Massimo D'Alema cameriere della Nato

Dal libro «Ditelo a Sparta» - SERBIA ED EUROPAContro l’aggressione della Nato, presentato nei giorni scorsi, ho deciso di pubblicare, con il consenso dell’editore, il pezzo del prof. Luciano Canfora (pp. 67-68):

LA SINISTRA EUROPEA VA ALLA GUERRA

Giustamente il «Corriere della Sera» del 15 Maggio scorso [1999] scriveva, nel giorno in cui gli F16 hanno massacrato un centinaio di kosovari, che la Nato sta perdendo, «oltre alla guerra dell’informazione, anche la faccia». In realtà, sta perdendo anche la guerra. Il paragone che viene in mente è quello di Hitler a Stalingrado: perde perché non vince. Ma la vera guerra, in questo conflitto, è quella Usa (e appendice Tony Blair) contro l’Europa e la Germania in primis. Sventura ha voluto che al vertice dei paesi europei si trovassero modesti manichini della cosiddetta sinistra (o ex sinistra, se si preferisce), ansiosi unicamente di apparire perfettamente atlantici. Fischer, ex verde, è il più coraggioso di questa nuova stirpe di camerieri: pur di apparire atlantico a diciotto carati, ha perso un orecchio a opera di un compagno di partito giustamente esasperato. Anche D’Alema non scherza. Non sappiamo però se sia pronto a sacrificare una o entrambe le orecchie per la Nato. Per ora si limita a governare con l’appoggio di Fini e Casini, e contro la propria maggioranza. Questa peraltro (Diliberto incluso) è capace unicamente di pigolii mesti e poco costruttivi. Il più concreto è Marini, non a caso un vero democristiano.

Non c’è ironia in questa definizione, ma schietta ammirazione per un partito che, quando fu al governo, seppe mantenere le distanze dal dominio americano. Un partito il cui presidente fu eliminato per opera della manovalanza Br perché gli Usa e la Cia, lo stesso Kissinger non so sopportavano più. Durante l’era democristiana la Nato non faceva affidamento sull’Italia: e questo ci rendeva un paese indipendente. Oggi la nostra dignità è calpestata come melma perché la spina dorsale di chi ci governa è ad angolo retto. Rimpiangeremo a lungo Andreotti e Craxi, e la loro libertà di giudizio sulla crisi di Sigonella.

In verità il camerierato atlantico del nostro presidente del Consiglio [D’Alema] deve avere radici psicologiche prima che politiche. Egli non ha un pensiero politico: adora la tattica come tale; i contenuti non hanno importanza. La sua stella polare non è Palmiro Togliatti ma Liborio Romano, immarcescibile ministro di Franceschiello. Eppure, anche ponendosi nell’ottica del presidente del Consiglio (solo metodo, i contenuti non importano), non si capisce ugualmente questo intenso e spontaneo camerierato. Oltre tutto non gli assicura nulla sul futuro parlamentare, stante la sicura vittoria del centro-destra alle prossime politiche. Anche la via del Quirinale è sbarrata, visto che la prossima volta si tratta di elezione diretta, per cui lo scontro sarà tra Pippo Baudo e Valeria Marini. Lui passerà alla storia come l’uomo dello schiaffo del Cermis. Non male.

È accaduto altre volte nella storia che una élite politica si lasciasse conquistare dalla propaganda avversaria e smettesse di credere in se stessa. Nel nostro caso la parola élite può sembrare eccessivamente complimentosa. La si adopera unicamente nel senso di professionisti della vita di partito, privi di competenze specifiche. È un altro aspetto del fenomeno che si è prima indicato come «tattica senza contenuti». Chi non pratica altro che la politica come tale, è pronto a tutto, anche a portare il proprio paese in una guerra di cui conosce benissimo la totale infondatezza e il carattere squisitamente criminale.

I massacri della Nato in Serbia e in Kosovo non hanno alcuna giustificazione umanitaria. Rispondono piuttosto, se proprio si vogliono prendere per buone le motivazioni “ufficiali”, a una mentalità mafiosa. Tu hai ammazzato quello lì, e io ti ammazzo i fratelli, i congiunti, la figlia ecc. Chi avrebbe immaginato che la nostra tanto decantata cultura politica sarebbe caduta così in basso?