Segno di contraddizione. Se Gesù è il segno di contraddizione per eccellenza, può non esserlo, almeno un po’, uno scrittore cristiano? Ad esempio, rivelando, facendo emergere, anche involontariamente, la differenza tra il giornalismo superficiale e quello approfondito e documentato. Il giornalismo superficiale, ad esempio, di un
Piero Ottone. Intendiamoci, non considero Ottone un cattivo soggetto: nella rubrica che tiene sul
Venerdì di “Repubblica”, ha tra l'altro scritto, nel pezzo del 25 marzo (quello che citerò più avanti), che “
se fossimo stati neutrali, nel 1915 e nel 1940, sarebbe stato meglio per tutti. Non parliamo delle avventure coloniali”. In questi tempi di bellicismo spinto, si apprezza anche questo, specie da un giornalista famoso. Per giornalismo superficiale intendo precisamente l’encomio che Ottone fa subito dopo di un personaggio come
Alcide De Gasperi, “statista” di uno Stato che nei primissimi anni del dopoguerra aveva già il profilo ipocrita e feroce del Doppio Stato che gli italiani hanno imparato a conoscere con la strategia della tensione: non dimentichiamo che la prima strage di Stato, quella di
Portella della Ginestra, è del 1947
. Lo scrittore che nell’Italietta euforica di De Gasperi, rivelò – a sue spese – il volto feroce di quest’ultimo (facendo emergere, di conseguenza, la differenza tra il giornalismo mediocre e quello di qualità) fu indubbiamente Giovannino Guareschi. Per capirlo, sia pure sommariamente, confronta il detto pezzo di Piero Ottone con le pagine dedicate al caso Guareschi dalla giornalista
Stefania Limiti nel suo
L’Anello della Repubblica. I grassetti nel testo sono miei.
Insomma, pare proprio che anche per gli anni di De Gasperi, “il periodo più bello della nostra storia”, vale il proverbio “
se la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”!