Gli effetti della polizia (giudaica) del pensiero: vietata a Santoro la politica estera

È di qualche tempo fa la notizia dell’annullamento, all’ultimo minuto, della prevista conferenza di David Irving alla Amsterdam University College (AUC), programmata per il 26 maggio scorso e quindi cancellata in seguito alle solite pressioni giudaiche[1].

Quelli che pensano che la repressione e la censura dei “negazionisti” dell’Olocausto (o presunti tali, come nel caso di Irving) sia un fatto marginale, di scarsa rilevanza sociale, sbagliano di grosso: l’influenza della polizia del pensiero – e, in particolare della polizia giudaica del pensiero – ha effetti pesanti anche  sull’informazione generalista, e sul suo degrado.

Avete presente Michele Santoro? A mio parere, da qualche anno Santoro è di fatto un giornalista dimezzato: non può più parlare di politica estera, almeno alla televisione pubblica. Qualcuno si ricorderà trasmissioni memorabili come quella da Belgrado del 1999[2] o come quella sulla terribile operazione Piombo Fuso, condotta 10 anni dopo da Israele contro la popolazione di Gaza[3]: bene, sono solo un ricordo.

Dopo che, a seguito di quella trasmissione, il presidente della comunità ebraica romana chiese l’allontanamento del giornalista[4], qualcuno deve aver fatto capire a Santoro che certi temi è meglio che li lasci perdere. Il risultato è che quest’anno ad Anno Zero, ad esempio, non si è mai parlato della guerra in corso contro la Libia.

E così, gli italiani sono privati, su argomenti cruciali, anche della voce di quello che, al di là delle polemiche, rimane un grande giornalista d’inchiesta.