LA
LETTERA DELLA ZENTRALBAULEITUNG DI AUSCHWITZ DEL 28 GIUGNO 1943:
UNA INTERPRETAZIONE ALTERNATIVA
Di Carlo Mattogno
Il documento discusso in quest'articolo riguarda i forni
crematori di Auschwitz, un problema che la storiografia olocaustica ha sempre
trattato in modo superficiale e dilettantesco. Alla sua soluzione ho contribuito con lo studio “I forni
crematori di Auschwitz”, due volumi di oltre
1200 pagine, il primo dei quali contiene il testo, il secondo una selezione di
300 documenti e 370 fotografie. In quest'opera ho esaminato questo e altri documenti simili
meno noti, ma non meno importanti.
1) Il documento
La lettera della Zentralbauleitung di Auschwitz del 28
giugno 1943 costituisce notoriamente il cardine della storiografia olocaustica
per quanto riguarda la capacità di cremazione dei crematori di
Auschwitz-Birkenau.
Presento anzitutto la traduzione del documento, di cui allego
una copia del testo originale:
«28 giugno 1943.
Oggetto: completamento del crematorio
III
Riferimento: nessuno
Allegati: - / -
All’
SS-Wirtschafts-Verwaltungs-
hauptamt,
Amtsgruppenchef C
SS-Brigadeführer
e Generalmajor
dott. Ing. K
a m m l e r
Berlin -
Lichterfelde - West
_____________________________
Unter den
Eichen 126 -135
Comunico il completamento del crematorio III in data 26 giugno
1943. Perciò tutti i crematori ordinati sono completati.
Capacità dei crematori ora esistenti
in un periodo di lavoro di 24 ore:
1.) vecchio crematorio I
3 forni a 2 muffole 340 persone
2.) nuovo crematorio nel K.G.L. II
5 forni a 3 muffole 1440
persone
3.) nuovo crematorio III
5 forni a 3 muffole 1440
persone
4.) nuovo crematorio IV
forno a 8 muffole 768
persone
5.) nuovo crematorio V
forno a 8 muffole 768
persone
----------------
In totale in un periodo di lavoro di
24 ore 4756 persone
Verteiler: Il Capo della Zentralbauleitung delle Waffen-SS e della Polizia Auschwitz
Atti - Janisch Bauw.
“ - Kirschnek
Protocollo K.G.L. BW.30 SS-Sturmbannfüher
La capacità indicata in questa lettera - per i crematori di
Birkenau - corrisponde alla cremazione di 4 cadaveri all’ora.
Nello studio “I forni crematori di Auschwitz”, Parte Seconda, capitoli VIII-X, ho dimostrato che
ciò era tecnicamente impossibile, per le seguenti ragioni:
1) la durata del processo di cremazione di un solo cadavere di
un adulto nei forni di Auschwitz-Birkenau richiedeva mediamente un’ora;
2) i forni erano progettati e costruiti per la cremazione di un solo cadavere alla
volta;
3) l’eventuale aumento del carico dei forni avrebbe comportato
un corrispettivo aumento della durata della cremazione, senza alcun vantaggio
dal punto di vista della capacità di cremazione;
4) in base alla capacità
addotta nel documento, i forni dei crematori II e III avrebbero cremato
un cadavere con 5,8 kg di coke, mentre il quantitativo minimo era di 16 kg;
5) i forni dei crematori IV e V
avrebbero cremato un cadavere con 4,3 kg di coke, contro un quantitativo
minimo di 12 kg.
6) L'ingegnere Kurt Prüfer, l'ideatore dei forni a 3 e a 8
muffole, in risposta ad una specifica domanda dell'inquirente sovietico che lo
interrogava, dichiarò:
«In un
crematorio, che aveva cinque forni o quindici aperture (muffole), in un’ora si
cremavano quindici cadaveri».
