresso Mondiale Ebraico, Nahum Goldmann, ebbe
la sfacciataggine nel 1952 di pretendere 500 milioni di Dollari dal Cancelliere
tedesco Konrad Adenauer come risarcimento riparatorio per il danno subito
durante quella notte di Novembre. Quando Adenauer chiese a Goldmann una
giustificazione per una richiesta così enorme, Goldmann rispose: “ Trovi lei stesso la giustificazione! Ciò
che voglio non è la giustificazione ma i soldi “ (nota 7). E il denaro lo
ricevette! Goldmann può aver interpretato la disponibilità del Cancelliere
tedesco di pagare mezzo miliardo di Dollari come prova della presunzione che
tutte le sinagoghe erano state distrutte. Perché mai la Germania doveva essere
così folle da pagare per qualcosa che non era mai successo? Infatti, la “verità
storica” che “tutte” le sinagoghe tedesche furono distrutte è una menzogna.
Nel 1938 c’erano in Germania circa 1.400 sinagoghe, fra
queste circa 180 furono distrutte o danneggiate. Inoltre gli ebrei possedevano
circa 100.000 negozi e magazzini in Germania nel 1938. Di questa cifra, solo
circa 7.500 ebbero le vetrine infrante. Queste cifre indicano quanto la cosi
detta “verità storica” differisce da ciò che accadde in realtà. Il danno e la
distruzione che furono causati rappresentavano, ovviamente, una terribile
vergogna, ma le esagerazioni, in particolare da parte di storici tedeschi che
le adoperano per condannare il loro stesso popolo, sono anch’esse una vergogna.
Gli storici ci dicono che durante la Notte dei Cristalli
tutti gli ebrei erano terrorizzati, che accettavano sottomessi ciò che stava
accadendo loro e che stavano a guardare la distruzione delle loro proprietà
senza opporre resistenza. E’ vero invece il contrario. Andando a ricercare
negli archivi in merito a questa vicenda, trovai molti documenti che dicono
esattamente l’opposto di quanto viene affermato. Il fatto è che in molti casi
ebrei e i loro vicini tedeschi lottarono insieme contro gli attaccanti,
buttandoli giù dalle scale. Delinquenti di strada furono picchiati e cacciati
in più di un caso. La polizia ed i funzionari del partito erano generalmente
dalla parte degli ebrei. Alcuni leaders della comunità ebraica andarono la
mattina dopo alle stazioni di polizia per chiedere che si indagasse sul danno
fatto alle loro sinagoghe. I successivi rapporti di polizia sono ancora
disponibili oggi in archivio.
Al contrario di quanto ci è stato detto, la maggior parte
degli ebrei non fu direttamente interessata da questi eventi. A Berlino, per
esempio, tutti gli insegnanti e gli alunni della più grande scuola ebraica
della città, che interessava l’intera area di Berlino, si recarono in classe il
mattino dopo senza aver notato niente di insolito durante la precedente notte.
Heinemann Stern, il preside ebreo di quella scuola, scrisse nelle sue memorie
del dopoguerra di aver visto una sinagoga che bruciava mentre andava a scuola
la mattina dopo la Notte dei Cristalli, ma pensò che fosse un incendio
accidentale. Fu solo quando arrivò alla scuola che ricevette una telefonata che
lo informò delle distruzioni della notte precedente. Le classi continuarono
regolarmente quel giorno e fu solo durante il primo intervallo che si prese la
briga di informare l’intero corpo studentesco di ciò che era successo (nota 8).
Come si può conciliare questa prova con la seguente
affermazione di Hermann Graml, un noto storico tedesco e membro dell’Istituto
di Storia Contemporanea di Monaco: “ Ogni
singolo ebreo fu picchiato, cacciato, derubato, insultato e umiliato. Le SA
buttarono giù dal letto gli ebrei, picchiandoli senza pietà nelle loro case e
poi dando loro la caccia quasi fino alla morte. Il sangue scorreva ovunque “ (nota
9). E’ concepibile che migliaia di bambini ebrei siano stati mandati a scuola
dai loro genitori il mattino dopo quella tragica notte se gli attacchi agli
ebrei fossero stati così orrendi ed estesi? Quale genitore avrebbe permesso ai
propri figli di recarsi a scuola se solo avesse pensato che c’era il benché
minimo pericolo di essere attaccati da bande vaganti di appartenenti alle SA?
Penso che la risposta chiaramente sia: NO.
Cose spiacevoli sono sì accadute e furono abbastanza brutte,
ma le fantasie dei moderni storici e scrittori come Graml non sono scusabili.
LA STORIA DI
GRYNSZPAN
Fu Herschel Feibel
Grynszpan (Gruenspan) che diede inizio all’intera storia della Notte dei
Cristalli per aver sparato al Segretario dell’Ambasciata tedesca a Parigi,
Ernst vom Rath. Gli scrittori di storia ci dicono che il diciassettenne
Grynszpan non era altro che un povero ragazzo ebreo che era stato portato alla
disperazione dall’ingiustizia fatta alla sua famiglia e che, nella sua profonda
depressione, sparò al giovane diplomatico tedesco. Il fatto, comunque, è che
Grynszpan non aveva mostrato alcun precedente interesse per il destino della
sua famiglia. Aveva voluto essere libero da loro ed era andato a Parigi a
vivere per conto suo.
Quando la polizia francese chiese a Grynszpan il perché
aveva sparato a vom Rath, lui diede varie spiegazioni contraddittorie:
VERSIONE 1: egli non intendeva uccidere vom Rath. Voleva
uccidere l’ambasciatore tedesco ma siccome non conosceva personalmente
l’ambasciatore, sparò a vom Rath per errore.
VERSIONE 2: lui voleva solo suicidarsi ma voleva farlo
direttamente sotto ad un ritratto di Adolf Hitler. In tal modo sperava di
diventare un simbolo per il popolo ebraico che veniva ucciso quotidianamente in
Germania.
VERSIONE 3: egli non voleva uccidere nessuno. Sebbene avesse
una pistola in mano, non sapeva come usarla e il colpo partì accidentalmente.
VERSIONE 4: non riusciva a ricordare quello che era successo
mentre era nell’ufficio di vom Rath. Tutto ciò che ricordava era che lui era là
ma non ricordava perché.
VERSIONE 5: non riusciva affatto a capire la domanda. Doveva
avere avuto un totale vuoto di memoria perché non ricordava più niente.
E alla fine la VERSIONE 6 che diede molti anni dopo a
funzionari tedeschi. Qualsiasi cosa avesse scritto la polizia francese sulle
sue ragioni, erano sciocchezze. La vera storia è che di norma procurava giovani
ragazzi al segretario d’ambasciata perché vom Rath era un omosessuale, e sparò
a vom Rath perché non lo aveva pagato per i suoi servizi. Questa è l’unica
versione che ritrattò in seguito durante un interrogatorio. Tuttavia, nessuna
di queste spiegazioni è corretta.
