Difformità di giudizio tra i giudici spagnoli sulla libertà di opinione

Ho deciso di riunire in un unico post tre messaggi ricevuti di recente dalla nostra corrispondente Bocage:

1) In Spagna si può giustificare l’Olocausto!

IL [TRIBUNALE] SUPREMO ANNULLA UNA CONDANNA A QUATTRO NEONAZISTI PER AVER GIUSTIFICATO L’OLOCAUSTO[1]

La Costituzione non proibisce le ideologie”, afferma il tribunale

Di Maria Peral, 03.06.2011

La Camera Penale del Tribunale supremo ha assolto quattro neonazisti ai quali l’Udienza di Barcellona aveva imposto delle pene – fino a tre anni e mezzo di prigione – per diffusione di pubblicazioni che giustificavano l’Olocausto, lodavano il Terzo Reich e diffondevano delle opinioni favorevoli all’eliminazione degli ebrei e alla discriminazione di comunità come quelle dei neri e degli omosessuali.

Il Tribunale sottolinea che la Costituzione spagnola “non proibisce le ideologie” e che “le idee, come tali, non devono essere perseguite penalmente” anche se, come in questo caso, sono “esecrabili”.

“I tedeschi, che sono esseri superiori, non avevano però ragione, perché non bruciarono tutti gli ebrei”, “il puro nero si situa culturalmente o socialmente al livello più basso”, “bisogna praticare una politica di igiene razziale che proibisca i matrimoni misti con altre razze” sono alcune delle idee esposte nelle riviste diffuse dagli imputati, tre dei quali facevano parte del Circolo di Studi Indoeuropei, un’associazione che si definiva nazionalsocialista.

Nella libreria Kalki di Barcellona, di proprietà di uno degli imputati, sono stati sequestrati 41 libri, tra cui il “Mein Kampf” o “Conversazioni sulla guerra e la pace” di Adolf Hitler, “La ricostruzione di un Reich”, di Hermann Göring, e opere di scrittori filonazisti.

Un altro degli accusati era amministratore unico della rivista Nueva República e un terzo è autore del libro “Le nostre idee”, in cui si sostiene che “la maggior parte degli errori e dei crimini attribuiti al nazionalsocialismo sono frutto di una minuziosa campagna di propaganda diretta dai vincitori”.

Il Tribunale Supremo sottolinea che la Costituzione non proibisce le idee estremiste “per quanto ripugnanti possano considerarsi”. “La tolleranza con tutti i tipi di idee, che viene imposta dalla libertà ideologica e di espressione, non significa condiscendenza, accettazione o comprensione, ma unicamente che le idee, in quanto tali, non devono essere perseguite penalmente”.

Il Tribunale Costituzionale, sulla cui giurisprudenza si fonda il Tribunale Supremo, ha detto la stessa cosa con altre parole: “Sotto la protezione della libertà di opinione, qualunque possa essere, per erronea o pericolosa che possa sembrare al lettore, incluse quelle che attaccano lo stesso sistema democratico. La Costituzione protegge anche quelli che la negano”.

Codice penale

La Camera precisa tuttavia che la libertà ideologica e la libertà di espressione non devono arrivare a ospitare sotto la loro protezione l’utilizzo del disprezzo e dell’insulto contro persone o gruppi, o la generazione di sentimenti di ostilità contro di essi”. In realtà, il Codice penale spagnolo punisce la diffusione di idee che giustificano il genocidio e la provocazione alla discriminazione, l’odio o la violenza contro determinati gruppi per motivi razzisti o antisemiti.

La sentenza stabilisce per la prima volta come si devono interpretare questi reati. Essa precisa che non è sufficiente diffondere delle dottrine che giustifichino il delitto di genocidio o che mediante affermazioni o opinioni favorevoli lo discolpino o arrivino a considerarlo un male minore. Bisogna inoltre che, per la forma e il contesto della diffusione, arrivino a costituire un’incitazione indiretta alla sua effettuazione o che suppongano la creazione di un clima di opinioni o di sentimenti che diano luogo a un pericolo certo di effettuazione di atti concreti di discrinazione, odio o violenza contro i gruppi o i loro membri”.