Ciò corrisponde
alla cremazione di un cadavere per ogni muffola in un’ora. Il giorno prima
l'ingegnere Karl Schultze, che conosceva perfettamente i forni a tre muffole, perché
ne aveva progettato e realizzato la
soffieria, aveva affermato:
«In due crematori c’erano
cinque forni ciascuno, e in ogni forno venivano introdotti tre cadaveri, cioè
in un forno c’erano tre aperture di introduzione (muffole). In un’ora, in un
crematorio con cinque forni, si cremavano quindici cadaveri
».
Anch’egli confermò la capacità di cremazione di un cadavere per
muffola all’ora.
7) All'epoca, i forni crematori con la maggiore
capacità di cremazione erano gli impianti prodotti dalla ditta Ignis-Hüttenbau
di Teplitz-Schönau, ora Teplice, in
Repubblica Ceca. Grazie al loro moderno sistema costruttivo, al riscaldo mediante
bruciatore a nafta, alla razionale distribuzione dell'aria di combustione
attraverso sedici tubi di afflusso dell'aria dotati di rubinetti, alla
imponente struttura del forno che consentiva la cremazione contemporanea di due
cadaveri nella muffola (lunga ben 2,60 metri), sia pure in modo sfalsato, questi forni, per una cremazione,
richiedevano una durata media di circa 36 minuti, come risulta dalle
meticolose liste di cremazione del crematorio di Theresienstadt (attualmente
Terezín), dove furono installati quattro impianti di questo tipo. In teoria, dunque, un
forno Ignis-Hüttenbau avrebbe potuto cremare non più di 40 cadaveri in 24 ore,
meno della metà di quelli pretesamente cremati in un forno Topf a 3 muffole in
base al documento summenzionato: (1.440 : 15 =) 96.
2) Le interpretazioni di J.C. Pressac
Jean-Claude Pressac ha fornito due interpretazioni piuttosto diverse di questo documento. Al
riguardo, nel 1989, egli ha scritto quanto segue:
«Il 28 giugno [1943], dopo la
consegna del crematorio III, l’ultimo ad essere stato completato, Jährling
calcolò la capacità totale dei cinque crematori a 4.756 persone in 24 ore, e
inviò questa informazione al generale SS Kammler a Berlino. […]. Questa cifra
“ufficiale”, che veniva disinvoltamente raddoppiata quando si spiegavano le
operazioni ai visitatori di alto rango (cfr. il rapporto del maggiore SS
Franke-Gricksch pubblicato sopra, che dà una cifra di 10.000 in 24 ore), non
aveva alcuna base nella pratica e deve probabilmente essere divisa per due o
per tre per arrivare alla cifra vera. I
vari visitatori, SS, capi politici o altri, erano ovviamente incapaci di
verificare le cifre fornite dalle SS del campo, ma le accettavano come vere e
se ne andavano elogiando le SS di Auschwitz per aver trovato una soluzione così
splendida alla “questione ebraica”».
Egli espone poi un’ osservazione
molto acuta:
«La capacità del crematorio I,
stimata a 340 al giorno, è una cifra valida basata su una pratica relativamente
lunga,
ma le cifre relative ai crematori II, III, IV e V sono puramente teoriche,
specialmente quelle dei crematori IV e V, che erano calcolate per
estrapolazione dalle cifre previste per i crematori II e III. Il fatto è che il
crematorio II (e dunque il III) era stato progettato fin dal 30 ottobre 1941
per cremare 60 cadaveri all’ora. Ovviamente le SS dovevano attenersi a questa
cifra che avevano annunciato:
60 all’ora x 24 ore = 1.440 cadaveri
al giorno.
Ogni capacità più
bassa avrebbe influito negativamente sulle loro prospettive di promozione o
avrebbe potuto essere addirittura considerata come sabotaggio. Poiché il
crematorio II aveva 15 muffole e i crematori IV e V ne avevano 8 ciascuno, la capacità di questi
ultimi fu calcolata così:
(1.440 x 8)/15 = 768 cadaveri al
giorno,
una cifra puramente ipotetica che
non era basata su alcuna pratica».