La vera storia è molto meno eroica. Grynszpan aveva lasciato
la sua famiglia ad Hannover (Germania) nel 1936 dopo aver finito la scuola
dell’obbligo ma senza essere promosso. Suo padre era un sarto a cottimo che si
era trasferito dalla Polonia in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale. Era
noto che a Herschel non piaceva lavorare e così andò a bussare alle porte dei
suoi zii a Bruxelles e a Parigi. Nel Febbraio del 1938 il suo passaporto scadde
e il governo francese rifiutò di rinnovare il suo permesso di soggiorno. Di
conseguenza, lo zio di Parigi insistette affinché Herschel lasciasse la sua
casa perché temeva di avere poi dei guai con la giustizia. E ora la storia
inizia a farsi estremamente interessante. Sebbene Grynszpan non avesse né
lavoro né denaro (suo zio si rifiutò di mantenerlo), riuscì comunque a
trasferirsi in un hotel. Questo hotel si trovava per caso vicino agli uffici di
una importante ed influente organizzazione ebraica, la LICA (Lega
Internazionale Contro l’Antisemitismo). Le domande che sorgono ora sono: chi lo
ha mantenuto dopo il Febbraio del 1938 e chi ha pagato la sua stanza d’albergo?
Sebbene non avesse evidenti mezzi di sostentamento e nemmeno documenti di
identità validi fra il Febbraio e il Novembre del 1938, Grynszpan riuscì
comunque a comprare una pistola per 250 Franchi la mattina del 7 Novembre 1938
e poi, un’ora dopo, andò all’Ambasciata tedesca e sparò a vom Rath.
Grynszpan fu arrestato sul posto e fu portato alla stazione
di polizia. Sebbene fosse un ebreo polacco totalmente sconosciuto senza soldi e
senza appoggi, uno dei più famosi avvocati francesi, Moro Giafferi, si presentò
alla polizia alcune ore dopo l’omicidio e disse alla polizia che lui era
l’avvocato di Grynszpan. Nessuna notizia sulla sparatoria poteva essere stata
data dai giornali prima del suo arrivo. Come poteva Moro Giafferi sapere della
sparatoria? Perché era così propenso a difendere questo giovane forestiero? E
poi, chi avrebbe pagato le sue spese legali? Nel frattempo Moro Giafferi si
prese cura di Grynszpan negli anni successivi. Prima che il caso Grynszpan
arrivasse davanti ad un tribunale francese, scoppiò la guerra. Dopo che i
tedeschi occuparono la Francia, fu consegnato a loro dalle autorità francesi.
Fu portato in Germania dove fu interrogato varie volte ma non ci fu alcun
processo. Moro Giafferi, che nel frattempo si era trasferito in Svizzera,
riusciva ancora a prendersi cura di Grynszpan.
Molti funzionari tedeschi erano attivamente interessati al
caso. Volevano che Grynszpan fosse processato ma ciò non ebbe mai luogo.
Circolavano delle voci. Fu fissata una data del processo ma poi rinviata e poi
rinviata e ancora rinviata di nuovo. Ogni qualvolta che un funzionario chiedeva
perché Grynszpan non era stato processato, gli veniva data una risposta sempre
diversa. Il velo di mistero che circondava il caso fu alzato solo lievemente
molti anni dopo la guerra, quando un biglietto fu trovato fra le molte
centinaia di pagine nell’archivio riservato a Grynszpan. Questo unico e breve
biglietto affermava semplicemente che il processo contro Grynszpan non ci
sarebbe stato per “ragioni diverse da quelle ufficiali” (nota 10). Non c’erano
altre spiegazioni. Sebbene il regime Nazionalsocialista commise presumibilmente
i crimini più inimmaginabili contro gli ebrei, l’assassino Grynszpan
sopravvisse alla guerra e tornò a Parigi. Perché a Parigi dove poteva ancora
essere arrestato e processato per omicidio? Invece gli fu dato un nuovo nome e
nuovi documenti di identità (nota 11). Da chi? Chi c’era a Parigi ad aiutarlo e
a prendersi cura di lui un’altra volta?
Casualmente, anche la famiglia Grynszpan sopravvisse alla
guerra. Il padre, la madre, il fratello e la sorella del giovane furono
deportati in Polonia, in conseguenza della storia dei passaporti polacchi e
poco tempo dopo riuscirono in un qualche modo ad emigrare in Palestina. Ancora
più sorprendente è che questo avvenne quando l’immigrazione in Palestina era
riservata a persone che possedevano almeno 1.000 Sterline Inglesi a testa in
contanti. Il padre di Grynszpan, un povero sarto a cottimo, certamente non
poteva avere una fortuna di 4.000 Sterline. Molti anni dopo la guerra, il padre
testimoniò al processo Eichmann a Gerusalemme che lui e la sua famiglia
dovettero lasciare tutti i loro soldi, tranne 10 Marchi per ogni membro della
famiglia, quando arrivarono al confino germano-polacco nell’Ottobre del 1938
(nota 12). Come sono riusciti a raccogliere 4.000 Sterline solo in poco tempo
per la loro emigrazione verso la Palestina? Chi organizzò il loro
trasferimento?
Forse la risposta a tutte queste domande è……Moro Giafferi!
Non era un mago ma qualcuno ancora più potente. Era il consulente legale della
LICA. La LICA fu fondata a Parigi nel 1933 dall’ebreo Bernard Lecache ed
operava come un’organizzazione militante di propaganda contro l’antisemitismo
vero o supposto. Il suo ufficio principale è ancora a Parigi allo stesso
indirizzo del 1938 (ora noto come LICRA che ha perseguito senza successo Robert
Faurisson alcuni anni fa)
e Moro Giafferi valeva ben le spese che la LICA gli pagava come consulente
legale. Pare abbia preso parte ad importanti avvenimenti. Aveva già raggiunto
la notorietà internazionale ad un raduno di massa a Parigi in seguito
all’incendio del Reichstag di Berlino nel Febbraio del 1933. Senza conoscere
tutto ciò che era successo, fece tuttavia un discorso astioso contro la
Germania Nazionalsocialista nel quale accusò Hermann Goering di avere appiccato
il fuoco. Nel Febbraio del 1936 Giafferi si precipitò a Davos, in Svizzera,
dove l’ebreo David Frankfurter aveva sparato e ucciso Wilhelm Gustloff, il capo
del Partito Nazionalsocialista tedesco in Svizzera. Durante il successivo
processo venne chiaramente fuori che Frankfurter era stato un killer ingaggiato
e appoggiato da una non identificata ma influente organizzazione. Tutte le
tracce portavano alla LICA, ma con Moro Giafferi come suo difensore,
Frankfurter non rivelò chi lo avesse ingaggiato. Ancor più sorprendenti le
risposte di Frankfurter alle domande circa l’assassinio, sullo stesso modello
delle risposte di Grynszpan, ma quasi tre anni più tardi dopo che Giafferi
venne in difesa nella causa dell’omicidio di Ernst vom Rath.
