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Andrea Giacobazzi (a sinistra) |
Ha suscitato qualche polemica nei giorni scorsi l’articolo
(poi rimosso per minacce di querela) Ecco come negare l’olocausto con i soldi
dello Stato:
Tra i bersagli del pezzo, lo storico Andrea Giacobazzi, che anche i lettori di questo blog ormai
dovrebbero conoscere. Giacobazzi ne ha parlato anche sulla sua bacheca
Facebook, in cui ho letto un commento che mi ha colpito e che è il seguente:
“Si
capisce facilmente che questi universitari […] non sono molto propensi all’idea
di un dibattito aperto e obbiettivo sull’argomento Auschwitz. La compiacenza
con la quale ci si rende disponibili a essere degli storici di corte, creature
sprovviste di etica e di probità intellettuale, garantisce a costoro una carriera
invidiabile nella misura in cui approvano la tesi ufficiale. Queste persone
possono quindi dire qualsiasi cosa, il favore dei media resta garantito, e
nessuno studente rischierà di sottoporre loro domande troppo pungenti. Gli
storici che hanno ancora un minimo di coscienza e di etica professionale
evitano per quanto possibile questo soggetto scabroso; il fatto che in Svizzera
le università non propongano praticamente nessun corso o seminario
sull’”Olocausto”, ne è indice eloquente. Abbiamo della comprensione per questi
storici. In fin dei conti, vogliono conservare il loro posto e continuare ad
onorare le loro fatture. Non hanno molta voglia di essere gettati in pasto agli
sciacalli dei media, di essere trattati come criminali dalla stampa e dalla
televisione e, infine, di incorrere in condanne severe e in pene di prigione
per “discriminazione razziale”. Fin quando bisognerà subire questa atmosfera di
caccia alle streghe e di terrorismo intellettuale, è prematuro prendere in
considerazione una discussione pubblica e obbiettiva su questo tema”.