In altre parole, perché la diffusione di idee genocide sia delittuosa non solo è necessario che si utilizino mezzi che garantiscano la pubblicità di queste dottrine e l’accesso ad esse da parte di un grande numero di persone, ma bisogna anche che tale diffusione “possa provocare dei sentimenti, all’inizio, e dei comportamenti, in seguito in una direzione pericolosa per i beni giuridici da proteggere”. “Non si tratta, dunque, di una mera diffusione, ma della diffusione che crea le condizioni di un reale pericolo”, anche se tale pericolo non arriva a tradursi in atti.

In questo caso, nessuno dei quattro accusati ha realizzato “nessun atto di promozione, pubblicità, difesa pubblica, raccomandazione, elogio, incitazione o simili riferiti alla bontà delle idee o dottrine” contenute nei libri che pubblicavano o vendevano “né hanno consigliato in alcun modo la loro messa in atto”.

Francisco de Quevedo
Gli accusati hanno provato che i libri che vendevano si vendevano anche in altre librerie e che sono parimenti a disposizione di qualunque lettore nella Biblioteca Nazionale. Tra le pubblicazioni per la cui diffusione sono stati condannati dall’Udienza di Barcellona figurano opere del Secolo d’Oro come l’“Esecrazione contro i giudei”[2], di Francisco de Quevedo.
FINE

Riporto a seguire, i commenti, degni di nota, del traduttore della versione francese di questo articolo:


Commento della nostra corrispondente Bocage: povero Pedro Varela, che è attualmente incarcerato a Barcellona per revisionismo, quando non ha neanche “giustificato” l’Olocausto!

2) Spagna: Israele deplora la decisione di Madrid

L'ambasciatore israeliano a Madrid
Ignoriamo la ragione per cui il quotidiano spagnolo “El Mundo” ha fatto comparire sul suo sito solo il 4 giugno la decisione del Tribunale Supremo di Madrid. Abbiamo scoperto anche il testo della decisione che ammonta…a 217 pagine e che è datato…12 aprile 2011. Lo si troverà all’indirizzo seguente:

http://estaticos.elmundo.es/documentos/2011/06/03/sentencia_nazis.pdf

La reazione della comunità ebraica è stata pubblicata, sempre dal “Mundo”, il 5 giugno, in un articolo intitolato “Israele critica il Supremo per aver assolto i librai che diffondono l’antisemitismo”:

http://www.elmundo.es/elmundo/2011/06/05/espana/1307289517.html

In un comunicato, l’ambasciata d’Israele in Spagna ha respinto il ragionamento del Tribunale Supremo che ritiene che la diffusione delle idee naziste non è un reato penale nella misura in cui non implica “un reale pericolo di creare un clima di ostilità che può essere realizzato” nella violenza; al contrario, essa ritiene che questa decisione “garantisce la violenza razzista e mostra una mancanza di conoscenza storica”.

Dei cinque giudici che hanno firmato la sentenza, uno di loro ha tenuto ad affermare il suo disaccordo, e ritiene che la sentenza dell’Udienza di Barcellona avrebbe dovuto essere confermata, anche riguardo, tra l’altro, alle pene di prigione.

3) Spagna: Barcellona non è Madrid

L'Udienza di Barcellona
Dopo la felice decisione di Madrid, il vento in Spagna sembra cambiare:

a Barcellona, il 12 giugno, il pubblico ministero ha chiesto quattro anni e mezzo di prigione e un’ammenda di 7.200 euro per il segretario del partito Estado Nacional Europeo, Luis Antonio G. R., per negazione dell’Olocausto nella pubblicazione bimestrale “Intemperie”, di cui è il direttore. Sarà giudicato giovedì [ieri]…

Tra le affermazioni incriminate si rileva che L’Olocausto è “un’impresa che serve a Israele e a certi ebrei per ottenere degli indennizzi astronomici senza la minima legittimità”.

Due altri membri del partito sono ugualmente sotto accusa.

L'ordine gerarchico delle "tre religioni monoteiste" attualmente in voga in Occidente


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.elmundo.es/elmundo/2011/06/03/espana/1307091394.html#comentarios