CHI POTEVANO ESSERE I
MANDANTI?
Come una medaglia, la Notte dei Cristalli ha due facciate.
Una facciata è totalmente disponibile alla ricerca storica mentre l’altra
rimane nell’ombra. Fino ad ora nessuno (almeno che io sappia) ha tentato di
esaminare la facciata nascosta.
In seguito alla Notte dei Cristalli tutti volevano sapere
chi erano i colpevoli. Il Dr. Goebbels doveva dare una spiegazione ufficiale la
quale, in effetti, era la rabbia del popolo tedesco adirato per l’assassinio di
Ernst vom Rath e che voleva punire gli ebrei, quindi iniziò il pogrom. Ma
Goebbels non credeva molto a questa storia. A molte persone egli espresse il
sospetto che un’organizzazione segreta avesse istigato l’intera faccenda. Non
poteva affatto credere che un qualcosa di così bene organizzato potesse essere
il risultato di una spontanea rivolta popolare.
Bisogna comprendere la vasta popolarità del regime
Nazionalsocialista a quel tempo per rendersi conto quanto fosse incredibilmente
difficile immaginare che qualsiasi movimento di opposizione segreto e ben
organizzato potesse aver istigato un tale pogrom. Ora sappiamo qualcosa di
alcune di queste cosi dette organizzazioni di resistenza. Ma a quel tempo tali
gruppi di opposizione ben organizzati sembravano improbabili, tanto debordante
era la popolarità e la fiducia di Hitler
e del governo Nazionalsocialista. Sebbene i Nazionalsocialisti fossero
probabilmente più consapevoli di chiunque altro del pericolo del potere e
dell’influenza ebraica, essi tuttavia li sottovalutarono completamente. A dire
la verità, erano troppo ingenui. Una conseguenza di questa enorme popolarità e
fiducia fu che gli stessi leaders del Partito non potevano semplicemente immaginare
che ci potessero essere dei loro colleghi dietro all’intera vicenda. Fra i
leaders del Partito le dita venivano puntate in tutte le direzioni. Pare che
per evitare litigi interni e danneggiarne l’immagine pubblica, non sia mai
stata avviata un’inchiesta per determinare chi fossero i mandanti. Hitler
credeva che il Dr. Goebbels, il suo più intimo confidente e colui che non
avrebbe mai potuto abbandonare, ne fosse stato l’istigatore.
Le sole persone che furono invece punite erano appartenenti
alle SA che avevano partecipato direttamente al pogrom ed erano stati accusati
nei tribunali tedeschi di omicidio, aggressione, saccheggio e altri atti
criminali da testimoni tedeschi ed ebrei. Ma prima che una qualsiasi di queste
cause fosse portata in tribunale, Hitler emise un decreto speciale che ordinava
il rinvio di tutti questi casi fintanto
che gli accusati non fossero stati prima processati dal Tribunale Supremo del
Partito, un tribunale interno che si occupava della disciplina nell’ambito
dell’organizzazione del Partito Nazionalsocialista. La punizione più severa che
questo tribunale poteva infliggere era l’espulsione dal Partito. In tal modo il
Partito sperava di rimuovere tutti i membri colpevoli dalle proprie fila prima
che questi comparissero come imputati nei tribunali penali. Nel Febbraio 1939
il Giudice Capo del Tribunale Supremo del Partito, Walter Buch, riportò le sue
conclusioni a Hermann Goering. Da un esame del rapporto di Buch e di molti
documenti provenienti da alcune delle migliaia di processi dei cosiddetti
criminali nazisti tenutisi dopo la guerra e avvalorando la testimonianza da
parte di imputati e testimoni, sono riuscita a farmi un’idea precisa e
dettagliata di ciò che avvenne in quei fatali giorni e notti del Novembre 1938.
Già l’8 Novembre 1938, un giorno prima della Notte dei
Cristalli, fecero la loro improvvisa comparsa in varie cittadine dell’Assia,
vicino al confine franco-tedesco, delle strane persone che non si erano mai
viste prima. Si recarono da sindaci, segretari distrettuali del Partito e da
altri importanti funzionari di queste piccole città e chiesero loro quali
provvedimenti erano previsti contro gli ebrei. I funzionari furono alquanto
sbigottiti da queste domande e risposero che non sapevano niente di piani
simili. Questi stranieri reagirono come se fossero rimasti colpiti da queste
parole. Urlavano e si lamentavano che bisognava fare qualcosa contro gli ebrei,
dopodiché, senza altre spiegazioni, scomparvero. La maggior parte di coloro che
erano stati avvicinati da questi forestieri denunciarono l’accaduto alla
polizia oppure ne parlarono con gli amici. Considerarono gli stranieri come dei
matti antisemiti e si dimenticarono subito di quanto era accaduto, fino alla
sera successiva. Alcuni di questi individui apparentemente matti ce la misero
tutta. Ci fu un caso dove due uomini, vestiti come membri delle SS, andarono da
un colonnello delle SA e gli ordinarono di distruggere la vicina sinagoga. Per
capire quanto ciò fosse assurdo, bisogna sapere che le SS e le SA erano
organizzazioni completamente distinte. Un vero membro delle SS non avrebbe mai
tentato di dare ordini ad una unità della SA. Questo dimostra che i forestieri
erano persone che non conoscevano nemmeno le distinzioni fra le varie istituzioni tedesche. Il colonnello delle SA
rifiutò di eseguire l’ordine dei sedicenti uomini delle SS e fece rapporto
sull’incidente ai suoi superiori.
Quando i sobillatori si resero conto che i loro sforzi con
le autorità locali non funzionavano, cambiarono la tattica. Tentarono allora di
incitare direttamente la gente nelle strade. In un'altra città, ad esempio, due
uomini si presentarono alla piazza del mercato ed iniziarono a fare discorsi
alla gente, tentando di incitarli contro gli ebrei. Alla fine alcune persone
assaltarono sì la sinagoga, ma intanto i due sobillatori erano spariti.
Incidenti simili avvennero in varie città. Forestieri non
identificati facevano la loro improvvisa comparsa, facevano discorsi,
iniziavano a gettare sassi contro le finestre, assaltavano case ebraiche,
scuole, ospedali e sinagoghe, per poi scomparire. Questi insoliti incidenti
erano già iniziati l’8 di Novembre, cioè, prima che Ernst vom Rath fosse
ucciso. La notizia della sua morte fu data solo alla sera tardi del giorno 8.
