L'apocalittica giudaica: un veleno di lunghissimo corso

Francesco Hayez: La distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C.

Pubblico qui per gentile concessione della direzione di Sì Sì No No, questo interessante testo su un argomento di estrema importanza (apparso sul numero di Agosto 2012 della rivista in questione). Decisamente condivisibile, tranne il punto 10 delle conclusioni (il sionismo non ha mai avuto nulla di autenticamente socialista, men che meno il sionismo dei kibbuzzim; inoltre, è sbagliato equiparare il socialismo, tout court, al comunismo, tout court: sarebbe come assimilare al marxismo esperienze socialiste quali quelle del Venezuela di Hugo Chavez, della Libia di Muammar Gheddafi e della Siria di Bashar al-Assad). Da meditare anche l'ultimo paragrafo sulla "Shoah". Buona lettura.


L’APOCALITTICA
e 
il dialogo impossibile

L’Apocalittica

L’Apocalittica non è da confondersi con l’Apocalisse di San Giovanni[1]. La letteratura apocalittica è il «complesso di scritti pseudonimi giudaici sorti tra il sec. II a. C. e il sec. II d. C[2]. Essa nasce al tempo in cui l’Ellenismo pagano trionfa in Israele, e il Tempio viene profanato (168-164 a. C.). Il successo di Antioco Epifane (+164 a. C.)[3], la conquista della Giudea da parte di Roma con Pompeo (63 a. C.) e, infine, la distruzione del Tempio con Tito (70 d. C.) e della Giudea con Adriano (135 d. C.) accendono sempre più la speranza della riscossa nazionale giudaica, sotto la guida dei “falsi profeti” predetti da Gesù.

L’Apocalittica apocrifa[4], per rafforzare questo revanscismo nazionalistico, si serve dei Profeti canonici dell’Antico Testamento e li arricchisce di predizioni immaginifiche che descrivono il trionfo di Israele sui Pagani o non-Ebrei (gojim): «Israele sarà liberato e vendicato, e, guidato da Jahweh e dal suo Messia, si satollerà nella pace e nell’abbondanza; le 12 Tribù torneranno per imperare sulle Genti domate e calpestate»[5]. 

Il Regno “di questo mondo”

L’Apocalittica apocrifa giudaica ha un carattere eminentemente “esoterico”[6] ed è attribuita comunemente agli Esseni[7]. Monsignor Antonino Romeo scrive che essa tratta «della finale rivincita divina sulle forze del male trionfanti attualmente; della vendetta sulle Genti e della restaurazione gloriosa di Israele. […]. Il Regno di Dio riveste generalmente l’ aspetto nazionalistico-terreno: schiacciante rivincita di Israele, colmo per sempre di prosperità e di dominio»[8]. Il regno di Israele o del Messia, che s’identifica con la Nazione giudaica, “sarà di questo mondo, […], e riporterà l’Eden quaggiù. In tale concezione giudaica, la persona umana conta ben poco: Israele diventa realtà assoluta e trascendente, la redenzione è collettiva anziché individuale, anzi cosmica più che antropologica. […]. Il Messia è rappresentato come un re ed un eroe militante. […]. Mai il Messia è intravisto come redentore spirituale, espiatore dei peccati del mondo”[9]. In breve, «il tema supremo appare in funzione esclusiva della glorificazione di Israele, la ‘fede’ è l’impaziente attesa della bramata vendetta sulle Genti. L’aspirazione all’unione con Dio, l’ amore di Dio e del prossimo esulano completamente da questi scritti Apocalittici, che fomentano la passione di rivincita e di dominio mondiale. […]. Verso le Genti gli Apocalittici sono implacabili: ogni compassione per loro passerebbe per debolezza di fede. […]. I ‘veggenti’ dell’ Apocalittica infieriscono con voluttà feroce, con odio insaziabile. Le “apocalissi” assumono un posto decisivo nell’ astiosa propaganda contro le Genti; sono ordigni di guerra […]; al contrario del Vangelo (Mt. VI, 34), la religione apocalittica ha un solo cruccio e ansia: l’Avvenire […] gli Imperi delle Genti si annienteranno a vicenda finché il dominio universale non passerà a Israele»[10]. Ne consegue «il particolarismo giudaico, condannato dal Vangelo. Il più ambizioso nazionalismo vi rincara le sue pretese. Le Genti vi sono più disprezzate ed odiate che mai: il fosso tra Israele ed esse si trasforma in abisso»[11] 

