La società aperta e i suoi nemici: SOS Racisme

CHE SUCCEDE A PEDRO VARELA, L’EDITORE SPAGNOLO?[1]

Di Maria Poumier

Nota introduttiva di Michael Hoffman: il caso di Varela non interessa affatto i letterati snob di New York, Londra o Parigi. Le sue scelte politiche sono totalmente sbagliate così il suo martirio non viene ufficializzato e non merita nessuna pubblicità, a parte qualche frasetta sprezzante (anche se credo che sulla stampa americana non abbia avuto neanche questo). Ora, se lui fosse un cabalista praticante, un talmid chacham[2], un ateo che odia i musulmani o un usuraio capitalista con una propensione per il mondo delle lettere, sarebbe differente. Ma, ahimé, non lo è. Così sta a noi, i non affiliati, disorganizzati, indipendenti ed eccentrici, sollevare l’ingiustizia della sua carcerazione, offrire un nuovo omaggio alla Catalogna e confortare il suo animo con qualche lettera.

BARCELLONA, dicembre, 2010Sta in carcere vicino a Barcellona, incarcerato da domenica 12 dicembre per essere stato condannato a 15 mesi. È la fine di una lunga corsa: il tribunale di Barcellona gli stava dietro dal 1996, per aver pubblicato, venduto e promosso libri che non piacciono alla lobby ebraica. All’inizio, venne perseguito per negazionismo dell’Olocausto; ma la Corte Suprema spagnola decise nel 2007 che tutto ciò in Spagna non era punibile, perché “la democrazia si basa sulla libertà di ricerca e di conoscenza scientifica, e la storia della seconda guerra mondiale è materia di scienza”. Così, adesso è stato ritenuto colpevole di istigazione all’odio e, ancor peggio: ha presuntamente approvato il grande H![3] Opina Varela: come puoi approvare un genocidio quando non credi che sia mai avvenuto?

Di solito, attualmente, in Spagna non si va in prigione se la sentenza è minore di 2 anni, dice il suo legale. L’ultima sentenza di Pedro è di 15 mesi, eppure lo mandano in prigione.

Il pubblico ministero, il cui nome è Miguel Angel Aguilar, è un ben noto amico di SOS Racism, un’associazione a guida ebraica che ha bisogno di trovare razzisti per giustificare la propria esistenza e per ricevere finanziamenti pubblici da parte dei contribuenti. Stesso discorso per la giudice principale, la signora Estela, come spiega Pedro.

La sentenza punisce Pedro per le sue intenzioni presunte, non per un qualche reato preciso; ma anche questa impostazione illegale non è affatto logica: riconosce il diritto di vendere ogni genere di libri, ma non il diritto di venderne, pubblicarne e promuoverne solo alcuni, anche quando la nostra società è basata sulla legge suprema delle merci; la questione non riguarda un libro particolare o un altro: in Spagna, finora, non c’è mai stato un elenco di libri proibiti; la maggior parte di quelli in catalogo sono stati già pubblicati da altri editori, o sono liberamente disponibili su internet.

Nell’elenco dei libri incriminati potete trovare un libro dello psicologo Hans Eynseck (disponibile sugli scaffali della grande librria spagnola “El Corte Ingles”), un libro contro la vivisezione degli animali, e qualche classico dell’estrema destra di autori tedeschi e rumeni, come pure di quelli spagnoli. Ma non è un elenco definitivo, e nel corso dei successivi processi è aumentato o diminuito!

Così, come sostiene Pedro, tutto ciò è molto peggio della vecchia Inquisizione: all’epoca, potevi ottenere un elenco dei libri proibiti, e stare lontano da essi; adesso invece l’elenco viene fatto a posteriori, è assolutamente nebuloso, e non proviene da nessuna autorità ufficiale, ma da misteriose forze straniere tramite i loro associati locali.

