Marco Travaglio: il più pericoloso dei "gatekeeper"


Marco Travaglio: il più pericoloso dei “gatekeeper”[1].
Gatekeeper: letteralmente, "guardiano della soglia" (da cui, "portiere", "portinaio").
Nel senso metaforico designa ormai, soprattutto, quei giornalisti che, apparentemente, informano più degli altri ma che, solerti custodi del sistema, le cose non le dicono mai fino in fondo.
Perché Marco Travaglio, tra costoro, è il più pericoloso? Perché, se è vero che in questo tipo di giornalismo “le verità servono a garantire le menzogne”[2], nessuno riesce come Travaglio a mimetizzare le proprie in una folla di fatti elencati con un’acribia degna davvero di miglior causa.
Prendiamo ad esempio l’editoriale, uscito venerdì scorso sul “Fatto Quotidiano”, intitolato Memento Mori, in cui si prende di mira Luciano Violante.
Tutto vero, tranne il passaggio seguente:

“… Luciano Violante, infallibile segugio e indefesso scopritore di trame golpiste (leggendaria la sua inchiesta su Edgardo Sogno, uno che non sarebbe riuscito a rovesciare neanche la moglie, arrestato da Violante e naturalmente assolto)”.

Edgardo Sogno, uno che non sarebbe riuscito a rovesciare neanche la moglie?

Edgardo Sogno Rata del Vallino

Per capire la portata dell’ (intenzionale) fandonia propalata da Travaglio, leggiamo come si esprime sul personaggio in questione un esperto di antiterrorismo di chiara fama come il generale Nicolò Bozzo (negli anni ’70, fu il principale collaboratore del generale Dalla Chiesa).

Il brano è tratto dal libro intervista firmato nel 2006 da Michele Ruggiero[3]:

Ora possiamo chiudere il cerchio su Edgardo Sogno, argomento sfiorato ma mai approfondito, perché?
“Per spiegarglielo comincio dal fondo, dalla frase che mi disse Dalla Chiesa uscendo da un colloquio riservato con l’ex ambasciatore, in una villetta di Roma: “Lascia perdere le indagini su di lui, sulla sua attività partigiana, sulle trame golpiste. È una storia più grande di noi che ha collegamenti internazionali da cui saremmo tagliati fuori …”. L’episodio, che ho già raccontato a Sabina Rossa, interessata a comprendere la contiguità non solo ideologica tra Brigate rosse e Resistenza, ha preso spunto da alcune vicende sinistre della guerra civile, dal ruolo di alcuni capi partigiani in chiave anticomunista, in un turbinio di singolari amicizie e intrighi degno di un racconto di fantapolitica. Al centro della trama c’è la “Franchi”, l’organizzazione creata da Sogno durante la Resistenza, “sponsorizzata dai servizi segreti angloamericani, fortemente preoccupati dall’influenza e dalla forza militare delle formazioni partigiane di sinistra, nella prospettiva di scontro estremo tra Occidente e comunismo sovietico. Il braccio armato di questo disegno sarebbe stata appunto la “Franchi”. Conferme mi arrivarono dalla testimonianza di un ex combattente delle Brigate Garibaldi, tal Borraine, non ho mai saputo il nome di battesimo. Ero andato a trovarlo nel vercellese, su indicazione di Dalla Chiesa, interessato ad approfondire la personalità di Sogno e verificare l’autenticità di quel presunto coinvolgimento del magistrato Beria d’Argentine nell’organigramma delle Br, di cui si è parlato nelle pagine precedenti. Il vecchio partigiano aveva ribadito due punti fermi nel lungo racconto: 1) l’infiltrazione aveva come unico scopo l’annientamento delle formazioni partigiane social comuniste, le Brigate Garibaldi e Matteotti e il mezzo consisteva nella delazione ai nazifascisti, Brigate nere e reparti delle SS impegnate nei rastrellamenti; 2) quel gruppo “segreto” non si era mai sciolto e dall’immediato dopoguerra aveva operato con fini diversificati, dalla repressione anticomunista nelle fabbriche all’ipotesi di golpe diretto da settori della vita politica e delle Forze Armate”.
FINE DELLA CITAZIONE TRATTA DAL LIBRO DI MICHELE RUGGIERO.


