La massoneria deviata, quella non deviata e lo spezzatino ENI

Berlusconi si sa, ha fatto dell’ottimismo una professione di fede. È vero, ultimamente è diventato pessimista anche lui (“Vogliono farmi fare la fine di Mattei”, ha detto[1]) ma non c’è motivo: con degli oppositori come quelli che ha lui non è il caso. Gente seria, che al di là della polemica politica, pensa sempre – innanzitutto – al bene del paese. Gente sulla cui trasparenza non si discute. Pensate: nel PD hanno persino un codice etico[2]. È vero, anche lì ogni tanto scappa fuori qualcuno col grembiulino[3], ma cosa avete capito? Si tratta di massoneria seria e pulita, mica di robaccia deviata come la P2. Qualcuno potrebbe osservare che il termine “qualcuno” è un delicato eufemismo, di fronte al pullulare di logge nei bacini elettorali tradizionali del detto partito, ma sarebbe indice di una mentalità malata, riprovevolmente complottista. Pensiamo a Livorno, ad esempio: “Quando a Livorno c’erano più fratelli che compagni”, titolava tempo fa Il Giornale[4]. Ma scherziamo? Vogliamo sospettare pure della città che ha dato i natali a Ciampi[5] e a Toaff? E che cacchio!

A proposito di Ciampi, il giornalista investigativo Ferruccio Pinotti, nel suo FRATELLI D’ITALIA[6], ha chiesto ragguagli al noto finanziere Florio Fiorini, “un uomo che conosce come pochi i rapporti tra finanza e poteri occulti”[7].

Domanda: «Ciampi era massone?»

Risposta: «Che Ciampi sia massone mi pare ovvio. D’altra parte, uno di Livorno! Uno di Livorno non può non essere massone! Solo che uno non deve confondere la massoneria seria, di cui faceva parte Ciampi, con quella di Gelli. Era tutto un altro mondo».

Domanda: «Ciampi è stato un terminale come Cuccia, dell’alta finanza internazionale vicina alla massoneria?»

Risposta: «Indubbiamente Ciampi si muoveva in un certo ambiente della finanza laica. La massoneria seria, in Italia, è sempre stata un’eredità di Mazzini. Il segretario del Partito repubblicano era Ugo La Malfa: quella era la massoneria seria…».

Ciampi e Gelli: tutto un altro mondo. Non siete convinti? Ma allora siete dei complottisti inguaribili. Sarebbe come confondere Ciampi con Berlusconi: una bestemmia! Se non volete credere a me, credete almeno agli esperti.

Ecco ad esempio cosa dice il giornalista Antonio Nicaso, intervistato anche lui da Pinotti[8]:

Domanda: «Con Nicaso affrontiamo il tema del rapporto tra massoneria e poteri criminali in Italia: come può essere inquadrato, storicamente?»

Risposta: «Vorrei fare una premessa: la massoneria è stata oggetto di grandi pregiudizi. Ci sono logge pulite e logge sporche. Non bisogna generalizzare. Le logge sporche non hanno lesinato contatti e rapporti con organizzazioni criminali, come la ‘ndrangheta, la camorra e Cosa nostra. Il rapporto è diventato organico dagli anni Quaranta in poi».

Domanda: «È vero che fu proprio un massone calabrese naturalizzato americano, Frank Gigliotti, agente della Cia, a favorire lo sbarco e la penetrazione degli americani?».

Risposta: «Il suo ruolo è stato molto importante. Frank Bruno Gigliotti era un pastore protestante di origine calabrese, ma cresciuto negli Stati Uniti. Fu in contatto prima con l’Oss, l’Office of Strategic Service, e poi con la Cia. Gigliotti nel 1942 formò con l’Oss l’American Committee for Italian Democracy, appoggiato dai Sons of Italy, un’associazione di cui facevano parte anche mafiosi e agenti segreti, usata per preparare lo sbarco in Sicilia. Lucky Luciano [foto] arruolò anche il giovanissimo Michele Sindona per collegare l’Oss con i capi della mafia siciliana…Gigliotti nel 1947 fu l’artefice del primo riconoscimento del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, che sarà tra l’altro la casa madre della loggia P2, da parte della prestigiosa Circoscrizione del Nord della massoneria statunitense”.

Un massone non deviato che arruola Lucky Luciano, che arruola Michele Sindona, che arruola i capimafia siciliani? Il non deviato Palazzo Giustiniani “casa madre” della “deviata” P2?

Certe domande non bisogna farsele neppure: sarebbe di cattivo gusto, di fronte al sacrificio di tanti americani che ci hanno liberato per il nostro bene. Ci mancherebbe! Del resto, perché altrimenti Gigliotti disse a Saragat “di aver incontrato il bandito Salvatore Giuliano e di “condividere l’uso dell’illegalità e della violenza impiegate da Giuliano contro i comunisti””[9]?

