Adolf Hitler: il Perdente del XX secolo

IL GRANDE ERRORE DI HITLER A DUNKIRK: PERCHÉ?[1]

Di Samuel Ashwood, 22 ottobre 2005

Riguardo alla situazione strategica di Dunkirk, vengono date poche altre spiegazioni, ma in questo articolo, propongo di presentarne una molto trascurata, ma di cui vi sono solide prove.

Dopo la guerra, B. H. Liddell Hart, uno dei più importanti storici militari del 20° secolo, autore di opere, tra le altre, di strategia militare e sulle due guerre mondiali, colse l’opportunità di incontrare, e di interrogare, molte figure chiave dello sforzo bellico tedesco. Nel 1948, se ne uscì con un libro basato su queste conversazioni, intitolato The Other Side of the Hill [L’altro lato della collina], pubblicato anche in certi luoghi con il titolo The German Generals Talk [I generali tedeschi parlano]. Raccomando vivamente questo libro a tutti gli studenti di storia militare. Vi vengono trattati molti argomenti, dalle campagne [militari], al complotto contro Hitler che culminò nel tentativo di omicidio del 20 luglio 1944, ai contrasti tra Hitler e lo stato maggiore, alle opinioni di idoleggiati ufficiali come Erwin Rommel, alle opinioni dei principali nemici della Germania durante la guerra.

In questa fondamentale opera storica viene esaminata anche Dunkirk. Per delineare il contesto: dopo la vittoria sulla Polonia del 1939, Hitler propugnò un attacco immediato contro la Francia sul fronte occidentale, non sapendo che la Francia, che in primo luogo era stata riluttante ad entrare in guerra, non aveva intenzione di condurre un’offensiva contro la Germania, ma aveva progettato una campagna difensiva, probabilmente con lo scopo ultimo di vincere un’altra guerra di logoramento. I primi piani di guerra di Hitler e dello Stato Maggiore erano inquadrati in questa strategia, e in realtà non includevano nessun obbiettivo oltre quello della conquista di certi punti di valore strategico, che avrebbero permesso loro di proseguire la guerra navale e aerea contro l’Inghilterra. All’inizio, Hitler non aveva progettato nessuna vittoria totale, come quella ottenuta in Polonia. Ma dopo numerosi rinvii dell’offensiva, dovuti a un complesso di circostanze, Hitler alla fine adottò l’ambizioso piano del brillante ufficiale Erich von Manstein. L’”Operazione Colpo di Falce” fu il capolavoro che mise la Francia fuori combattimento in poche settimane. Potenti forze corazzate tedesche tagliarono in due la presuntamente impenetrabile Foresta della Ardenne, belga e francese, e arrivarono sulla costa a tutta velocità, tagliando fuori gran parte dell’esercito francese, e l’intero BEF[2]. Il successo di questo piano è ben conosciuto. Capeggiati da uno dei più grandi geni della guerra corazzata, Heinz Guderian, i tedeschi tagliarono in due le difese francesi, respinsero pochi contrattacchi, e raggiunsero il mare, tagliando fuori migliaia di militari francesi inviati in Belgio, insieme all’intero contingente inglese. Gli alleati sconfitti e demoralizzati si ritirarono lungo la costa, e presto l’unico porto a offrire una via di fuga fu Dunkirk. Gli inglesi e i francesi distrutti si ritirarono verso questo punto.

Gli aggressivi generali tedeschi volevano inseguire il loro nemico sconfitto proprio fino a Dunkirk, e catturare tutto il carniere. Ma, con loro grande frustrazione, Hitler impartì l’ordine di fermarsi. All’inizio, qualche comandante tedesco cercò di ignorarlo, ma Hitler reiterò l’ordine, e le vittoriose forze corazzate furono fermate per tre giorni, permettendo agli inglesi e ai francesi di fuggire per mare, nonostante fossero bersagliati dalla Luftwaffe.

Perché l’ordine insensato di fermarsi, quando il nemico era sconfitto, e senza nessuna possibilità di arrestare il potente esercito tedesco? In seguito, Hitler fornì differenti scuse per il suo errore madornale. Al feldmaresciallo von Kleist, disse: “Non volevo mandare i carri armati nelle paludi delle Fiandre-e gli inglesi non torneranno a casa in questa guerra”. Ad altri, spiegò che era preoccupato per la rottura meccanica di molti carri armati, e che voleva disporre di sufficienti forze corazzate per finire di isolare i francesi.

Ma il 24 maggio 1940, mentre la campagna era ancora in corso, Hitler espresse un motivo più profondo, più politico, ai membri dello staff del feldmaresciallo Gerd von Rundstedt. Tutto ciò venne riferito dal generale Blumentritt a Liddell Hart, e ritengo necessario citare ampiamente la narrazione di Blumentritt:

“Hitler era di ottimo umore, e ammise che il corso della campagna era stato un ‘indubbio miracolo’, e ci espresse l’opinione che la guerra sarebbe finita in sei settimane. Dopo di che avrebbe voluto concludere con la Francia una pace ragionevole, e la strada sarebbe stata quindi libera per un accordo con l’Inghilterra.

