Michael Fullerton: per una vera indagine scientifica sul crollo del WTC 7

UNA TEORIA SCIENTIFICA SUL CROLLO DEL WTC 7

Di Michael Fullerton, 14 febbraio 2011[1]

Quest’anno segnerà il 10° anniversario dell’11 settembre 2001. In questi 10 anni, interrogativi scientifici di estrema importanza non solo sono rimasti senza risposta, ma sono stati addirittura scherniti come assurdità da squilibrati. Noi dobbiamo una spiegazione scientifica valida alle 3.000 vittime di quel giorno, ai primi soccorritori colpiti nella loro salute che muoiono in continuazione, ai soldati morti e feriti, e alle migliaia e migliaia di afghani e iracheni morti e feriti a causa della terrificante e interminabile “guerra al terrorismo”. I critici di quelli che non credono alla versione ufficiale dell’11 settembre hanno spesso obbiettato che non è mai stata presentata una teoria alternativa. A tale scopo, questo articolo presenterà una teoria scientifica su un aspetto importante degli eventi dell’11 settembre: il crollo dell’Edificio 7.

L’11 settembre 2001, venne giù un terzo edificio. Si trattava del World Trade Center 7 (WTC 7), un edificio di 47 piani della larghezza e della lunghezza di un campo da football. Il NIST (National Institute of Standards and Technology) venne incaricato di dare una spiegazione ufficiale del modo in cui crollò il WTC 7. La sua teoria è documentata nel rapporto intitolato Final Report of the Collapse of Building 7[2].  Molte persone hanno l’errata impressione che la teoria del NIST su come crollò il WTC 7 sia una teoria scientifica valida. In ambito scientifico, tuttavia, una teoria valida deve essere la più semplice teoria disponibile che spieghi nel modo migliore tutti i dati empirici disponibili[3]. Questo articolo mostrerà che la teoria del NIST è una teoria decisamente contorta che non può spiegare delle osservazioni importanti.

Un fondamentale elemento di prova nel crollo del WTC 7 è il fatto che il WTC 7 subì un’accelerazione da caduta libera per un periodo di almeno 2.25 secondi[4]. Un edificio in caduta libera significa che non c’è nessuna struttura di sostegno sottostante che rallenti la caduta dell’edificio. La teoria del NIST non spiega questo fatto sbalorditivo. Tuttavia, se bisogna credere alla sua teoria, i 2.25 secondi di caduta libera devono essere stati provocati dalla deformazione e dalla rottura quasi simultanea, su otto piani, dei 58 pilastri perimetrali e dalla maggior parte dei 25 pilastri centrali. La sola prova che il NIST fornisce a sostegno della sua teoria è sotto forma di un modello elaborato al computer. Mentre si può, forse, sostenere che il modello mostra alcune deformazioni avvenute sugli otto piani, è assolutamente certo che esso non mostra un periodo di caduta libera. Così, la teoria del NIST non ha assolutamente nessuna prova scientifica [a spiegazione] del fatto della caduta libera. In altre parole, la teoria del NIST non può spiegare dati empirici fondamentali.

Un altro requisito per una teoria scientifica è che i dati empirici su cui la teoria si fonda devono essere riproducibili da altri. Altri scienziati debbono poter condurre gli stessi precisi esperimenti e ottenere gli stessi precisi risultati. Purtroppo, i soli dati empirici del NIST per spiegare la deformazione degli otto piani, i dati su cui si basa il loro modello, non sono accessibili ai ricercatori indipendenti. Non sono accessibili perché il NIST si rifiuta di divulgarli. Il NIST ha dichiarato che la divulgazione dei dati “potrebbe mettere a rischio la sicurezza pubblica”[5]. E allora, poiché il modello del NIST non può essere verificato, significa che bisogna credere ad esso per fede. Il modello del NIST, quindi, si basa sulla fede, non sulla scienza. Poiché la teoria del NIST non spiega fatti fondamentali del caso WTC 7, e poichè altri fatti importanti sono rimasti finora senza risposta, possiamo categoricamente affermare che la teoria del NIST non è in nessun modo scientifica. Al massimo, può essere considerata pseudo-scienza basata sulla fede. Poiché la teoria del NIST non è in nessun modo scientifica, gli scienziati competenti e coscienziosi devono respingerla in favore di una teoria basata sulla scienza.

