Germar Rudolf: aspetti della guerra biologica durante la seconda guerra mondiale

Germar Rudolf

ASPETTI DELLA GUERRA BIOLOGICA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE[1]

Di Germar Rudolf, 2005

Le armi di distruzione di massa – un termine che oggi provoca in molte persone riflessi pavloviani, poiché il governo degli Stati Uniti usa la paura dei suoi cittadini per attuare la propria politica imperiale – vengono impiegate a partire dalla prima guerra mondiale. L’uso del gas tossico sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale è stato descritto in modo approfondito, e tutti sanno delle due bombe atomiche che hanno devastato Hiroshima e Nagasaki. È risaputo anche che i tedeschi avrebbero avuto la possibilità di usare nuove, devastanti armi chimiche – il Sarin e il Tabun – ma che decisero di non usarle, a quanto pare perché Hitler era contrario alle armi di distruzione di massa.

Un aspetto meno conosciuto è la guerra biologica intrapresa sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale. Nel suo libro Biohazard[2], Ken Alibek, che fu tra il 1988 e il 1992 il vice responsabile del programma di armi biologiche dell’Armata Rossa, ha ricapitolato le sue esperienze e i risultati delle sue ricerche negli archivi sovietici. Secondo le sue risultanze, i sovietici avevano usato batteri che provocano la tularemia contro le unità di combattimento della Wermacht durante la battaglia di Stalingrado del 1942[3] [4]. I sintomi di questa malattia sono emicrania, nausea e febbre alta, che se non curati, possono condurre alla morte. Sebbene questa malattia in Russia sia endemica, con circa 10.000 casi ogni anno, essa ebbe uno scoppio improvviso nell’estate del 1942 presso i soldati tedeschi, tale da indurre la campagna tedesca nella Russia meridionale ad uno stop temporaneo. Ma in seguito la malattia si diffuse nella popolazione civile, e anche dalla parte sovietica, il che spiega perché le armi biologiche non sono così promettenti come sembrano a qualcuno.

Alibek riferisce che anche il tifo, a partire dal 1928, era stato preso in considerazione dal governo sovietico per fungere da arma biologica in caso di guerra. Sebbene ancora non si sa se questa malattia sia stata diffusa dall’Armata Rossa, c’è un indizio che bacilli di tifo vennero davvero usati come arma all’est contro le forze di occupazione tedesche: in frequenti rapporti al segretariato congiunto degli stati maggiori combinati delle forze alleate, il colonnello L. Mitkiewicz, ufficiale di collegamento dell’esercito segreto polacco con questi stati maggiori, riferì sulle attività del suo esercito segreto. Riproduciamo qui il rapporto datato 7 settembre 1943[5]. L’esercito segreto polacco era comandato da Londra dal generale Sikorski, che rimase ucciso in un incidente aereo a Gibilterra il 4 luglio 1943. Questo esercito segreto polacco non va confuso con l’esercito di liberazione nazionale, che venne costituito nel 1944 dai comunisti.

Anche se ci si deve aspettare che le cifre fornite in questo rapporto siano esagerate, il fatto che i combattenti clandestini polacchi abbiano inferto delle vittime alle forze di occupazione tedesche è indubitabile, e anche se una tale guerra partigiana contro una potenza occupante è illegale, non si può biasimare polacchi, da un punto di vista morale, per aver intrapreso una tale guerra contro quella che ritenevano un’occupazione illegale. Ciò che qui ci interessa, è la penultima pagina di tale rapporto, che figura sotto il paragrafo “3. Attività di rappresaglia”:

Diffusione dei microbi della febbre tifoidea e dei pidocchi vettori del tifo: in qualche centinaio di casi”.

Fritz Berg è stato il primo a descrivere in dettaglio gli sforzi dei tedeschi per combattere il tifo[6] -- che può essere probabilmente definito il killer principale dei campi di concentramento tedeschi – e salvare così le vite anche a molti detenuti ebrei dei loro campi.

Hans Jürgen Nowak e Hans Lamker furono i primi a far notare che i tedeschi, nel 1943/44, presero una decisione sbalorditiva: durante la guerra, i tedeschi avevano inventato i forni a microonde, che sfruttarono non solo per sterilizzare il cibo, ma anche per disinfettare e spidocchiare i vestiti. La prima unità di disinfestazione operativa a microonde venne progettata per essere messa all’opera sul fronte orientale: per spidocchiare e disinfettare i vestiti dei soldati tedeschi, la cui seconda minaccia più seria era costituita da varie malattie infettive. Ma i tedeschi ripensarono alla loro decisione e, invece di utilizzare la detta unità sul fronte orientale, alla fine la inviarono a Auschwitz, per salvare le vite dei loro prigionieri, in massima parte ebrei[7]. Quindi, quando si presentò la necessità di proteggere le vite minacciate dalle malattie infettive, all’epoca era ovviamente più importante, per i tedeschi, salvare i detenuti di Auschwitz, che venivano impiegati nelle industrie di guerra dell’Alta Slesia, che salvare i propri soldati sul campo di battaglia.

