Da Shimon Peres ad Achille Serra, via Giancarlo Elia Valori: il ddl 3511

Giancarlo Elia Valori (a destra) con Shimon Peres, presidente dello Stato d'Israele

Giancarlo Elia Valori: è l’ideologo[1] del ddl 3511 (il famigerato disegno di legge-bavaglio contro i revisionisti). Ma è anche una vecchia conoscenza di questo blog. Me ne sono già occupato nei seguenti post:
La società aperta e i Valori d’Israele
http://andreacarancini.blogspot.it/2009/01/la-societ-aperta-e-i-valori-disraele.html
Oliviero Diliberto: il komunista atlantico di servizio
http://andreacarancini.blogspot.it/2009/12/oliviero-diliberto-il-komunista.html
Sulla controversia Casson-Vinciguerra rievocata da Tassinari
http://andreacarancini.blogspot.it/2012/11/sulla-controversia-casson-vinciguerra.html
Dopo Monti, Antonio Ingroia? L’Italia come la Baronessa di Carini
http://andreacarancini.blogspot.it/2012/11/dopo-monti-antonio-ingroia-litalia-come.html
A proposito della equazione revisionisti=terroristi, affermata – e più volte reiterata – dal personaggio in questione, nel primo dei post suddetti avevo scritto:
Quest’affermazione, per quanto bestiale e aberrante, non può essere ignorata, proveniendo da un personaggio che, come si è detto, non solo è “ai vertici della massoneria italiana” ma intrattiene anche relazioni privilegiate con i più alti rappresentanti dello Stato d’Israele.
E avevo aggiunto:
È’ evidente quindi che la descrizione dei revisionisti dell’Olocausto quali “terroristi” proviene direttamente dagli ambienti ufficiali dello stato israeliano, ed è veicolata nelle elite del potere dalla massoneria internazionale. E’ possibile quindi, se non probabile, che questo approccio ideologico venga fatto proprio, anche in Italia, dai settori più retrivi della magistratura e della polizia, con conseguenze potenzialmente pericolosissime per le garanzie costituzionali di tutti i cittadini, e non solo dei famigerati “negazionisti”.
Alla luce degli ultimi eventi, mi sembra di essere stato, purtroppo, buon profeta. Andiamo a verificare.
Achille Serra: è il relatore del Ddl 3511 in Commissione Giustizia: http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Ddliter/38913.htm
Non c’è dubbio che l’ex prefetto (ed ex poliziotto) Serra appartenga ai suddetti “settori più retrivi della magistratura e della polizia”. Oltre a essere diventato tristemente noto in occasione degli incidenti allo Stadio Olimpico di Roma del 4 aprile 2007 (http://it.wikipedia.org/wiki/Achille_Serra ), Serra si è distinto, più di recente, per aver contribuito a silurare in Senato la legge sulla tortura (http://www.brogi.info/2012/09/silurata-in-senato-la-legge-sulla-tortura-da-udc-lega-e-pdl-piu-achille-serra-pd.html ).
Fatti ormai noti; meno noto, mi sembra, è il fatto che Serra ha un antico e consolidato rapporto proprio con Giancarlo Elia Valori. Valori infatti è stato una vera colonna di Per ROMA, la rivista trimestrale della Prefettura di Roma (Serra è stato prefetto di Roma dal 2000 al 2007): http://www.prefettura.it/roma/contenuti/14522.htm.
Come si può infatti notare dai numeri pubblicati in pdf sul sito della Prefettura, Valori, a partire dal n°2, ha fatto parte del COMITATO DI SUPERVISIONE della rivista[2].
Dalla lettura del numero 6[3] apprendiamo altresì che Achille Serra partecipò a suo tempo anche alla presentazione del libro di Valori ANTISEMITISMO, OLOCAUSTO E NEGAZIONE, proprio quello che equipara i revisionisti ai terroristi (il libro è prefato da Shimon Peres, Guido De Marco e Avi Panzer)[4].
All’epoca, vi presenziarono anche, fra gli altri, Cesare Geronzi, Elio Toaff e Riccardo Di Segni (il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga inviò una lettera, Shimon Peres partecipò in videoconferenza[5]).
Era anche l’epoca in cui Valori, indagato dal pm Luigi De Magistris nell’inchiesta Why Not[6], discettava di lotta al riciclaggio e contrasto alle mafie nel Lazio - oltre che sulla rivista della Prefettura di Roma - in diversi pubblici convegni e interventi: sempre, naturalmenteassieme ad Achille Serra[7] (anche se, a quanto pare, dal 2007 in poi le mafie, già presenti a Roma e nel Lazio, non hanno fatto che crescere[8], nonostante Serra scrivesse di “tentativi respinti”[9]).