Un ostacolo al Vangelo

Secondo alcuni esegeti (J. Klausner) l’Apocalittica “funge da collegamento tra il Vecchio Testamento e il Talmud[12] e il “suo esoterismo l’ accosta alla Cabala” (Romeo /Spadafora, cit.). Tuttavia, specifica monsignor Romeo, «l’Apocalittica ha falsificato il Vecchio Testamento e, abbassando l’ ideale messianico dei Profeti, ha ostruito le vie al Vangelo, ha predisposto i Giudei a respingere Gesù. Presentando un Messia che ridona a Israele l’ indipendenza politica e gli procura il dominio universale l’Apocalittica accentuò il particolarismo nazionalistico e spinse Israele alla ribellione contro Cristo e contro Roma, quindi al disastro»[13]  

Veri e falsi profeti

Anche monsignor Francesco Spadafora qualifica l’ Apocalittica come «odio atroce contro i Gentili, morbosa attesa della rivoluzione e della liberazione futura di Israele. All’Apocalittica si deve la formazione del più acceso nazionalismo  ebraico, che sfocerà nella ribellione all’Impero romano. Tramite essa si spiega la fiducia cieca dei Giudei per straordinarie rivincite nazionali vaticinate dai ‘falsi profeti’»[14].

L’Abate Giuseppe Ricciotti, da parte sua, scrive: «ai veri ‘Profeti’ dell’Antico Testamento erano succeduti i falsi ‘veggenti’ dell’ Apocalittica: i Rabbini, gli Scribi e i Farisei; ma l’opera di costoro non poteva sostituire adeguatamente quella dei primi. […]. Il Profeta, sotto l’azione dello Spirito Santo, era una “fonte di acque vive” (Ger. II, 13), lo scriba incanalava quelle acque facendole confluire nello stagno della casuistica. […]. I Profeti avevano parlato condizionatamente, e in particolar modo avevano annunciato le grandi promesse di Dio al popolo d’Israele in dipendenza dell’atteggiamento futuro di costui. L’Apocalittica al contrario non conosce condizioni; ciò che fu vaticinato deve avverarsi infallibilmente»[15]. 

Il Messianismo terreno e il dramma d’Israele

Monsignor Francesco Spadafora scrive: «il Messianismo è la dottrina sul Messia e il suo Regno o Nuova Alleanza; […] esso costituisce il punto centrale d’incontro e di opposizione tra il giudaismo e il cristianesimo»[16].

Tutto l’Antico Testamento è proteso a Cristo e al suo Regno. Infatti il Messia «verrà ucciso proprio da Israele, che gli resiste e lo disprezza (Is. LIII, 8 s.), ma che espierà con un lutto nazionale il suo crimine (Zach. XII, 8-13; Mt. XXIV, 30; Jo. XIX, 37)»[17]. Il vero Messia, Gesù Cristo, è soprattutto Re spirituale di tutti gli uomini e non di una sola Nazione e quindi non potrà non essere odiato, combattuto e messo a morte dai “falsi profeti” o “veggenti” dell’Apocalittica che dal 170 a. C. aveva cominciato a corrompere la Fede del vero Israele in senso millenaristico, temporalistico, mondialistico e di dominazione universale. Non occorre aspettare “I Protocolli dei Savi di Sion” per conoscere le mire di dominazione mondialista dell ’Israele infedele; basta leggere l’ Apocalittica apocrifa dei Farisei, Rabbini, Scribi ed Esseni.

Questo fu il dramma di Israele: aver seguito nella maggior parte un falso concetto di Messia cosmico, militante e temporale (che è un puro uomo o addirittura una collettività: Israele stesso, “padrone di questo mondo”) ed aver rifiutato, tranne “una piccola reliquia”, il vero Messia, Salvatore di tutti gli uomini, il cui Impero è universale, definitivo, spirituale e soprattutto proteso verso l’aldilà. La sua morte in Croce è l’unico Sacrificio perfetto e senza macchia (“oblatio munda”, Mal. I, 11).

