Per capire chi era don
Luigi Sturzo.
Prima citazione (da La Stampa, 29/10/99, p. 7):
Al Convegno romano su “Universalità e cultura nel pensiero
di Luigi Sturzo” (30 ottobre) il prof. Lawrence Gray, della John Cabor
University ha parlato dei contatti tra don Sturzo, fondatore del
Partito Popolare, e l’antenata della CIA, l’OSS
(Organizzazione dei Servizi Strategici). Sturzo fu contattato da una spia
inglese, Barbara Barclay Carter, nel 1941, quando l’Italia era in guerra con
l’Inghilterra! Quando Sturzo partì per gli USA, la Carter lo segnalò a William
J. Donovan “il coordinatore delle informazioni, stretto collaboratore del
presidente F. D. Roosevelt e futuro capo dell’Oss”. “Il primo agente a far
visita a Sturzo, nella casa di Jacksonville, fu Gaudens Megaro alla fine del
1941. Iniziò a quel punto un rapporto fra Sturzo ed i servizi
di informazione americani…”.
“Fu in seguito a questi contatti che Sturzo effettuò ‘dozzine di trasmissioni
radio verso l’Italia’ attraverso l’Ufficio Informazioni di Guerra americano”. Nacque
una “sincera amicizia” con “Earl Brennan, capo della sezione italiana del
Dipartimento Ricerche ed Analisi dell’Oss. Gli inglesi rimasero in contatto con
Sturzo, e spesso ufficiali di Sua Maestà partecipavano agli incontri con
Brennan”. Nel dopoguerra, “un agente dell’Oss fu inviato a Roma per prendere
contatto con De Gasperi, Rodinò e Scelba. Fra questi tre leader, l’Oss e Sturzo
si creò un sistema triangolare. Uno dei frutti di questa collaborazione fu il
finanziamento da parte degli americani della ‘Pro Deo’, un centro affidato a
Padre Morlion. (…) una volta stabilito il centro ‘Pro Deo’ Morlion scrisse e
raccontò che ad assisterlo con la pubblicità era un giovane mandatogli da De
Gasperi, chiamato Giulio Andreotti”.
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Felix Morlion |
Seconda citazione
(da don Curzio Nitoglia, “RAFFAELE MATTIOLI ED
ENRICO CUCCIA: IL
POTERE DELL’ALTA FINANZA”, in Sodalitium, n°51, luglio 2000, p. 38):
Cuccia rassicurava l’intero arco costituzionale: gli
americani, dato il suo passato resistenzial-azionista, i comunisti che lo
ritengono una longa manus di
Mattioli, la DC e De Gasperi, data la sua amicizia col cardinale Spellman.
“L’unico a cui non piaceva era Mario Scelba, (…)
“ossessionato dalle ombre massoniche aleggianti nel mondo finanziario e in
particolar modo su coloro che avevano gravitato nel Partito d’azione.
Dopo aver cercato di opporsi alla conferma di Mattioli alla
Comit, Scelba s’esercitò anche nel boicottare Cuccia-Mediobanca; ma subì un altro smacco, anche per
l’intervento di… don Luigi Sturzo, che aveva trovato un alleato nel giovane
finanziere nella lotta che s’andava profilando con Enrico Mattei… aedo dello
statalismo economico.
La “guerra perduta” di Mario Scelba… non impedì che attorno
alla Comit e ancor più a Mediobanca continuasse ad aleggiare… l’alone
massonico”.
Mattei per Cuccia era
il nemico numero uno, perché Cuccia era convinto che Mattei potesse vincere la
sua battaglia che è fatta di ostilità agli USA, di solidarietà verso le nazioni
emergenti, che esige una presenza attiva dello Stato nell’economia, che ha come
punto di riferimento De Gaulle: “combattente, cattolico, autoritario,
nazionalista, allergico agli americani”.
Mattei fu ucciso, al colmo della sua
potenza, il 27 ottobre 1962. Il Galli scrive: «Qualunque sia stata la causa
della sua morte, fra i “nemici” si collocava, in primissima fila, lo gnomo di
via Filodrammatici”.
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Cuccia (a destra) con Cesare Romiti |
Terza citazione (da
Nico Perrone, Obbiettivo Mattei,
Gamberetti Editrice, Roma, 1995, pp. 108-109):
A guardia di interessi di conservazione troviamo invece il
senatore della Dc Luigi Sturzo, che su posizioni contro l’intervento dello stato in economia, abbiamo già visto come egli avesse
avversato la legge istitutiva dell’Eni, specialmente per la parte che affidava
alla “holding di stato” l’esclusiva per le ricerche petrolifere in Val Padana. De
Rosa ricorda il sollievo di Sturzo quando (13 dicembre 1957) sembrò che Mattei «incominciasse
a cedere sulla pretesa dell’esclusiva dello sfruttamento nel sottosuolo della
Val Padana»,
mentre l’Eni riteneva di sapere che Sturzo venisse strumentalizzato dagli Usa.
Gli interventi di Sturzo naturalmente non si limitavano all’Eni, ma avevano
contribuito, come si sa, a costruire un quadro politico. Nel 1952, nelle
elezioni amministrative di Roma, egli si era adoperato per la costituzione di
una lista “civica” che schierasse il Movimento sociale italiano (Msi) e il
Partito nazionale monarchico (Pnm) accanto alla Dc, mentre nel 1954 aveva
collaborato, a fianco di Edmondo Cione e di altri reduci della Repubblica
sociale italiana, a La rivista romana,
diretta dall’esponente del Msi Vanni Theodorani, una pubblicazione ch’è stata
descritta come tendente a inaugurare «una fase politica di conciliazione
nazionale, dove l’esperienza fascista non venga più marginalizzata».
Sturzo è dunque – per
un complesso intreccio di motivi – il punto di riferimento di un’astiosa e
pugnace campagna politica e giornalistica contro Mattei e l’Eni.
(…)
Va notato che le
critiche veementi di Sturzo – che
forse risentivano in qualche misura dell’influenza della cultura economica
degli Stati Uniti, ove egli era stato esule antifascista (1940-1946) –
coincidevano talvolta con certe pressioni esercitate dall’ambasciata americana
a Roma.
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L'ambasciata americana a Roma |