In effetti, nel “Rapporto esplicativo sul progetto
preliminare della nuova costruzione del campo per prigionieri di guerra delle
Waffen-SS, Auschwitz, Alta Slesia” del 30 ottobre 1941, si legge:
“A causa della grossa
forza (125.000 prigionieri) viene costruito un crematorio. Esso contiene 5
forni a muffola con 3 muffole per 2 uomini ciascuno, sicché in un’ora si
possono cremare 60 uomini”. [“Infolge des grossen Belages (125.000
Gefangene) wird ein Krematorium errichtet. Es enthält 5 Stück Muffelöfen mit je
3 Muffeln für 2 Mann, sodass in einer Stunde 60 Mann eingeäschert werden können”],
il che equivale alla cremazione di 2 cadaveri di adulti per muffola in mezz’ora.
Queste corrispondenze non possono essere puramente casuali e non
c’è dubbio che, su questo punto, Pressac abbia pienamente ragione. Si tratta
però di corrispondenze puramente formali, perché la capacità di cremazione
addotta in questo documento - 2 cadaveri
in una muffola in 30 minuti - si riferiva ad un altro progetto, alquanto
illusorio, di Kurt Prüfer. Nell’ottobre 1941 il forno Topf a 3 muffole era
ancora un progetto in fase di elaborazione in cui l’unico principio stabilito
era l’assemblaggio di tre muffole intercomunicanti. Il riferimento che appare nel rapporto
esplicativo del 30 ottobre 1941
corrispondeva ad un progetto diverso da quello poi realizzato, come era diverso
il progetto relativo al “Preventivo di costo per la fornitura di 2 forni
crematori a tre muffole” del 12 febbraio 1942, in cui il forno a 3 muffole era dotato di un
solo gasogeno situato dietro la muffola centrale.
I forni effettivamente costruiti
furono invece progettati per cremare un solo cadavere per muffola in un’ ora.
Nel 1993 Pressac è ritornato sull’argomento affermando:
«Queste cifre
ufficiali sono della propaganda menzognera, ma nonostante ciò sono valide. La
loro validità apparente riposa sul fatto che la durata dell’incinerazione di
due bambini di 10 kg e di una donna di 50 kg è uguale a quella
dell’incinerazione di un uomo di 70 kg, cosa che introduce un coefficiente
moltiplicatore variabile da 1 a 3, e rende aleatorie le cifre sul rendimento
del forno di cremazione».
Questa argomentazione non è altro che
una scappatoia per eludere il problema.
L’introduzione nella capacità di
cremazione di cadaveri di donne e bambini non solo non è suffragata dalla
lettera in oggetto, ma è in aperta contraddizione con ciò che Pressac ha
giustamente rilevato nel 1989: poiché la capacità dei quattro crematori di
Birkenau non può che provenire dal rapporto esplicativo menzionato sopra, e poiché questo documento indica una
capacità di 2 cadaveri di uomini adulti in una muffola in
mezz’ora, che senso ha introdurre nei calcoli i cadaveri di donne e
bambini? Il crematorio era destinato ai
prigionieri di guerra sovietici e non mi risulta che i Sovietici mandassero al
fronte le donne e i bambini.
La spiegazione di Pressac, oltre che
storicamente, è infondata anche
tecnicamente, perché la capacità dei
crematori di Birkenau, secondo la lettera summenzionata, corrisponde alla
cremazione di 4 cadaveri all’ora; anche assumendo i dati di Pressac (un uomo di
70 kg, una donna di 50 kg e due bambini di 10 kg ciascuno, in totale 140 kg)
la capacità indicata sopra sarebbe
impossibile, in quanto la cremazione di un tale carico in una muffola,
equivalente a due cadaveri di 70 kg, avrebbe richiesto un tempo doppio (120
minuti), ma ciò, per i crematori di
Birkenau, corrisponde esattamente alla
metà della capacità menzionata nella
lettera.
Il problema resta dunque irrisolto.
L'interpretazione di Robert-Jan van Pelt, il nuovo “olo-esperto”
internazionale di Auschwitz, è talmente vacua e inconsistente, per non dire
insensata, che non vale neppure la pena di discuterla in questa sede.
Neppure prendo in considerazione la tesi del falso,
essendo gli elementi a suo favore troppo deboli.
