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Michael Hoffman |
Scriveva Michael Hoffman tre anni fa – in quel testo
capitale per capire la teologia (e quindi la politica) del nostro tempo che è LA
NUOVA TEOLOGIA CATTOLICA DELLA “SHOAH”
“Come può regnare Cristo Re quando la
truffa gigantesca delle camere a gas omicide di Auschwitz – che costituisce la
base della Shoah, che è de facto la
religione civile dell’Occidente – diventa una rivale di Cristo nei cuori e
nelle menti delle persone?”.
E ancora:
“Avvolta nel manto della “lotta contro l’odio e l’antisemitismo”,
la Shoah diventa l’alibi quasi invincibile del rovesciamento rivoluzionario di
due millenni di insegnamento cristiano tradizionale sulla Bibbia e sul
giudaismo”.
E ancora:
“ Se Gesù Cristo è veramente Re, allora la nostra società, la
nostra cultura e il nostro mondo non possono permettere che le sofferenze dei
giudei – reali o immaginarie – in un campo di lavoro polacco superino per
centralità, attenzione e pubblica consapevolezza l’uccisione di Dio sul Golgota”.
Mi sono tornate in mente queste considerazioni stamattina,
ripensando ad un’esternazione del regista ebreo Claude Lanzmann, autore del film probabilmente più noioso di tutti
i tempi, l’interminabile Shoah. L’esternazione è la seguente:
“Se Auschwitz è qualcosa di più che un orrore della storia, allora
il cristianesimo vacilla dalle fondamenta. Cristo è il Figlio di Dio, che
arrivò fino alla fine di ciò che è umanamente sopportabile, dove sopportò le
più crudeli sofferenze. (…) Se Auschwitz è vera, allora c’è una sofferenza
umana a cui quella di Cristo non può proprio essere paragonata. (…) In questo
caso, Cristo è falso, e la salvezza non verrà da lui. (…) Auschwitz è la
confutazione di Cristo”.
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Claude Lanzmann |
C’è una relazione tra la (a) teologia della Shoah e le molestie
sessuali? Chissà …
Nessun dubbio, invece, sull’effetto che la detta (a)teologia
produce sui gentili. Al riguardo, fa ancora impressione questo trafiletto apparso a suo tempo sulla Rassegna
Stampa di Sodalitium:
“L’Olocausto è diventato un argomento per non credere in Dio, o
per processarlo, anche presso i “gentili”. Dichiara in proposito l’attore Nino Manfredi: “Se un giorno mi dovesse capitare di incontrare Dio saprei che cosa
chiedergli: ‘Do stavi tu mentre 6 milioni di ebrei morivano nei forni di
Auschwitz? Ce l’hai la Tv, li leggi i giornali? Mi sa che guardi solo le pagine
sportive … Insomma, all’inferno chi ci deve andare, io o tu?” (S., 29/7/98, p. 26).
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Nino Manfredi |