Il fatto che questa strana serie di incidenti fosse già iniziata un giorno
prima, dimostra che la morte di vom Rath non era la ragione dello scoppio della
Notte dei Cristalli. Vom Rath era ancora vivo quando iniziò il pogrom.
E questo fu solo l’inizio. Incidenti diffusi e bene
organizzati iniziarono la sera del 9 Novembre. Gruppi generalmente composti da
5 o 6 giovani, armati con sbarre e bastoni, andavano per le strade ad
infrangere le vetrine dei negozi. Non erano appartenenti alle SA che odiavano
gli ebrei a causa dell’assassinio del diplomatico tedesco. Agivano troppo
metodicamente per essere motivati dalla rabbia. Eseguivano il lavoro senza
alcuna apparente emozione. Tuttavia fu la loro opera distruttiva che incoraggiò
alcuni altri personaggi delle più basse classe sociali a diventare assalitori e
a continuare la distruzione. In tutto questo c’è anche un altro misterioso
aspetto. Molti funzionari locali e distrettuali del Partito furono svegliati
nel bel mezzo della notte da chiamate telefoniche. Qualcuno che sosteneva di
essere della sede regionale del Partito o dell’ufficio regionale della
propaganda del Partito chiedeva che cosa stesse succedendo nelle loro
rispettive città. Se il funzionario di Partito rispondeva: “ Niente, tutto è calmo “, colui che
chiamava al telefono diceva in forma dialettale tedesca di aver ricevuto
l’ordine circa le conseguenze che avrebbero avuto gli ebrei quella notte e che
il funzionario in questione doveva eseguire l’ordine. Il più delle volte, il
funzionario di Partito, disturbato nel sonno, non capiva nemmeno quello che
stava succedendo. Alcuni liquidarono la telefonata come uno scherzo e
ritornarono a letto. Altri richiamarono l’ufficio dal quale la voce telefonica
sosteneva di chiamare. Quando riuscivano a trovare un qualche responsabile,
veniva loro detto spesso che nessuno era al corrente di quella chiamata. Ma se
invece trovavano un funzionario di grado inferiore, allora veniva detto loro: “ Beh, se avete ricevuto quell’ordine, è
meglio procedere e fare ciò che vi è stato detto “. Queste telefonato
crearono parecchia confusione. Tutto ciò emerse mesi più tardi durante i
processi condotti dal Tribunale Supremo del Partito. Il Giudice Capo concluse
che in ogni caso avvenne un malinteso da una parte o dall’altra della catena di
comando. Ma quando furono messi di fronte ad ordini apparentemente autentici di
organizzare manifestazioni contro gli ebrei quella notte, la maggior parte dei
leaders del Partito semplicemente non sapevano cosa fare.
Il metodo di incidenti antiebraici apparentemente sporadici
in piccole città, seguiti più tardi da scoppi di protesta ben pianificati in
molte grosse città in tutta la Germania, suggerisce chiaramente il lavoro di un
gruppo centralmente organizzato di agenti bene addestrati. Addirittura poco
tempo dopo la Notte dei Cristalli, molti importanti funzionari di Partito
sospettavano che la faccenda fosse stata coordinata da una centrale. E’
significativo che persino Hermann Graml, l’unico storico tedesco-occidentale
che ha scritto in dettaglio sulla Notte dei Cristalli, ha attentamente fatto
distinzione fra provocatori e persone che si sono fatte trasportare dalle loro
emozioni ed hanno preso parte spontaneamente ai disordini e alle distruzioni.
Senza fornire il minimo straccio di una vera prova, Graml sostiene che gli
agenti provocatori erano diretti dal Dr. Goebbels.
MONACO IL NOVE DI
NOVEMBRE
Mentre tutto ciò accadeva in tutto il Reich, si teneva a
Monaco una commemorazione annuale speciale. Quindici anni prima, il 9 Novembre
1923, un movimento capeggiato da Adolf Hitler, Erich von Ludendorff (un
importante generale della Prima Guerra Mondiale), e due figure di spicco del
governo bavarese, tentarono di rovesciare il governo in carica per sostituirlo
in qualità di nuovo governo nazionale. La sollevazione o colpo di mano fu
sventata e 16 ribelli furono uccisi nei pressi della Feldherrnhalle, un famoso
vecchio edificio nel centro di Monaco. Così il 9 Novembre veniva commemorato
ogni anno, dal 1933, come giorno della memoria del martirio degli eroi del
movimento Nazionalsocialista. Adolf Hitler e i veterani del Partito, assieme ai
dirigenti regionali del Partito, si riunivano ogni anno a Monaco per
l’occasione. Hitler di norma faceva un discorso ad un auditorio selezionato di
veterani di Partito nel famoso ristorante Buergerbraeukeller alla sera del
giorno 8. Al mattino del giorno 9 Hitler e i suoi camerati veterani avrebbero
poi re-inscenato la “Marcia alla Feldherrnhalle” del 1923. Alla sera del giorno
9 il Fuehrer offriva sempre una cena informale presso la ALTE RATHAUS (il
vecchio municipio) assieme ai vecchi camerati e ai dirigenti regionali del
Partito. A mezzanotte i giovani che entravano a far parte delle SS o delle SA
sostenevano il giuramento presso la Feldherrnhalle. Tutti i dirigenti regionali
del Partito e altri ospiti partecipavano a questa solenne cerimonia. A
cerimonia finita lasciavano Monaco e ritornavano alle loro case in tutto il
Reich.
E’ chiaro che la data dell’8 Novembre fu scelta molto
furbescamente. La cerimonia di commemorazione annuale di quel giorno assicurava
che quasi tutti i dirigenti regionali di Partito fossero lontani dai loro
uffici quando sarebbero iniziate le dimostrazioni anti-ebraiche. In altre
parole, le decisioni di responsabilità che venivano di norma prese dai
dirigenti regionali, venivano temporaneamente affidate a persone di grado
inferiore senza esperienza. Fra l’8 e il 10 Novembre funzionari subordinati
sostituivano i dirigenti regionali che si trovavano o a Monaco o in viaggio per
andare o tornare da quell’annuale
commemorazione. Questo temporaneo trasferimento di competenze è molto
importante perché contribuì non poco alla confusione successiva aiutando quindi
i provocatori. Un altro fattore di contributo fu il fatto che nessuno si
aspettava dei problemi. A quell’epoca la Germania era uno dei paesi più
pacifici al mondo. Non vi erano motivi di aspettarsi dei disordini. Fu solo
durante la cena al Vecchio Municipio che le prime voci sporadiche di sommosse e
distruzioni arrivarono a Monaco da alcuni uffici delle dirigenze regionali di
Partito. Nel frattempo si seppe che Ernst vom Rath era morto a Parigi per le
ferite riportate.
