Il giudizio di Garibaldi sull'Italia unita: il ritratto dell'Italia di oggi

Da IL SANGUE DEL SUD – Antistoria del Risorgimento e del brigantaggio, di Giordano Bruno Guerri, Mondadori, Milano, 2010, p. 244:

Quanto al vincitore, dopo le disavventure del ’49, del ’62, e del ’67 Giuseppe Garibaldi poté tornare a Roma solo nel 1875, modestamente in treno e come semplice deputato, disilluso e malconcio. Venne accolto da una folla festosissima che sballottolò l’anziano e folcloristico soldato in camicia rossa, poncho, papalina e stampelle. Quando finalmente si riuscì a farlo salire su una carrozza, i romani, entusiasti, staccarono i cavalli e la trainarono sino in albergo. Non contenta, la folla strepitava talmente sotto la sua finestra che Garibaldi dovette affacciarsi al balcone. Mai un eroe nazionale ha tenuto un discorso altrettanto breve. Disse: «Romani, siate seri!» e tornò in camera. I romani fecero finta di niente e continuarono la «cagnara», tanto che il poveruomo dovette lasciare di nascosto l’albergo per rifugiarsi da un amico.
Nel 1880, due anni prima di morire, scrisse: «Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa miserabile all’interno e umiliata all’estero e in preda alla parte peggiore della nazione».
FINE

Sembra il ritratto dell’Italia di oggi.

Miserabile all'interno:











Umiliata all'estero:












In preda alla parte peggiore della nazione: