Dalla rovina della Rai a quella del cinema italiano: l'ingegneria sociale dei massoni


Il declino del cinema italiano. Tre aspetti della questione, tra i tanti emersi a più riprese:
1.       La chiusura dei cinema romani: “Magari fosse un film, e invece non lo è. I cinema romani stanno scomparendo. Chiudono i battenti uno dopo l’altro. Dopo il Roma e il Metropolitan, il mese scorso è toccato all’Embassy, storico cinema dei Parioli. A parlarcene Mario Carucci, membro del Cub. Chiusure a cui seguono, nella maggior parte dei casi, cambi di destinazione commerciale di quelle che un tempo erano sale cinematografiche. E che ora si trasformano in fast-food, alberghi e negozi. Come è successo allo storico cinema Etoile di San Lorenzo in Lucina, che ospita adesso la boutique di una nota griffe dell’alta moda” (CINEMA: A ROMA CHIUSE OLTRE 30 SALE, FUTURO A RISCHIO: http://www.meridiananotizie.it/2012/08/cultura/cinema-a-roma-chiuse-oltre-30-sale-futuro-a-rischio-video/ )
2.       ll divario negli investimenti – e non solo – tra la Francia e l’Italia:  In Francia per il cinema sono di 1098,78 milioni di euro mentre in Italia di 296 milioni. Le coproduzioni internazionali oltralpe nel 2009 sono state 93 e in Italia 34, mentre per numero di presenze in sala la Francia è a 200,85 milioni, mentre l'Italia a 98,9. Un divario enorme, sottolinea la ricerca, considerando che la Francia ha 64 milioni di abitanti, censiti nel gennaio 2010 contro i 60 milioni e poco più dell'Italia secondo i dati Istat del 2009” (FILM PRODOTTI: FRANCIA BATTE ITALIA 230 A 131: http://trovacinema.repubblica.it/news/dettaglio/film-prodotti-francia-batte-italia-230-a-131/391846 ) 

3.       La Rai che non trasmette i film italiani: Nel corso del 2011 il canale che ha trasmesso il maggior numero di titoli italiani è stato Sky Cinema 1, con 36 film, seguito da Sky Cinema Comedy, con 20 titoli. Tra i canali generalisti prevale invece Canale 5, con 15 titoli passati in prima serata, mentre Rai 1 risponde con soli 3 titoli passati lungo tutto il 2011. dell’emittente pubblica solo Rai 3 raggiunge gli 8 titoli in prima serata. “Dati che si commentano da soli – ha stigmatizzato Tozzi – la Rai, che finanzia moltissimo i film italiani, non programma i titoli su cui ha investito risorse, venendo meno alla sua funzione pubblica” (IL CINEMA ITALIANO NEL 2011: DG CINEMA E ANICA LANCIANO L’ALLARME RECESSIONE IN SALA, ‘SI È CHIUSO UN CICLO, RIPARTIRE SUBITO: http://www.mondotv.biz/Cinema/2012/Il_cinema_italiano_nel_2011_DG_Cinema_e_ANICA_lanciano_l_allarme_recessione_in_sala.html ).


Certo, a prendere per buoni gli spot di Rai Premium[1] sembra che il cinema e la televisione italiani scoppino di salute ma non è così.

In realtà, la strombazzatissima partnership Rai con la mostra del cinema di Venezia[2] è lo smalto sul nulla, alla luce degli esempi suddetti e della chiusura di Cinecittà: L’ULTIMO CIAK PER CINECITTÀ, GLI STUDIOS TRASFORMATI IN UN MAXI-RESORT, titolava nel giugno scorso il Fatto Quotidiano[3]; IL VIALE DEL TRAMONTO SULLA HOLLYWOOD DEL TEVERE, scriveva il mese scorso Paola Zanuttini su IL VENERDÌ di Repubblica[4].
 

Nel servizio di Zanuttini, si parla delle responsabilità della televisione:

“«Nel 1975 Massimo Fichera, direttore di quella che sarebbe diventata Rai 2, aprì alla conduzione condivisa. Il primo figlio di questa unione fu Padre Padrone dei fratelli Taviani, che vinse la Palma d’oro a Cannes, fu programmato in prima serata e suscitò una grande eccitazione fra i produttori», ricorda [Roberto] Perpignani. «Fino allora, il cinema si divideva in commerciale e d’autore, ma con la compartecipazione si cominciò a dire: fate film per tutti. E allora, per girare film che potessero essere finanziati e programmati dalla Rai, è cominciata l’involuzione. Il linguaggio cinematografico, che un tempo la pubblicità ci copiava, ha cominciato ad assumere le forme della pubblicità. Sono trent’anni che il nostro cinema ha perso la capacità di incidere, sperimentare, perché non cerca il pubblico ma l’audience»”.
 