In realtà, la Catalogna è sempre stata vista dal resto della Spagna come un’enclave ebraica, con degli stretti legami con Genova, vicina alle sue coste. Barcellona ha la sola comunità ebraica importante della Spagna, con circa 5.000 persone. I Bauer, i Rotschild, i Danone, sono ancora famiglie importanti di Barcellona, e il popolare leader catalano Jordi Pujol ha mandato i propri figli in un kibbutz. Il pensatore sionista e critico d’arte Max Nordau (figlio del rabbino sefardita e poeta ungherese Gabriel Sudfeld, di un’antica famiglia di Saragozza) è a Barcellona che pubblicò la sua famosa Storia della Pittura Spagnola, così lui lì è considerato un catalano. Il libro di Angel Pulido, un importante scrittore che promosse un rinascimento intellettuale a Sefer, in Spagna, è stato tradotto in francese da Max Nordau.

Nello stesso tempo, la Catalogna ha delle forti tendenze anti-israeliane: la prevista conferenza di Sarkozy per estendere le strutture europee agli stati del Mediterraneo (che significa innanzitutto istituzionalizzare la presenza di Israele dentro tali strutture) è stata cancellata dal governo catalano per protesta contro i nuovi insediamenti ordinati da Netanyahu; l’anno scorso, il Ministro dell’Interno della Catalogna aveva guidato le proteste contro il massacro di Gaza, e cancellato una commemorazione dell’Olocausto prevista per il 29 gennaio. Quest’anno, un popolare scultore di nome Eugenio Merino ha suscitato l’ira d’Israele esponendo la sua “Ladder to Paradise”[4] [Scala per il Paradiso], raffigurante un musulmano prosternato sotto un cristiano inginocchiato, a sua volta sovrastato da un torreggiante e ilare rabbino. L’ADL [Anti-Defamation League] e i suoi congeneri considerano la Spagna come il paese più antiebraico dell’Europa occidentale. Lo Stato ebraico non ne venne riconosciuto fino al 1986.

Gli Stati Uniti non sono popolari qui ma i cablogrammi diffusi da Wikileaks mostrano che il governo di recente è stato pronto a sottomettersi alla richiesta dell’ambasciatore americano Aguirre[5] di lasciar cadere le accuse contro i marine americani che avevano ucciso il cameraman Couso sul terrazzo dell’Hotel Palestine a Baghdad; verranno probabilmente archiviati anche i casi riguardanti l’uso degli aeroporti spagnoli per le “prigioni volanti”[6] americane e la tortura a Guantanamo. La Spagna ritiene di avere una “giurisdizione universale”, come riteneva [anche] il Belgio, fino a quando dei giudici belgi cercarono di giudicare Ariel Sharon.

In un campo di battaglia così scabroso, la letteratura nazista fuori moda venduta da Pedro non rappresenta un pericolo reale per nessuno, soprattutto perché gli spagnoli non possono rivendicare di appartenere alla presuntamente sublime razza nordica: la vera razza padrona iperborea ha sempre riso degli spagnoli, considerandoli dei “bastardi africani degenerati”. In realtà, i catalani hanno la tendenza a un nazionalismo sprezzante e razzista, ma Varela non è un catalano separatista. Il riferimento a una mitologia germanica auto-adorante viene usato contro Varela perché permette di considerarlo un fantasma di Halloween venuto da un passato remoto.

Pedro Varela gradisce la sua strana fama: è cattolico, vegetariano e alpinista; vuole andare avanti nel suo percorso. Come lui dice, è colpevole di un genere di peccato da cui nessuno può tirarsi indietro o pentirsi: la ricerca della libertà dello spirito, non solo per i suoi camerati nazisti, ma per la Spagna tutta.

Scrivetein spagnolo oppure in ingleseal libraio spagnolo incarcerato:

Señor Pedro Varela
Centro Penitenciario Brians 1
Apartado de Correos 1000
08760-Martorell
Barcelona, Spagna

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://revisionistreview.blogspot.com/2010/12/imprisoned-spanish-bookseller-pedro.html
[2] Studioso del Talmud: http://en.wikipedia.org/wiki/Talmid_Chacham
[3] H sta per Holocaust: l’Olocausto.
[4] http://eglise1piege.unblog.fr/files/2010/03/lescalierduparadis.jpg
[5] http://www.elpais.com/articulo/english/US/Embassy/conspired/to/derail/cases/in/Spain/s/High/Court/elpepueng/20101130elpeng_2/Ten
[6] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-11-17/londra-maxiindennizzi-detenuti-guantanamo-063801.shtml?uuid=AYAvyHkC