3) Una interpretazione alternativa
Nella lettera del 28 giugno 1943 ci sono varie
anomalie che nessuno
studioso ha rilevato.
Quella più importante
riguarda la presenza di un dato che dovrebbe essere assente e l’assenza di un
dato che dovrebbe essere presente. La “Fertigstellung”
(completamento) di un Bauwerk (cantiere) era una comunicazione ufficiale
all’SS-WVHA in ottemperanza ad un preciso ordine del SS-Brigadeführer Hans Kammler
del 6 aprile 1943 che imponeva:
“Per giudicare l’attività degli
uffici addetti alle costruzioni e sorvegliare i termini di scadenza ordinati è
assolutamente necessario che tutti gli uffici subordinati comunichino senza
indugio il completamento di un Bauwerk o di un Bauvorhaben.
Ordino perciò quanto segue:
1) Dopo il completamento di un Bauwerk
o dopo la sua messa in funzione bisogna
fare una deliberazione di consegna coll’ufficio amministrativamente competente.
Il risultato di questa deliberazione deve essere fissato in un protocollo […]”.
[“Zur
Beurteilung der Tätigkeit der Baudienststellen und zur Überwachung der
befohlenen Baufristen ist es unbedingt erforderlich, dass sämtliche
nachgeordneten Dienststellen die Fertigstellung
eines Bauwerkes oder Bauvorhabens umgehend melden. Ich ordne daher
folgendes an: 1) Nach Fertigstellung eines Bauwerks bzw. nach Inbetriebnahme
desselben ist mit der hausverwaltenden Dienstelle eine Übergabeverhandlung zu
tätigen. Das Ergebnis dieser Verhandlung ist in einer Niederschrift
festzuhalten. [...]”.
Ciò che le disposizioni di Kammler richiedevano, era la
comunicazione del “completamento” [Fertigstellung ] di un Bauwerk e l’indicazione della relativa “deliberazione
di consegna” [Übergabeverhandlung]. Come modello si può assumere ad
esempio la comunicazione del completamento del Bauwerk 17C-4, SS-Revierbaracke,
datata 5 giugno 1943, che dice:
«Comunico il completamento della
baracca infermeria SS BW 17 C-4. [comunicazione della “Fertigstellung”].
Il Bauwerk è stato consegnato al
comando del KL Auschwitz (n. di prot. 29647/43/Ki/Go)
[indicazione della Übergabeverhandlung]».
Conformemente a queste direttive, la “Lista
dei Bauwerke già consegnati all’amministrazione della guarnigione” (Aufstellung der bereits übergabenen Bauwerke
an die Standortverwaltung)
redatta nella seconda metà del 1943
secondo le direttive di Kammler, contiene, tra l’altro, il numero di protocollo della lettera con la
quale la deliberazione di consegna di un Bauwerk era stata trasmessa al
“Comando del KL Auschwitz” (Kommandantur des K.L. Auschwitz), la data
della consegna e il protocollo della “comunicazione al gruppo di uffici C” (Meldung
an Amtsgruppenchef C) dell’SS-WVHA.
Ora, sebbene la deliberazione di consegna del crematorio III fosse stata redatta il 24
giugno 1943
e trasmessa al Comando (Kommandantur)
probabilmente lo stesso giorno e sebbene l’amministrazione della guarnigione (Standortverwaltung) avesse preso in consegna ufficialmente il
crematorio III il 25 giugno, nella lettera del 28 giugno non c’è alcun accenno
ad essa, e questa è la cosa assente che dovrebbe essere presente. In pratica,
ciò che manca è l'indicazione della Übergabeverhandlung, che
poteva essere formulata così: “Il Bauwerk è stato consegnato al comando del KL
Auschwitz (n. di prot. 31370/43/Ki/Go”. Il numero di protocollo è quello del
relativo documento; nella “Lista” summenzionata due cifre sono invertite: 31730 invece di 31370.