Purtroppo «i Giudei [apocalittici], nonostante la paziente insistenza del Redentore nel rettificare e correggere i loro preconcetti falsi, rimasero fatalmente fuori della salvezza (cfr. Mt. VIII, 1 s.)»[18]. Certamente l’Antica Alleanza, «concretata nel patto del Sinai, è l’unica vera religione, ma sfocerà in un’Alleanza più perfetta e definitiva, estesa a tutte le genti; Israele ne sarà il veicolo conduttore; un discendente di Davide ne sarà il realizzatore»[19], ma «il periodo maccabico orientò i Giudei verso un’interpretazione errata del Messia, che si afferma nella letteratura apocrifa e rabbinica. […]. L’ opposizione tra la Rivelazione attuata dal Cristo e la interpretazione giudaica dominante non poteva essere più stridente; essa fu fatale a Israele, che rimase fuori dalla salvezza eterna. […]. Gli israeliti avrebbero preso le idee mitologiche applicandole alla loro Nazione: lo sconvolgimento cosmico avrebbe rovinato i pagani, mentre avrebbe dato a Israele felicità terrena definitiva»[20].

Padre Alberto Vaccari spiega che «il Messianismo è un concetto proprio delle religioni ebraica e cristiana, punto centrale d’intesa e insieme di opposizione fra di esse, d’ intesa quanto alle Profezie dell’ Antico Testamento, di opposizione quanto all’interpretazione di esse»[21].  Mentre per i Profeti dell’ Antico Testamento il Messia è una persona, per i veggenti dell’Apocalittica apocrifa è una collettività e precisamente il popolo d’Israele, che conseguirà la prosperità nazionale, il predominio su tutte le altre Nazioni[22]. Inoltre «un Messia morto e risorto, un Messianismo che si era adempiuto in Gesù Cristo, era la nuova Fede che gli Apostoli dovevano predicare a tutto il mondo, cominciando dai Giudei. Ma per questi un Messia messo in croce era uno ‘scandalo’ , come per i Pagani una ‘follia’ (I Cor. I, 23). […]. L’opposizione, che tale predicazione trovò presso la maggior parte della nazione giudaica ha la sua prima radice nel diverso concetto che s’era formato del Messianismo […] mentre il mondo romano accettò il Messia ripudiato dai Giudei. […]. La prima conseguenza della venuta del Messia [secondo l’Apocalittica] consiste nel ritorno degli Ebrei, numericamente aumentati, in Palestina e la riedificazione di Gerusalemme e del Tempio»[23]. 

CONCLUSIONE

1°) La Riscossa nazionaledi Israele è il Fine ultimo dell’ Apocalittica e del Messianismo rabbinico;

2°) i “falsi profetidell’Apocalittica messianistica temporale sono figura di tutti gli “eresiarchi” che verranno nel corso dei tempi sino alla fine del mondo;

