Eli Yishai (Ministro dell'Interno): Israele appartiene a noi, all'uomo bianco!


ISRAELE APPROVA UNA LEGGE CHE PERMETTE ALLE AUTORITÀ DI DETENERE I MIGRANTI CLANDESTINI FINO A TRE ANNI[1]

Finora, i migranti catturati dall’IDF[2] venivano trasferiti nel centro di detenzione di Saharonim, nel sud; il Ministro dell’Interno afferma che i migranti non accettano che “Israele appartenga all’uomo bianco”.

Di Dana Weiler-Polak, 3 giugno 2012

Una legge che concede alle autorità il potere di detenere i migranti clandestini fino a tre anni è entrata in vigore domenica, sulla scia di una grande controversia pubblica sul flusso dei migranti africani che entrano in Israele dal confine con l’Egitto.

La legge rende i migranti clandestini e i richiedenti asilo passibili di prigione, senza processo o espulsione, se sorpresi a stare in Israele per lunghi periodi. Inoltre, chiunque aiuti i migranti o fornisca loro rifugio può essere condannato a pene detentive tra i cinque e i quindici anni.

La legge ha modificato la Prevention of Infiltration Law [Legge per l’impedimento dell’infiltrazione] del 1954, approvata per impedire, nell’ambito della legislazione di emergenza, l’ingresso dei palestinesi. La legge è stata ampliata per farvi rientrare i lavoratori migranti o i richiedenti asilo che entrano in Israele senza costituire una minaccia per la sicurezza di Israele.

Secondo la legge, i lavoratori migranti già presenti sul territorio potrebbero essere incarcerati per i reati più lievi, quali spruzzare graffiti o rubare una bicicletta – infrazioni per le quali in precedenza non sarebbero stati detenuti.

Finora, tutti i migranti che venivano arrestati dall’esercito sul confine israelo-egiziano venivano trasferiti nel centro di detenzione di Saharonim, che contiene 2.000 posti.

Attualmente, il centro è oggetto di lavori di ampliamento per poter contenere 5.400 posti. Il Ministero dell’Interno ha riferito che [i suoi funzionari]stanno dando attuazione alla legge e che riempiranno Saharonim, dove [i migranti] verranno detenuti fino a quando il ministero non troverà “altre soluzioni”.

Secondo il Ministero dell’Interno, il centro di detenzione di Saharonim sarà al completo nel giro di un mese.

Tutti i detenuti vengono sottoposti ad un procedimento di identificazione e ad un esame medico.

I richiedenti asilo ricevono un visto temporaneo per rimanere in Israele. Ai sudanesi e agli eritrei, tuttavia, non viene permesso di chiedere asilo, sebbene abbiano automaticamente diritto ad un alloggio temporaneo e ad un biglietto di sola andata per Tel Aviv. Alcuni migranti proseguono liberamente per Arad o per Eilat, dove spesso hanno conoscenti.

Secondo il ministero, vivono attualmente in Israele fino a 60.000 migranti: nel solo mese di maggio ne sono entrati 2.031.

Le organizzazioni umanitarie considerano la legge un duro provvedimento che contraddice la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati (CRSR). Secondo la Hotline for Migrant Workers [Linea calda per i lavoratori migranti] la legge è “nata nel peccato” ed è un “momento nero per Israele”.

“Invece di comportarsi come tutti i paesi civili, e di verificare le richieste di asilo garantendo lo status di rifugiato a chi ne ha diritto, cosa che Israele è obbligata a fare in base alla convenzione dell’Onu, lo stato considera la carcerazione di massa di migliaia di persone, donne e bambini, la cui sola colpa è stata il cercare di fuggire da regimi sanguinari, come la soluzione del problema. Questa soluzione non risolverà nulla, poiché non è né umana né efficace.

In una dichiarazione, le autorità carcerarie israeliane hanno detto di essere pronte a “inserire nelle proprie strutture tanti migranti illegali quanti ne arrivano, con l’autorità e il tempo di detenzione richiesti”.

“A questo scopo, sono stati ristrutturati diversi reparti all’esterno di Saharonim, e ci prepareremo alla bisogna”, ha aggiunto la dichiarazione.

Nel frattempo, domenica, il quotidiano israeliano Maariv ha pubblicato un’intervista con il Ministro dell’Interno Eli Yishai, nella quale egli ha affermato che la maggior parte dei “musulmani che arrivano qui non pensano neppure che questo paese appartiene a noi, all’uomo bianco”.

Continuerò la lotta fino alla fine del mio mandato, senza compromessi”, ha continuato Yishai, e ha sostenuto che userà “tutti gli strumenti per espellere gli stranieri, fino a quando non rimarrà nessun infiltrato”.  

Il rabbino Eli Yishai, Ministro dell'Interno di Israeke


[2] Israel Defense Force: l’esercito.