Gilad Atzmon: la conferenza di Wannsee - verità e mito


GILAD ATZMON: LA CONFERENZA DI WANNSEE – VERITÀ E MITO[1]

Martedì 31 gennaio 2012

La settimana scorsa, mentre le lobby ebraiche continuano a investire enormi sforzi nel dettare e imporre[2] una rigida e dogmatica narrazione dell’Olocausto, il giornale israeliano Haaretz ha pubblicato un breve, conciso e coraggioso articolo che contesta la validità della Conferenza di Wannsee come prova della “soluzione finale” nazista.

Poco prima del Giorno della Memoria dell’Olocausto, il giornale israeliano ha riferito[3] che il dr. Norbert Kampe (63 anni), direttore del Centro Commemorativo della Conferenza di Wannsee di Berlino, ha contestato alcuni dei “fatti” storici più largamente accettati associati alla conferenza e al suo significato.

Gli studiosi ebrei dell’Olocausto hanno sempre sostenuto che il piano generale dell’ebreicidio nazista venne ideato nella Conferenza di Wannsee ma il dr. Kampe afferma che la conferenza riguardò solo “questioni operative” e non fu in alcun modo una piattaforma di “processi decisionali”. Per dimostrare la sua tesi, Kampe ha fatto notare il fatto che Hitler e i suoi ministri non erano presenti alla conferenza. Inoltre, afferma, “All’epoca, nel gennaio 1942, non c’era un piano organizzato per campi di sterminio”.

E tuttavia, ammette Haaretz, “Statene certi. Kampe non è un antisemita. Di certo non è un negazionista. Al contrario. Come ci si aspetta da un professore di storia, ha studiato innumerevoli testi importanti, documenti e testimonianze su questo specifico evento…La sua conclusione è il diretto risultato di una fondata analisi degli scritti in suo possesso”.

In modo così coraggioso, un giornale israeliano elogia Kampe e la sua “affascinante lezione di storia” e riconosce anche che il Ministero israeliano dell’Istruzione non ha la capacità di impegnarsi in nessuna forma di competente dibattito sull’Olocausto. Haaretz ammette chiaramente che

Ancora oggi nessuno sa con totale certezza e sicurezza cosa accadde esattamente il 20 gennaio 1942 in questa graziosa villa della ricca periferia di Berlino”.

Solo una copia del protocollo della Conferenza di Wannsee, trovata nel 1947, è sopravvissuta alla guerra, le altre sono state deliberatamente distrutte dai nazisti nel tentativo di nascondere prove[4]. Questo protocollo è il solo documento autentico di ciò che accadde a Wannsee e uno dei pochi che fece uso esplicito del termine “soluzione finale”.

Tuttavia, Haaretz ammette che, come ogni documento storico, il documento di Wannsee dovrebbe essere letto attentamente. Le parole “morte” o “assassinio” non compaiono nel protocollo della conferenza. Invece esso parla di “diminuzione naturale”, di “trattamento appropriato”, di “altre soluzioni”, e di “differenti forme di soluzione”. In realtà, i soli riferimenti espliciti nel documento riguardano la deportazione piuttosto che lo sterminio. Anche la famosa tabella allegata al protocollo che enumera gli ebrei in ogni paese occupato, non afferma che quegli ebrei sono destinati a essere distrutti.

Solo pochi giorni prima del Giorno della Memoria, un giornale ebraico trova il coraggio di ammettere che “decenni di ricerche sull’Olocausto non hanno potuto trovare un ordine chiaro ed esplicito, da parte degli alti gerarchi, nazisti di uno sterminio sistematico degli ebrei”.

Secondo il giornale israeliano, i nazisti mascherarono le loro vere intenzioni mediante alcuni “ordini ambigui” e “codici segreti” , che si suppone abbiano indotto i gerarchi a interpretare e a eseguire quella che ritenevano la volontà di Hitler.

La morale qui è semplice. Ancora una volta apprendiamo che alcuni israeliani sono molto più avanti della stampa e del mondo accademico occidentali nelle loro critiche dell’ideologia ebraica in generale e della narrazione dell’Olocausto sionista in particolare.  

La villa di Wannsee sede della conferenza
   


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.gilad.co.uk/writings/gilad-atzmon-the-wannsee-conference-truth-and-myth.html

[4] Nota di Andrea Carancini. “… le altre sono state deliberatamente distrutte dai nazisti nel tentativo di nascondere prove”: a mio avviso, l’unica frase erronea dell’articolo. Le prove di che, se, come lo stesso Atzmon rimarca, il protocollo il questione non riguarda lo sterminio dei giudei? Tanto più che proprio le SS all'epoca non si peritarono di lasciare in mano agli Alleati (in questo caso, ai sovietici) materiale ben più rilevante, come le decine di migliaia di pagine di documenti della Direzione Centrale delle Costruzioni di Auschwitz. Vedi in proposito il post L'apertura degli archivi russi: il punto di svolta del revisionismo olocaustico: http://andreacarancini.blogspot.com/2011/05/lapertura-degli-archivi-russi-il-punto.html .