Uno storico articolo su Carlo Maria Maggi scomparso dall'archivio di "Repubblica"?


Le recentissime richieste di condanna[1] (quattro ergastoli) per la strage di piazza della Loggia da parte dei PM bresciani ai giudici della corte d’assise d’appello hanno fatto tornare d’attualità Carlo Maria Maggi  e i suoi sodali di Ordine Nuovo.
Quando ho letto la notizia mi sono ricordato di aver letto anni fa un interessante articolo su Maggi, relativo alla strage di piazza Fontana, pubblicato nel 1999 da “Repubblica”: Il boss nero confidò Quel giorno ero lì.
Sono andato a digitare il titolo del pezzo sul motore di ricerca dell’archivio in rete di “Repubblica” e, come si può notare, il titolo risulta ma, stranamente, quando lo si va a cliccare(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/12/11/il-boss-nero-confido-quel-giorno-ero.html ) appare sullo schermo un altro articolo che non c’entra nulla: Il richiamo di Palermo è un leone che fugge.
Io però a suo tempo l’articolo lo avevo salvato e lo ripropongo a seguire, sperando che i responsabili del giornale rimedino all’inconveniente.
Buona lettura!

ARCHIVIO LA REPUBBLICA DAL 1984

Il boss nero confidò Quel giorno ero lì

Repubblica — 11 dicembre 1999 pagina 23 sezione: CRONACA

ROMA - E' il 13 marzo del 1996. La microspia piazzata nell' abitazione di Carlo Maria Maggi, un medico veneto sospettato di essere tra gli organizzatori della strage di piazza Fontana, è inutilmente in funzione da alcuni giorni. Gli addetti all' ascolto muoiono di noia: rumori di stoviglie, banali conversazioni domestiche. E dire che Maggi, classe 1934, potrebbe dire un mucchio di cose: al tempo della strage era il responsabile per il Triveneto di Ordine nuovo. Era con tutti e due i piedi dentro l'ambiente neofascista in cui maturarono le stragi. E' meno famoso di altri boss neri perché ebbe la fortuna di non essere coinvolto nelle prime indagini. 0 la sfortuna: Franco Freda e Giovanni Ventura sono stati assolti con sentenza definitiva e per loro non valgono i tanti nuovi elementi d'accusa raccolti nell' ultima inchiesta. Invece l'ex capo per il Triveneto di Ordine nuovo dal 16 febbraio sarà sul banco degli imputati di strage. Sono le 15,55 di quel 13 marzo. Maggi è sceso giù dal letto alle 5,30. Alle 7,50 si è svegliato anche il figlio Marco. Fino a quel momento solo chiacchiere. Ma ecco che finalmente Marco comincia a parlare col padre di "vecchi episodi terroristici". La trascrizione è di non facile lettura: frasi a metà, parole incomprensibili. A un tratto la tv copre il dialogo. Ma si capisce quanto basta. E' una conversazione di carattere quasi didattico: il figlio domanda, il padre risponde. Finalmente dal rumore della tv riemergono le voci. E' un breve scambio di battute. Dice il figlio: "Sapevi che il timer della bomba è esploso un' ora dopo la chiusura... a piazza Fontana. Perché è esploso in fase... Ma c' era gente dentro". Il senso della frase è chiaro. Marco Maggi sta ponendo al padre una domanda su un antico dubbio sull' attentato: che la bomba dovesse esplodere quando la banca era vuota e che solo per un errore tecnico l'ordigno scoppiò quando era piena di gente, causando la strage. Quel "sapevi" con cui viene introdotta la frase fa pensare che, mentre la tv copriva le voci, Maggi padre abbia comunicato al figlio la fondatezza di quel dubbio. Marco Maggi dunque sta chiedendo al padre come fa a sapere. La risposta non ha bisogno di essere interpretata: "Perché quel giorno li ero a Milano". Carlo Maria Maggi a Milano il 12 dicembre 1969? Una circostanza del genere, se accertata, aprirebbe una grande finestra sulla strage. Eppure del contenuto dell' intercettazione non c' è traccia nella richiesta di rinvio a giudizio. Nè sembra essere stata ordinata dall' autorità giudiziaria alcuna nuova trascrizione "in chiaro" della bobina: una operazione tecnica che elimina i rumori di fondo (come quello della tv) e che molto spesso consente di ottenere un testo abbastanza leggibile. Nè a Maggi la frase è stata mai contestata nel corso degli interrogatori. "Sicuramente - dice Federico Sinicato, uno degli avvocati di parte civile - se ne parlerà durante il dibattimento. In una inchiesta di tale vastità è fisiologico che qualche circostanza anche importante resti nell' ombra". Ma c' è anche un problema strutturale nella nuova indagine: "Il passaggio dell' inchiesta dal dottor Guido Salvini ad altri magistrati - dice il legale di parte civile - al di là dell' impegno profuso dai nuovi giudici, non ha certo giovato alla compattezza del ' pacchetto investigativo". Sottoposto a procedimento disciplinare per essersi avvalso della collaborazione di un agente del Sismi, Salvini - il giudice che ha scoperto gli intrecci tra fascisti e Servizi italiani e americani negli anni ' 70 - di recente è stato prosciolto dal Csm. Ma la decisione è stata impugnata dal procuratore generale della Cassazione e dal ministro Diliberto. C' è un clima teso tra i familiari delle vittime. C' è il timore che la verità possa allontanarsi un' altra volta, proprio quando sembrava a portata di mano. Dopo le non risolte tensioni tra magistrati, lo scoprire che sono stati accertamenti importanti rafforza questo timore. La presenza di Maggi a Milano il giorno della strage sarebbe un fatto di grande importanza. I pentiti dell' inchiesta hanno detto molto sull' esecuzione materiale dell' attentato ma restano parecchi punti oscuri sulla fase immediatamente precedente. L'analisi tecnica dell' ordigno dà la certezza che esso fu messo a punto a poca distanza da piazza Fontana, ma non è mai stato individuato il luogo dove l'operazione si svolse. C' è il sospetto che il gruppo milanese della "Fenice", il cui leader era Gian Carlo Rognoni, abbia dato un supporto logistico. Ma è una circostanza tutta da chiarire. Così come mai è stata accertata in modo definitivo una questione che si pose fin dalle prime indagini condotte da Gerardo D' Ambrosio: la presenza a Milano, il 12 dicembre 1969, di Pino Rauti, capo supremo di Ordine Nuovo. Rauti ha sempre negato la circostanza. Così come ha sempre fatto Maggi. Sempre, tranne che in quella conversazione familiare fino a ora rimasta sepolta sotto le migliaia di carte dell' ultima inchiesta. - di GIOVANNI MARIA BELLU

Un recente, e ottimo, libro su piazza Fontana