Il montatore Roberto Perpignani

L’audience, già. Sui suoi effetti devastanti, non solo sulla qualità dei prodotti cinematografici e televisivi ma sul pubblico stesso - commentando la fiction "L'onore e il rispetto"  - ha scritto giorni fa un eloquente trafiletto Antonio Dipollina, di “Repubblica”, nella rubrica CANAL GRANDE. Ne riporto l’estratto disponibile in rete:

Un bel gruppo di spettatori segue per dileggiare contenuti e prove di recitazione al di là dell'umano ma il grossissimo del pubblico si appassiona davvero. Le due Italie, quella attaccata alle fiction para-cattoliche Rai e quella che digrigna i denti per le emozioni di Losito. Bell'ambientino, il Paese" (GARKO L’ONORE E IL RISPETTO. MA DI CHE PARLIAMO?: http://realityshow.blogosfere.it/2012/09/lonore-e-il-rispetto-3-rassegna-stampa-fotoromanzo-in-siciliano-falso-gabriel-garko-seduce-tutte.html ).
 
Gabriel Garko

Tutto ciò mi ha riportato alla mente il post del 22 aprile scorso:
I MASSONI, PIÙ DEI PARTITI, SONO LA ROVINA DELLA RAI http://andreacarancini.blogspot.it/2012/04/i-massoni-piu-dei-partiti-sono-la.html
 

Sul mutamento del linguaggio televisivo (e, quindi, cinematografico, stante l’attuale ruolo produttivo della Rai) avevo scritto:

… Come mai oggi la televisione è così brutta? Prima di esprimere un giudizio sulla causa politica di tale degrado vorrei puntualizzare due aspetti sul come ci si è arrivati. Innanzitutto, nell’epoca d’oro della RAI (gli anni ’60 e ’70), i registi degli sceneggiati si misuravano con i grandi maestri della storia del cinema (dai grandi russi degli anni ’20 a Antonioni), mentre oggi il modello espressivo delle fiction sono gli spot pubblicitari. In secondo luogo, è il concetto stesso di fiction ad essere fuorviante e degradante. Mentre infatti nella RAI che fu i registi avevano ancora il gusto di esplorare la realtà e di raccontarla, i canoni della fiction impongono di nascondere la realtà e di sostituirla con storielle di tipo propagandistico: l’epoca che stiamo vivendo sembra davvero, televisivamente, una riedizione dei “telefoni bianchi”. Prodotti di regime non per spettatori consapevoli ma per sudditi, come si confà ad una nazione colonizzata come la nostra. Colonizzata anche nell’immaginario”.

Sul perché di tale mutamento, avevo scritto:

“Perché i massoni, a differenza della maggior parte dei “profani”, non solo sanno ciò che vogliono ma sanno anche come ottenerlo: nello specifico, trasformare i telespettatori in una massa di decerebrati ignoranti e pronta a essere manipolata e plasmata dai governanti”.
 
Messaggi subliminali su Rai3

Beh, non c’è che dire: a giudicare dal – veritiero – quadretto delineato da Dipollina, direi che hanno ottenuto quello che volevano. Non solo hanno rovinato la televisione e il cinema ma hanno anche, in tal modo, ridotto gli spettatori – e quindi i cittadini – alla massa passiva e inerte di loro gradimento.

Complottismo? Certamente, ma, è bene precisarlo, i complottisti sono loro, chi ci governa:  i massoni. Sono loro infatti a ragionare in termini di – aberrante – ingegneria sociale. Pensavo proprio a questo, conversando giorni fa con l’amica blogger Barbara Cloro (http://www.cloroalclero.com/). Parlavamo dei vecchi, giustamente rimpianti, sceneggiati Rai, quelli degli anni ’60 e ’70; osservava Barbara: certo, noi della nostra generazione, che abbiamo visto quei lavori, avremmo tutti gli strumenti culturali per smascherare un governo come quello di Mario Monti.

Vero, ed è proprio quello che i governanti (massoni) paventano. È per questo che una trentina d’anni fa hanno messo mano alla – brutale – ristrutturazione del sistema radiotelevisivo, dove, accanto e oltre alla tv commerciale, hanno imposto l’ideologia dell’audience, dell’auditel e della fiction: autentica arma di guerra del dominio sociale (e non a caso, gli esperti del settore, ascrivono proprio al periodo in questione l’inizio del declino del nostro cinema, vedi il già citato Perpignani, come pure l’intervista allo sceneggiatore Dardano Sacchetti: INTERVISTA – SACCHETTI: “DAL DECLINO DEGLI ANNI ’80 IL CINEMA DI GENERE NON SI È PIÙ RIPRESO: http://www.nannimagazine.it/notizie/cultura-e-spettacoli/cinema/cinema-protagonisti/03/07/2012/intervista-sacchetti-dal-declino-degli-anni-80-il-cinema-di-genere-non-si-e-piu-ripreso/8562 ).

Lo sceneggiatore Dardano Sacchetti

Questo, dal punto di vista squisitamente politico; dal punto di vista economico, invece, la “crisi” mortifera di Cinecittà rientra in quel programma di dequalificazione industriale e imprenditoriale del nostro paese, impostoci, con mezzi tanto subdoli quanto violenti, dalle elite politico-finanziarie atlantiche (anch’esse, ovviamente, massoniche) che rientra sotto il nome, parimenti subdolo, di “privatizzazioni”[5].