3°) il trionfo spietato e senza misericordia di Israele sui non-Ebrei è parte integrante dell’Apocalittica, che è il cuore del Giudaismo rabbinico talmudico/cabalistico post-biblico;
4°) l’Impero d’Israele sarà mondiale e dispotico sui ‘non-Ebrei’ assimilati a “bestie parlanti”;
5°) questo nazionalismo terreno esasperato porta al particolarismo, al culto della razza ebraica e quindi al disprezzo dei gojim, ossia al razzismo più radicale;
6°) l’Apocalittica o il Giudaismo rabbinico post-biblico non crede all’aldilà, ma vuole portare il “cielo” in terra e non la terra al Cielo;
7°) il sogno di riportare l’Eden in terra lo si ritrova nel corso della storia nelle varie eresie millenaristiche, gnostiche, gioachimite, socialistiche, scientistiche, le quali hanno – invece – reso la terra un “inferno”;
8°) Israele è una realtà assoluta e trascendente, che prende il posto di Dio;
9°) per l’Apocalittica l’uomo singolo non conta nulla ed ecco la via aperta al totalitarismo o al collettivismo marxista;
10°) inoltre l’Apocalittica del rabbinismo giudaico-talmudico è tutta protesa verso “l’Avvenire” come il socialismo e questo spiega la natura essenzialmente socialistica del sionismo fondato sui kibbutz, per cui i teo/conservatori che vogliono vedere nello Stato d’Israele l’antemurale del comunismo prendono “lucciole per lanterne”;
11°) il Messia del giudaismo rabbinico è un Messia militante e guerriero, che assicurerà a Israele la vittoria e la vendetta più spietata sui gojim, ossia sui ‘non-Ebrei’;
12°) l’amore di Dio e del prossimo propter Deum, che è l’anima dell’Antico e del Nuovo Testamento, sono totalmente assenti nell’ Apocalittica messianistica del giudaismo post-biblico e vengono rimpiazzati dalla sete di dominio universale e imperialistico schiavista, che nulla ha a che veder con il sano “colonialismo” civilizzatore e missionario del Cristianesimo;
13°) in breve l’Apocalittica è un ordigno bellico” (A. Romeo). Infatti la storia, che è la “maestra” meno ascoltata dagli uomini, ci insegna che l’Apocalittica scatenò le rivolte giudaiche contro Roma (63 d. C.) con la conseguente reazione di quest’ultima e la distruzione prima del Tempio di Gerusalemme (70), poi della Giudea (135) e le varie “catastrofi” (in ebraico “shoah”) che si sono abbattute sul popolo ebraico (1492 espulsione dalla Spagna, 1933-45 “Leggi razziali” anti-giudaiche).  A partire dal 2011 si sta attraversando una fase molto più critica che rischia di portare alla catastrofe nucleare e mondiale;
14°) lo studio dell’Apocalittica sfata la leggenda del Cristianesimo anti-romano e della romanità anticristiana. Infatti Roma ha accolto il Vangelo mentre la Giudea si è rivoltata contro i Romani e ne è stata distrutta per cui non è stato il Cristianesimo il nemico di Roma, ma il giudaismo rabbinico, come non è stata Roma la persecutrice del Cristianesimo, ma il giudaismo si è servito di alcuni personaggi di Roma (v. Poppea e Nerone) per scatenare le persecuzioni anticristiane.
L’Apocalittica e l’ecumenismo
Religiosamente l’Apocalittica è la miglior confutazione dell’ ecumenismo o del dialogo giudaico-cristiano; infatti il falso Messianismo ebraico è l’ ostacolo invalicabile tra il Cristianesimo e il giudaismo attuale, che non ha nulla a che vedere con i Profeti dell’ Antico Testamento, ma rimanda al Talmud e alla Cabala.
I veri Profeti dell’Antico Testamento hanno parlato dell’Alleanza di Dio con il popolo di Israele al condizionale, ossia Dio sceglie Israele a condizione che questo Gli resti fedele, se invece Lo tradirà Dio abbandonerà Israele, mentre per i “falsi veggenti” dell’Apocalittica giudaico-rabbinica l’Alleanza è incondizionata e perciò, anche se Israele abbandona Dio, Egli mai abbandonerà Israele.
La dottrina cattolica, seguendo i veri Profeti, applica a Israele ciò che insegna sulle singole anime: “Deus non deserit nisi prius deseratur”; solo se viene abbandonato, Dio abbandona l’anima o il popolo che si è scelto. Il Vecchio Patto con Israele era condizionato e, siccome Israele ha rifiutato il vero Messia, Gesù Cristo, Dio lo ha abbandonato ed ha stretto una “Nuova ed Eterna Alleanza” che abbraccia tutti i popoli (Gentili e “la piccola reliquia” del vero Israele fedele a Mosè, ai Profeti e a Cristo-Dio). Per cui anche se “i doni di Dio sono senza pentimento” da parte di Dio, da parte dell’uomo o dei popoli possono essere rifiutati ed allora Dio abbandona chi Lo abbandona.
Come si vede, questa paradossale teoria dell’elezione incondizionata ed assoluta di Israele è stata ripresa dal concilio Vaticano II nel senso dell’Apocalittica rabbinica e in rottura con la Tradizione apostolica.
Tra Cristianesimo e giudaismo post-biblico vi è un contrasto che più stridente non è possibile immaginare: Gesù Messia e Redentore delle anime di tutti gli uomini è avversato e odiato dall’Apocalittica rabbinica, che vuole un Messia guerriero e temporale, il quale dia soltanto a Israele il dominio su tutto l’universo. Questo contrasto ha portato inevitabilmente il giudaismo rabbinico a mettere in croce Gesù e tale odio permane nel giudaismo odierno verso il Cristianesimo, il quale non cessa di essere perseguitato come lo furono gli Apostoli, i primi cristiani e lo sarà sino alla fine del mondo.
Anche la questione dellashoah” presentata dal giudaismo Messianico Apocalittico come “Olocausto” non è una semplice questione storica, ma ha una valenza teologica anticristiana e anticristica, dacché vuole rimpiazzare il Sacrificio di Cristo con quello di Israele.
Basilius

 


