Vent'anni dalla morte di Borsellino? Dalla mafia mi guardo io...

Vent'anni dalla morte di Borsellino, ovvero:

dalla mafia mi guardo io...


e dall'antimafia (atlantista e berlingueriana) ci guardi Iddio!:

Travaglio, Padellaro, Scarpinato e Davigo

Violante e Caselli con Maurizio De Luca

Ingroia dalla tribuna di Diliberto

Ayala

A proposito di Giuseppe Ayala (quell'Ayala che due sere fa, a "In Onda", conversava amabilmente con Giancarlo Caselli) e delle sue versioni sulla scomparsa della valigia di Borsellino, ecco un testo da tener presente:

"E’ il magistrato Ayala il primo ad arrivare sul luogo della tragedia – continua Gero –. La sua prima versione dell’8 aprile 1998 racconta che: un carabiniere in divisa apre lo sportello e preleva la borsa di Borsellino fa cenno ad Ayala di prenderla, ma Ayala non la prende in quanto non ha titolo per trattenerla, quindi invita l’ufficiale a tenerla con sé per poi consegnarla ai magistrati. La borsa non viene aperta davanti a lui e Ayala afferma di non sapere a chi sia stata consegnata”. “2a versione del 12 settembre 2005: a distanza di quasi 10 anni – sottolinea Giovanni – l’ex pm ritocca il contenuto dei suoi ricordi. Ayala afferma di aver prelevato personalmente la borsa di Borsellino dall’auto del giudice e di averla consegnata ad un ufficiale dei carabinieri ma non ricorda se era in divisa o in borghese e poi aggiunge che probabilmente l’ufficiale era in divisa anche se non ricorda se era solo una casacca, per poi escludere che sia stato l’ufficiale a porgergli la borsa”. Nella piazza i tanti giovani presenti ascoltano senza fiatare. “3a versione dell’8 febbraio 2006: Ayala afferma che non è più lui a prelevare la borsa, ma un agente che gli porge la borsa. Successivamente Ayala la consegna ad un agente in divisa. Ma il 23 luglio del 2009 in un’intervista Ayala ritorna alla sua 2a versione: la borsa l’ho trovata io e l’ho consegnata ad un ufficiale dei carabinieri”. Claudio specifica infine un dettaglio inquietante fornito da Ayala in un’altra intervista rilasciata nel 2010: la borsa l’ho prelevata io e l’ho consegnata ad un ufficiale dei carabinieri che compare in un video mentre si allontana”. “Ma – sottolinea – l’unico video che riprende un uomo delle forze dell’ordine con la valigetta in mano riguarda un solo carabiniere: Giovanni Arcangioli”. “Giovanni Arcangioli – ribadisce – arriva pochi minuti dopo sul luogo dell’esplosione; nel video si vede che Arcangioli si sposta da via d’Amelio verso via Autonomia Siciliana con la valigetta in mano. Valigetta che è stata poi ricollocata nel sedile posteriore dell’auto di Borsellino”. Fine del racconto"
 
Anniversario strage di Capaci: la scomparsa dell'agenda rossa nella ricostruzione delle Malerbe:
http://www.antimafiaduemila.com/2012052337321/primo-piano/anniversario-strage-capaci-la-scomparsa-dellagenda-rossa-nella-ricostruzione-delle-malerbe.html

La "misteriosa" scomparsa della valigetta di Borsellino

Aggiornamento del 30 settembre 2012

Ecco due foto sulla partecipazione di alcuni noti magistrati antimafia alla festa del "Fatto Quotidiano" dello scorso 9 settembre, partecipazione che tante polemiche ha suscitato sui media e nelle istituzioni (addirittura, i magistrati palermitani sono stati sconfessati dalla stessa "Magistratura Democratica": http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/magistrati-contro-il-pm-della-trattativa-lia-sava-si-dimette-dal-sindacato-delle-toghe-44270.htm):



E' incredibile come una vicenda come quella delle bombe del '92-'93 sia stata ormai derubricata, grazie al determinante contributo dell'"antimafia" di cui sopra, a "trattativa Stato-mafia". Ma gli sforzi in tal senso erano iniziati già all'epoca, all'indomani delle stragi. Qualcuno se n'era pure accorto ...

"Ancora una volta era stata riproposta l'immagine della mafia delle "coppole", nonostante fosse evidente che, comunque, Cosa Nostra era un'organizzazione inserita in un ben delineato contesto di poteri forti. In termini nuovi, l'ossessiva indicazione dei boss della mafia come mandanti ed esecutori degli attentati, ricordava i depistaggi culturali messi in atto negli anni Settanta, quando si era tentato di spiegare la strategia stragista come opera esclusiva di gruppuscoli di fascisti esaltati aiutati da qualche settore "deviato" dei servizi segreti. La realtà, come si è capito con il tempo, era un'altra: le stragi rispondevano ad una precisa strategia internazionale, messa in atto utilizzando la manovalanza fascista, spesso strumentalizzata e organica ai servizi segreti. Gli stessi servizi segreti poi non avevano mai "deviato" ma, semmai, attuato le direttive ricevute dai referenti politici o, più verosimilmente, obbedito a catene di comando "superiori" riconducibili alla Nato". 
Gianni Cipriani, I MANDANTI - il patto strategico tra massoneria mafia e poteri politici, Roma, Editori Riuniti, 1994, p. 206.