La migliore alternativa alla teoria del NIST sul WTC 7 è la teoria della demolizione controllata. Questa teoria afferma che per tirare giù il WTC 7 vennero usate fonti di energia supplementari oltre al fuoco e alla gravità. Le teorie più solide sostengono che queste fonti alternate di energia comprendevano esplosivi e bombe incendiarie. È risaputo che le cariche sagomate possono tranciare i pilastri di sostegno di acciaio[6]. Se tutti i rimanenti pilastri di sostegno del WTC 7 vennero minati con cariche sagomate su entrambi i lati, su ogni piano per otto piani, e vennero fatti esplodere nel dovuto modo, sincronizzato con precisione, essi [i pilastri] potevano eliminare ogni rimanente sostegno di resistenza del WTC 7 permettendogli di crollare in caduta libera per 2.25 secondi. Così, a differenza della versione ufficiale, la teoria della demolizione controllata spiega tutti gli elementi osservabili: il rapido inizio del crollo, il crollo in gran parte simmetrico sull’ingombro planimetrico dell’edificio, la piegatura del tetto che ha portato l’edificio a cadere su se stesso, riducendo al minimo il danno per gli altri edifici, l’intricato rotolamento a sud alla fine del crollo distante da immobili di valore, e il periodo di caduta libera.

Le teorie sugli esplosivi della demolizione controllata presentano certamente dei problemi. Ad esempio, sebbene via sia qualche prova sui rumori degli esplosivi[7], nelle prove audiovisive disponibili del crollo del WTC 7, non si vedono [e non si sentono] i bagliori e i forti frastuoni tipici degli esplosivi delle demolizioni controllate. Ma i rumori e i bagliori possono essere attutiti da coperture di contenimento Romex[8], ad esempio. Possono anche essere state usate delle tecnologie atipiche. Recenti esperimenti dell’engineer Jonathan Cook hanno mostrato che quantitativi relativamente piccoli di termate – termite mista a zolfo – possono tranciare travi di sostegno verticali [proprio] come una carica sagomata producendo però molto meno rumore[9]. Questi esperimenti mostrano anche che la termate può anche indebolire facilmente travi e tagliare bulloni. Va notato che nelle tipiche demolizioni controllate la struttura dell’edificio viene indebolita il più possibile per ridurre al minimo la quantità di esplosivo richiesta. Esplosivo alla nano termite è stato trovato anche nella polvere del World Trade Center[10].

Così la conclusione inevitabile e inquietante è che la teoria più scientifica disponibile sul crollo del WTC 7 è che è stata una demolizione controllata, attuata mediante esplosivi. Questa conclusione mostra senza ombra di dubbio che è necessaria un’approfondita indagine scientifica indipendente sugli eventi dell’11 settembre. Finora, tutto ciò non è stato fatto. Esorto energicamente tutti gli scienziati e le persone con un’attitudine scientifica a sostenere l’associazione Scientists For 9/11 Truth [scienziati per la verità sull’11 settembre] (http://www.scientistsfor911truth.org/ ) nel chiedere una vera indagine imparziale e scientifica sulla tragedia dell’11 settembre.




[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.foreignpolicyjournal.com/2011/02/14/a-scientific-theory-of-the-wtc-7-collapse/

[2] NIST NCSTAR 1°, Final Report of the Collapse of Building 7 [Rapporto finale sul crollo dell’edificio 7]
[3] Merriam-Wabster.com Merriam-Webster Dictionary: Theory in Science [la teoria nella scienza]
[4] NIST admits freefall of WTC 7 [il NIST ammette la caduta libera del WTC 7]
[6] Shaped Charge Explosion Compared to Explosion at WTC [l’esplosione mediante carica sagomata confrontata con l’esplosione del WTC]
[8] Y. Kasai. The International Union of Testings and Research Laboratories for Materials and Structures. Demolition and reuse of concrete and masonry
[9] 9/11 Experiments: the Great Thermate Debate [Esperimenti sull’11 settembre: il grande dibattito sulla termate]
[10] Niels H. Harrit, Jeffrey Farrer, Steven E. Jones, Kevin R. Ryan, Frank M. Legge, Daniel Farnsworth, Gregg Roberts, James R. Gourley, Bradley R. Larsen, “Active Thermitic Material Discovered in Dust from the 9/11 World Trade Center Catastrophe” [Materiale termitico attivo scoperto nella polvere proveniente dalla catastrofe del World Trade Center dell’11 settembre] , The Open Chemical Physics Journal. Volume 2, 2009, pp. 7-31. Disponibile in rete:  http://www.bentham-open.org/pages/content.php?TOCPJ/2009/00000002/00000001/7TOCPJ.SGM