Torniamo ai nostri giorni. Torniamo all’intervento con cui Serra ha presentato in Commissione il Ddl 3511. La prima cosa che ha fatto è stata quella di caldeggiare l’approvazione del provvedimento tirando in ballo “l’escalation dei neonazisti di Alba Dorata” (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=16&id=685070 ).
Qualche mese fa mi ero occupato anche di costoro:
Alba Dorata/Golden Dawn, “false friend” del revisionismo
http://andreacarancini.blogspot.it/2012/06/alba-doratagolden-dawn-false-friend-del.html
In quel post, oltre a rimarcare l’inquietante omonimia del detto movimento con il famigerato ordine massonico anglosassone – satanista e neopagano – segnalavo l’equivoca connessione tra certe dichiarazioni pseudo-revisioniste del suo leader e la violenza di cui danno prova i suoi sodali. In particolare, avevo scritto:
E’ chiaro che questo tipo di comportamenti costituisce il volano ideale per petizioni come quella apparsa sul Guardian alla fine del maggio scorso e firmata, tra gli altri, da Elie Wiesel e Bernard-Henri Lévy, che associa il revisionismo non solo al neofascismo ma, addirittura, alla “violenza sui migranti” e alle “minacce contro i giornalisti”!
E, a proposito dell’aggressione del deputato neofascista ai danni di due donne in tv, aggiungevo:
Ecco, secondo me queste sono tipiche operazioni di provocazione/intossicazione gestite da servizi (non solo greci) … e allora, per cortesia, stiamo in guardia non solo contro i nemici dichiarati del revisionismo ma anche, soprattutto, contro i false friends (finti amici) del medesimo, a cominciare dai nazi-provocatori di Alba Dorata!
Ed ecco infatti che, puntuale, arriva Serra a capitalizzare, qui in Italia, l’azione di intossicazione/provocazione condotta da Alba Dorata in Grecia:
Il relatore SERRA (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI) nell'illustrare il disegno di legge in titolo, esprime preliminarmente apprezzamento per l'assegnazione dello stesso in sede deliberante in quanto il frangente storico-politico attuale rende la tempestiva approvazione del testo in esame quanto mai necessaria. Negli ultimi mesi rileva come si sia assistito ad una inquietante escalation dei neonazisti di Alba Dorata in Grecia: pogrom anti-immigrati, violenti slogan razzisti e, ancor peggio, un consenso elettorale pari al 7 per cento che ha permesso loro di entrare in Parlamento con 21 deputati. Sottolinea poi come da qualche settimana, siano nate diverse filiali italiane di Alba Dorata (prima Trieste e poi, a stretto giro, Brescia, Mantova, Varese e cellule in Sardegna e Sicilia), con tutte le premesse di proseguire sulla medesima strada dei "colleghi" greci e con uno stuolo di seguaci già piuttosto nutrito. Si tratta di un "campanello d'allarme" di particolare gravità, cui è necessario dare immediata risposta, senza commettere l'errore fatto da istituzioni e politica in Grecia: la sottovalutazione del fenomeno. Passa quindi all'analisi del provvedimento.
Coincidenze? Direi di no. Anche alla luce del seguente articolo:
High police support for Greece’s Golden Dawn
http://blogs.aljazeera.com/blog/europe/high-police-support-greeces-golden-dawn
Traduzione: il sostegno degli ufficiali di polizia greci ad Alba Dorata.
Da esso apprendiamo che
Abbiamo potuto osservare una coerente corrispondenza tra i seggi elettorali dove Alba Dorata è andata molto bene, e gli 88 seggi elettorali di Atene dove agli ufficiali in divisa (non solo la polizia, ma anche l’esercito, i pompieri e gli infermieri del pronto soccorso) è stato permesso di votare, insieme ai locali cittadini … Le variazioni di voto più interessanti sono avvenute nei seggi elettorali vicini alla Direzione Generale della Polizia Greca (GADA), dove sappiamo che hanno votato centinaia di ufficiali di polizia. In 13 seggi elettorali attigui, Alba Dorata ha ricevuto più del 20% dei voti, mentre nei seggi elettorali attigui costituiti da “soli civili” essa ha ricevuto il 6% dei voti, o meno della media di Atene.