COSA STAVA FACENDO
GOEBBELS?
A fine cena il Fuehrer se ne andò all’incirca alle ore 20 e
ritornò alla sua abitazione. Il Dr. Goebbels si alzò e fece un breve discorso
sulle ultime notizie. Informò i presenti che vom Rath era morto e che,
conseguentemente, erano scoppiate spontaneamente dimostrazioni anti-ebraiche in
due o tre località. Goebbels era conosciuto per i suoi discorsi appassionati e
ispiratori. Ma ciò che fece quella sera non fu un vero e proprio discorso ma
solo un annuncio breve e molto informale. Sottolineò il fatto che erano finiti
i tempi in cui gli ebrei potevano impunemente uccidere i tedeschi. Ora sarebbero state prese misure penali.
Tuttavia la morte di vom Rath non doveva diventare una scusa per vendette
personali contro gli ebrei. Egli consigliò ai dirigenti regionali del Partito e
al capo delle SA, Viktor Lutze, di contattare le loro sedi per accertarsi che
la pace e l’ordine venissero mantenuti. E’ molto importante capire che il Dr.
Goebbels non aveva nessuna autorità per dare ordini ai presenti.
Come i dirigenti regionali, erano colleghi di egual rango e
comunque ciò che disse fu considerato così ragionevole che tutti concordarono e
fecero ciò che egli suggerì.
Probabilmente avrete sentito dire di quella supposizione
largamente accreditata che Goebbels diede inizio al pogrom della Notte dei
Cristalli con un acceso discorso la stessa sera del 9 Novembre. Questa storia è
falsa. A chiarimento di ciò ecco i seguenti punti:
1 – in qualità di responsabile regionale a Berlino, il Dr.
Goebbels non aveva alcuna autorità al di fuori del distretto di Berlino.
Sebbene fosse anche il Ministro della Propaganda del governo tedesco, questo
non gli dava alcuna autorità sui funzionari del Partito. Inoltre non aveva
alcuna autorità né sulle SS né sulle SA.
2 – di tutti i leaders nazionalsocialisti, il Dr. Goebbels
meglio di chiunque altro avrebbe capito l’enorme danno che il pogrom
anti-ebraico avrebbe causato alla Germania. Al mattino del 10 Novembre, quando
venne informato dell’entità dei danni e delle distruzioni della notte
precedente, era furioso e allibito per la stupidità di coloro che vi
parteciparono. Al riguardo ci sono abbastanza prove.
3 – come poteva un discorso rilasciato dopo le 9 di sera del
9 Novembre aver incitato un “pogrom” che era già iniziato il giorno prima
quando i primi provocatori apparvero presso uffici municipali o di Partito per
convincere i funzionari ad agire contro gli ebrei?
4 – sebbene non conosciamo che cosa abbia detto il Dr.
Goebbels nel suo acceso discorso, sappiamo
invece cosa fecero i dirigenti regionali
ed il comandante delle SA alla fine del discorso: andarono al telefono e
chiamarono gli uffici nelle loro rispettive sedi per ordinare ai loro
sottoposti di fare il necessario per mantenere l’ordine e la tranquillità.
Ribadirono che nessuno e in nessun caso doveva partecipare alle dimostrazioni.
Queste istruzioni telefoniche furono messe per iscritto nei vari uffici da
coloro che erano in carica al momento. Gli ordini di ciascun dirigente
regionale furono poi inoltrati via telex agli altri uffici del distretto.
Questi messaggi telex sono ancora in vari archivi e sono disponibili per
chiunque voglia esaminarli.
ORDINI DI FERMARE IL
POGROM
Mentre i dirigenti regionali del Partito chiamavano i loro
uffici, il capo delle SA, Viktor Lutze, ordinò a tutti i suoi stretti
subalterni, che erano insieme a lui a Monaco, di chiamare i loro uffici. Lutze
ordinò che in nessun caso nessun appartenente alle SA doveva prendere parte
alle dimostrazioni anti-ebraiche e che inoltre le SA dovevano intervenire per
fermare qualsiasi protesta già in corso. In conseguenza a questi severi ordini,
uomini delle SA iniziarono a sorvegliare in quella notte negozi ebraici che
avevano subito la rottura delle vetrine. Non ci sono dubbi sull’ordine
impartito da Lutze perché abbiamo varie deposizioni a conferma di ciò rilasciate
in tribunale dopo la guerra da vari testimoni. Alla polizia e alle SS furono
dati ordini simili per riportare l’ordine e la tranquillità. Himmler ordinò a
Reinhard Heydrich di evitare la distruzione delle proprietà e di proteggere gli
ebrei dai dimostranti. Esiste ancora la comunicazione telex di questo ordine.
Si trova negli archivi del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga.
Comunque, durante il processo di Norimberga, questo ordine via telex fu esibito
in tre forme diverse, con modifiche falsificate per cambiarne il significato
originale. Nel mio libro “Feuerzeichen” mi sono data da fare per ripristinare
il testo originale.
Adolf Hitler arrivò alla celebrazione di mezzanotte alla
Feldherrnhalle. Fu soltanto dopo essere rientrato alla sua abitazione, all’una
circa di notte, che apprese delle proteste che si stavano svolgendo a Monaco,
durante le quali una sinagoga era stata data alle fiamme. Era furioso ed ordinò
immediatamente al capo della polizia di Monaco di andare da lui. Hitler gli disse
di far spegnere immediatamente il fuoco e di accertarsi che non succedessero
altri incidenti a Monaco. Dopodiché chiamò vari funzionari di Partito e di
polizia in tutto il Reich per avere notizie circa l’entità delle dimostrazioni.
Alla fine ordinò che venisse inviato un messaggio telex a tutti gli uffici dei
dirigenti regionali di Partito, dicendo: “
su preciso ordine dall’alta autorità, non devono in nessun caso avverarsi
incendi contro negozi di ebrei o altre proprietà “. Le sinagoghe non vi
erano menzionate in modo specifico perché Hitler non era ancora consapevole che
anche queste stavano bruciando, a parte quella di Monaco.
IN CHE MODO ERANO
IMPLICATE LE SA NONOSTANTE GLI ORDINI DEI LORO LEADER?
