Jean-Marie Boisdefeu: la selezione all'arrivo ad Auschwitz

LA SELEZIONE ALL’ARRIVO AD AUSCHWITZ.
I CAMION CARICHI DI INABILI ANDAVANO VERSO LE CAMERE A GAS O VERSO I GHETTI POLACCHI?
ESEMPIO DI INTERPRETAZIONE DI UNA TESTIMONIANZA ALLA LUCE DEL DOGMA

Di Jean-Marie Boisdefeu, 1998[1]

La Croce Rossa olandese ha pubblicato all’indomani della guerra una serie di studi sulla deportazione degli ebrei; si tratta di un documento ben conosciuto dagli specialisti ma sconosciuto al pubblico; il tomo III[2] contiene un esempio interessante di reinterpretazione delle testimonianze e della loro messa in conformità con il dogma. La testimonianza riguarda la selezione all’arrivo ad Auschwitz l’11 ottobre 1942 di un convoglio di 1.703 ebrei olandesi.
Un superstite affermava che, per ciò che riguarda le donne (e i bambini), un gruppo di giovani donne era stato « selezionato » per il lavoro (« geselecteerd »). All’epoca, ricordiamolo, la selezione si faceva nella stazione civile di Auschwitz, proprio tra i campi di Auschwitz I e Auschwitz II (Birkenau). Il testimone precisava che aveva « visto questo gruppo [di giovani donne selezionate] sparire correndo in direzione di Auschwitz I »; il testimone affermava poi che « il gruppo di donne accompagnate da bambini e da anziani è montato in tre grandi camion con rimorchio e inviato anch’esso in direzione di Auschwitz I ». Riassumendo, il nostro testimone oculare affermava che, da una parte, gli abili e gli inabili erano partiti nella medesima direzione (i primi a piedi, i secondi in camion) e, d’altra parte, che questa direzione era Auschwitz I.
Per il commentatore della Croce Rossa (J. Looijenga, Capo dell’Ufficio J del Servizio d’Informazione), era evidente – così come ci insegna il dogma della Chiesa della Shoah – che il gruppo di inabili era stato immediatamente gasato; ma, ecco, sempre secondo il dogma, le camere a gas erano situate non ad Auschwitz I (dove vi sono state, secondo gli storici, solo alcune gasazioni sperimentali e per giunta molto tempo prima dell’arrivo del nostro convoglio) ma nella direzione opposta, ad Auschwitz II-Birkenau; da ciò, il capo dell’Ufficio J ne deduceva che il testimone non poteva che essersi sbagliato e, poiché non si poteva parimenti mettere in dubbio il fatto che i due gruppi erano « palesemente » ( « blijkbaar » ) andati nella stessa direzione, dunque nel medesimo campo, bisognava quindi ammettere che anche il gruppo di giovani donne selezionate si dirigeva verso Birkenau, vale a dire verso il campo della morte. Questa ipotesi, affermava Looijenga, era confermata dal fatto che in seguito non si era più sentito parlare di nessuna delle donne di questo convoglio, che fossero anziane o giovani. La conclusione forzata (non osiamo dire logica) cui approdava il povero Looijenga era dunque che la selezione descritta dal testimone non era stata una selezione per il lavoro ma la « semplice frantumazione di un gruppo » ( « eenvoudig de afsplitsing van een groep » ), il quale gruppo era interamente destinato alla camera a gas (con, nel contempo, aggiungeva prudentemente Looijenga, qualche « possibile eccezione individuale » ).
Ma allora, per quale motivo le SS avevano diviso il gruppo, visto che tutte queste donne, abili e inabili, dovevano essere gasate? A rigore, si può trovare una spiegazione che fili. Ma, per contro, come mai uno dei sotto-gruppi era stato composto unicamente di giovani donne manifestamente abili e l’altro gruppo unicamente di donne accompagnate da bambini e da anziani, tutti egualmente inabili? A quanto pare soddisfatto del suo ragionamento, forse affaticato da tali contorsioni, Looijenga non si poneva neanche la questione. Non si interrogava oltre sullo strano fatto che queste cretine di SS avevano parimenti gasato delle donne abili, delle giovani abili di cui il Reich aveva così gran bisogno nelle fabbriche di armamenti.
L’analisi di Looijenga, ricordiamolo, data al 1952 e, in seguito, sono stati fatti dei progressi nella storiografia di Auschwitz; oggi, in particolare, sappiamo che 108 donne di questo convoglio sono state immatricolate (vedi il Kalendarium, entrata dell’11.10.1942[3]). Looijenga aveva dunque torto su un punto essenziale. Di conseguenza, bisogna dunque ammettere che non c’è nessuna ragione di non accettare la testimonianza del superstite del convoglio[4]: vale a dire che, durante la selezione effettuata l’11 ottobre 1942 all’arrivo ad Auschwitz di un convoglio di 1.703 ebrei olandesi,


Certo, non c’è da dubitare che questi sventurati abbiano avuto una sorte tragica ma tale sorte non è stata quella che ci hanno imposto di credere lo storico Gayssot[6] e i suoi discepoli e bisogna dirlo, poiché il rispetto per la memoria dei morti passa anche per la narrazione della vera storia della loro morte.
 
 


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.vho.org/aaargh/fran/bsdf/articlesbdf/bdf_150.html
[2] Het Nederlandsche Roode Kruis, Den Haag (Olanda), « Auschwitz. Deel III: De deportatietransporten in de zg. Cosel-periode (28 Augustus tot en met 12 December 1942) » redatto da J. Looijenga, Capo dell’Ufficio J e pubblicato nell’ottobre 1952; 97 pagine più 12 di allegati non numerati. 
[3] Consultabile in rete all’indirizzo: http://www.associazioni.milano.it/aned/kalendarium/1942_2.pdf (Nota di Andrea Carancini).
[4] È d’altronde ciò che ha fatto il revisionista spagnolo Enrique Aynat, che prende in considerazione tale testimonianza nel suo « Considérations sur la déportation des Juifs de France et de Belgique à l’ést de l’Europe en 1942 », Akribeia, n°2, marzo 1998. In rete: http://www.vho.org/F/j/Akribeia/2/Aynat5-59.html
[5] Come ha fatto notare il professor Faurisson, la lettura dell’entratadel 12 ottobre 1942 del celebre diario del medico delle SS Johann Paul Kremer conferma che almeno una parte del convoglio è entrato nel campo di Auschwitz I (dove si sono svolte delle « scene spaventose davanti all’ultimo bunker », senza rapporto con l’eventuale gasazione degli inabili). Il diario di Kremer conferma dunque la testimonianza citata da Looijenga e questa testimonianza conferma la giustezza della lettura che Robert Faurisson ha fatto del diario di Kremer.
[6] Espressione ironica dell’autore nei confronti del politico francese Jean-Claude Gayssot, promotore della famigerata legge del 13 luglio 1990 (che sanziona penalmente in Francia le tesi revisioniste) e, vergognosamente, insignito nel 2006 della Legion d’Onore: http://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Claude_Gayssot (Nota di Andrea Carancini).