Abbiamo poi appreso che, lo scorso ottobre, un gruppo di manifestanti greci hanno denunciato di essere stati sottoposti a torture in stile Abu Ghraib proprio nella sede centrale della polizia greca (dove erano stati condotti dopo essere stati aggrediti dai soliti militanti di Alba Dorata[10])!
A quanto pare, i neofascisti devianti e i servizi “deviati” non sono un’esclusiva italiana: devianti e deviati sì, ma dall’alto!
E il risultato, agiscano in Italia oppure in Grecia, è sempre lo stesso: ancora più potere, sempre più potere per la “lobby che non esiste”, il cui più esimio rappresentante qui da noi sembra essere proprio il predetto Giancarlo Elia Valori[11].
Qualcuno certamente liquiderà la mia come la ricostruzione “complottista” di un piccolo blogger, per di più “negazionista”. A costoro, così come a lettori meno prevenuti, vorrei perciò dedicare ciò che scrisse di Valori qualche anno fa un “grande” giornalista mainstream come Marco Travaglio[12]:
Personalmente, oltre ai capitoli su Catanzaro e sul clan Mastella, ho trovato agghiacciante quello sull’ex iscritto alla P2 Giancarlo Elia Valori, poi espulso per indegnità (sic) da Licio Gelli, e tutt’oggi gran collezionista di cariche pubbliche e private e di amicizie a destra come a sinistra, con incredibili entrature nei vertici della politica, della magistratura, della guardia di finanza, dei carabinieri, del Viminale, del salotto buono di Mediobanca ma anche di outsider come i furbetti delle scalate. Valori era il prossimo obbiettivo di De Magistris, che fu fermato appena in tempo. I frenetici contatti telefonici di Valori con il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro (sempre lui), anche sui telefoni della moglie e del figlio del magistrato, ma anche con i vari Latorre, Minniti, Cossiga, Ricucci, Geronzi, Benetton, Caltagirone, Gavio, Rovati, con i generali Cretella, Adinolfi e Jannelli delle Fiamme gialle, ma anche con i centralini del Viminale, di Bankitalia e del Vaticano nei giorni cruciali dei processi e delle indagini su umts, Parmalat, Cirio e Unipol dovrebbero imporre l’immediato intervento del Csm. Il fatto che Toro, così amico di Valori, non abbia avuto il buon gusto di astenersi dalle indagini su Genchi, di cui non poteva ignorare i risultati, è davvero sconcertante; tanto più che il procuratore non solo è intimo di Valori e, secondo Genchi, ha un figlio nominato consulente del Ministero della Giustizia da Clemente Mastella; ma – sempre secondo gli incroci di Genchi – telefonava spesso al principale indagato delle inchieste di De Magistris: l’onorevole berlusconiano Giancarlo Pittelli, legale della Torno Internazionale di cui è presidente, indovinate un po’? Ma sì, lo stesso Giancarlo Elia Valori. Suggerisco a Montolli e a Genchi di fare omaggio de Il caso Genchi a tutti i consiglieri di Palazzo dei Marescialli. Ammesso e non concesso che le notizie riportate nel libro giungano nuove a qualcuno di loro. E che il Csm non voglia continuare a essere, all’infinito, l’acronimo di Ciechi, Sordi Muti.  
Appunto. Che siano personaggi del genere a dettare il là alla politica su temi delicatissimi come la libertà di espressione e l’(ab)uso pubblico della storia è in effetti agghiacciante.
 
 


[1] Vedi i post del 1 e del 3 dicembre scorsi.
[4] Ma aveva partecipato anche, un anno prima, alla presentazione di un altro libro del nostro:
Giancarlo Elia Valori: «Lo spazio può trainare la nostra economia»
[8] Roma: le mafie alla conquista della capitale: http://www.informarexresistere.fr/2012/08/03/roma-le-mafie-alla-conquista-della-capitale/#axzz2ELeRlRnJ Vedi anche la protesta degli operatori di polizia (“Le mafie non si sono impossessate solo di Roma, ma di tutto il Lazio”) citata nel mio post Questa è Renata Polverini: http://andreacarancini.blogspot.it/2011/07/questa-e-renata-polverini-da-fazzone.html
[9] “Roma e la mafia: tentativi respinti”, in: per ROMA – Rivista trimestrale della Prefettura di Roma, n°5 Aprile 2007:  http://www.prefettura.it/FILES/AllegatiPag/1199/Per%20Roma%205.pdf
[12] Nella sua prefazione a IL CASO GENCHI –Storia di un uomo in balia dello Stato, Aliberti Editore, Roma, 2009, il brano citato è a p. 26.