“Egli poi ci sbalordì parlando con ammirazione dell’Impero Inglese, della necessità della sua esistenza, e della civiltà che l’Inghilterra aveva portato nel mondo. Egli osservò, con un’alzata di spalle, che la creazione del suo Impero era stata ottenuta mediante mezzi che spesso erano duri, ma ‘dove si pialla vi sono trucioli che volano’. Egli paragonò l’Impero Inglese alla Chiesa Cattolica, dicendo che entrambi erano elementi essenziali di stabilità nel mondo. Disse che tutto ciò che voleva dall’Inghilterra era che riconoscesse la posizione della Germania sul continente. La restituzione delle colonie perdute della Germania era desiderabile ma non essenziale, e si sarebbe persino offerto di sostenere l’Inghilterra con delle truppe se questa fosse stata coinvolta in qualche difficoltà da qualche parte. Egli osservò che le colonie erano innanzitutto una questione di prestigio, poiché non potevano essere tenute in tempo di guerra, e pochi tedeschi potevano stabilirsi ai tropici.

“Egli concluse dicendo che il suo scopo era di fare la pace con l’Inghilterra su una base che questa considerasse compatibile con il proprio onore”.

Un racconto incredibile che, tuttavia, quadra con l’ammirazione che Hitler espresse per l’Inghilterra nel Mein Kampf. Hitler offrì due volte la pace all’Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, e, secondo Liddell Hart, mostrò anche un’atipica timidezza nel progettare un’invasione dell’Inghilterra, una volta che Churchill aveva messo in chiaro che la sua nazione non avrebbe accettato la pace. Uno strano atteggiamento da assumere in guerra, per un leader, certo, ma allora, Hitler era un uomo strano con strane idee, e una personalità molto complessa.

Il racconto del generale Blumentritt è confermato da Leon Degrelle, delle Waffen SS belghe, che Hitler ammirava moltissimo, e con il quale occasionalmente si confidava. Durante una discussione con il suo Fuhrer, Degrelle afferma: “Parlammo dell’Inghilterra. Gli chiesi bruscamente: “Perché mai non ha finito gli inglesi a Dunkirk? Tutti sapevano che li avrebbe potuti annientare”. Rispose: “Sì, trattenni le mie truppe e permisi che gli inglesi tornassero in Inghilterra. L’umiliazione di una tale sconfitta avrebbe dopo reso difficile trattare con loro la pace”.

Qualcuno potrebbe contestare la testimonianza di Degrelle, poiché fu uno dei pochissimi in assoluto che cercarono di difendere Hitler dopo la guerra. Ma Liddell Hart sostiene che uomini come Blumentritt non avevano ragioni plausibili per inventare una storia del genere, e avrebbero in realtà impressionato più favorevolmente i propri vincitori dipingendo se stessi come quelli che avevano cercato di difendere  la sicurezza e la sopravvivenza degli inglesi. Invece, raccontarono la storia che i generali volevano schiacciare gli inglesi per sempre, e finire la guerra, mentre il tentennamento di Hitler costò loro una grande, forse decisiva, vittoria. Se tutto ciò è vero, mette in discussione l’idea che Hitler voleva conquistare il mondo intero. Io ho sostenuto, e le prove, per bocca dello stesso Hitler, sembrano confermarlo, che la sua meta era di costituire l’egemonia tedesca sul continente europeo, e liberarsi dalle interferenze straniere (in particolare da quelle inglesi). Ma ognuno ha le sue idee su questo argomento. La storia di Dunkirk apporta nuove importanti prove alla discussione.

Naturalmente, è difficile trovare una risposta definitiva, a causa della diversità dei pareri. Così, invece di lasciare il lettore con le mie impressioni personali, concluderò con le parole di B. H. Liddell Hart, che terminò la sua trattazione di Dunkirk con queste frasi affascinanti: “Questo suo atteggiamento verso l’Inghilterra era determinato solo dall’idea politica, che lui aveva a lungo coltivato, di assicurarsi la sua alleanza? O era ispirato da un più profondo sentire che si impose in questo momento cruciale? C’erano dei fattori complessi nella sua formazione tali da suggerire che avesse un sentimento misto di amore-odio verso l’Inghilterra simile a quello del Kaiser? Qualunque sia la spiegazione vera, possiamo almeno essere contenti del risultato. Perché le sue esitazioni giunsero in soccorso dell’Inghilterra nel momento più critico della sua storia”.      


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.virtuemag.org/articles/hitlers-grand-error-at-dunkirk-why
[2] British Expeditionary Force, Corpo di Spedizione Britannico.