Sull’argomento ho scritto, tra l’altro, i seguenti post (repetita juvant):

1.       L’ITALIA DELL’ULIVO: LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE
http://andreacarancini.blogspot.it/2010/09/litalia-dellulivo-lo-scemo-del.html;

2.       MARCO TRAVAGLIO E LO “SPREAD MORALE” DELLE DEMOCRAZIE
http://andreacarancini.blogspot.it/2012/02/marco-travaglio-e-lo-spread-morale.html

A questo punto, rimane da identificare alcuni dei personaggi la cui influenza sul retaggio televisivo e cinematografico nazionale è stata – ed è – nefasta ma di cui di solito si parla o superficialmente o poco, molto poco.
 
Monti, Berlusconi e Prodi

Il primo che viene in mente è, naturalmente, Silvio Berlusconi: certo, sulla sua appartenenza alla Loggia P2 si è sempre parlato moltissimo; meno si tende a parlare, mi sembra, delle implicazioni concrete del suo ruolo di monopolista cine-televisivo, ruolo difeso in modo non solo bipartisan ma feroce dalla nostra classe dirigente – concretamente piduista, al di là delle divisioni di facciata – a dispetto dei costi imposti al paese. Al riguardo, due casi gridano ancora vendetta:

1)      Quando il centrosinistra (governo Prodi) impedì all’emittente Europa 7 di trasmettere sulle frequenze abusivamente occupate da Rete 4, fino al punto di opporsi alla detta emittente, tramite l’avvocato dello Stato,  presso la Corte di giustizia europea[6];

2)      Quando il centrosinistra acconsentì, senza battere ciglio, alla liquidazione e alla svendita  di un patrimonio industriale come quello del gruppo Cecchi Gori (e nonostante Vittorio Cecchi Gori fosse un senatore del PPI!)[7].

Ma, oltre a Berlusconi (e a certo personale Mediaset che ha trasbordato in Rai) esistono personaggi più sfumati, il cui operato è molto più discreto e che, pur non essendo, almeno formalmente, conosciuti come massoni, costituiscono nondimeno delle figure chiave del predetto progetto di dominio.

Sono i gatekeeper incaricati di tenere alla larga la qualità (e quindi lo stimolo critico e intellettuale) dai programmi Rai; personalmente, li chiamo i “fascio tecnocrati”: patriottardi all’apparenza ma inflessibili nell’applicare le direttive mondialiste al settore radiotelevisivo.
 
Guido Paglia (a destra) con Fausto Bertinotti

Eminenze grigie come il neo-fascista (di servizio segreto) Guido Paglia[8] -  già Primula Goliardica[9], già Nuova Caravella[10], già Avanguardia Nazionale[11] - attuale direttore delle Relazioni Esterne Rai[12]. O come il neofascista Walter Pancini, noto come direttore dell’Auditel[13] ma assai meno noto come militante dell’ultradestra con lo pseudonimo di Walter Jeder: è lo storico paroliere del cantautore “nero” Fabrizio Marzi.
 
Fabrizio Marzi con Walter Pancini/Jeder

Ecco, penso sia molto istruttivo, per capire chi governa oggi il declino della nazione, dare un’occhiata al tenore delle canzoni di Pancini/Jeder sul blog “Riscossa Europea”: http://riscossaeuropea.blogspot.it/ (digitare su Google le parole “riscossa europea pancini jeder"). Della canzone “Un uomo da perdere” (un elogio del defunto “sanbabilino” Giancarlo Esposti) esiste anche un video youtube 



[4] Il numero è quello del 7 settembre 2012, pp. 20-22.
[5] Sul caso di Cinecittà, vedi tra gli altri, gli articoli Cinecittà, come sempre si scambia la bellezza con la speculazione: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/13/cinecitta-come-sempre-si-scambia-la-bellezza-con-la-speculazione/292672/ e “Questo purtroppo non è un film”: Cinecittà, un cambiamento in declino: http://www.fuorilemura.com/2012/06/25/questo-purtroppo-non-e-un-film-cinecitta-un-cambiamento-in-declino/
[7] Vedi l’intervista al “Fatto Quotidiano” di Vittorio Cecchi Gori: Vittorio Cecchi Gori: “Confalonieri mi disse: ‘Tanto non scappi, ti facciamo fallire’”: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/23/vittorio-cecchi-gori-mi-hanno-anche-messo-la-cocaina-dentro-casa/199542/
[8] Definito da un esperto quale Ugo Tassinari come “fiancheggiatore degli inguacchi dei servizi segreti”: http://www.fascinazione.info/2012/06/di-pietro-e-le-candidature-rai-il-bue.html
[9] Vedi l’articolo Camerati & compagni. Neri e rossi, stavamo dalla stessa parte: http://www.ilgiornale.it/news/camerati-compagni-neri-e-rossi-stavamo-stessa-parte.html  
[11] Vedi l’articolo Vinciguerra: perché Spataro non interroga Guido Paglia sul 12 dicembre?: http://www.fascinazione.info/2011/02/vinciguerra-perche-spataro-non.html
[13] Sulla questione Auditel si veda il libro di Roberta Gisotti La favola dell’Auditel: http://www.nutrimenti.net/libro.asp?lib=94