L’annuncio della “Fertigstellung” era un atto puramente
formale relativo, appunto, al
completamento di un Bauwerk, non alle sue caratteristiche tecniche,
sicché, nella lettera del 28 giugno 1943
l’indicazione della capacità di
cremazione dei crematori è burocraticamente insensata, e questa è la cosa
presente che dovrebbe essere assente.
In tale documento manca inoltre l’indicazione del Bauwerk (il
30a per il crematorio III).
L’indicazione della capacità di cremazione dei crematori
presenta a sua volta altre due anomalie.
Anzitutto l’uso del termine “Personen” (persone). Questa denominazione è
alquanto strana: in tale contesto sarebbe più appropriato il termine “Leichen”
(cadaveri) o quantomeno “Häftlinge” (detenuti).
Inoltre il periodo di tempo in funzione del quale è considerata la
capacità di cremazione – 24 ore - è tecnicamente insensato, già per il fatto
che l’attività dei forni richiedeva una sosta giornaliera di alcune ore per la
pulizia delle griglie del focolare dalle scorie del coke.
Ciò non significa che fosse impossibile una attività di cremazione di 24 ore o
più, ma soltanto che dopo una ventina di ore di attività l’efficienza del forno peggiorava
progressivamente fino all’arresto del funzionamento. Tuttavia nella lettera in
questione, così come è espressa, la
capacità di cremazione non si riferisce ad un singolo giorno, ma a un
funzionamento continuativo di 24 ore al giorno tutti i giorni, e appunto ciò è
tecnicamente impossibile. La nota per
gli atti di Jährling del 17 marzo 1943
relativa al consumo di coke dei crematori II-V considerava infatti un «funzionamento giornaliero» di 12 ore.
Un altro fatto singolare degno di nota è che la lettera in oggetto è un documento unico, senza relazione
con gli altri: non esiste alcun documento che menzioni o si riferisca in
qualche modo alla capacità di cremazione dei crematori in essa addotta. La cosa
è tanto più strana in quanto si tratta di un documento ufficiale indirizzato
all’ Amtsgruppenchef C dell’SS-WVHA, SS-Brigadeführer und
Generalmajor der Waffen-SS Kammler. L’ Amt C/III si occupava di
campi di competenza tecnici (Technische Fachgebiete) ed era suddiviso in
quattro sezioni principali (Hauptabteilungen), tra le quali c’erano
la “sezione principale C/III/1
Ingegneria civile” (Hauptabteilung C/III/1
Ingenieurbau) e la “sezione principale C/III/3 Costruzione di
macchine e elettrotecnica” (Hauptabteilung C/III/3 Maschinenbau und
Elektrotechnik), che comprendeva anche una
“sezione III/3a Riscaldamento e ventilazione“ (Abteilung III/3a Heizung und Lüftung).
Ora, essendo la capacità di cremazione
indicata nella lettera di Bischoff tecnicamente impossibile, come si può
credere che gli ingegneri dell’ Amt C/III, vedendo questa informazione
falsa, non avessero chiesto spiegazioni a Bischoff? Dal canto suo, Bischoff
avrebbe risposto e sulla questione sarebbe nata una corrispondenza che invece
non esiste. Anche Jährling, che tre mesi prima, come ho accennato sopra, aveva
redatto la nota per gli atti relativa al
consumo di coke dei crematori di Birkenau in base ai dati della Topf e
conosceva conseguentemente anche la capacità di cremazione dei forni, non
poteva non inorridire alla vista delle cifre indicate nella lettera e non
lasciare qualche traccia scritta delle sue perplessità.
La conclusione più evidente che
risulta dalle osservazioni esposte sopra
è che l’autore della lettera non aveva alcuna dimestichezza con la
questione tecnica della capacità di cremazione dei forni crematori e poca
dimestichezza con la prassi burocratica vigente, il che fa pensare ad una
persona proveniente da un settore diverso della Zentralbauleitung e ancora poco
esperta delle procedure burocratiche del nuovo ufficio, forse proprio l’ SS-Sturmmann Nestripke.