Come fu possibile,
nonostante questi ordini ben precisi, arrecare così tanti danni e distruzioni e
che così tanti membri delle SA vi abbiano preso parte? In base alla
documentazione, almeno tre dei 28 gruppi di SA non obbedirono agli ordini del
loro capo Lutze, inviando invece i loro uomini a distruggere sinagoghe ed case
ebraiche, facendo quindi l’opposto di quanto Lutze aveva ordinato. Ciò che
realmente accadde è chiaro dalla testimonianza e dalle prove esibite in
processi postbellici a ex appartenenti alle SA accusati di aver partecipato
alle sommosse. I processi, condotti fra il 1946 e il 1952, erano basati in
larga parte sul rapporto del Capo della Brigata 50 delle SA Karl Lucke ed
inizia con queste parole: “ il 10
Novembre 1938, alle 3 del mattino, ricevetti il seguente ordine “ per ordine del Comandante di Gruppo,
tutte le sinagoghe ebraiche nell’ambito del distretto della Brigata devono
essere fatte saltare in aria o date alle fiamme “. Lucke incluse nel
suo rapporto un elenco di sinagoghe che erano state distrutte dai membri della
sua Brigata. Questo rapporto è stato citato dalla pubblica accusa al Tribunale
di Norimberga e considerato da sempre e praticamente da tutti gli storici di
regime come la prova che alle SA fu dato l’ordine di distruggere i negozi
ebraici e le sinagoghe.
La contraddizione fra gli ordini effettivamente dati e
l’affermazione fatta nel rapporto di Lucke richiede una spiegazione
dettagliata. Il 9 Novembre, il responsabile del Gruppo delle SA di Mannheim,
Herbert Fust, si trovava a Monaco assieme
ad altri dirigenti delle SA e a loro Capo Viktor Lutze. Quando Lutze ordinò ai
dirigenti del Gruppo di contattare gli uffici delle loro sedi per fermare tutte
le dimostrazioni anti-ebraiche, Fust, assieme ad altri dirigenti delle SA, fece
esattamente quello. Chiamò il suo ufficio a Mannheim e trasmise gli ordini che
aveva ricevuto da Lutze. L’incaricato di turno quella notte al telefono
nell’ufficio delle SA di Mannheim e che ricevette l’ordine di Fust, confermò di
averlo compreso correttamente e poi mise giù la cornetta. Però non inoltrò mai
l’ordine che ricevette, anzi, inoltrò esattamente l’ordine opposto. La
procedura normale era che l’incaricato di turno al telefono doveva chiamare
immediatamente il vice-responsabile del gruppo, Lucke, che si trovava nella
vicina Darmstadt. Mentre invece chiamò il generale delle SA Fritsch e gli
chiese di venire in ufficio. Fritsch era noto per non essere particolarmente
sveglio. Quando arrivò, l’uomo che aveva ricevuto la telefonata gli mostrò un
piccolo pezzo di carta con sopra alcune note che dicevano che le sinagoghe
nell’ambito del distretto del Gruppo SA di Mannheim dovevano essere distrutte.
Lo stesso uomo che ricevette la chiamata spiegò a Fritsch che l’ordine era
arrivato da Monaco. Lento di riflessi com’era, Fritsch non sapeva cosa fare e
chiamò il locale dirigente distrettuale di Partito e il suo vice. Questi due
arrivarono all’ufficio delle SA e parlarono della situazione, mentre nel
frattempo l’incaricato di turno al telefono informava altri dirigenti delle SA,
ma non ancora il vice-leader del Gruppo, Lucke. Intanto il piccolo pezzo di
carta scomparve e gli uomini delle SA che arrivavano al quartier generale
incontrarono solo il dirigente distrettuale del Partito il quale li informò
dell’ordine il quale pensava provenisse da Monaco. Nessuno chiese una ulteriore
conferma. Gli uomini delle SA se ne andarono ed iniziarono i saccheggi. Ore
dopo, quando l’intera vicenda era quasi finita, il centralinista chiamò
finalmente il Vice-Capo del Gruppo Lucke e inoltrò il falso ordine. Informò
Lucke che la sommossa stava già durando da diverse ore. Poiché a quell’ora era
quasi tutto finito, Lucke non stette nemmeno a chiedere la conferma
dell’ordine. Erano già le 3 del mattino. Lucke allora allertò il colonnello
della sua Brigata e misero atto i saccheggi nel distretto di Darmstadt.
Alle 8 del mattino dopo, Lucke si sedette e scrisse il
rapporto che fu citato in seguito al Tribunale di Norimberga. In effetti, come
già dimostrato, non ci fu nessun ordine dal Comandante di Gruppo a Monaco di
appiccare il fuoco o di portare distruzioni alle proprietà ebraiche, ma
solamente dal centralinista di turno. Chi fosse rimane un mistero. Durante i
processi del dopoguerra contro i membri della sua unità di SA, nessuno dei
giudici chiese il nome o l’identità di questo centralinista. Quest’uomo
misterioso era probabilmente un agente di coloro che stavano veramente dietro
all’intera vicenda della Notte dei Cristalli.
L’AMMENDA PECUNIARIA
IMPOSTA AGLI EBREI
Il mattino successivo alla Notte dei Cristalli, il Ministro
della Propaganda Dr. Goebbels annunciò in una trasmissione radiofonica che
qualsiasi azione contro gli ebrei era severamente proibita. Avvisò che
sarebbero state comminate pene severe a chiunque non avesse ubbidito a
quest’ordine. Spiegò inoltre che la questione ebraica sarebbe stata risolta
solo con mezzi legali. Come già menzionato, il governo tedesco ed i funzionari
di Partito erano furiosi per ciò che era successo. Goering, che era
responsabile per l’economia tedesca, si lamentò dicendo che sarebbe stato impossibile
sostituire lo speciale vetro delle vetrine rotte dei negozi perché non era
prodotto in Germania. Doveva essere importato dal Belgio e sarebbe costato
molto denaro in valuta pregiata. A causa del boicottaggio economico ebraico
contro le merci tedesche, il Reich era a corto di valuta straniera. Goering
decise che, siccome questa penuria era causata dagli ebrei, fossero loro a
pagare per i vetri rotti. Egli impose un’ammenda di un miliardo di Marchi del
Reich sugli ebrei tedeschi. Quest’ammenda pecuniaria viene sempre citata da
chiunque scriva sulla Notte dei Cristalli, ma gli storici e gli scrittori
omettono sempre di spiegarne la ragione.
Fu certamente ingiusto obbligare gli ebrei a ripagare un
danno che non avevano causato. Goering lo capiva. Tuttavia, in privato, egli
giustificò quest’ammenda citando il fatto che la dichiarazione di guerra
economica ebraica del 1933 contro la Germania fu proclamata nel nome dei
milioni di ebrei sparsi in tutto il mondo. Quindi ora potevano aiutare i loro
correligionari tedeschi a sostenere le conseguenze del boicottaggio. Va anche
fatto rilevare che solo gli ebrei tedeschi con patrimoni superiori a 5.000
Reichsmark in contanti dovevano dare il loro contributo all’ammenda. Nel 1938,
quando i prezzi erano molto bassi, 5.000 Marchi erano una piccola fortuna.
