Eugenio Montale e la rabbia di Guareschi contro Pasolini

Eugenio Montale

Il sito dedicato a Giovannino Guareschi ha ricordato che Eugenio Montale, alla notizia della carcerazione dell’umorista, fece un brindisi definendolo “un genio dell’imbecillità”: 

(...) L'altra sera, da "Bagutta", la nota trattoria toscano-milanese, tra i molti convitati ad una cena offerta da due editori fiorentini, c’era un celebre poeta. Il poeta, chissà perché, parlava male di Guareschi dall’inizio della cena (...). Parlava, parlava. Delle tirature di quei maledetti libri, della ignoranza della gente. Diceva che era andato in Francia, che gli avevano chiesto di parlare di Guareschi e lui non ne aveva parlato per carità patria. S’arrabbiava sempre più. "Io ne ho letto solo qualche pagina", ha detto, "ma Guareschi mi pare un genio, un genio dell'imbecillità". Passava là vicino un illustre pittore (..). S’è fermato, ha chiesto: "Guareschi, un genio?" Non aveva capito bene. "Un genio dell'imbecillità ", ha chiarito il poeta (...). Il pittore ha preso un bicchiere pieno, lo ha sollevato in un brindisi: "A Guareschi in galera!" ha detto forte. C'era tanta gente a quella cena e c’è stato un certo impaccio tra i presenti. Solo il poeta ed un dirigente della radio-televisione hanno annuito, convinti. (...) Il poeta, Eugenio Montale, il pittore Gianfilippo Usellini, il dirigente della R.A.I. Sergio Pugliese[1]. 

Della serie: mamma mia, quant’era cattivo Montale! In realtà, Montale non aveva tutti i torti. Certo, il brindisi fu un’ingenerosa perfidia ma, pur con tutta la simpatia che si può provare per Guareschi (e con la dovuta ammirazione per il coraggio che gli costò la galera[2]) gli odi che il personaggio suscitava non sempre erano infondati. Come definire, infatti, se non come “imbecille” l’uscita di Guareschi che denigra La ricotta di Pasolini senza prima averla vista?
Lo ha ricordato Roberto Chiesi sul sito Pasolini.net:

Il mosaico elegiaco di Pasolini
http://www.pasolini.net/dossier_larabbia01_robertochiesi.htm


Un'immagine da "La ricotta"

Ulteriori dettagli li fornisce Franco Grattarola nel suo PASOLINI UNA VITA VIOLENTATA[3]: 

Infatti, Guareschi, senza aver visto l’episodio e sulla base di informazioni molto approssimative anticipa sulle colonne de Il Borghese quelle accuse di vilipendio alla religione che saranno fatte proprie da Di Gennaro[4] 

Grattarola si riferisce all’articolo P. P. P. eccetera, apparso sul Borghese del 21.2.1963. In un successivo numero (del 14.3.1963) Guareschi arriva addirittura a definire “meritata” la denuncia per vilipendio della Religione[5]. Ignoro se, nel frattempo, Guareschi il film andò a vederlo (forse, potrebbero fornire una delucidazione in merito i figli dello scrittore).
E che dire del ruolo di Guareschi ne La rabbia? Anche qui, non fu certo commendevole da parte sua essersi inserito come co-autore in un progetto, come quello pasoliniano, che non prevedeva co-autori (anche se poi il risultato fu comunque interessante, a dispetto dei rispettivi detrattori):

Il "duello" [tra Pasolini e Guareschi], come vedremo, in realtà fu un espediente raffazzonato dal produttore del film, Gastone Ferranti, dopo che Pasolini aveva già terminato il montaggio di un lungometraggio. Raffazzonato, va detto, con l'assenso concesso (sia pure a malincuore) dallo stesso Pasolini. Come dimostrano i documenti, La rabbia fu infatti un progetto ideato dal poeta-regista per un lungometraggio di cui avrebbe appunto dovuto essere l'unico autore. La parte di Guareschi fu quindi un "corpo estraneo" giustapposto al film di Pasolini dopo che questi aveva dovuto ridurlo presumibilmente di quasi metà[6].



A proposito del magistrato che incriminò Pasolini per La ricotta, Giuseppe Di Gennaro. Lo ritroviamo 30 anni dopo alla “reggenza” della Direzione Investigativa Antimafia:

E’ DI GENNARO IL PRIMO ZAR ANTIMAFIA:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/08/11/di-gennaro-il-primo-zar-antimafia.html  

All’epoca, si segnalò per aver dichiarato di non credere all’esistenza di “talpe” di Cosa nostra nella magistratura e nelle forze di polizia: 



Giornalisti in carriera grazie all’antimafia
http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/08/giornalisti_carriera_grazie_all_antimafia_co_0_9210084991.shtml

Poi, dopo la nomina del primo Procuratore Antimafia (Siclari, nel 1992), mi sembra che sia uscito di scena …
A proposito, La ricotta: era davvero blasfemo?
Giudicate voi:



[3] Coniglio Editore, Roma 2005: un libro peraltro subdolamente ostile a Pasolini – dietro la superficie libertaria e “gay-friendly” – e che rientra nella vulgata depistante sulla morte del poeta giustamente denunciata da Carla Benedetti e da Giovanni Giovannetti nel loro FROCIO E BASTA, Effigie edizioni, Milano 2012.
[4] Ivi, p. 174.
[5] Ivi, p. 175.