L’autore della lettera avrebbe allora aggiunto di propria iniziativa alla
comunicazione del completamento il dato
non richiesto della capacità di cremazione dei crematori basandosi sul rapporto
esplicativo del 30 ottobre 1941, perché
- egli pensava - la capacità di cremazione dei forni doveva corrispondere burocraticamente a quella indicata in questo documento. Dunque
non si tratterebbe di una “esagerazione”
intenzionale per vantare le prestazioni del presunto apparato di
sterminio ad Auschwitz, ma di una semplice questione di conformità burocratica.
Resta da esaminare un ultimo punto: la lettera del 28 giugno
1943 fu spedita all’ SS-WVHA in questa forma? Come ho accennato sopra, ciò
avrebbe senza dubbio comportato uno scambio di lettere di cui nell’archivio
della Zentralbauleitung non esiste traccia, come non ne esiste negli
atti del processo Pohl. Il fatto che la lettera sia priva di firma può
significare che Bischoff, accortosi del
doppio errore che essa conteneva, non la
ritenne valida e la fece redigere di nuovo nella forma prescritta, con
l’indicazione della deliberazione di
consegna e senza l’indicazione della capacità di cremazione dei crematori. E
l'indicazione della “Lista dei Bauwerke già consegnati all’amministrazione
della guarnigione”, che sotto la rubrica “Comunicazione
all'Amtsgruppenchef C” riporta un numero di protocollo identico
(31550/Ja/We)
a quello della lettera in discussione, non può riferirsi che a una nuova
versione - corretta e firmata - del documento.
Esistono altri casi di documenti annullati e riscritti
correttamente con la medesima riga di intestazione, ad esempio la nota per gli
atti del 13 settembre 1943, di cui
esiste una versione piena di errori corretti di pugno senza firma e una
ritrascrizione dattiloscritta corretta con le firme di Kirschnek e di Bischoff.
Il fatto che la copia della versione corretta della lettera del 28 giugno 1943
non esista nell’archivio della Zentralbauleitung può dipendere
evidentemente dalla cernita dei documenti operata dai Sovietici.
Sopra ho parlato del doppio errore della lettera del 28 giugno
1943 che non sarebbe sfuggito a Bischoff. Il primo è la presenza stessa della
capacità di cremazione in un documento in cui essa non doveva apparire, e
questo è un fatto assodato. Il secondo errore è la capacità di cremazione che
la lettera attribuisce ai crematori, la quale è in stridente contrasto con un
documento della Zentralbauleitung firmato da Bischoff quasi un anno prima.
Il 15 giugno 1942 la Bauleitung del campo di concentramento di Stutthof trasmise alla Zentralbauleitung di
Auschwitz una richiesta di informazioni circa la costruzione di un crematorio.
Il 10 luglio Bischoff rispose inviando
“i piani per un crematorio per 30.000 detenuti […] con 5 forni crematori a 3
muffole” (“die Pläne für ein Krematorium für 30.000 Häftlinge [...] mit 5
Stück Dreimuffel-Verbrennungsöfen”), ossia
il futuro crematorio II. Ora è facile rilevare che Bischoff non poteva
sensatamente consigliare per 30.000 detenuti un impianto con una capacità di
cremazione teorica di 1.440 cadaveri in 24 ore, perché esso, teoricamente,
avrebbe potuto incenerire (1.440 x 30 =) 43.200 cadaveri al mese, il che
avrebbe richiesto un tasso di mortalità impossibile del 144% al mese!
Dunque a Bischoff non sarebbe potuta sfuggire la falsità dei
dati relativi alla capacità di cremazione dei crematori contenuti nella lettera
del 28 giugno 1943 e ciò dimostra la sua totale estraneità a tali dati.
A meno che non si voglia sostenere che egli avesse mentito
intenzionalmente per vantare una inesistente efficienza della presunta macchina
dello sterminio, ma questa ipotesi è insostenibile per vari motivi.