Mentre i tedeschi combattevano disperatamente il tifo su tutti i fronti, con tutte le tecnologie disponibili, per salvare le vite non solo dei loro soldati ma anche quelle – per loro in una certa misura persino più importanti – dei loro prigionieri, i nemici della Germania sfruttarono le esplosioni delle epidemie di tifo in Germania e ne incolparono i tedeschi, accusandoli di aver deliberatamente esposto milioni di persone innocenti a questa malattia, fino a trasformare uno dei mezzi usati per combatterla – lo Zyklon B – in un presunto mezzo di sterminio[8].  

La verità è la prima vittima di ogni guerra.

    









[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://vho.org/tr/2004/1/Rudolf88-90.html
[2] Ken Alibek, Steven Handelman, Biohazard. The Chilling True Story of the Largest Covert Biological Weapons Program in the World – Told from Inside by the Man Who Ran it [Pericolo biologico. L’agghiacciante storia vera del più grande programma segreto di armi biologiche del mondo – Raccontata dall'interno dall'uomo che lo diresse], Random House, New York 1999; vedi anche la recensione di Mark Weber, “Secrets of the Soviet Disease Warfare Program”, in Journal of Historical Review, 18 (29), 1999, p. 32. In rete:  http://www.vho.org/GB/Journals/JHR/18/2/Weber32.html
[3] Malattia infettiva acuta, simile alla peste, molto diffusa  nei roditori e trasmissibile all’uomo (n. d. t.).
[4] Ken Alibek, ivi, pp. 29-31.
[5] Record Group (RG) [Gruppo di documenti] 218, Archives of the Joint Chiefs of Staff [Archivi degli stati maggiori congiunti]; Box 701; “Geographic File 1942-1945, CCS 231.5 Poland (9/21/43) to CCS 381 Poland (6/30/43), Sec 2”; cartella CCS 381 Polonia (6/30/43) Sec. [section, sezione] 1, “Military Organization of Poland as Factor in General European Planning [L’organizzazione militare della Polonia come fattore della programmazione europea generale]. Sec. 1 “Correspondence from 6/30/43 thru 11/4/43” [Corrispondenza dal 30 giugno ’43 al 4 novembre ‘43], rapporto datato 7 settembre 1943, dal colonnello Mitkiewicz al generale Dean; il testo di questo rapporto venne pubblicato per la prima volta in traduzione francese con il titolo “Le Rapport Mitkiewicz du 7 septembre 1943 ou l’arme du tiphus”, in Revue d’Histoire Revisionniste, n°1, maggio-luglio 1990, pp. 115-128. In rete:  http://www.vho.org/F/j/RHR/1/Mitkiewicz115-128.html
[6] Friedrich Paul Berg, “Typhus and the Jews” [Il tifo e gli ebrei], in Journal of Historical Review, 8 (4) (1988), pp. 433-481. In rete: http://www.vho.org/GB/Journals/JHR/8/4/Berg433-481.html
[7] Hans Jürgen Nowak, “Kurzwellen-Entlausungsanlagen in Auschwitz”, in Vierteljahreschefte für freie Geschichtsforschung, 2 (2) 1998, pp. 87-105, in rete: http://www.vho.org/VffG/1998/2/Nowak2.html ]; Hans Lamker, “Die Kurzwellen-Entlausungsanlagen in Auschwitz, Teil 2”, ibid. 2 (4) (1998) , pp. 261-273, in rete:  http://www.vho.org/VffG/1998/4/Lamker4.html . Il primo di questi articoli è stato tradotto in inglese e pubblicato come parte dell’articolo di Hans Jürgen Nowak e Werner Rademacher “Some Details of the Central Construction Office of Auschwitz” [Alcuni dettagli della Direzione Centrale delle Costruzioni di Auschwitz], in Germar Rudolf (a cura di), Dissecting the Holocaust [Esaminare l’Olocausto], seconda edizione, Theses & Dissertation Press, Chicago 2003, pp. 311-336 [il testo citato da Rudolf corrisponde al capitolo 2 del detto articolo, in rete: http://vho.org/GB/Books/dth/fndNowak.html ]; vedi anche il breve riassunto di Mark Weber, “High Frequency Delousing Facilities at Auschwitz” [Apparecchi di disinfestazione ad alta frequenza ad Auschwitz], in Journal of Historical Review, 18 (3) (1999), pp. 4-12. In rete: http://www.vho.org/GB/Journals/JHR/18/3/Weber4.html
[8] Su questo vedi,  ad esempio, Friedrich Paul Berg, “Zyklon B and the German Delousing Chambers” [Lo Zyklon B e le camere di disinfestazione tedesche], in Journal of Historical Review, vol. 7, n°1, pp. 73-94. In rete: http://www.vho.org/GB/Journals/JHR/7/1/Berg73-94.html