Chiunque con quel denaro in contanti aveva sicuramente altre fonti patrimoniali
e poteva quindi ben permettersi di pagare la parte dell’ammenda di sua
competenza senza essere ridursi in miseria, nonostante ciò che gli scrittori di
storia hanno sostenuto.
LE CONSEGUENZE DELLA
NOTTE DEI CRISTALLI
Spesso si dice che l’incidente della Notte dei Cristalli fu
l’inizio ufficiale della “Soluzione Finale della Questione Ebraica”. Questo è
vero, ma “Soluzione Finale” non significava sterminio fisico, significava solo
l’emigrazione degli ebrei dalla Germania. Subito dopo la Notte dei Cristalli,
Hitler dispose la creazione di un’agenzia centrale per organizzare
l’emigrazione degli ebrei dalla Germania il più rapidamente possibile. Di
conseguenza, Goering allestì un Ufficio Centrale del Reich per l’Emigrazione
Ebraica con Reinhard Heydrich come responsabile. Questa agenzia riuniva i vari
settori governativi che avevano avuto a che fare con l’emigrazione ebraica.
Semplificava le procedure ufficiali per l’emigrazione ma il suo lavoro fu
fortemente intralciato dalla indisponibilità di quasi tutti i paesi ad
accettare l’immigrazione ebraica. L’unico paese verso il quale gli ebrei
potevano ancora emigrare facilmente era la Palestina, a condizione che
possedessero mille sterline a testa, come richiesto dalle autorità britanniche
del posto.
Nonostante le condizioni favorevoli dell’Accordo di
Trasferimento (Haavara), solo pochi ebrei tedeschi erano disposti ad emigrare
in Palestina. A quel tempo la Palestina era solo agli inizi del suo sviluppo.
Era ancora un paese agricolo con molta poca industria. Fu solo dopo l’arrivo di
migliaia di ebrei tedeschi con il loro capitale e la loro esperienza che iniziò
veramente lo sviluppo industriale. Gli ebrei in Germania erano in genere
occupati nel commercio, l’industria oppure nelle professioni. Non c’erano un
granché di opportunità per loro in Palestina. Ad esempio, non c’era nessuna
struttura finanziaria in Palestina negli anni 30. Non c’era alcun mercato di
scambio, borsa e nessuna banca d’investimento. Come potevano gli uomini
d’affari operare in un simile ambiente?
Poiché solo pochi ebrei volevano emigrare in Palestina,
furono improntate speciali iniziative per aprire le porte di altri paesi, ma
ciò si rivelò molto difficile. Le nazioni prospere non volevano immigrati ebrei
e le nazioni povere non erano interessate. Nell’estate del 1938 fu creato un
Comitato Inter-Governativo per i Rifugiati dall’avvocato americano George
Rublee che ne fu il direttore. Nel Gennaio 1939 (cioè dopo la Notte dei
Cristalli), Rublee ed il governo tedesco firmarono un accordo col quale tutti
gli ebrei tedeschi potevano emigrare verso i paesi di loro scelta. E’
interessante notare che fu il padre di un futuro presidente americano e il
padre di un futuro presidente tedesco a quasi silurare questo accordo: Joseph
Kennedy, ambasciatore americano in Gran Bretagna e Ernst von Weiszaecker,
segretario di stato del Ministero degli Esteri tedesco e padre dell’attuale
presidente della Repubblica Federale Tedesca. Adolf Hitler intervenne
personalmente nel processo di negoziazione e salvò l’accordo inviando il
presidente della Reichsbank, Hjalmar Schacht, a Londra a negoziare con Rublee.
Rublee stesso lo definì come un “accordo sensazionale” – e
fu veramente sensazionale. Accordi speciali fra il Comitato Inter-Governativo e
i governi dei singoli paesi garantivano la sicurezza finanziaria dei migranti
ebrei. Campi di addestramento sarebbero stati creati per preparare gli ebrei
migranti a nuovi lavori nei loro futuri paesi. Gli ebrei in Germania con oltre
45 anni di età potevano scegliere se emigrare o restare in Germania. Se
avessero deciso di rimanere sarebbero stati esentati da restrizioni
discriminatorie. Avrebbero potuto vivere e lavorare dove volevano. La loro
sicurezza a livello contributivo sarebbe stata garantita dal governo del Reich,
come per qualsiasi cittadino tedesco. Come fece rilevare Rublee, non ci furono
praticamente incidenti con gli ebrei nel periodo tra la firma dell’accordo e lo
scoppio della guerra nel Settembre 1939.
L’Ufficio Centrale del Reich per l’Emigrazione Ebraica, che
fu organizzato poco tempo dopo la Notte dei Cristalli, si basava sulle
disposizioni del piano Rublee. Venne creata una organizzazione ebraica parallela,
l’Unione degli Ebrei del Reich Tedesco. Il suo compito era di consigliare gli
ebrei su tutte le questioni dell’emigrazione e di agire per conto degli ebrei
con l’Ufficio Centrale del Reich. Le due agenzie lavorarono insieme in modo
stretto per facilitare il più possibile l’emigrazione ebraica. Inoltre, le SS e
altre organizzazioni Nazionalsocialiste lavorarono con le organizzazioni
sioniste per facilitare questa emigrazione. Gruppi di ebrei apprezzarono molto
la cooperazione delle SS. Ad esempio, le SS allestivano centri di addestramento
dove i futuri emigranti ebrei imparavano nuovi lavori e specializzazioni e si
preparavano per una nuova vita futura.
Con l’ausilio dell’Accordo di Trasferimento (Haavara) e il
piano Rublee, centinaia di migliaia di ebrei emigrarono dall’Europa verso la
Palestina. Nel Settembre 1940 l’agenzia di stampa ebraica in Palestina “Palcor”
riferiva che 500.000 emigranti ebrei erano arrivati dal Reich Tedesco, inclusa
l’Austria, i Sudeti, la Boemia-Moravia e la Polonia occupata dai tedeschi.
Tuttavia, dopo il 1950 si affermò che il numero totale degli emigranti ebrei
verso la Palestina da tutti i paesi europei era solo di 80.000 unità. Cosa
successe ai restanti 420.000? Nel 1940 probabilmente non avevano idea che in
seguito si presupponesse che sarebbero stati “gassati”!
CONCLUSIONE
Ho cercato di mettere in evidenze solo alcuni degli aspetti
non menzionati della vicenda della Notte dei Cristalli, i quali, a mio parere,
danno un quadro di ciò che è successo completamente diverso da quello
generalmente accreditato. Sono convinta che né il governo tedesco, né i leader
del Partito Nazionalsocialista provocarono la Notte dei Cristalli. Infine, non
furono gli ebrei ma i tedeschi che subirono più conseguenze a causa di questo evento.