Non siete convinti? Proprio non volete credere che con gli americani e i politici italiani loro amici stiamo in una botte di ferro? Eccovi un ultimo esempio, che taglia la testa al toro: la privatizzazione dell’ENI. Da anni, gli esperti cercano in tutti modi di far capire a quel perfido piduista di Berlusconi che non se ne può più di questo residuato di monopolio di Stato.

Già nel 2005 Antonio Catricalà, presidente Antitrust, gliele aveva cantate chiare, riprovando l”abuso di posizione dominante” dell’ENI[10].

Una situazione preoccupante. E infatti, ecco un anno fa i guru del fondo Knight Vinke, a dire che il governo “dovrebbe dividere l’ENI in due società, una dedicata al petrolio e l’altra al gas”[11].

Solo di poche settimane fa la mozione di Francesco Rutelli al Senato[12] e la proposta di legge di Linda Lanzillotta alla Camera[13]. Rutelli e Lanzillotta, come dire: due autentici “civil servants” del bene comune.

Da ultimo, ha reiterato il concetto Alessandro Ortis, il capo dell’Autorità per l’Energia, che ha deplorato “la mancata separazione dall’operatore dominante della rete trasporto gas, un monopolio tecnico che deve essere assolutamente terzo”[14].

Assolutamente terzo, come i predetti luminari.

Niente da fare, l’ENI non ne vuole sapere di ridimensionarsi per il bene del mercato (che è il bene di tutti noi). E Berlusconi? Figuriamoci! Continua a mettersi di traverso. D’altra parte, niente di nuovo sotto il sole: già nel 1962 (alla morte di Mattei) ci avevano provato i liberali – massoni seri, verrebbe da dire – a smembrare l’ENI, inutilmente. Come scrisse nel 1972 Riccardo De Sanctis[15]:

“I liberali aprono le ostilità in nome della destra con alcune interrogazioni alla camera dei deputati. La prima la sottoscrive l’On. Odo Spadazzi (un ex monarchico) che suggerisce di porre sotto sequestro i beni personali del defunto presidente dell’ENI per garantirsi contro eventuali ammanchi dai fondi che l’Ente gestisce. Una seconda è firmata da Giovanni Malagodi, Aldo Bozzi e Vittorio Badini Confalonieri: vi sono elencate sette direttive per riformare l’ENI, per assicurare una gestione economica efficiente, per il prelievo da parte del Tesoro delle somme che gli sono dovute per diritto «senza che esse vadano assorbite e disperse in un’espansione indiscriminata e a macchia d’olio, all’interno e all’estero, priva di un’intrinseca giustificazione». Per evitare l’«accantonamento di fondi incontrollabili, per smembrare infine l’ENI in settori omogenei, ognuno diretto da una società capogruppo”.

Ecco forse adesso si capisce davvero la differenza tra la massoneria deviata e quella non deviata: la prima usa l’illegalità e la violenza per togliere di mezzo chi si mette di traverso (quanno ce vò ce vò), la seconda si spartisce le spoglie col cadavere ancora caldo.

[1] http://www.megachipdue.info/tematiche/kill-pil/5192-berlusconi-non-e-mattei-e-il-taxi.html
[2] http://www.partitodemocratico.it/gw/producer/dettaglio.aspx?id_doc=101129
[3] http://www.iltempo.it/politica/2010/06/08/1167723-mette_grembiulino.shtml?refresh_ce
[4] http://www.ilgiornale.it/cultura/quando_livorno_cerano_piu_fratelli_che_compagni/04-02-2007/articolo-id=154372-page=0-comments=1
[5] http://www.corriere.it/cultura/speciali/2010/visioni-d-italia/notizie/14livorno-tra-Garibaldi-e-massoni-giannatonio-stella-sergio-rizzo_da18eb0a-5fea-11df-b9ba-00144f02aabe.shtml
[6] BUR, Milano, 2007, p. 388.
[7] Ivi, p. 370.
[8] Ivi, pp. 524-525.
[9] Ivi, p. 525.
[10] Maurizio Blondet, STARE CON PUTIN?, Effedieffe Edizioni, Milano, 2007, p. 118.
[11] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/09/Eni_Knight_Vinke.shtml
[12] Vedi il punto 2, comma e: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=16&id=507537
[13] Vedi l’articolo 13: http://www.lindalanzillotta.it/docs/pdl_norme_per_il_mercato%20e%20la%20concorrenza.pdf
[14] “Abbiamo aperto la metà mercato – peccato per le occasioni perse sul gas”, in la Repubblica AFFARI & FINANZA, 29 Novembre 2010, p. 6.
[15] Riccardo De Sanctis, Delitto al poterecontroinchiesta, La nuova sinistra Edizioni Samonà e Savelli, Roma, pp. 12-13.