Ustica e il TG3: dalla strage dei corpi alla strage delle coscienze


L’effetto devastante sulle coscienze della propaganda disinformativa dei vari giornali e telegiornali. Ce ne siamo occupati tante volte: l’ultimo caso, però, è particolarmente eclatante. Si tratta del modo in cui il TG3 delle 19 di due giorni fa ha trattato il caso Ustica, dopo che la Cassazione, riconoscendo che la strage fu causata da un missile, ha condannato lo Stato a risarcire i familiari:
Stato condannato risarcirà i familiari
http://ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2013/01/28/USTICA-CASSAZIONE-CONDANNA-STATO-RISARCIRE-VITTIME_8151827.html
Questo è il link al telegiornale in questione:
http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?refresh_ce#day=2013-01-29&ch=3&v=175062&vd=2013-01-29&vc=3
L’approccio alla notizia del TG3 ha provocato nel mio amico facebook Filippo Bovo il seguente, condivisibile, commento:
Semplicemente vergognoso il servizio del Tg3 di stasera sul caso Ustica. Sono riusciti a non menzionare mai, nemmeno per sbaglio, la presenza dei caccia francesi ed americani intorno al DC9, così come la nazionalità del missile (francese) che l'ha abbattuto. In compenso hanno accennato alla presenza dei caccia libici, come a voler insinuare che fossero stati loro ad abbattere il DC9. Così facendo, sono riusciti a mistificare ed alterare tutte le ricostruzioni storiche, grazie ad un'informazione lacunosa e parziale. Con un pubblico in buona fede questa tattica, purtroppo, può funzionare. Persino il Tg di La7, anch'esso atlantista da morire, ha dimostrato più rispetto per la verità storica di loro.
Mi sembra che tutto ciò renda più che mai attuali le considerazioni espresse nel 2006 dal poeta Gianni D’Elia in IL PETROLIO DELLE STRAGI – Postille a «L’eresia di Pasolini»[1]:
Quello che una volta si faceva con le bombe, perché fosse visibile la paura, mentre intercettazioni e dossier degli oppositori restavano nascosti, oggi, dopo la «mutazione della classe dominante», si è rovesciato. Il linguaggio è usato come arma di menzogna. Il terrorismo delle parole, che prima era invisibile, è diventato esposto alla pubblica piazza italiana, che è ovviamente la televisione di governo, manipolata, con le varie reti ammiraglie della Filibusta dell’Etere, e le corvette della carta stampata[2]. Per rendere visibile la paura … il mezzo più rapido ed efficace non è più la strage di corpi (come da piazza Fontana in poi, fino alla strage della P2 alla stazione di Bologna e a quelle di mafia del 1992-93), ma la strage mediatica di coscienze e di voci.


Ma le miserie di Bianca Berlinguer & co. rendono più che mai attuali anche le considerazioni di un altro poeta: quelle espresse a suo tempo proprio da Pier Paolo Pasolini, nel famoso articolo intitolato “IO SO”. In questo caso, però, non mi riferisco alla prima parte, fin troppo riecheggiata dell’articolo, ma a quella meno citata, alla seconda, quella incentrata sul processo degenerativo dell’allora partito comunista e che ha poi portato alla miserie attuali (un grazie a Paolo Cucchiarelli per avermela ricordata). Quella che inizia con le parole:
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
In particolare, mi riferisco alle seguenti parole:
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica[3].
Ecco, i giornalisti del TG3 – ma non solo loro, ovviamente – sono precisamente figli di quella pratica, che si è infine tramutata, orwellianamente, in “verità” (dis)informativa.



[1] Effigie edizioni, Milano, p. 8.
[2] Grassetti miei.