Dio ha veramente incenerito Sodoma e Gomorra, parola di Flavio Giuseppe

Nell’Italia che si straccia le vesti per la battuta di Berlusconi sui gay[1], si distingue come al solito il poliziotto del pensiero Antonio Di Pietro[2], il quale ricorda “al premier omofobo che il nostro paese ha ratificato il trattato di Lisbona[3], il quale riconosce il diritto alla non discriminazione basata anche sull’orientamento sessuale”[4].

La prima cosa che viene in mente, di fronte a queste parole, è che se gli eurocrati – e Di Pietro - fossero davvero coerenti dovrebbero mettere fuori legge innanzitutto la dottrina cattolica, che afferma l’aberrazione dei rapporti omosessuali. Di più, costoro dovrebbero mettere al bando la stessa Bibbia. Inevitabile ripensare al celeberrimo episodio di Sodoma e Gomorra. Meno noto, ma di grande interesse, è il riferimento a tale episodio nella Guerra giudaica di Flavio Giuseppe.

Il testo biblico:

“Allora il Signore fece piovere dal cielo, dal Signore, su Sodoma e Gomorra, zolfo e fuoco; e subissò quelle città, tutta la circostante pianura, tutti gli abitanti delle città, e tutta la vegetazione della terra. E la moglie di Lot, essendosi voltata indietro, fu cambiata in una statua di sale. Abramo, alzatosi al mattino nel luogo ov’era stato prima col Signore, guardò Sodoma, Gomorra e tutta la terra di quella regione, e vide le faville che ne salivano come il fumo di una fornace. Così, mentre Dio distruggeva la città di quel luogo, ricordatosi d’Abramo, liberò Lot dalla rovina di quelle città dove aveva abitato”[5].

Flavio Giuseppe:

“Adiacente ad esso [il Mar Morto] è il paese di Sodoma, un tempo ridente per l’abbondanza dei frutti e l’opulenza delle città, mentre ora è ridotto tutto a terra bruciata. Si dice che per l’empietà dei suoi abitanti fu incenerita dai fulmini, e infatti sono ancora visibili le tracce del fuoco divino e i resti di cinque città; inoltre la cenere si riforma dentro i frutti, che esteriormente assomigliano a quelli che si mangiano, ma quando una mano li coglie si disfano in fumo e cenere. Ciò che si racconta della terra di Sodoma riceve conferma da tali cose che ognuno può vedere”[6].

Interessante è, a proposito dei frutti citati da Flavio Giuseppe, la relativa nota del curatore Giovanni Vitucci (p. 586):

“Questi frutti, dall’aspetto di limoni ma completamente anidri e pressoché vuoti nell’interno, crescono ancora nella zona…”.

Di Pietro, allora, applichiamo la legge Mancino anche a Jahvè?

[1] http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201011articoli/60084girata.asp
[2] http://andreacarancini.blogspot.com/2009/10/antonio-di-pietro-poliziotto-del.html .
[3] Sul detto trattato è bene ricordare quanto espresso a suo tempo da Ida Magli: http://www.italianiliberi.it/Edito08/noratificalisbona.html
[4] http://www.lagazzettaonline.info/portal/index.php?option=com_content&view=article&id=1424:berlusconi-meglio-appassionati-belle-ragazze-che-gay&catid=57:politica&Itemid=101
[5] Genesi 19, 24-29.
[6] Flavio Giuseppe, Guerra giudaica, Libro quarto, Capitolo ottavo. L’edizione qui citata è quella a cura di Giovanni Vitucci, Mondadori, Oscar storia, Gennaio 1991, pp. 318-319.