Di recente, due libri hanno fornito approfonditi riscontri documentari alle parole del generale Bozzo, dimostrando in modo più che eloquente che quella del Golpe bianco era ben altro che una mera "ipotesi". Si tratta de IL GOLPE INGLESE[4], di Mario Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, e de CHI MANOVRAVA LE BRIGATE ROSSE?[5] , di Silvano De Prospo e Rosario Priore (da notare che il primo è edito da Chiarelettere, gruppo editoriale che è pure azionista del “Fatto Quotidiano”[6], in cui Travaglio figura come vice-direttore!).


In particolare, il libro di Cereghino e Fasanella è basato sui documenti desecretati che i due autori hanno consultato negli archivi londinesi di Kew Garden.
Riguardo all’effettiva caratura – e pericolosità – di Sogno (sia durante la guerra che nel dopoguerra) sarà sufficiente citarne due brevi passaggi.

Il primo:

“… poco dopo la «cattura» di Sogno, dal quartier generale delle Forze alleate a Caserta, il 19 febbraio 1945, il generale Harold Alexander scrive al War Office di Londra chiedendo di fare tutto il possibile per ottenerne la liberazione in cambio di concessioni ai nazifascisti:
Sogno è uno dei più affidabili agenti del Som [lo «Special Operations Mediterranean, nda]”[7].

Il secondo (che riguarda proprio l’inchiesta di Violante del 1974):

Intorno a Sogno scatta immediatamente una rete protettiva per bloccare l’inchiesta di Violante e Pochettino. Se i due magistrati andassero fino in fondo[8], scoprirebbero verità di cui, nel clima imperante della guerra fredda tra i blocchi, l’opinione pubblica non deve essere messa al corrente per nessun motivo. A cominciare dal ruolo degli inglesi in Italia e dalla presenza di loro quinte colonne segrete nella politica, nell’economia, nei sindacati, nell’informazione, nella cultura, negli apparati dello Stato, nella diplomazia e persino nelle alte gerarchie della Chiesa[9].

 Verità che, a quanto pare, per Travaglio devono continuare a rimanere tabù …

Sogno con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan
 


[1] Per una disamina approfondita dei “gatekeeper”, vedi il post di Antonella Randazzo INSOSPETTABILI GATEKEEPER: http://antonellarandazzo.blogspot.it/2008/08/insospettabili-gatekeepers.html
[2] Devo questa definizione a Emanuela Irace.
[3] NEI SECOLI FEDELE ALLO STATO – L’Arma, i piduisti, i golpisti, i brigatisti, le coperture eccellenti, gli anni di piombo nel racconto del generale Nicolò Bozzo, Fratelli Frilli Editori, Genova. Il brano citato si trova alle pp. 157-158.
[6] “Nel 2009 Chiarelettere è entrata nell’azionariato del giornale «il Fatto Quotidiano»”: http://www.chiarelettere.it/chisiamo.html
[7] Cereghino-Fasanella, op. cit., p. 110.
[8] Ed è appunto quello di non essere andato fino in fondo, non certo di essersela presa con uno sprovveduto, il rimprovero mosso da Vincenzo Vinciguerra a Violante:
“Il partigiano Edgardo Sogno gode dell'appoggio degli ufficiali provenienti dalle file del movimento partigiano, tanto che il 23 marzo 1971, a Milano, nello studio di un notaio, deposita il giura­mento sottoscritto da una ventina di ufficiali superiori con il quale costoro s'impegnano a "compiere personalmente l'esecuzione capi­tale degli esponenti politici dei partiti democratici responsabi­li di collaborazionismo con i nemici della democrazia e di tradi­mento verso le libere istituzioni. La scomparsa del giuramento con le loro firme autografe dalle carte processuali del giudice istruttore Luciano Violante, ripagato per tanta sfortuna con una fortunata carriera politica, non ha consentito di registrare, sul pianostorico, i nomi degli ufficia­li superiori delle Forze armate che lo avevano sottoscritto, ma questa omissione nulla toglie alla verità storica che vede le gerarchie militari impegnate in quegli anni in una sordida lotta politica per supplire all'incapacità dei democristiani e mantene­re, ad ogni costo, l'Italia all'interno del blocco occidentale, a disposizione degli Stati uniti d'America” (http://andreacarancini.blogspot.it/2011/12/vincenzo-vinciguerra-nemici-della_26.html ).

[9] Cereghino-Fasanella, op. cit., p. 272.