In primo luogo, questa spiegazione potrebbe avere senso se la
lettera in questione fosse indirizzata al RSHA (Reichssicherheitshauptamt),
l’istituzione direttamente responsabile del presunto sterminio ebraico; ma
perché mai Bischoff avrebbe dovuto esibirsi in una vanteria così sciocca e
assurda al cospetto del capo dell’ Amtsgruppe C dell’SS-WVHA, che si
occupava soltanto di costruzioni? E come poteva sperare, Bischoff, che gli
ingegneri e i tecnici dell’ Amt C/III non si accorgessero che la
capacità di cremazione addotta nella lettera era grossolanamente falsa?
In secondo luogo, sussiste sempre l’anomalia formale segnalata
sopra: perché Bischoff avrebbe redatto una comunicazione burocraticamente
insensata indicando un dato non richiesto e omettendo un dato richiesto? E
perché egli avrebbe dovuto comunicare la capacità di cremazione dei crematori?
Non avendo questa alcuna relazione con la comunicazione del completamento,
bisogna supporre che egli avesse ricevuto esplicita richiesta in tal senso da
Kammler, ma allora, secondo la prassi, avrebbe risposto con una lettera
specifica e menzionando nel “riferimento” (Bezug) il numero di
protocollo e la data della lettera di Kammler. D’altra parte la lettera del 28
giugno 1943 non menziona alcuno “riferimento” (“Riferimento: nessuno“, “Bezug:
ohne”).
Un’ultima osservazione.
Il 29 gennaio 1943 Bischoff si
incontrò col comandante del campo, SS-Obersturmbannführer Höss e il
giorno dopo riassunse in una “Nota” (“Vermerk”) i tre punti
discussi nel colloquio. Nel punto 2 egli scrisse tra l’altro quanto segue:
“Il
Comandante desidera un rapporto sulla capacità di tutti i crematori” (“Der
Kommandant wünsch einen Bericht über die Leistung sämtlicher Krematorien“).
E’
chiaro che una tale formulazione
rimandava ad un esplicito ordine del comandante, perciò non si può dubitare del
fatto che Bischoff avesse fatto preparare e inviare a Höss un
“rapporto sulla capacità di tutti i crematori”. L’ufficio competente per la redazione di
questo rapporto era la Sezione tecnica (Technische Abteilung), in
particolare l’impiegato civile Jährling.
Come ho mostrato nel mio studio “La
Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei
Auschwitz”,
le lettere di ogni settore (Sachgebiet) della Zentralbauleitung
venivano redatte in più copie, che venivano poi smistate agli uffici
interessati. Ad esempio, la nota per gli atti di Jährling del 17 marzo 1943 fu
distribuita in cinque copie. Tuttavia, nella documentazione della Zentralbauleitung
di Auschwitz che conosciamo, un tale “rapporto” non esiste, né esiste alcun
riferimento ad esso. Che fine ha fatto
questo documento? E che cosa conteneva?
Mi sembra chiaro che, se tale
“rapporto” avesse confermato la capacità di cremazione della lettera del
28 giugno 1943, le SS avrebbero avuto
interesse a distruggere entrambi i
documenti, non a sopprimere il
“rapporto” e a lasciare intatta
la lettera.
Se invece il “rapporto”, come è
ragionevole, avesse menzionato la
capacità di cremazione effettiva, i
Sovietici avrebbero avuto tutto l’interesse ad epurarlo.
Naturalmente questa interpretazione altenativa sulla genesi e
sull'aspetto formale del documento è un’ipotesi, ma essa solleva problemi seri
che gli studiosi della storia del KL Auschwitz non possono eludere. Per quanto
riguarda invece il suo contenuto, i problemi sono decisamente insuperabili,
giacché la lettera espone dati termotecnici
assurdi.
Carlo Mattogno.
Abbreviazioni:
APMO = Archiwum Państwowego Muzem
w Oświęcimiu (Archivio del Museo di Stato di Auschwitz)
FSBRF = Federal’naja Služba
Bezopasnosti Rossijskoj Federatsij (Ufficio Federale della Sicurezza della
Federazione Russa, Mosca)
RGVA = Rossiiskii Gosudarstvennii Vojennii Archiv (Archivio russo di Stato della guerra,
Mosca)
WAPL = Wojewódzkie Archiwum
Państwowe w Lublinie (Archivio di Stato provinciale di Lublino)