Michael Hoffman sul 'Gesù di Nazaret' di Benedetto XVI

IL NUOVO LIBRO DI PAPA BENEDETTO E LA CONVERSIONE DEGLI “EBREI”[1]

Di Michael Hoffman, venerdì 11 marzo 2011

Il nuovo libro del papa su Gesù Cristo e gli ebrei, Gesù di Nazaret – Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione[2], è stato pubblicato. Lo leggerò all’inizio della prossima settimana e la mia recensione integrale apparirà nel bollettino “Revisionist History”[3].

Dagli estratti che ho letto in rete, il libro è scritto nella classica maniera della casistica[4], il corollario del giurista cattolico romano post-medioevale rispetto al leguleio pilpul[5] talmudico.

Mediante la casistica, il papa dice una cosa alla sinistra e ai rabbini, ma fornisce alla sua tesi una coperta sufficientemente lunga in modo che la destra e i cattolici conservatori [nella foto: Danilo Castellano] possano permettersi di credere che lui non abbia detto davvero ciò che la sinistra e i rabbini dicono che ha detto.

Che ragnatela aggrovigliata! Che fine ha fatto il discorso chiaro? “Che il vostro sì sia sì, e il vostro no sia no; ogni altra cosa viene dal maligno” (Matteo 5:37).

Il Vaticano e i rabbini non ascoltano il saggio ammonimento di Cristo, questo è certo. Ad esempio, il Purim, la festa talmudica della vendetta, è proprio dietro l’angolo, sul calendario rabbinico: Adar 14 (i giorni 19 e 20 di marzo). A Purim, ad ogni giudeo maschio è prescritto di diventare così ubriaco da non poter dire la differenza che c’è tra Haman e Mordechai. Il Talmud obbliga i giudei maschi adulti ad ubriacarsi a Purim, quindi li avverte dei pericoli potenziali di tale ubriacatura (Talmud babilonese, Megila 7b). Il Talmud fornisce una convincente smentita-scappatoia alle proprie stesse prescrizioni per i giudei maschi, in modo da farli ubriacare. Conclusione: per secoli a Purim i giudei maschi si sono ubriacati alla disperata.

La casistica di papa Benedetto riflette la convincente scappatoia del Megila 7b: mentre il papa non afferma, in Gesù di Nazaret, la teoria secondo cui gli “ebrei” saranno salvati indipendentemente da Cristo, egli suggerisce che la Chiesa non dovrebbe rivolgersi agli “ebrei” per esortarli alla conversione.

Osservate quest’aggrovigliata ragnatela di casistica papale: [1] “Non convertite gli ‘ebrei’, ma [2] “Essi hanno bisogno di Cristo per essere salvati”.

[1] Non convertite gli ebrei – piace moltissimo al giudaismo farisaico e alla sinistra.

[2] Gli “ebrei” hanno bisogno di Cristo per essere salvati – fornisce una clausola-scappatoia che salvi la faccia all’ala destra del papa.

Benedetto “cita favorevolmente” la badessa cistercense e “scrittrice biblica” Hildegard Brem [foto]: “La Chiesa non deve preoccuparsi della conversione degli ebrei, perché deve aspettare il tempo fissato a ciò da Dio”[6].

Da parte mia, “citerò favorevolmente” il fondatore della Chiesa Cristiana (solo nel caso le Sue parole contino qualcosa accanto a quelle di badesse e pontefici): “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 15:24).

Ecco dunque: all’inizio del Suo ministero, Gesù concentrava i suoi tentativi di conversione unicamente sulla casa d’Israele, ma da allora, quell’attenzione è stata abrogata? Oppure i casuisti preferirebbero impiegare il termine “derogata”?

Il compito dato in seguito da Gesù nel corso del Suo ministero, portare il Vangelo ai gentili, fino agli estremi della terra, Papa Benedetto lo capovolge, in favore di ciò che il pontefice definisce una “sequenza”: prima il “numero completo” dei gentili che giungono alla fede e, solo dopo, gli ebrei.

Così, Gesù s’era sbagliato. Aveva cercato di convertire prima gli ebrei. Non aveva capito la “sequenza”!

Il papa cita il consiglio di San Bernardo di Chiaravalle a uno dei suoi predecessori, Papa Eugenio III, secondo cui “è stato fissato un tempo determinato” per la conversione degli ebrei “che non può essere anticipato”.

Scaltro! Il papa ha cambiato marcia e ora allude all’escatologia, alla predizione paolina della conversione dei giudei in genere – in qualche modo e fino a un certo punto (non conosciamo i particolari) – alla fine dei tempi.

Questo processo, tuttavia, non avrebbe mai impedito la conversione di singoli “ebrei” prima della fine dei tempi, e non l’ha mai impedito. La storia ecclesiastica attesta i tentativi dei missionari militanti verso i giudei. Altrimenti detta: in primo luogo, che ci facevano Pietro e Paolo nella Chiesa? Perché Cristo non convertì solo il centurione romano, la samaritana e ogni altro gentile che sceglieva, e non li fece apostoli e discepoli, riservando la Sua chiamata ai Simone e ai Saul per il tempo in cui il “numero completo” dei gentili sarebbe stato convertito?

