Autenticità e veridicità della lettera della Zentralbauleitung di Auschwitz del 28 giugno 1943


Autenticità e veridicità della  lettera della Zentralbauleitung di Auschwitz del 28 giugno 1943

di Carlo Mattogno 

Il mio precedente articolo sulla lettera della Zentralbauleitung di Auschwitz del 28 giugno 1943 ha dato adito a osservazioni alquanto peregrine, per non dire cavillose,  sulla questione dell'autenticità-veridicità del documento, sicché non mi sembra inopportuno un  ulteriore, sia pur breve, chiarimento.

Fino all'inizio degli anni Novanta, quando gli archivi moscoviti furono aperti ai ricercatori occidentali, la lettera in questione era nota soltanto in una copia, fatta dall’archivista Cossens, che certificò  la conformità della trascrizione all’originale (“Für die Richtigkeit der Abschrift”) [Vedi documento allegato]. L’archivista credette che il nome manoscritto che appare a sinistra, sotto il “Verteiler”, - Jährling - fosse l’autore della lettera, perciò lo  spostò a destra, attribuendogli così il grado di SS-Sturmbannführer, che invece competeva a Bischoff. Il numero di archivio della mia copia di questo documento è: StA Durnburg, ND 4586.

Si può presumere che già alla fine degli anni Cinquanta uno storico o un archivista della ex Repubblica Democratica Tedesca avesse avuto accesso  a una fotocopia del documento. Una delle prime opere in cui ne viene riportata la trascrizione è infatti SS-im Einsatz. Eine Dokumentation über die Verbrechen der SS, edito a Berlino nel 1957 dal Comitato dei resistenti antifascisti della Repubblica Democratica Tedesca.

Ancora nel 1989 Pressac, nel suo studio Auschwitz: Technique and operation of the gas chambers (The Beate Klarsfed Foundation, New York, p. 247) conosceva soltanto la copia dell'archivista Cossens summenzionata.

Proprio  perché il documento originale non era noto e una semplice copia, in un processo, non poteva avere alcun valore probatorio, non ha molto senso arzigogolare sul significato del  non impiego  del documento in questione nei processi contro i “criminali nazisti” celebrati nel dopoguerra.

Quanto alla  pretesa di dedurre dall'autenticità formale di un documento la veridicità del suo contenuto, essa è evidentemente fallace, a maggior ragione se il documento è unico: la sua attendibilità dev'essere analizzata in base al raffronto con tutti gli altri documenti dello stesso genere.

Nel caso specifico, esistono quattro documenti che riguardano in modo primario ed esplicito la capacità di cremazione dei forni Topf.

La lettera della Topf alla SS-Neubauleitung di Auschwitz del 1° novembre 1940 [per brevità: D1] dice che in forno Topf a 2 muffole (modello Auschwitz) si potevano cremare 2 cadaveri in un'ora, ossia un cadavere in 60 minuti.

La lettera della Topf alla SS-Neubauleitung  di Mauthausen del 14 luglio 1941 [D2], formalmente relativa allo stesso modello, parla di 30-36 cadaveri in 10 ore.

La lettera della Zentralbauleitung di Auschwitz del 28 giugno 1943 [D3] è già nota.

La nota interna della Topf redatta dall'ing. Prüfer l'8 settembre 1942 (scoperta da Pressac negli anni Novanta) attribuisce a un forno  a 2 muffole  una capacità di cremazione di 250 cadaveri al giorno, ai 5 forni a 3 muffole del crematorio II 800 cadaveri al giorno e  800 anche a un forno a 8 muffole[1].

Nella tavola che segue riassumo i dati che si ricavano da questi documenti:

modello di forno
durata della cremazione di un cadavere
cadaveri cremati in una muffola in 24 ore
documento
2 muffole
60'
24
D1
33-40'
36-44
D2
25'
57
D3
34-35'
42
D4
3 muffole
15'
96
D3
27'
53
D4
8 muffole
15'
96
D3
14-15'
100
D4


I risultati di esercizio dei forni crematori dell'epoca che si desumono da liste di cremazione confermano tuttavia soltanto i dati dei documenti 1 e 2, relegando i restanti nell'oscuro regno del delirium thermotecnicum.

Nell'articolo precedente ho già menzionato che da liste di cremazione dei forni a nafta Ignis-Hüttenbau si desume una durata media di una cremazione di 36 minuti, ma con un particolare procedimento tecnicamente inattuabile nei forni Topf di Auschwitz-Birkenau.

Le liste di cremazione del forno Topf a 2 muffole di Gusen[2] attestano una durata di una cremazione di circa 40 minuti - con un consumo medio di coke di circa 30,6 kg per cadavere in caso di cremazioni continuative (in media 18 cremazioni al giorno) - ma questo risultato era reso possibile grazie alla speciale struttura della griglia delle muffole e all'ausilio di un impianto di tiraggio aspirato. Sicché neppure questi risultati possono valere per i forni di Auscwhitz-Birkenau.

Nel forno Kori riscaldato con coke del crematorio di Westerbork la cremazione di un cadavere durava mediamente circa 50 minuti[3]. Le esperienze pratiche sconfessano dunque apertamente i dati dei documenti 3 e 4.

Un altro fattore determinante per valutare l'attendibilità dei dati di questi due documenti è il consumo di coke. Qui mi limito all'esame della lettera della Zentralbauleitung.

La  nota per gli atti (Aktenvermerk) redatta dall’impiegato civile Jährling il 17 marzo 1943[4] indica un consumo di coke «in caso di funzionamento continuativo» di 2.800 kg di coke in 12 ore per il crematorio II/III e di 1.120 per il crematorio IV/V, complessivamente 7.840 kg. Van Pelt calcola (erroneamente) che ciò corrispondeva ad un consumo orario di (7.840 : 12 =) 654,3 (il quoziente esatto è 653,3). Egli dice poi che

«la capacità dei crematori fu calcolata sulla base di 24 ore a 1.440 per i crematori II e III e 756 per i crematori IV e V, o ([1.440 + 1.440 + 756 + 756]/24) = 183 cadaveri all'ora. Ciò implica che, secondo Jährling, per cremare un cadavere erano necessari in media (654,3/183) = 3,5 kg di coke»[5].

Questa è follia pura: invece di correggere l'assurda capacità di cremazione dei forni in base al consumo di coke, van Pelt stravolge il consumo di coke in base a una capacità di cremazione assurda. In virtù dell'assemblaggio di più muffole intercomunicanti e per altre particolarità tecniche,  i forni a 3 muffole, per un cadavere normale (consumo minimo), richiedevano circa 16 kg di coke, circa 12 i forni a  8 muffole[6]. La media ponderata è 14,6 kg. Ne consegue che  i suddetti  7.840 kg di coke corrispondevano alla cremazione di (7.840 : 14,6 =) 536  cadaveri in 12 ore, circa 45 all'ora in 46 muffole, ossia più o meno un cadavere per muffola in un'ora, come avevano dichiarato gli ingegneri della Topf Prüfer e Schultze.





[1]I forni crematori di Auschwitz. Effepi, Genova, 2012, vol. I, pp.345-349 e relativi documenti.
[2] Id., pp. 353-357.
[3] Id., pp. 357-363.
[4] Id., pp. 424-426 e relativo documento.
[5]  Le camere a gas di Auschwitz. Effepi, Genova, 2009, p. 412.
[6] I forni crematori di Auschwitz, vol. I, pp. 405-426.