Persino persone che simpatizzano per il Nazionalsocialismo sono ancora sgomenti
al solo pensare alla Notte dei Cristalli. Molti hanno l’impressione che
l’assassinio, l’appiccare il fuoco e altro, fossero di casa durante il
Nazionalsocialismo e che nessun ebreo era sicuro della propria vita o della sua
proprietà. Si presume che la Germania Nazista fosse un paese senza diritti
civili. La Notte dei Cristalli fu in effetti uno degli episodi più oscuri della
storia tedesca nell’epoca fra il 1933 e il 1945, ma, sulla base di tutte le
prove disponibili, queste sommosse non furono né pensate né organizzate dal
Partito o da funzionari di governo. Infatti, furono totalmente sorpresi e
indignati quando vennero a sapere degli incidenti. Questo pogrom deve essere stato
ideato e organizzato da coloro che ne trassero beneficio e che volevano creare
la rovina della Germania.
Chi potevano mai essere? Se teniamo in considerazione il
forte impegno dell’organizzazione ebraica LICA nell’assassinio di vom Rath,
dobbiamo chiederci: avrebbero potuto gli ebrei stessi sperare di trarre
vantaggio da un pogrom? Dopo la Notte dei Cristalli, la stampa mondiale simpatizzava
nella stragrande maggioranza per gli ebrei, il che era quello che loro dopo
tutto volevano. Soprattutto i Sionisti contavano sul sostegno mondiale nella
loro lotta contro l’Inghilterra che all’epoca governava la Palestina sotto
forma di mandato britannico. A quel tempo l’immigrazione in Palestina era dagli
inglesi strettamente limitata a causa della forte opposizione araba all’arrivo
di un sempre maggior numero di ebrei. Di conseguenza il numero degli immigrati
ebrei nel 1938 scese al livello più basso dall’inizio del secolo, quando era
iniziata la migrazione di massa sionista verso la Palestina.
Per normalizzare la situazione, gli inglesi formularono un
piano di ripartizione che divideva la Palestina in zone arabe e in zone
ebraiche. Nonostante pesanti riserve, gli ebrei aderirono al piano ma non gli
arabi. Essi reagirono con una sommossa conosciuta come la Rivolta Araba. Nel
Marzo 1938 il governo britannico inviò Sir Harold MacMichaels in qualità di
Alto Commissario per la Palestina. Riuscì a sedare la rivolta ma per
accontentare gli arabi promise che avrebbe sollecitato il governo ad
abbandonare il piano di ripartizione e a fermare ulteriori immigrazioni
ebraiche. MacMichaels tornò a Londra nell’Ottobre del 1938 per discutere le sue
proposte col Parlamento britannico. La data prevista per la decisione finale
era l’8 Novembre 1938, il giorno in cui iniziarono gli episodi di violenza
della Notte dei Cristalli.
Il Segretario di Ambasciata Ernst vom Rath era stato colpito
a morte solo il giorno prima, il 7 Novembre. I cospiratori speravano
indubbiamente che vom Rath morisse subito, nel cui caso le dimostrazioni
anti-ebraiche sarebbero probabilmente cominciate il giorno 7. E’ possibile che
qualcuno sperasse che un pogrom nella vicina Germania avrebbe influenzato gli
inglesi a cambiare la loro politica palestinese? O che avrebbe indotto il mondo
esterno ad esercitare pressioni sulla Gran Bretagna ad aprire la Palestina agli
ebrei che venivano trattati in modo così terribile in Germania? Non so dare
risposte precise. Posso solo ipotizzare chi fossero veramente i cospiratori che
stavano dietro alla Notte dei Cristalli e quindi le loro ragioni. A me pare
totalmente plausibile che vi fossero coinvolti certi gruppi ebraici. La LICA
era quasi certamente coinvolta nell’omicidio di vom Rath. Ad ogni modo, gli
incidenti della Notte dei Cristalli non furono l’espressione della volontà del popolo
tedesco e nemmeno furono organizzati da Dr. Goebbels o da qualsiasi altro
leader tedesco. Anzi, furono accuratamente organizzati da persone che
lavoravano nell’ombra.
NOTE:
1 – William P. Varga,
The Number one Nazi Jew-Baiter: A
Political Biography of Julius Streicher (il nazista numero uno
tormentatore degli ebrei: una biografia politica di Julius Streicher), New York, 1981
2 – Persino Helmut
Heiber, un accreditato storico contemporaneo tedesco, dovette ammettere questi
fatti. Helmur Heiber “Der Fall Gruenspan”
(Il caso Gruenspan), da Vierteljahshefte fuer Zeitgeschichte (Quaderni
trimestrali di storia contemporanea), 5
Hg, 1957, pag. 154-172
3 – Vedi: Werner
Feilchenfeld, Dolf Michaelis e Ludwig Pinner, Haavara-Transfer nach Palaestina (Accordo di trasferimento in
Palestina), Tuebingen, 1972, e Edwin
Black, The Transfer Agreement (L’accordo
di trasferimento), New York e Londra,
1984
4 – Ingrid Weckert, Feuerzeichen: Die “Reichkristallnacht”,
Anstifter und Brandstifter und Nutzniesser (Segnali di fuoco: la “Notte
dei Cristalli del Reich”, istigatori, incendiari e beneficiari), Tuebingen, 1981, pag. 225
5 – Edwin Black, The Transfer Agreement (L’accordo di
trasferimento), pag. 382
6 – W. Feilchenfeld,
et al. Haavara- Transfer nach Palaestina (L’accordo
di trasferimento in Palestina), pag. 71
7 – Nahum Goldmann, Das Juedische Paradox: Zionismus und
Judentum nach Hitler (Il paradosso ebraico: il sionismo e l’ebraismo
secondo Hitler), Colonia, 1978, pag. 181
8 – Heinemann Stern, Warum Hassen Sie Uns Eigentlich? (Perché ci odiano così?), Duesseldorf, 1970, pag. 298-299
9 – Hermann Graml, Der 9. November 1938 (il 9 Novembre
1938), Bonn 1958, pag. 47
10 – H. Heiber, “Der fall Gruenspan” (Il caso
Gruenspan), pag. 164
11 – H. Heiber, “Der Fall Gruenspan” (Il caso
Gruenspan), pag. 172
12 – Gideon Hausner, Justice in Jerusalem (Giustizia a Gerusalemme), New
York, 1968, pag. 41
Traduzione a cura di:
Gian Franco SPOTTI
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Ingrid Weckert, l'autrice di questo saggio |