[1] Y. Colombo, voce “Apocalisse”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, 1929-1936, II ed. 1950, vol. III, col. 654.
[2] A. Romeo, voce “Apocalittica, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1948, I vol., col. 1615.
[3] Antioco IV Epifane (175-164 a. C.) fu il re dei Seleucidi di Siria, persecutore della vera religione mosaica dell’Antico Testamento che volle trasformare in cultura ellenica. Egli depredò il Tempio di Gerusalemme ed impose sotto pena di  morte un culto idolatrico a Giove, la cui statua fu eretta dentro il Tempio in cui si trovava la presenza di Dio o “shekinah. Fu l’“abominazione della desolazione del Luogo Santo” (Dan., IX, 27), figura di quella più terribile dell’ Anticristo finale. La Bibbia narra la sua storia nei II Libri dei Maccabei, sette fratelli che organizzarono la rivolta contro Antioco e lo sconfissero (cfr. F. Spadafora, Dizionario Biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, pp. 34-35). I Maccabei rappresentano la lotta del vero Israele contro l’Ellenismo di Alessandro Magno (356-323 a. C.) e l’amore verso Roma, già presente nell’Antico Testamento attorno al 100 a. C. (I Macc., VIII, 1 s.). Tuttavia il nazionalismo esasperato dell’Apocalittica e del Messianismo rabbinico spinsero tramite gli “zeloti” o “sicari” (da “sica” piccolo pugnale) la Giudea contro Roma, che con Pompeo Magno (63 a. C.) invase la Terra Santa per giungere poi con Tito nel 70 d. C.,  alla distruzione del Tempio, privo oramai della shekinah” dopo il deicidio.
[4]Apocrifi” sono i Libri non riconosciuti dalla Chiesa come divinamente ispirati e perciò esclusi dal ‘Canone’ della S. Scrittura e non ammessi alla lettura pubblica nella Chiesa, nonostante una certa somiglianza con i “Libri canonici” o divinamente ispirati della Bibbia. Quindi il Libro apocrifo è da escludersi perché non divinamente rivelato, non ispirato e privo d’inerranza biblica. Tali libri erano per lo più messi in circolazione da sette ereticali e gnosticheggianti, che mediante essi volevano dare alla loro dottrina un certo fondamento e una qual autorevolezza (cfr. “Enciclopedia Cattolica”, voce ‘Apocrifi’, Città del Vaticano, 1948, vol. I, coll. 1627-1633). “Canonici” sono quei Libri ispirati da Dio che sono regola (“canòn”) della verità e riconosciuti dalla Chiesa come tali (cfr. S. Zarb, Il canone biblico, Roma, 1937).
[5] A. Romeo, cit., col. 1616.
[6] ID., col. 1617.
[7] Gli “Esseni” sono una setta religiosa del tempo di Gesù. Essi sorgono probabilmente al tempo dei Maccabei (dal 150 a. C. al 70 d. C.). La loro sede principale si trovava ad Engaddi, presso il Mar Morto. Essi erano ancora più esteriormente osservanti dei Farisei e vivevano in comunità (cfr. M. J. Lagrange, Le Judaisme avant Jésus-Christ, Parigi, 1931, pp. 307-330; J. Bonsirven, Le Judaisme Palestinien au temp de Jésus Christ, Parigi, 1934, I vol., pp. 63 ss.).
[8] A. Romeo, cit., col. 1617.
[9] A. Romeo, cit., col., 1618.
[10] A. Romeo, cit., col. 1619.
[11] A. Romeo, cit., col. 1620.
[12] A. Romeo, cit., col. 1624.
[13] A. Romeo, cit., col. 1624.
[14] F. Spadafora, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Apocalittica”, p. 42.
[15] G. Ricciotti voce “Apocalittica”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1950, III vol. coll. 657-658.
[16] F. Spadafora, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, p. 410.
[17] F. Spadafora, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, p. 413.
[18] F. Spadafora, Dizionario Biblico, III ed., 1963, Roma, Studium, voce “Messia”, pp. 413-414; Id., “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1952, voce “Messia”, vol. VIII, coll. 843-849.
[19] F. Spadafora, voce “Messia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. VIII, 1952, col. 843; cfr. A. Vaccari, La Redenzione, Roma, 1934.
[20] F. Spadafora, voce “Messia”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, vol. VIII, 1952, coll. 844-848.
[21] A. Vaccari, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 953.
[22] A. Vaccari, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 955.
[23] A. Vaccari, voce “Messianismo”, in “Enciclopedia Italiana”, Roma, II ed., 1951, vol. XXII, p. 957. Cfr. A. Lémann, Histoire complète de l’idée messianique chez le peuple d’Israel, Lione, 1909.