Luca Tadolini: Sulla Commemorazione della Battaglia di Fabbrico


Da Luca Tadolini ricevo e volentieri pubblico:

Sulla Commemorazione della Battaglia di Fabbrico: 27 Febbraio 1945



Anche quest’anno, Lunedì 27 Febbraio dalle ore 10 alle ore 12, nello spirito della Riconciliazione Nazionale,  una delegazione del Centro Studi Italia e dell’Unione Combattenti della Repubblica Sociale Italiana si recherà presso Villa Taparelli Feretti, in via Don Antonio Pozzi, a Fabbrico, per rendere omaggio ai Caduti.

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Per capire cosa avviene a Fabbrico ogni 27 Febbraio, bisogna ricordare che in questo comune, caso più unico che raro, la Festa del Patrono, San Genesio, è stata sostituita con la commemorazione della Battaglia partigiana.

Ecco i fatti: il 26 Febbraio 1945, uno sgangherato camioncino della Brigata Nera di Novellara, alla ricerca di vetture da requisire, cade in un agguato a Villa Ferretti. Nello scontro i fascisti hanno la peggio ed il milite Lino Luppi, 19 anni, rimane ucciso. Peggior sorte tocca ai prigionieri: Domenico Cocchi, 22 anni, viene quasi decapitato con una raffica a bruciapelo, il Capitano Ianni, 38 anni, con il ventre squarciato da una bomba a mano, inneggia al Duce mentre lo fucilano. Si infierisce con crudeltà sul giovanissimo Sanferino, 18 anni di Novellara, annegato in un pozzo nero tra urla strazianti udite dai vicini.

Alla violenza partigiana, risponde una follia tutta “repubblichina”: nella notte nebbiosa il portone della caserma fascista di Reggio si spalanca e ne esce un piccolo nero esercito di ragazzini. A vendicare Sanferino i fascisti inviano la “Giovanile”, quasi soldati-bambino con il teschio sul berretto alla sciatora, senza esperienza di guerra. Una squadra di esperti reduci di Jugoslavia, della Guardia Nazionale, li accompagna a piedi e di notte verso Fabbrico. Arrivati all’alba, i giovani militi estraggono dal pozzo nero il corpo di Sanferino, lo appoggiano nudo sul selciato nel centro del paese, con una mitragliatrice di fianco, e chiamano in strada gli abitanti: esigono la restituzione del corpo del Capitano Ianni. Nessuna risposta: con 21 ostaggi partono per Novellara lasciando un termine di 14 giorni per restituire le salme di Ianni e Cocchi, pena la rappresaglia.

Nel campo ribelle, gli uomini di partito preferiscono lasciare che la spirale attentato\rappresaglia faccia il suo corso, ma i partigiani chiedono di attaccare per salvare gli ostaggi. Un consigliere militare alleato traccia su un foglio il piano di battaglia.

In colonna, i fascisti tornano verso Reggio, ma nello stesso posto del giorno prima, a Villa Ferretti, cadono in una nuova imboscata. Una mitraglia partigiana spazza il rettilineo, gli ostaggi sono lasciati tutti andare, solo uno cade ucciso. I militi sono in un campo allo scoperto, girano il berretto perché il teschio riflette il sole e li rende bersagli: bisogna barricarsi nella Villa Ferretti. Il veterano Dante Scolari, mostra ai ragazzi della Giovanile, come aspettare l’attimo del cambio munizioni per attraversare di corsa la strada. Non è facile: il primo, Franco Volpato, 17 anni, indeciso, viene falciato, un altro giovane si ferma ad aiutarlo e rimane ucciso, è così ancora uno, finchè sulla strada si forme un tragico mucchio: muoiono lo studente di medicina, Giancarlo Angelici, 20 anni, Ugo Fringuelli, 18 anni, Giuseppe Ghisi, 16 anni, Corinto Baliello 19 anni. Dalla disperazione il loro ufficiale, il tenente Ostilio Casotti, muore caricando i partigiani all’arma bianca. Anche i fascisti hanno una mitraglia Breda, ma il milite che porta il treppiede è colpito e cade in un canale. I partigiani si fanno avanti, accumulano sterpi per dar fuoco a Villa Ferretti, trasformata in ridotto nemico,  ma il vento cambia. Da Rolo entra in scena un  reparto di fanteria germanico con autoblinde: il giorno prima, due staffette tedesche catturate alla prima imboscata, erano state passate per le armi. I partigiani svaniscono, lasciando sul campo la mitragliatrice e i corpi di tre caduti: Piero Foroni, 23 anni, Leo Morellini 31 anni ed il milanese Bosatelli Luigi. Viene trovato il foglio con le istruzioni in inglese; l’unico ostaggio ucciso, Genesio Corgini,  è suocero del fratello di un milite che si stava correndo per aiutarlo; il milite Luigi Spoto, eroicamente morto con il treppiede, ha in tasca anche la tessera da partigiano. Il corpo del Capitano Ianni, omerico motivo della contesa, non verrà mai trovato: forse è stato anch’esso immerso nei liquami.

Negli anni ’90, in tanti aiutarono a ricostruire questa storia, ex fascisti e partigiani, parenti delle vittime e abitanti del posto, uomini di Chiesa.

Poi da anni, e anche domani mattina, davanti alla Villa Ferretti  gli ex combattenti dell’UCRSI,  i famigliari dell’ACDRSI, insieme ai più giovani del Centro Studi Italia, sostano in ricordo dei  Caduti. Arriva anche il corteo da Fabbrico diretto al cippo dei partigiani, poche decine di metri più in là. Il parroco si ferma davanti all’elenco dei caduti della Rsi e poi a quelli partigiani, e benedice entrambi. Viene suonato l’Inno Nazionale e tutti lo seguono. Qualche politico ogni anno spera nell’estremismo e nella provocazione, ma rimane sempre deluso.  Il tutto si svolge con severa serenità, e con discrezione dal corteo si stacca sempre qualcuno che viene a rendere omaggio anche agli altri caduti, perché la guerra è finita e sono tutti Italiani.

Luca Tadolini (Centro Studi Italia)