Sul sito
newsjunkiepost.com è uscito il 16 gennaio scorso un interessante articolo firmato
Gilbert Mercier:
Tunisia’s Jasmine Revolution: Spreading Fear Among Arab Dictators (La Rivoluzione del Gelsomino della Tunisia: diffondere la paura tra i dittatori arabi) di cui mi sembra particolarmente degna di menzione l’ultima parte, che riguarda Israele e che traduco a seguire:
“In Israele, gli eventi in corso di svolgimento in Tunisia vengono visti dal PM [Primo Ministro] Netanyahu come “un segno di instabilità politica nella regione”.
Ma ciò che il PM Netanyahu dovrebbe già “prevedere” è una crescente unità degli arabi attraverso i confini nazionali, e stavolta non in nome del fondamentalismo islamico, ma per amore della vera democrazia. Per decenni, la politica occidentale in Medio Oriente, con in testa gli Stati Uniti e l’Europa a sostegno, è stata di puntellare i regimi autoritari come quello di Ben Ali in Tunisia o di Mubarak in Egitto. Questo calcolo geopolitico in favore della cosiddetta “stabilità” ma a discapito di ogni vero processo democratico si sta rivelando controproducente mentre parliamo. Israele dovrebbe essere davvero proccupata per
la Rivoluzione del Gelsomino. Se analoghi movimenti rivoluzionari si diffondono con successo intorno allo stato ebraico, i nuovi governi costituiti e presumibilmente uniti non avranno esitazione nel sostenere senza riserve i loro oppressi fratelli palestinesi, e sfideranno Israele con una forza formidabile.