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Benedetto XVI allo Yad Vashem |
CIÒ CHE PUÒ E CHE NON PUÒ ESSERE DISCUSSO NELLA CHIESA CATTOLICA
Editoriale ospite
Di Maurice Pinay
Giorno di Sant’Andrea, 30 novembre 2011
Nella Chiesa, il Concilio può essere oggetto di discussione, non l’”Olocausto”
Il Superiore Generale della Fraternità S. Pio X (FSSPX), Vescovo Bernard Fellay, ha concesso, nel suo stile familiare, un’’intervista’ volta a dissipare i sospetti suscitati dai suoi negoziati segreti con i loschi personaggi di Roma dove “non mancano le indiscrezioni!”. L’’intervista’ non ha raggiunto lo scopo.
L’’intervista’ è decisamente ordinaria: parole rassicuranti, diversione sommaria delle critiche e dei sospetti giustificati, liquidazione sommaria dei canali di internet che non stanno sotto il controllo di Fellay, deviazione dell’attenzione su una apparizione asserita da tre bambini in Portogallo 100 anni fa, per impiegare di nuovo decine di milioni di rosari: tutto molto familiare e prevedibile.
L’’intervista’ può essere letta qui:
Un argomento menzionato nell’’intervista’ è molto importante per noi, qui. Cito: “… È stato concesso un margine per una ‘discussione legittima’ su certi punti del Concilio [Vaticano II]”.
Nota che la Chiesa del Novus Ordo permette la ‘discussione’ dei suoi insegnamenti. In questo contesto, la ‘discussione’ riguarda sia i dubbi che le decise contrarietà. La Fraternità San Pio X nega che certi punti contenuti all’interno dei documenti facenti autorità del Concilio Vaticano Secondo della Chiesa del Novus Ordo possano essere conciliati con l’insegnamento perenne della Chiesa cattolica. Il Novus Ordo ha permesso alla Fraternità San Pio X, nel corso degli ultimi due anni, di sostenere la sua tesi a tale riguardo in ‘dialoghi’ dottrinali. Il Novus Ordo sta ora negoziando un accordo per portare la Fraternità San Pio X nella ‘piena comunione’ e nel contempo permette la discussione dei dubbi sui suoi insegnamenti facenti autorità.
Tutto ciò è stato anche dichiarato in una dichiarazione del febbraio 2009 da parte del Segretario di Stato del Papa: “… La Santa Sede non mancherà di impegnarsi con le parti interessate per esaminare le questioni insolute, in modo da raggiungere una soluzione piena e soddisfacente dei problemi che hanno causato questa rottura dolorosa”.
Nota però che questa tolleranza riguardante gli insegnamenti del Novus Ordo è stata immediatamente seguita da un ordine impartito in termini incondizionati praticamente mai visti a Roma negli ultimi 100 anni:
“Le posizioni del Vescovo Williamson riguardo alla Shoah sono assolutamente inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre … Per essere ammesso ad esercitare da Vescovo all’interno della Chiesa, il Vescovo Williamson deve anche prendere le distanze in modo assolutamente inequivocabile e pubblico dalle sue posizioni riguardanti la Shoah …”.
Nota bene: non viene chiesto che il Vescovo della Fraternità San Pio X Richard Williamson prenda le distanze, in modo assolutamente inequivocabile e pubblico, dai suoi dubbi riguardanti gli insegnamenti relativisti del Novus Ordo sulla libertà religiosa, la collegialità e l’ecumenismo. Queste “questioni insolute” sono aperte all’”esame”. Ma niente di tutto ciò, questioni o esami, può essere permesso nel regno assolutista dell’”Olocausto”. Qui vediamo la resurrezione dei vecchi ipse dixit e anatema, inascoltati da prelati cattolici da quasi 100 anni.
Non è straordinario, tutto ciò? Alla luce di ciò, forse i lettori possono capire da dove viene il rabbino Berenbaum quando dice: “Quando osservo i giovani delle società relativistiche che cercano un assoluto nei principi morali e nei valori, costoro ora possono considerare l’Olocausto come il passo trascendentale dal relativistico all’assoluto …”. (Fonte: discorso del rabbino Berenbaum, Stockholm International Forum on the Holocaust, 26-28 gennaio 2000).
Com’è opportuno, per il rabbino Berenbaum e per l’”Olocausto”, che le autorità della Chiesa cattolica considerino l’”Olocausto” un assoluto mentre gli insegnamenti della Chiesa vengono sempre più relativizzati!
Il Vescovo Fellay sa certamente come intonarsi al flusso relativista/assolutista del Novus Ordo Noachide. Poco dopo che la dichiarazione del febbraio 2009 del Segretario di Stato del Papa venne rilasciata, il Vescovo Fellay venne intervistato dalla rivista tedesca Der Spiegel nell’affermare che avrebbe espulso il Vescovo Williamson dalla Fraternità San Pio X se avesse ancora “negato” l’”Olocausto”:
SPIEGEL: E allora, perché non escludete Williamson dalla Fraternità?
Fellay: È quanto accadrà se nega di nuovo l’Olocausto.
Il Vescovo Fellay si stava semplicemente intonando a Papa Benedetto che, un mese prima, aveva ammonito i cattolici a non “dimenticare o negare” l’”Olocausto”.
Il dogma è stato presentato dall’Arcivescovo Reinhard Marx, che ha proclamato che: “Ogni negazione dell’Olocausto deve essere punita duramente”.
Ed è stato diffuso anche dal Cardinale Vingt-Trois, che si è così pronunciato: “Essere cattolico è radicalmente incompatibile con il negare l’Olocausto”.
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New York, 2006: il rabbino Zevulun Charlop e il cardinale Kasper in posa con il Talmud |
Il Cardinale Kasper ha annunciato: “Nessuna negazione dell’Olocausto può essere permessa: è assolutamente chiaro che un negazionista non può avere una stanza, uno spazio nella Chiesa cattolica”.
Uno spazio potrebbe esservi tra il Superiore della Fraternità San Pio X e il Novus Ordo sulla libertà religiosa e su un certo numero di altre questioni, ma non quando si tratta dell’”Olocausto”, che, secondo il rabbino Ignaz Maybaum, “ha sostituito il Golgota”:
“Il Golgota dell’umanità moderna è Auschwitz. La Croce, il patibolo romano, è stata sostituita dalle camere a gas … Ad Auschwitz, il popolo ebraico è stato nello stesso tempo Sommo Sacerdote e agnello sacrificale”. Rabbino Ignaz Maybaum, The Face of God After Auschwitz [Il volto di Dio dopo Auschwitz], 1965, pp. 36 e 71.
Papa Giovanni Paolo II ha affermato che l’”Olocausto” è stato “Il Golgota del mondo moderno”.
Su questi punti, il Vescovo Fellay e il Novus Ordo cantano in perfetto unisono.
Mi sembra il caso di quelli che ingoiano un grande cammello mentre danno importanza a un’inezia.