Non dubito che il dr. Scott Hahn e altri illustri teologi con PhD appartenenti al Novus Ordo Seclorum, risolveranno queste “apparenti” contraddizioni e le riallacceranno ad un elegante pacchetto tradizionalista, esattamente corrispondente a “quanto la Chiesa ha sempre insegnato”.

Ma la Chiesa ha sempre insegnato che, a motivo della carità e della compassione, dovremmo liberare i giudei dai ceppi della schiavitù del sistema religioso basato sul Talmud babilonese, per condurli all’amore, alla grazia e alla misericordia di Gesù.

I santi cattolici come San Vincenzo Ferrer risposero in modo eroico alla chiamata di convertire i giudei. Tra i protestanti, vennero fondate organizzazioni missionarie internazionali, come la London Society for Promoting Christianity Among the Jews. Nel giro di pochi decenni, nel 19° secolo, vennero convertiti e battezzati nella cappella londinese della Society, in Palestine Lane [vicolo Palestina], quasi 1.800 giudei, e ulteriori migliaia vennero convertiti in tutta la Germania e l’Europa orientale. Uno dei capi della Society, il Reverendo dr. Alexander McCaul, ammonì sui peccati che i giudei commettono fin quando rimangono nel giudaismo:

“Ogni uomo che utilizza le preghiere della sinagoga, si professa lì a Dio quale credente nella legge orale, e di conseguenza pronto a eseguire tutti i suoi decreti di crudeltà, frode, e persecuzione…Questa è la sua professione nella sinagoga; quando lui poi emerge dall’atto solenne del Culto Divino e mi dice che è…caritatevole e che aborre le persecuzioni, come faccio a credergli? Fin quando le loro parole e i loro atti si contraddicono reciprocamente, su di loro è sospesa una nebbia…C’è del falso da qualche parte e il solo modo possibile di rimuovere quest’aspetto è per mezzo di un ripudio pubblico della legge orale…È al loro Dio che appartengono, perché mediante le bestemmie della legge orale, il Suo carattere viene travisato e il Suo nome bestemmiato”.

Il giudaismo è un’offesa a Dio – adesso – in questo momento! Papa Benedetto XVI, “suggerendo” che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi alla fede in Gesù Cristo “in questo momento della storia”, li abbandona ai loro peccati, e in definitiva alla dannazione, perché nessuno è salvato per la sua razza!

Chi è allora l’”odiatore degli ebrei”? È il cristiano evangelico che converte i giudei, o il sofista cattolico che li lascia morire senza Cristo?

I rabbini sostengono di essere i difensori degli “ebrei”. Non sono in realtà i loro peggiori nemici? E che dire di un papa che, ritardando i tentativi dei missionari, collabora con l’agenda senza Cristo del giudaismo rabbinico?

Michael Hoffman è l’autore di Judaism Discovered[7] [Il giudaismo svelato], manuale e opera di consultazione di 1.100 pagine. È un ex reporter dell’ufficio di New York dell’Associated Press.
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"…Benedetto affronta con sensibilità un problema fondamentale che ha afflitto i rapporti cattolico-ebraici in tutto il corso della loro storia: convertire gli ebrei. Questo argomento è stato focolaio in anni recenti di grandi discordie nei rapporti cattolico-ebraici…Come teologo conservatore, Benedetto aveva scritto in precedenza che il patto ebraico del Sinai è stato sostituito. Ma la sua idea di sostituzione è stata sempre rivolta alla fine dei tempi, e ha affermato che l’unificazione ebraica con la chiesa “è quasi impossibile, e forse neanche realizzabile prima dell’”eschaton””. Nel suo ultimo libro, sviluppa quest’idea, sostenendo che per ora “Israele conserva la sua missione” e che salvare Israele “sta nelle mani di Dio” – intendendo, presumibilmente, non nelle mani dei missionari cristiani. Se i cristiani avessero seguito questa dottrina nel corso dei millenni…gli ebrei sarebbero stati più liberi di praticare la loro fede con dignità. L’aspettativa di Benedetto che l’accettazione futura da parte di ciascuno della fede cristiana neutralizza oggi la minaccia effettiva per gli ebrei dell’idea di sostituzione cristiana”.

Rabbino Eugen Korn: “Benedict’s ‘Jesus’ and the Jews” [Il ‘Gesù’ di Benedetto e gli ebrei]
Forward, 9 marzo 2011

(Korn è il direttore americano dell’israeliano “Center for Jewish-Christian Understanding and Cooperation” [Centro per la comprensione e la collaborazione ebraico-cristiana], con sedi a Efrat e Gerusalemme, e direttore di Meorot: A Forum of Modern Orthodox Discourse [Meorot: uno spazio per il discorso ortodosso moderno]) 


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2011/03/pope-benedicts-new-book-and-conversion.html
[6] Ne ha riferito anche Andrea Tornielli nel suo blog: http://blog.ilgiornale.it/tornielli/2011/03/10/ecco-il-nuovo-libro-su-gesu/
(Nota di Andrea Carancini).